Il Biplano Italiano da Caccia Fiat C.R. 42 Falco

Fiat C.R. 42

di redazione
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il: 457 letture totali

Il Fiat CR 42 fu indubbiamente un ottimo aereo da combattimento; il problema era che nella Seconda Guerra Mondiale tutte le nazioni avevano ormai abbandonato la formula biplana per gli aerei da caccia, mentre in Italia si continuava a produrre il Falco contemporaneamente ad aerei monoplani molto più moderni e veloci.
Le idee che stavano dietro al progetto del Falco erano le stesse della Prima Guerra Mondiale, quando maneggevolezza ed agilità erano considerate le caratteristiche primarie di un aereo da caccia. In Spagna però, durante la guerra civile, molte nazioni avevano potuto sperimentare alcune delle loro armi operativamente; la Germania in particolare aveva tratto conclusioni esatte sia per quanto riguarda le tattiche di impiego della guerra moderna, sia per quanto riguarda le macchine da produrre.
Anche l’ Italia aveva inviato consistenti aiuti alle forze del generale Franco, solo che erano state tratte le conclusioni sbagliate perchè gli aerei italiani sembravano modernissimi se confrontati con quelli degli avversari, costituiti dagli scarti di varie nazioni.
Per una volta bisogna ammettere che parte dell’errore non fu dovuto ai burocrati o agli alti gradi del regime, ma agli stessi piloti, che ritenevano il biplano leggero come il caccia per eccellenza, trascurando i progressi fatti ad esempio dagli aerei da bombardamento delle altre nazioni. Si arrivò così al paradosso di caccia agilissimi ma che non erano in grado di raggiungere i bombardieri nemici perchè questi erano più veloci, e anche in caso di scontro, l’armamento leggero dei caccia italiani non avrebbe fatto molti danni.

Il CR 42 fu il caccia italiano prodotto in maggior numero durante la Seconda Guerra Mondiale. Il CR 42 è un biplano monomotore da caccia a carrello fisso e motore raffreddato ad aria. Il Fiat CR.42 Falco rappresenta l’ultimo capitolo della gloriosa tradizione italiana dei caccia biplani. Sviluppato alla fine degli anni ’30 come evoluzione del precedente CR.32, il CR.42 fu l’estremo tentativo di perfezionare una formula ormai superata, in un’epoca in cui i caccia monoplani stavano rapidamente diventando lo standard.

Sviluppo e caratteristiche

Il CR.42 fu progettato dall’ingegnere Celestino Rosatelli, da cui le iniziali “CR” nella denominazione. L’aereo manteneva l’impostazione generale del suo predecessore CR.32, ma introduceva numerosi miglioramenti aerodinamici e un motore più potente.

Il cuore del nuovo caccia era il motore radiale Fiat A.74 R.C.38 a 14 cilindri, capace di erogare 840 CV al decollo. Questo propulsore, dotato di compressore, conferiva al CR.42 prestazioni nettamente superiori rispetto al CR.32, con una velocità massima di circa 440 km/h a 5.300 metri di quota.

La cellula del CR.42 era caratterizzata da una struttura mista, con longheroni in tubi d’acciaio saldati e rivestimento in tela. L’ala superiore era più grande di quella inferiore, in una configurazione detta sesquiplana. Il carrello d’atterraggio era fisso, con le gambe di forza carenate per ridurre la resistenza aerodinamica.

L’armamento standard consisteva in due mitragliatrici Breda-SAFAT, una da 12,7 mm e una da 7,7 mm, montate sopra il motore e sparanti attraverso il disco dell’elica. Questa dotazione, sebbene migliorata rispetto al CR.32, era comunque inferiore a quella dei caccia monoplani contemporanei.

Il CR.42 si distingueva per l’eccezionale manovrabilità, tipica dei biplani, e per la robustezza della struttura. Queste caratteristiche lo rendevano un avversario temibile nel combattimento ravvicinato, ma la sua inferiorità in termini di velocità e potenza di fuoco rispetto ai caccia moderni era evidente.

Entrata in servizio e prime operazioni

Il CR.42 entrò in servizio con la Regia Aeronautica nel maggio del 1939. Al momento dell’entrata dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, il 10 giugno 1940, circa 300 esemplari erano stati consegnati. Il Falco equipaggiava i reparti da caccia di prima linea, con il compito principale di difendere lo spazio aereo nazionale e le principali installazioni militari.

Le prime azioni belliche videro i CR.42 impegnati nella breve campagna contro la Francia. Il 13 giugno 1940, 23 CR.42 del 23° Gruppo del 3° Stormo scortarono una formazione di bombardieri Fiat BR.20 in un’incursione contro la base navale francese di Tolone. Successivamente, gli stessi caccia attaccarono l’aeroporto di Hyères, in Provenza, rivendicando la distruzione di numerosi velivoli nemici al suolo.

Il 15 giugno, un’imponente formazione di 67 CR.42, appartenenti a diversi gruppi, attaccò vari aeroporti della Francia meridionale. In queste azioni, i piloti italiani rivendicarono numerose vittorie aeree e la distruzione di molti aerei nemici al suolo. Tuttavia, i combattimenti contro i caccia francesi Bloch MB.152 e Dewoitine D.520 evidenziarono i limiti del biplano italiano contro avversari più moderni.

La Battaglia d’Inghilterra

Nell’autunno del 1940, un gruppo di CR.42 fu inviato in Belgio come parte del Corpo Aereo Italiano, destinato a partecipare alle operazioni contro la Gran Bretagna. Questa decisione, probabilmente influenzata dal successo ottenuto contro la Francia, si rivelò un grave errore di valutazione.

L’11 e il 23 novembre 1940, i CR.42 effettuarono due incursioni sull’Inghilterra. Nonostante la loro agilità, che li rendeva difficili da colpire, i biplani italiani si trovarono in netta inferiorità contro gli Hurricane e gli Spitfire della RAF. La scarsa velocità, l’assenza di radio a bordo di molti esemplari e l’armamento inadeguato resero i CR.42 facili prede per i caccia britannici.

Un pilota della RAF, descrivendo il combattimento contro i CR.42, affermò: “Il CR.42 si girò per combattere usando tutta la sua manovrabilità. Il pilota poteva mettersi sulla mia coda con una sola virata, tanto strettamente riusciva a girare”. Tuttavia, questa agilità non era sufficiente a compensare le altre carenze del velivolo.

Le perdite subite durante queste operazioni furono pesanti e dimostrarono definitivamente l’inadeguatezza del CR.42 nel confronto con i caccia monoplani moderni. Dopo queste esperienze, i CR.42 superstiti furono ritirati dal fronte occidentale e reimpiegati nel teatro mediterraneo.

Il Mediterraneo e il Nord Africa

Fu nel teatro del Mediterraneo e del Nord Africa che il CR.42 trovò il suo impiego più intenso ed efficace. All’inizio delle ostilità in Africa Settentrionale Italiana, circa 127 CR.42 erano schierati tra la Libia e l’Africa Orientale Italiana.

In questo contesto, il Falco si trovò inizialmente a confrontarsi con avversari più alla sua portata, come i biplani Gloster Gladiator della RAF. I combattimenti tra questi due tipi di velivoli furono spesso equilibrati, con entrambe le parti che rivendicarono numerose vittorie.

Un episodio significativo si verificò l’8 agosto 1940, quando 16 CR.42 del 9° e 10° Gruppo del 4° Stormo si scontrarono con 14 Gladiator del No. 80 Squadron RAF sopra Gabr Saleh, in Libia. La battaglia aerea fu intensa e confusa, con perdite da entrambe le parti. Questo scontro evidenziò i punti di forza e di debolezza del CR.42: la sua eccezionale manovrabilità gli permetteva di tenere testa al Gladiator, ma la mancanza di radio su molti esemplari italiani rendeva difficile il coordinamento tra i piloti.

Con l’arrivo degli Hurricane sul fronte nordafricano, la situazione divenne più difficile per i CR.42. Il 31 ottobre 1940, sopra Mersa Matruh, i piloti italiani ottennero le loro prime vittorie confermate contro gli Hurricane, abbattendo due caccia britannici. Tuttavia, divenne presto evidente che il biplano italiano era surclassato dal monoplano britannico in termini di velocità e potenza di fuoco.

Nonostante queste difficoltà, i piloti italiani riuscirono spesso a sfruttare l’agilità del CR.42 per sopravvivere agli scontri con gli Hurricane. Un rapporto dell’intelligence della RAF notava: “La manovrabilità dei CR.42, in particolare la loro capacità di eseguire una virata estremamente stretta, ha causato notevole sorpresa agli altri piloti e ha indubbiamente salvato molti caccia italiani dalla distruzione”.

Con l’intensificarsi dei combattimenti e l’arrivo di caccia più moderni come i Macchi C.200 e i Messerschmitt Bf 109, i CR.42 furono progressivamente relegati a ruoli secondari, come l’attacco al suolo e la scorta a corto raggio.

Il fronte greco-albanese

L’impiego del CR.42 sul fronte greco-albanese, durante la campagna iniziata nell’ottobre 1940, fu particolarmente intenso e difficile. All’inizio delle ostilità, 64 CR.42 erano schierati in Albania, divisi tra il 160° Gruppo a Drenovë e il 24° Gruppo a Tirana.

I combattimenti contro l’aeronautica greca si rivelarono più impegnativi del previsto. Se i CR.42 non ebbero problemi a confrontarsi con gli obsoleti ricognitori Breguet Br.19 greci, trovarono avversari più temibili nei caccia PZL P.24 e Bloch MB.151.

Il 2 novembre 1940, si verificò uno dei primi scontri significativi quando i CR.42 intercettarono e abbatterono due ricognitori Henschel Hs 126 greci. Tuttavia, con l’arrivo dei Gladiator della RAF a sostegno delle forze greche, la situazione si complicò ulteriormente per i piloti italiani.

Le difficoltà incontrate dai CR.42 in questo teatro operativo erano molteplici. Oltre alla crescente superiorità numerica e qualitativa degli avversari, i piloti italiani dovevano affrontare condizioni meteorologiche avverse e la mancanza di infrastrutture adeguate. L’abitacolo aperto del CR.42 si rivelò particolarmente problematico nei rigidi inverni balcanici, influenzando negativamente le prestazioni dei piloti.

Nonostante il coraggio e l’abilità dei piloti italiani, il bilancio finale della campagna fu negativo per i CR.42. Le perdite furono elevate e, sebbene i piloti italiani rivendicassero numerose vittorie, il rapporto tra vittorie e perdite fu sfavorevole.

Africa Orientale Italiana

In Africa Orientale Italiana, il CR.42 si trovò a operare in condizioni particolarmente difficili. Le grandi distanze, la scarsità di infrastrutture e l’isolamento dalle fonti di rifornimento misero a dura prova uomini e mezzi.

Nonostante queste sfide, alcuni piloti italiani riuscirono a distinguersi. Mario Visintini, pilotando il CR.42, divenne l’asso degli assi dei biplani della Seconda Guerra Mondiale, ottenendo 16 vittorie confermate prima di perdere la vita in un incidente di volo nel 1941.

I CR.42 in Africa Orientale si trovarono a fronteggiare principalmente bombardieri e ricognitori britannici, ottenendo inizialmente un certo successo. Tuttavia, con l’arrivo dei caccia Hurricane e l’intensificarsi del blocco navale britannico, che impediva l’arrivo di rifornimenti e pezzi di ricambio, la situazione divenne sempre più critica.

Nonostante l’isolamento e la crescente scarsità di risorse, i CR.42 continuarono a combattere fino all’esaurimento dei mezzi e delle munizioni. L’ultimo CR.42 operativo in Africa Orientale fu abbattuto nell’ottobre del 1941, segnando la fine della resistenza italiana in quel teatro.

Impiego come caccia notturno

Con il progredire del conflitto e l’arrivo di caccia più moderni, il CR.42 fu progressivamente ritirato dalla prima linea. Tuttavia, trovò un nuovo impiego come caccia notturno, ruolo per il quale la sua bassa velocità e l’eccellente manovrabilità lo rendevano sorprendentemente adatto.

La prima intercettazione notturna confermata avvenne nella notte tra il 13 e il 14 agosto 1940, quando il Capitano Giorgio Graffer intercettò e attaccò un bombardiere britannico Whitley che si stava dirigendo su Torino. Quando le sue mitragliatrici si incepparono, Graffer non esitò a speronare il bombardiere nemico, riuscendo poi a lanciarsi col paracadute.

I CR.42 utilizzati come caccia notturni furono modificati con l’aggiunta di collettori di scarico allungati per nascondere le fiamme dei gas di scarico. Alcuni esemplari furono anche dotati di fari sotto le ali per l’illuminazione dei bersagli.

Una delle intercettazioni notturne più riuscite avvenne nella notte del 25 agosto 1942. Quattro CR.42 del 4° Stormo, equipaggiati con radio, furono impiegati per contrastare le incursioni notturne della RAF sugli aeroporti italiani. Questa missione dimostrò l’efficacia del CR.42 in questo ruolo specializzato, confermando la validità della decisione di riconvertire il velivolo per operazioni notturne.

Impiego all’estero

Il CR.42, oltre che dalla Regia Aeronautica, fu utilizzato da diverse forze aeree straniere, ciascuna con le proprie esperienze e peculiarità.

L’Ungheria fu uno dei principali utilizzatori stranieri del CR.42. La Forza Aerea Ungherese ordinò inizialmente 52 esemplari, ricevendo poi un totale di 72 velivoli. I CR.42 ungheresi entrarono in azione per la prima volta nell’aprile 1941 durante la breve campagna contro la Jugoslavia.

Il vero battesimo del fuoco per i CR.42 ungheresi avvenne tuttavia sul fronte orientale, dove furono impiegati in azioni di scorta ai bombardieri e di attacco al suolo contro le forze sovietiche. Nonostante fossero chiaramente superati dai caccia sovietici più moderni, i piloti ungheresi riuscirono a ottenere diverse vittorie, sfruttando l’agilità del biplano italiano.

Un episodio significativo si verificò l’11 agosto 1941, quando i CR.42 ungheresi scortarono una formazione di bombardieri Caproni Ca.135 in un’incursione contro un ponte sul fiume Bug Meridionale, nei pressi di Nikolayev. Durante il volo di ritorno, la formazione fu intercettata da caccia sovietici Polikarpov I-16. Nel combattimento che ne seguì, i piloti ungheresi rivendicarono l’abbattimento di cinque I-16 senza subire perdite.

Complessivamente, i CR.42 ungheresi ottennero 25 vittorie confermate sul fronte orientale, perdendo solo due velivoli in combattimento aereo. Questi risultati, se confermati, rappresenterebbero un notevole successo per un aereo considerato obsoleto già all’inizio del conflitto.

Il Belgio fu un altro utilizzatore significativo del CR.42. L’Aéronautique Militaire belga ordinò 40 esemplari nel 1939, ma solo una parte di questi fu consegnata prima dell’invasione tedesca del maggio 1940. I CR.42 belgi furono impiegati nei disperati tentativi di contrastare l’avanzata della Luftwaffe.

Il 10 maggio 1940, primo giorno dell’invasione, i CR.42 belgi ottennero il loro primo successo, abbattendo uno Junkers Ju 52 tedesco. Nei giorni seguenti, i piloti belgi si trovarono a combattere contro i ben più moderni Messerschmitt Bf 109, riuscendo in alcune occasioni a sfruttare l’agilità del CR.42 per sfuggire agli attacchi nemici. Nonostante il coraggio dei piloti belgi, la superiorità tecnica e numerica della Luftwaffe si rivelò schiacciante. Alla fine della breve campagna, solo cinque CR.42 belgi erano sopravvissuti, venendo poi catturati dai tedeschi in Francia.

La Svezia fu il più grande acquirente estero del CR.42. Tra il febbraio 1940 e il settembre 1941, l’Aeronautica Militare Svedese ricevette 72 esemplari, designati J 11. Questi aerei furono modificati per adattarsi alle esigenze e al clima svedese, con l’aggiunta di radio, piastre corazzate dietro il pilota e la possibilità di montare sci al posto delle ruote per le operazioni invernali.

I J 11 svedesi non videro mai il combattimento, ma giocarono un ruolo importante nella difesa della neutralità del paese durante la guerra. Furono impiegati principalmente per l’intercettazione di aerei che violavano lo spazio aereo svedese, spesso bombardieri tedeschi fuori rotta o in difficoltà. Nonostante la loro obsolescenza, i J 11 rimasero in servizio fino al 1945, quando furono definitivamente ritirati.

L’esperienza svedese con il CR.42 fu contrastante. Da un lato, i piloti apprezzavano la manovrabilità e l’affidabilità del velivolo. Dall’altro, lamentavano la bassa velocità, l’armamento insufficiente e soprattutto l’abitacolo aperto, inadatto al rigido clima scandinavo. Il freddo estremo causava non solo disagio ai piloti, ma anche problemi meccanici, con un alto tasso di incidenti dovuti a guasti.

Ironicamente, il CR.42 trovò un nuovo e inaspettato utilizzatore negli ultimi anni di guerra: la Luftwaffe. Dopo l’armistizio italiano dell’8 settembre 1943, i tedeschi si impossessarono di un gran numero di aerei italiani, tra cui molti CR.42. Riconoscendo il potenziale del velivolo per missioni specializzate, la Luftwaffe ordinò la produzione di 200 nuovi esemplari, designati CR.42LW.

I CR.42 in mano tedesca furono impiegati principalmente per missioni di disturbo notturno e di contro guerriglia. Una delle unità che fece maggior uso del CR.42 fu il Nachtschlachtgruppe 9, basato a Udine e impiegato nella lotta contro i partigiani nelle regioni alpine, in Istria e in Croazia.

I piloti tedeschi, abituati a velivoli più moderni, soprannominarono scherzosamente il CR.42 “Die Pressluftorgel” (l’organo ad aria compressa), probabilmente a causa della profusione di sistemi pneumatici presenti sull’aereo. Nonostante lo considerassero obsoleto, ne apprezzarono la manovrabilità e l’affidabilità nelle missioni a bassa quota.

Un episodio particolarmente interessante che coinvolse i CR.42 in mano tedesca si verificò l’8 febbraio 1945, nelle fasi finali della guerra. Quel giorno, dieci CR.42LW del Nachtschlachtgruppe 7 decollarono dalla base di Agram-Gorica, in Croazia, per attaccare le forze partigiane nei pressi di Sisak. Durante la missione, furono intercettati da una formazione di P-38 Lightning americani del 14° Gruppo Caccia.

Nel combattimento che ne seguì, tre CR.42 furono abbattuti, ma i piloti tedeschi rivendicarono di aver a loro volta abbattuto un P-38. Se confermata, questa potrebbe essere stata l’ultima vittoria aerea ottenuta da un biplano nella storia dell’aviazione. Tuttavia, la rivendicazione tedesca non è mai stata confermata e i registri americani non riportano perdite di P-38 in quell’occasione attribuibili al combattimento aereo.

Valutazione complessiva

Il Fiat CR.42, nonostante fosse già obsoleto al momento della sua introduzione, si rivelò un velivolo versatile e resistente, capace di adattarsi a vari ruoli durante il conflitto. La sua eccezionale manovrabilità gli permise di ottenere successi anche contro avversari teoricamente superiori, soprattutto nelle prime fasi della guerra.

Tuttavia, le carenze in termini di velocità, potenza di fuoco e equipaggiamento (come la mancanza di radio su molti esemplari) si rivelarono sempre più critiche con il progredire del conflitto. Il CR.42 fu progressivamente surclassato dai caccia monoplani più moderni, che offrivano prestazioni superiori in termini di velocità, tangenza e armamento.

Nonostante questi limiti, il CR.42 continuò a combattere su tutti i fronti fino alla fine della guerra, dimostrando una notevole longevità operativa. La sua robustezza e affidabilità lo resero particolarmente adatto per ruoli secondari come l’attacco al suolo e le operazioni notturne, dove la sua bassa velocità poteva trasformarsi in un vantaggio.

Il CR.42 rappresentò l’apice dello sviluppo dei caccia biplani italiani, incarnando al tempo stesso le virtù e i limiti di questa configurazione. La sua storia operativa riflette la parabola dell’industria aeronautica italiana nel periodo tra le due guerre: capace di produrre velivoli di alta qualità, ma ancorata a concetti tattici e operativi superati.

L’esperienza del CR.42 evidenziò anche i limiti della pianificazione strategica italiana. La decisione di continuare a investire sui biplani quando il resto del mondo stava passando ai monoplani si rivelò un errore costoso. Tuttavia, è importante notare che questa scelta non fu dettata solo da considerazioni tecniche, ma anche da fattori economici e industriali.

L’industria aeronautica italiana, infatti, aveva una lunga esperienza nella produzione di biplani e poteva realizzarli a costi relativamente contenuti. Inoltre, l’Italia non disponeva delle risorse industriali e tecnologiche per una rapida transizione alla produzione di massa di caccia monoplani moderni. In questo contesto, il CR.42 rappresentava un compromesso tra la necessità di modernizzare la forza aerea e i limiti delle capacità produttive nazionali.

Il valore del CR.42 risiede anche nel suo contributo allo sviluppo dell’arte del combattimento aereo. I piloti che volarono sul Falco dovettero affinare le loro abilità di combattimento ravvicinato per compensare le carenze tecniche del velivolo. Queste competenze si rivelarono preziose anche quando passarono a caccia più moderni.

Principali varianti del Fiat C.R. 42

  • C.R.42: versione iniziale di produzione, armata con una mitragliatrice da 7.7 mm e una da 12.7.
  • C.R.42bis: armamento standard costituito da due mitragliatrici da 12.7
  • C.R.42Egeo: versione appositamente allestita per il teatro dell’Egeo con l’aggiunta di un serbatoio di carburante da 80 litri in fusoliera
  • C.R.42AS: versione allestita per il teatro nordafricano (Africa Settentrionale), alle due mitragliatrici da 12.7 standard ne potevano essere aggiunte altre due dello stesso calibro. Sotto le ali inferiori erano inserite rastrelliere per bombe per un carico massimo di 100 Kg. Alla presa d’aria del motore era aggiunto un filtro antisabbia
  • C.R.42CN: Caccia Notturna, erano dotati di radio, scarichi prolungati per coprire le fiamme in uscita dal motore che abbagliavano il pilota e rivelavano la posizione dell’aereo in volo notturno, aggiunta di un faro da intercettazione. L’aumento di peso causato dall’equipaggiamento aggiuntivo costringeva a sostituire una o due mitragliatrici da 12.7 con una di calibro 7.7
  • C.R.42ter: due mitragliatrici da 12.7 e altre due montate in gondole sotto le ali.
  • C.R.42ICR: versione idrovolante rimasta allo stadio di prototipo
  • C.R.42F: versione da ricognizione fotografica
  • C.R.42LW: versione da caccia notturna prodotta per la Luftwaffe
  • C.R.42R: Rimorchiatore, versione destinata al traino alianti
  • C.R.42B: versione biposto e destinata all’addestramento
  • C.R.42DB: nel marzo 1941 su di un esemplare di C.R.42 venne installato il motore Daimler Benz DB 601 che equipaggiava il Macchi C 202, l’aereo così modificato raggiunse la notevole velocità di 525 Km/h

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: Italia
  • Modello: Fiat C.R. 42
  • Costruttore: Fiat S.A.
  • Tipo:
  • Motore:

    Fiat A74 RC 38 radiale, 14 cilindri raffreddato ad aria, 840 HP

  • Anno: 1939
  • Apertura alare m.: 9.70
  • Lunghezza m.: 8.26
  • Altezza m.: 3.30
  • Peso al decollo Kg.: 2.295
  • Velocità massima Km/h: 440 Km/h a 6.000 m
  • Quota massima operativa m.: 10.500
  • Autonomia Km: 785 
  • Armamento difensivo:

    2 mitragliatrici

  • Equipaggio: 1
  • Bibliografia – Riferimenti:
     
    • Enzo Angelucci – Paolo Matricardi: Guida agli aeroplani di tutto il mondo: la Seconda Guerra Mondiale (Mondadori) ISBN: ‎ 978-8804313823
    • 14° Gruppo FBA
    • Ali e Uomini (Wayback Machine)
     

Articoli correlati

Lascia un commento