Aichi E13A

di redazione
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Nel codice di riconoscimento alleato l’Aichi E13A era soprannominato Jake. Progettato nel 1938 questo piccolo idrovolante venne prodotto in un numero di esemplari superiore a quello di qualunque di questo tipo della marina giapponese.

Dotato di buone caratteristiche in aria e in acqua, l’aereo venne usato per numerosi compiti oltre alla ricognizione per cui era stato originariamente previsto, questi andavano dal trasporto al pattugliamento, concludendo la guerra come aereo suicida.

L’Aichi E13A, designato dalla Marina Imperiale Giapponese come Navy Type Zero Reconnaissance Seaplane (零式水上偵察機) e conosciuto dagli Alleati con il nome in codice “Jake“, è un idrovolante monoplano ad ala bassa, galleggianti a scarponi e motore raffreddato ad aria.

Origine del Progetto

Nel giugno 1937, la Marina Imperiale Giapponese emise una specifica tecnica che avrebbe dato vita a uno degli idrovolanti più influenti della guerra nel Pacifico. La richiesta, rivolta direttamente alla Aichi, alla Kawanishi e alla Nakajima, richiedeva lo sviluppo di un idrovolante monoplano biposto destinato a sostituire il ricognitore Kawanishi E7K, un biplano ormai giunto alla fase finale della propria vita operativa.

La specifica iniziale rifletteva le concezioni tattiche tradizionali dell’epoca, ma l’evoluzione della strategia navale giapponese avrebbe presto richiesto una riconsiderazione fondamentale dei requisiti. Nel settembre dello stesso anno, quando i tre costruttori avevano già iniziato i rispettivi progetti (designati E12A, E12K ed E12N), la necessità emergente di dotarsi di un velivolo destinato alla scorta dei convogli navali e alla ricognizione a lungo raggio portò la Marina ad aggiornare drasticamente le caratteristiche della propria richiesta.

Questa revisione delle specifiche rappresentò un momento cruciale nell’evoluzione del pensiero strategico giapponese. Il nuovo aereo avrebbe dovuto essere significativamente più veloce e dotato di maggiore autonomia rispetto a quanto inizialmente richiesto, mentre l’equipaggio sarebbe stato composto da tre uomini invece di due. Questo cambiamento rifletteva la crescente comprensione dell’importanza della ricognizione a lungo raggio nelle operazioni navali moderne e la necessità di aeromobili capaci di operare autonomamente su vaste distanze oceaniche.

E13A1 in fase di manutenzione
E13A1 in fase di manutenzione

Progetto

Gli uffici di progettazione della Aichi, guidati da Kishiro Matsuo, affrontarono questa sfida con un approccio ingegneristico sofisticato, sviluppando i due progetti in modo parallelo. Questa metodologia permetteva di ottimizzare le soluzioni tecniche per entrambe le configurazioni mentre manteneva una base progettuale comune che avrebbe facilitato la produzione e la manutenzione.

I due aeromobili che nacquero da questo processo mantennero una considerevole somiglianza esteriore, testimoniando la coerenza dell’approccio progettuale Aichi. Tuttavia, le differenze nelle dimensioni e nelle capacità operative erano sostanziali, riflettendo le diverse missioni previste per ciascun tipo.

Sul finire del 1938 venne completato il primo prototipo dell’E13A, che fin dalle prime prove svolte direttamente dalla casa costruttrice si fece apprezzare per stabilità e maneggevolezza, esprimendo prestazioni anche migliori rispetto a quelle del progetto biposto correlato. Questi risultati iniziali confermarono la validità delle scelte progettuali e la superiorità del concetto triposto per le missioni di ricognizione a lungo raggio.

Valutazioni dei prototipi

La Marina Imperiale, valutando i risultati preliminari e le prospettive operative future, decise di puntare definitivamente sulla formula triposto, determinando l’abbandono dei progetti degli aerei più piccoli. Questa decisione strategica rifletteva una comprensione matura delle esigenze operative del conflitto che si profilava all’orizzonte.

Le prove di valutazione proseguirono confrontando i soli prototipi realizzati dalla Aichi e dalla Kawanishi, poiché la Nakajima aveva preferito concentrarsi esclusivamente sulla realizzazione della versione biposto. Questa competizione diretta tra due dei più avanzati progetti di idrovolanti giapponesi garantì che la Marina ottenesse il migliore aeromobile possibile per le proprie esigenze operative.

Le prove comparative si conclusero con la vittoria del progetto Aichi, confermando la superiorità delle soluzioni tecniche adottate dall’azienda. La decisione finale fu influenzata non solo dalle prestazioni pure, ma anche dalla valutazione dell’affidabilità operativa, della facilità di manutenzione e dell’adattabilità a diverse missioni operative.

Caratteristiche Tecniche

Il progetto vincente, identificato con la sigla produttiva E13A1, rappresentava un monoplano ad ala bassa dalla struttura interamente metallica, soluzione che garantiva robustezza e durabilità nelle condizioni operative marine. La fusoliera aveva sezione circolare con abitacolo triposto che prevedeva la disposizione in tandem dell’equipaggio sotto un unico tettuccio vetrato dotato di aperture a scorrimento.

L’ala, caratterizzata da una pianta rettangolare con estremità arrotondate, presentava superfici di controllo rivestite in tela, compromesso tecnico che bilanciava peso, costi e prestazioni. L’impennaggio era di tipo classico, con piani orizzontali sistemati al di sotto della deriva nel cono di coda, configurazione che ottimizzava la stabilità direzionale e longitudinale.

Un aspetto distintivo del progetto erano i due galleggianti “a scarponi” collegati in modo fisso alla struttura alare mediante un singolo montante perpendicolare al piano alare. Negli esemplari costruiti a partire dal 1944, appartenenti alle versioni E13A1a e E13A1b, a questo montante ne venne aggiunto un secondo disposto in diagonale verso il centro del velivolo, modifica che migliorava la rigidità strutturale e la resistenza alle sollecitazioni operative.

Propulsore

L’apparato propulsivo del “Jake” era costituito dal motore radiale Mitsubishi Kinsei 43, un quattordici cilindri disposti su doppia stella e raffreddati ad aria, capace di erogare 1.095 CV. Questa motorizzazione rappresentava un compromesso ottimale tra potenza, affidabilità e consumi, caratteristiche essenziali per le missioni di ricognizione a lungo raggio.

Il motore azionava un’elica tripala metallica che ottimizzava l’efficienza propulsiva e garantiva prestazioni costanti in tutte le condizioni operative. La scelta della configurazione tripala rifletteva l’attenzione ai dettagli aerodinamici e l’impegno per massimizzare le prestazioni dell’aeromobile.

Evoluzione Tecnologica

Dal punto di vista delle dotazioni di bordo, oltre agli apparati radio comunemente in dotazione ai velivoli dell’epoca, i “Jake” della versione E13A1b furono dotati di un sistema radar per la rilevazione di bersagli di superficie, specificamente progettato per l’individuazione delle unità navali. Questa innovazione tecnologica rappresentava un significativo passo avanti nelle capacità di ricognizione elettronica.

Alcuni velivoli furono equipaggiati con un sistema di rilevamento delle anomalie magnetiche noto come “Jikitanchiki”, dispositivo avanzato per l’epoca che permetteva la ricerca di sommergibili immersi. Secondo gli interrogatori post-bellici condotti dagli americani sull’ufficiale comandante del 901º gruppo aereo di stanza a Formosa, l’apparato aveva un’efficacia di 150 metri per lato a un’altezza di 150 metri, sebbene i piloti più esperti volessero a 12-15 metri dalla superficie per massimizzare l’efficacia.

Il sistema era utilizzato secondo uno schema tattico specifico che prevedeva sei velivoli distanziati tra loro di 300 metri volanti in parallelo davanti al convoglio, più un altro velivolo dotato di radar posizionato a 45 miglia dall’ultima nave scortata. Questa configurazione tattica illustra la sofisticazione delle procedure operative giapponesi.

Armamento

L’armamento dell’Aichi E13A1 era inizialmente costituito da una mitragliatrice Type 92 da 7,7 mm brandeggiabile, a disposizione del terzo membro dell’equipaggio e rivolta in senso opposto a quello di volo. Questa configurazione difensiva rifletteva l’intenzione originale di utilizzare l’aeromobile principalmente per ricognizione, evitando il combattimento quando possibile.

Con l’evoluzione del conflitto, venne introdotta una modifica realizzabile “sul campo” che permetteva di dotare gli apparecchi di un cannone Type 99 da 20 mm, piazzato nel ventre della fusoliera e rivolto verso il basso. Questa modifica trasformava l’E13A da puro ricognitore in un aeromobile multimissione capace di attacchi diretti contro bersagli navali.

I carichi di caduta erano trasportati esternamente e potevano essere costituiti da una singola bomba da 250 kg oppure da quattro bombe da 60 kg ciascuna. Questa capacità di carico bellico, combinata con l’autonomia eccezionale, rendeva l’E13A un formidabile strumento di attacco a lungo raggio quando le circostanze tattiche lo richiedevano.

Un esemplare della serie E13A1
Un esemplare della serie E13A1

Impiego operativo

L’inizio della carriera operativa dell’Aichi E13A risale alla fine del 1941, quando nel corso della seconda guerra sino-giapponese, velivoli di questo tipo furono impiegati per bombardare la ferrovia tra le città di Canton e Hankou. Queste prime operazioni dimostrarono immediatamente la versatilità dell’aeromobile e la sua capacità di operare efficacemente in ruoli diversi da quello originariamente previsto.

Nell’ambito del medesimo conflitto, gli E13A furono impiegati più generalmente per compiti di pattugliamento marittimo, ruolo che avrebbe caratterizzato gran parte della loro carriera operativa. L’esperienza acquisita in Cina fornì dati preziosi sulle prestazioni reali dell’aeromobile e permise l’affinamento delle procedure operative.

Pearl Harbor

L’impiego dei “Jake” nella Seconda Guerra Mondiale fu immediato e drammatico. Lanciati dagli incrociatori Tone, Chikuma e Kinugasa, furono proprio gli E13A ad effettuare i voli di ricognizione cruciali per la flotta in avvicinamento all’isola di Oahu, preparando quello che sarebbe passato alla storia come l’attacco di Pearl Harbor.

Questa missione storica dimostrò l’importanza strategica della ricognizione a lungo raggio e confermò la validità delle scelte progettuali dell’E13A. La capacità di operare autonomamente a grandi distanze dalle basi, mantenendo comunicazioni affidabili con la flotta d’attacco, fu determinante per il successo dell’operazione più audace della Marina Imperiale Giapponese.

Teatri del Pacifico

La presenza dell’idrovolante E13A divenne una costante in tutti i teatri operativi che videro impegnata la Marina Imperiale Giapponese nel corso della Seconda Guerra Mondiale. In particolare, questi velivoli si mostrarono estremamente utili per la loro grande autonomia di volo di circa quindici ore, capacità che li rendeva ideali per le operazioni di ricognizione nelle vaste distese dell’Oceano Pacifico.

Nonostante le loro limitate difese passive, sia per la carente blindatura del posto di pilotaggio sia per la mancanza di serbatoi di carburante autosigillanti, gli E13A ottennero risultati considerevoli. Questa apparente contraddizione tra vulnerabilità strutturale e successo operativo testimonia l’eccellenza delle tattiche impiegate e la qualità dell’addestramento degli equipaggi.

Il loro impiego come bombardieri venne limitato ai teatri nei quali l’aviazione nemica non era presente in forze, decisione tattica che rifletteva una comprensione matura delle capacità e limitazioni dell’aeromobile. Questa specializzazione d’impiego massimizzava l’efficacia operativa mentre minimizzava le perdite.

Versatilità Operativa

L’utilizzo degli E13A fu destinato a un ampio spettro operativo che variava dalla ricognizione marittima all’attacco alle unità navali di superficie, così come alla ricerca e soccorso e al trasporto di personale. Questa versatilità eccezionale rendeva l’aeromobile indispensabile per comandanti che dovevano ottimizzare risorse limitate su fronti oceanici immensi.

Alcune fonti riportano che l’impiego dell’E13A in compiti di contrasto ai sommergibili non si rivelò particolarmente fruttuoso, poiché il sistema di rilevamento “Jikitanchiki” risultò complesso soprattutto per i piloti meno esperti. L’apparecchiatura era molto pesante, tanto da costringere ad alleggerire i velivoli con la rimozione di blindature e componenti non necessarie.

Secondo i giapponesi, i risultati dovuti all’uso di queste tattiche e dell’apparecchiatura furono fruttuosi, portando a una dozzina di affondamenti. Tuttavia, secondo gli americani, solo in un caso certo (USS Trigger SS-237) e altri due possibili l’affondamento poteva essere ricondotto a questi motivi.

Mar dei Coralli e Midway

Gli E13A furono protagonisti nelle battaglie navali decisive del Pacifico, incluse le Battaglie del Mar dei Coralli e di Midway. In questi scontri epocali, la ricognizione a lungo raggio fornita dagli E13A fu cruciale per individuare le formazioni nemiche e coordinare gli attacchi delle forze navali giapponesi.

L’esperienza operativa in questi combattimenti rivelò sia i punti di forza che le limitazioni dell’aeromobile quando confrontato con l’opposizione aerea alleata sempre più efficace. La capacità di sopravvivere in ambienti aerei contestati divenne progressivamente più difficile con l’evoluzione della guerra.

Supercorazzate Yamato e Musashi

Un aspetto particolare dell’impiego operativo degli E13A fu il loro servizio sulle supercorazzate Yamato e Musashi come aeromobili da ricognizione lanciabili da catapulta. Questa applicazione specializzata dimostrava l’adattabilità dell’aeromobile a diverse piattaforme operative e la sua importanza per le unità navali di primo piano.

L’integrazione dell’E13A con le più potenti unità da battaglia della Marina Imperiale illustra il riconoscimento del valore strategico della ricognizione aerea anche nelle operazioni delle navi capitali. Questa sinergia tra potenza di fuoco navale e intelligence aerea rappresentava l’evoluzione della dottrina navale giapponese.

E13A nella Germania Nazista

Un episodio interessante nella storia operativa dell’E13A fu l’utilizzo di un esemplare da parte della Germania Nazista insieme a due Arado Ar 196 dalla base di Penang. I tre aeromobili formavano il Servizio Navale Speciale dell’Asia Orientale per assistere il Monsun Gruppe tedesco e le operazioni navali giapponesi locali.

Questa cooperazione internazionale illustra il riconoscimento tedesco delle qualità dell’aeromobile giapponese e la volontà di integrare tecnologie diverse per massimizzare l’efficacia operativa. L’impiego congiunto di aeromobili di progettazione diversa richiedeva coordinamento logistico e operativo sofisticato.

Un Aichi E13A1, durante la manutenzione
Un Aichi E13A1, durante la manutenzione

E13A nell’Indocina Francese

Al termine della guerra, quando le truppe francesi ritornarono in possesso delle basi situate nei territori dell’Indocina, tecnici e piloti dell’Aéronautique Navale rinvennero alcuni esemplari di “Jake”. Quattro di essi, ripristinati e messi in condizione di volare, furono assegnati allo Squadrone 8S con il quale rimasero in servizio fino al mese di agosto del 1948.

Questo impiego post-bellico da parte della Marina francese durante la Prima Guerra d’Indocina testimonia le qualità intrinseche dell’aeromobile e la sua continued utilizzabilità anche in un contesto operativo diverso da quello originale. Otto esemplari totali furono operati dall’Aéronautique Navale dal 1945 al 1947, dimostrando l’adattabilità dell’E13A a diverse dottrine operative.

Royal Thai Navy

Altri esemplari furono presumibilmente operati dal Naval Air Arm della Royal Thai Navy prima della guerra, indicando l’interesse internazionale per le capacità dell’aeromobile anche al di fuori dell’asse giapponese. Questo utilizzo preliminare potrebbe aver fornito dati operativi preziosi e influenzato lo sviluppo delle tattiche d’impiego.

E13A Kamikaze

Come molti altri velivoli giapponesi, gli E13A trovarono impiego negli ultimi scorci del conflitto mondiale come aerei kamikaze. Questa trasformazione da strumento di ricognizione a arma suicida illustra la disperazione crescente della situazione strategica giapponese e la volontà di sacrificare anche risorse preziose per tentare di influenzare l’esito del conflitto.

L’utilizzo di aeromobili da ricognizione specializzati per attacchi suicidi rappresenta una delle decisioni più controverse e tragiche degli ultimi mesi di guerra, sottolineando il deterioramento delle capacità convenzionali giapponesi.

Produzione

Il modello rimase strutturalmente invariato per tutta la durata del ciclo produttivo, testimoniando la maturità del progetto originale. Le uniche variazioni rispetto all’originale interessarono i sistemi di bordo, inclusi impianti radar, o l’armamento, adattamenti che riflettevano l’evoluzione delle esigenze operative.

La produzione, che dopo i primi 133 esemplari venne affidata prima alla Dai-Juichi Kaigun Kokusho e poi alla Watanabe Tekkosho (in seguito divenuta Kyushu Hikoki KK), si attestò complessivamente poco oltre le 1.400 unità. Questa distribuzione produttiva illustra la politica giapponese di coinvolgere multiple aziende per massimizzare la produzione e distribuire i rischi.

Memoria Storica

Un esemplare (MSN 4326) fu ceduto alle forze neozelandesi dopo la fine delle ostilità e fu brevemente utilizzato dal personale RNZAF, ma non fu riparato dopo che un galleggiante fu danneggiato, affondando successivamente all’ormeggio nella Jacquinot Bay.

I relitti di numerosi aeromobili affondati sono documentati, incluso il relitto di un aeromobile localizzato a terra presso una base idrovolanti abbandonata sull’isola Lenger, al largo di Pohnpei negli Stati Federati di Micronesia. Un E13A è stato recuperato dal fondale marino ed è esposto al Kakamigahara Aerospace Museum a Kakamigahara, Gifu, Giappone, sebbene sia in condizioni precarie, privo di motore, coda, galleggianti e un’ala.

Un altro Aichi, modello E13A1 (MSN 4116), fu recuperato dal mare nel 1992 vicino a Minamisatsuma ed è ora esposto al Bansei Tokkō Peace Museum, fornendo una testimonianza tangibile di questo importante capitolo dell’aviazione navale giapponese.

Principali varianti dell’Aichi E13A

  • E13A1: sigla utilizzata per i prototipi e per i primi esemplari di produzione, successivamente la designazione fu Model 11
  • E13A1-K: versione da addestramento con doppi comandi
  • E13A1a: versione con galleggianti modificati, apparato radio migliorato
  • E13A1a-S: versione equipaggiata per il volo notturno
  • E13A1b: versione identica alla E13A1a e dotata di radar aria superficie
  • E13A1b-S: versione identica alla E13A1b ed equipaggiata per il volo notturno
  • E13A1c: versione antinave armata con due cannoni Tupe 99 Mark II da 20mm in fusoliera rivolti verso il basso oltre al carico offensivo di bombe o cariche di profondità

Informazioni aggiuntive

  • Nazione:  Giappone 
  • Modello:   Aichi E13A1 
  • Costruttore:  Aichi Kokuki K.K. 
  • Tipo:  Ricognitore  
  • Motore: 

    Mitsubishi Kinsei 43, radiale a 14 cilindri, raffreddato ad aria, da 1.060 HP

  • Anno:  1941  
  • Apertura alare m.:  14.50  
  • Lunghezza m.:  11.30  
  • Altezza m.:  7.40 
  • Peso al decollo Kg.:  3.640  
  • Velocità massima Km/h:  376 a 2.180 m. 
  • Quota massima operativa m.:  8.730 
  • Autonomia Km:  2.090  
  • Armamento difensivo:  

    1 mitragliatrice

  • Equipaggio:  3  

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