Negli anni trenta, conquistando una serie di primati tra gli aerei della sua categoria, il CANT Z 506 aveva contribuito a diffondere la fama della Regia Aeronautica, che in quel periodo era effettivamente all’avanguardia.
Impiegato nella guerra civile spagnola, nella Seconda Guerra Mondiale l’Airone (questo il soprannome ufficiale dell’aereo) fu in un primo tempo impiegato come bombardiere e ricognitore ma, pur essendo un aereo valido, si dimostrò inferiore agli avversari e il suo impiego venne successivamente limitato alla ricognizione e al soccorso in mare (in quest’ultimo ruolo rimase in linea nell’Aeronautica Militare fino al 1960).
Il principale difetto era la scarsa velocità, dovuta alla stessa formula idrovolante più che a difetti del progetto.
Lo Z 506 è un trimotore idrovolante a scarponi, ad ala bassa, costruito completamente in legno e tela. I motori sono tre Alfa Romeo radiali.
Il CANT Z.506 Airone fu un idrovolante multiruolo a scafo centrale prodotto dall’azienda aeronautica italiana CANT (Cantieri Aeronautici e Navali Triestini) dalla metà degli anni ’30. Inizialmente concepito come aereo di linea per il trasporto passeggeri, questo elegante trimotore dalla struttura lignea si rivelò uno dei migliori idrovolanti mai costruiti, tanto da essere impiegato estensivamente durante la Seconda Guerra Mondiale in una molteplicità di ruoli: dal bombardamento alla ricognizione, dalla ricerca e soccorso al trasporto truppe.

La genesi del progetto
La storia dell’Airone affonda le sue radici nel 1935, quando l’ingegner Filippo Zappata, brillante progettista della CANT, mise mano alla realizzazione di un nuovo idrovolante passeggeri che potesse inserirsi con successo nel mercato dell’aviazione commerciale. Il risultato fu il CANT Z.506, un velivolo dall’aspetto moderno ed accattivante che riprendeva l’impostazione dei precedenti modelli della casa come lo Z.501 e lo Z.505, ma con dimensioni più contenute e linee più filanti.
La fusoliera, realizzata con struttura in legno e rivestimento in compensato, presentava una sezione ellittica ed era divisa internamente in più compartimenti stagni. Le ali, dalla pianta rettangolare e dal pronunciato diedro positivo, erano anch’esse lignee con longheroni scatolati e centine in compensato. Come da tradizione CANT, la propulsione era affidata a tre motori radiali, inizialmente i Piaggio Stella P.IX da 610 CV, poi sostituiti sulle versioni di serie dagli Alfa Romeo 126 RC.34 da 750 CV.
Il prototipo del CA.506, matricola I-CANT, venne portato in volo per la prima volta il 19 agosto 1935 dai fratelli Stoppani, confermando le ottime impressioni suscitate dal progetto. In particolare, la grande cura aerodinamica e l’eccellente rapporto peso/potenza consentivano all’idrovolante prestazioni notevoli per l’epoca, con una velocità massima di oltre 350 km/h e un’autonomia che poteva superare i 2.000 km.
I primi successi e i record
Forte di queste premesse, il CANT Z.506 attirò subito l’attenzione delle compagnie aeree italiane. Già nel 1936 i primi esemplari di serie, denominati Z.506A, entrarono in servizio con la principale di esse, l’Ala Littoria, andando ad operare sulle rotte del Mediterraneo che collegavano l’Italia alle sue colonie africane.
La robustezza della struttura e l’affidabilità della motorizzazione resero l’Airone un grande successo commerciale. Gli equipaggi ne apprezzavano la manovrabilità, le ottime caratteristiche di decollo e ammaraggio e la facilità di pilotaggio. I passeggeri potevano godersi il comfort di una cabina spaziosa e luminosa, con ampie finestrature che offrivano una vista mozzafiato.
Il CANT Z.506 si rivelò anche un formidabile “volatore”. Tra il 1936 e il 1938, al comando del pilota collaudatore Mario Stoppani, l’idrovolante inanellò una impressionante serie di record mondiali per la sua categoria, tra cui quelli di velocità su 5.000 km (308,25 km/h), 2.000 km (319,78 km/h) e 1.000 km (322,06 km/h). In un’epica trasvolata, sempre nel 1936, l’equipaggio Stoppani-Novelli portò l’Airone a volare ininterrottamente per 5.383,6 km in circuito chiuso.
Questi exploit fecero guadagnare al CANT Z.506 una reputazione di eccellenza e contribuirono non poco a dare lustro all’industria aeronautica italiana nel mondo. Non a caso, diverse nazioni si dichiararono interessate ad acquistare l’idrovolante sia per impiego civile che militare.
La militarizzazione e la Seconda Guerra Mondiale
Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale nel settembre 1939, il destino del CANT Z.506 era ormai segnato. La produzione venne rapidamente convertita alle esigenze belliche e l’idrovolante passeggeri si trasformò in un velivolo multiruolo dai mille impieghi. Nacquero così le versioni “militarizzate” Z.506B da bombardamento, ricognizione e trasporto truppe, caratterizzate da una fusoliera allungata con postazioni difensive e dalla possibilità di trasportare un carico bellico di caduta.
La Regia Aeronautica inquadrò i primi Z.506B nei suoi Stormi da Bombardamento Marittimo e nelle Squadriglie da Ricognizione Marittima già nel 1940. Gli equipaggi apprezzarono subito le doti dell’Airone in termini di manovrabilità, robustezza, autonomia e capacità di carico. Nonostante l’armamento difensivo piuttosto scarso, la grande versatilità d’impiego e l’affidabilità resero l’idrovolante CANT uno dei più poliedrici velivoli italiani della guerra.
Gli Z.506 presero parte a tutte le principali operazioni aeronavali del Mediterraneo, dalla battaglia di Punta Stilo a quella di Capo Matapan, dalla conquista di Corfù all’occupazione del Dodecaneso. Come ricognitori a lungo raggio, pattugliavano le rotte dei convogli italiani e britanniciavvistando navi e sommergibili nemici. Come aerosiluranti, attaccavano il naviglio Alleato con audaci incursioni a bassa quota.
Notevole fu anche l’impiego dei CANT nel teatro terrestre, in particolare sul fronte greco-albanese, dove gli idrovolanti italiani martellarono le posizioni nemiche con bombardamenti in quota e mitragliamenti in picchiata, spesso in condizioni ambientali proibitive e subendo perdite elevate a causa della caccia avversaria. Celebre l’incursione del 28 dicembre 1940 sul canale di Corinto, nella quale i CANT affondarono alcuni mercantili ellenici.
Con il protrarsi del conflitto e l’aumento della superiorità aerea Alleata, le perdite tra i reparti di Z.506 divennero sempre più difficili da sostenere. Nel tentativo di contenerne la vulnerabilità, si decise di impiegare i CANT solo nei ruoli di ricognizione a lungo raggio, sfruttandone l’ancora elevata autonomia per evitare i combattimenti. Nel frattempo, le linee di produzione sfornarono la versione Z.506S da soccorso in mare, caratterizzata dalla livrea bianca con croci rosse.

Foto Di Causa83 – Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle, Copyrighted
Il soccorso aereo e l’epilogo
L’idea di utilizzare una versione “sanitaria” del CANT Z.506 per la ricerca e il recupero dei piloti abbattuti nacque già all’inizio della guerra, quando ci si rese conto che la Regia Aeronautica non disponeva di velivoli adatti a questo strategico compito. I primi esemplari di Z.506S vennero consegnati nell’estate del 1940 alle neocostituire Squadriglie Soccorso, dislocate a Orbetello, Stagnoni e Bengasi.
Sebbene sulla carta la livrea bianca e le croci rosse avrebbero dovuto garantire una sorta di “immunità” ai velivoli sanitari, nella realtà dei combattimenti gli Z.506S finirono spesso nel mirino dei caccia britannici, che non esitarono ad abbatterli nonostante le insegne. Gli episodi di Aironi della Croce Rossa attaccati e distrutti mentre tentavano di prestare soccorso ai naufraghi divennero tristemente frequenti, come il 10 giugno 1941 quando ben due CANT furono abbattuti al largo di Malta da una squadriglia di Hurricane in un colpo solo.
Ciononostante, gli equipaggi dei CANT continuarono imperterriti nella loro missione di salvataggio, recuperando centinaia di piloti di ogni nazionalità dispersi in mare e guadagnandosi la gratitudine e il rispetto universali. Talvolta, quando attaccati, gli stessi idrovolanti sanitari non esitavano a rispondere al fuoco, pur di portare a termine il recupero, come accadde il 7 gennaio 1943 quando un CANT della 188^ Squadriglia riuscì ad abbattere due Bristol Blenheim che lo avevano assalito.
Con l’Armistizio dell’8 settembre 1943 e lo sbandamento delle forze armate italiane, gli Z.506 superstiti seguirono destini diversi. Alcuni esemplari vennero catturati dai tedeschi e continuarono a volare per la Luftwaffe come aerei da collegamento e soccorso. Altri rimasero sotto il controllo italiano, inquadrati nell’Aeronautica Cobelligerante a fianco degli Alleati. Altri ancora volarono per l’effimera Aeronautica Nazionale Repubblicana fino al termine del conflitto.
Alla fine della guerra, un pugno di Aironi era ancora in condizioni di volo e venne preso in carico dalla ricostituita Aeronautica Militare Italiana. Per tutti gli anni ’40 e ’50, i veterani CANT continuarono imperterriti a solcare i cieli del Mediterraneo, ma questa volta in missioni di pace: collegamento, addestramento, ricerca e soccorso. Alcuni Z.506 ex Luftwaffe vennero recuperati in Germania e rimessi in servizio fino al loro definitivo pensionamento nel 1960.
Si chiudeva così, dopo un quarto di secolo, l’epopea di questo magnifico “cammello dei cieli”, come era soprannominato l’Airone. Un idrovolante nato per unire le sponde del Mediterraneo in tempo di pace e trovatosi suo malgrado a doverle bombardare in tempo di guerra. Una macchina affascinante e versatile che, pur con tutti i suoi limiti, rimane ancora oggi nel cuore e nella memoria di chi lo pilotò.
Principali varianti del CANT Z.506
- Z.506: prototipo equipaggiato da 3 motori Pratt & Whitney R-1690 radiali da 700 cavalli
- Z.506A: versione destinata all’impiego civile
- Z.506B: versione militare, originariamente pensata per il bombardamento, prodotta in 324 esemplari
- Z.506C: versione destinata all’impiego civile propulsa da 3 motori Wright R-1820 Cyclone 9 da 750 cavalli oppure Alfa Romeo 126 RC.34 da 750 cavalli
- Z.506S: versione destinata al soccorso aereo
- Z.509: versione di dimensioni maggiori derivata dal Z.506B, ne vennero costruiti tre esemplari
- Z.1003: versione terrestre, rimasta allo stadio di progetto
Informazioni aggiuntive
- Nazione: Italia
- Modello: CANT Z.506
- Costruttore: Cantieri Riuniti dell'Adriatico
- Tipo: Ricognizione
- Motore:
3 Alfa Romeo A.R. 126 RC 34, radiali a 9 cilindri, raffreddati ad aria, da 750 HP ciascuno
- Anno: 1937
- Apertura alare m.: 26.50
- Lunghezza m.: 19.24
- Altezza m.: 7.46
- Peso al decollo Kg.: 12.400
- Velocità massima Km/h: 364 a 4.000 m.
- Quota massima operativa m.: 7.500
- Autonomia Km: 2.745
- Armamento difensivo:
4 mitragliatrici
- Equipaggio: 5
- Bibliografia – Riferimenti:
- Enzo Angelucci – Paolo Matricardi: Guida agli aeroplani di tutto il mondo: la Seconda Guerra Mondiale (Mondadori) ISBN: 978-8804313823.
- Naval Encyclopedia
- Military Factory