Fino alla fine della guerra l’aviazione dell’esercito e della marina imperiale giapponese seguirono un’evoluzione parallela, così che si può considerare il Ki-27 come l’equivalente dell’esercito del Mitsubishi A5M.
Primo monoplano da caccia impiegato, il Ki-27 venne accettato in produzione perchè dimostrò doti di maneggevolezza tipiche dei biplani, così da rendere meno traumatico il passaggio alla nuova formula. Impiegato per la prima volta in Manciuria, il Ki-27 seppe tener testa al monoplano sovietico I 16, pur dimostrandosi complessivamente inferiore a quest’ultimo.
Nel 1941 il Ki 27 era chiaramente superato; nondimeno seppe farsi valere fino a quando non fu sostituito da macchine più moderne. Verso la fine della guerra alcuni esemplari superstiti di questo aereo vennero usati in azioni Kamikaze. Gli alleati assegnarono due codici diversi a questo caccia: Nate e Abdul.
Il Nakajima Ki 27 è un monoplano monomotore ad ala bassa, carrello fisso ed abitacolo chiuso. Il motore è un Nakajima radiale.
Il Nakajima Ki-27, designato ufficialmente come “Caccia Tipo 97” (九七式戦闘機, Kyūnana-shiki sentōki) dall’Esercito Imperiale Giapponese, rappresenta uno dei velivoli più significativi impiegati dal Giappone negli anni che precedettero e durante le prime fasi della Seconda Guerra Mondiale. Questo aereo da caccia monomotore, soprannominato “Nate” dalle forze alleate, costituì la spina dorsale dell’aviazione dell’Esercito Imperiale Giapponese fino al 1940, quando iniziò ad essere gradualmente sostituito da modelli più moderni.
Nel teatro operativo “Cina-Birmania-India” (CBI), molte fonti del dopoguerra si riferiscono a questo velivolo con il nome in codice “Abdul”, sebbene questo nome fosse stato originariamente riservato dall’Intelligence Alleata per un ipotetico caccia imbarcato della Marina giapponese Tipo 97 Mitsubishi che, nelle loro previsioni, avrebbe dovuto sostituire il Tipo 96 (Mitsubishi A5M) con caratteristiche più avanzate come il carrello retrattile e l’abitacolo chiuso.
Progetto e Sviluppo
La genesi del Ki-27 risale al 1935, quando l’Esercito Imperiale Giapponese indisse un concorso tra tre importanti aziende aeronautiche nazionali: Nakajima, Mitsubishi e Kawasaki. L’obiettivo era sviluppare un caccia monoplano ad ala bassa che potesse sostituire il biplano Kawasaki Ki-10 (Caccia Tipo 95) allora in servizio. Le specifiche richiedevano prestazioni superiori anche al prototipo sperimentale Mitsubishi Ki-18.
Il concorso vide la partecipazione di tre proposte: il Nakajima Ki-27, il Kawasaki Ki-28 e il Mitsubishi Ki-33 (quest’ultimo essenzialmente una modifica del caccia imbarcato Mitsubishi A5M). Il progetto Nakajima derivava concettualmente dal precedente caccia monoplano Ki-11, che aveva perso la competizione per il Caccia Tipo 95 a favore del Ki-10. Quando una successiva proposta della Nakajima, il Ki-12, dotato di motore raffreddato a liquido e carrello retrattile, fu giudicata troppo complessa dalle autorità militari giapponesi, l’ingegnere Koyama Yasushi progettò il Ki-27 con soluzioni più convenzionali: un motore radiale raffreddato ad aria e carrello fisso.
Una caratteristica distintiva del nuovo caccia era la particolare conformazione alare, con bordo d’attacco rettilineo e bordo d’uscita rastremato, che sarebbe diventata un tratto distintivo dei successivi caccia Nakajima come il Ki-43, Ki-44 e Ki-84.
Il primo volo del Ki-27 avvenne il 15 ottobre 1936. Nonostante avesse una velocità massima inferiore e prestazioni di salita peggiori rispetto ai concorrenti, l’Esercito optò per il progetto Nakajima grazie alla sua eccezionale manovrabilità, garantita da un carico alare notevolmente basso. Per ulteriori valutazioni, l’Esercito ordinò 10 esemplari di pre-produzione (Ki-27a), caratterizzati da abitacolo chiuso con cappottina scorrevole e ali di maggiori dimensioni.
Il velivolo venne ufficialmente accettato in servizio nel 1937 con la designazione “Caccia Tipo 97 dell’Esercito”. Oltre alla Nakajima, il Ki-27 fu prodotto anche dalla Tachikawa Aircraft Company Ltd e dalla Manshukoku Hikoki Seizo KK. La produzione totale, conclusasi nel 1942, ammontò a 3.368 esemplari.
Impiego Operativo
Il Ki-27 costituì il principale caccia dell’Aviazione dell’Esercito Imperiale Giapponese fino all’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Quando venne impiegato in combattimento sulla Cina settentrionale nel marzo 1938, il Ki-27 godette inizialmente di una netta superiorità aerea, che venne compromessa solo con l’introduzione dei più veloci caccia sovietici Polikarpov I-16 forniti alle forze cinesi.
La Battaglia di Khalkhin Gol
Nel 1939, durante la Battaglia di Khalkhin Gol contro l’Unione Sovietica in Mongolia, il Ki-27 si trovò a fronteggiare sia i biplani Polikarpov I-15 che i monoplani Polikarpov I-16. Nella fase iniziale del conflitto, le prestazioni del caccia giapponese si dimostrarono all’altezza dei primi modelli di I-16 e decisamente superiori a quelle del biplano I-15. Grazie anche alla migliore preparazione dei piloti giapponesi, l’Aviazione dell’Esercito Imperiale riuscì a conquistare la superiorità aerea.
Il Ki-27 era armato con due mitragliatrici Tipo 89 da 7,7 mm e, come la maggior parte degli aerei dell’epoca, mancava di protezioni corazzate per il pilota e di serbatoi di carburante autosigillanti o dotati di sistemi antincendio.
Con l’arrivo di versioni migliorate dell’I-16, tuttavia, la situazione si capovolse. I nuovi caccia sovietici, più veloci, meglio armati (con due cannoni ShVAK da 20mm montati sulle ali) e protetti da corazzature, annullarono i vantaggi del Ki-27, potendo inoltre sfuggirgli in picchiata. L’aviazione sovietica introdusse nuove tattiche basate su formazioni ampie e compatte, attacchi con vantaggio di quota e/o velocità, e azioni mordi e fuggi ad alta velocità, simili a quelle che Claire Chennault avrebbe successivamente elaborato per le Tigri Volanti nel 1941 (anch’esse destinate a combattere contro le forze giapponesi).
Le perdite giapponesi aumentarono, ma nonostante ciò essi rivendicarono l’abbattimento di 1.340 velivoli nemici (sei volte le perdite ammesse dai sovietici e tre volte il numero di aerei che i sovietici ammettevano di avere nel teatro operativo). Le perdite giapponesi ammontarono a 120 aerei (inclusi i Ki-10), mentre i russi rivendicarono 215 abbattimenti a fronte di una forza giapponese che contava un massimo di 200 caccia.
Il pilota con il maggior numero di vittorie durante questo conflitto, nonché asso dell’Aviazione dell’Esercito Imperiale Giapponese con il maggior numero di abbattimenti su Ki-27 e complessivamente durante la Seconda Guerra Mondiale, fu il Sottufficiale Hiromichi Shinohara, che rivendicò 58 aerei sovietici abbattuti (incluso un record di 11 in un solo giorno) mentre pilotava il Ki-27, prima di essere abbattuto a sua volta da diversi I-16 il 27 agosto 1939.
La Seconda Guerra Mondiale nel Pacifico
La predilezione dei piloti giapponesi per l’elevata manovrabilità del Ki-27 indusse l’Esercito a concentrarsi eccessivamente su questa caratteristica, una decisione che avrebbe successivamente ostacolato lo sviluppo di caccia più veloci e pesantemente armati.
Il Ki-27 rimase in servizio fino all’inizio della Seconda Guerra Mondiale nel Pacifico, venendo impiegato come scorta ai bombardieri che attaccavano Malesia, Singapore, Indie Orientali Olandesi, Birmania e Filippine. In quest’ultimo teatro, il velivolo giapponese si dimostrò inizialmente poco efficace contro il caccia americano Brewster F2A Buffalo.
Il Nate vide un’intensa attività anche contro il Gruppo Volontari Americani (AVG, meglio noto come “Tigri Volanti”) nei primi mesi del conflitto. Presto surclassato dai caccia americani Curtiss P-40 Warhawk, il Ki-27 venne gradualmente sostituito in prima linea dal Nakajima Ki-43, mentre gli esemplari superstiti continuarono a servire come addestratori.
Esportazioni e Impieghi Finali
Il Ki-27 venne esportato e utilizzato dalle forze armate del Manchukuo (lo stato fantoccio creato dai giapponesi in Manciuria) e della Thailandia, vedendo il combattimento con entrambe. Al servizio thailandese, si riporta che i Ki-27 danneggiarono due North American P-51 Mustang e abbatterono un Lockheed P-38 Lightning e un North American P-51 Mustang.
Negli ultimi mesi della guerra, la disperata carenza di aeromobili costrinse i giapponesi a utilizzare tutte le macchine disponibili, e il Ki-27 insieme al Ki-79 (versione da addestramento) non fecero eccezione. Alcuni furono equipaggiati con fino a 500 kg di esplosivi per attacchi kamikaze, ma altri furono ridispiegati come caccia, subendo terribili perdite. Il 16 febbraio 1945, il 39° Reggimento di Volo Educativo fece decollare 16 addestratori Ki-79 dall’aeroporto di Yokoshiba per opporsi a un massiccio raid aereo del gruppo portaerei statunitense Task Force 58, perdendo sei aerei con altri danneggiati e cinque piloti uccisi – in cambio danneggiarono almeno un F6F Hellcat e forse ne abbatterono un secondo.
Principali varianti del Nakajima Ki-27 Nate
- Caccia per l’esercito Tipo 97: denominazione ufficiale completa del Nakajima Ki-27
- Nakajima Type Pe: prototipo sviluppato su iniziativa privata con motore Nakajima Ha.1a
- Nakajima Ki-27: prototipo costruito in due esemplari e dotato di armamento secondo le richieste dell’esercito giapponese
- Nakajima Ki-27-Kai Prototipo: 10 aerei di pre-produzione dotati di armamento e motore Nakajima Ha.1b
- Ki-27a: prima versione in produzione di serie, ne vennero costruite 565 unità
- Ki-27a-Kai: versione da addestramento realizzata a partire da aerei già costruiti come caccia, ne furono costruiti 150 tutti ottenuti dalla conversione di velivoli esistenti
- Ki-27b (Caccia per l’esercito Tipo 87b): in questa versione vennero introdotti dei miglioramenti al tettuccio e all’impianto di raffreddamento dell’olio, dotato di attacchi subalari per 4 bombe da 25 Kg oppure serbatoi di carburante sganciabili. Ne vennero costruiti 1.492 esemplari
- Ki-27b-Kai: versione da addestramento, ne vennero realizzati 225 esemplari, tutti ottenuti dalla conversione di esemplari precedentemente completati come caccia
- Nakajima Ki-27-Kai: versione sperimentale alleggerita, sviluppata nell’attesa del completamento del progetto del Ki-43; ne vennero realizzati due esemplari che raggiungevano una velocità massima di 475 Km/h
- Mansyu Ki-79: versione da addestramento costruita dalla Masnshukoku Hikoki Seizo KK con motore Hitachi Ha.13a-I oppure 13a-II da 510 cavalli. Ne vennero costruiti 1.329 esemplari in quattro sotto-versioni, Ki-79a e Ki-79c monoposto e con motore Ha.13a-I e Ha.13a-I rispettivamente e Ki-79b e Ki-79d biposto, entrambe con motore Ha.13a-III
Informazioni aggiuntive
- Nazione: Giappone
- Modello: Nakajima Ki-27-b
- Costruttore: Nakajima Hikoki K.K.
- Tipo:
- Motore:
Nakajima Ha-1b, radiale a 9 cilindri, raffreddato ad aria, da 710 HP
- Anno: 1939
- Apertura alare m.: 11.31
- Lunghezza m.: 7.53
- Altezza m.: 3.25
- Peso al decollo Kg.: 1.790
- Velocità massima Km/h: 470 a 3.500
- Quota massima operativa m.: -
- Autonomia Km: 627
- Armamento difensivo:
2 mitragliatrici
- Equipaggio: 1
- Bibliografia – Riferimenti:
- Enzo Angelucci – Paolo Matricardi: Guida agli aeroplani di tutto il mondo: la Seconda Guerra Mondiale (Mondadori) ISBN: 978-8804313823
- Military Factory
- History of War
- The Pacific War Online Encyclopedia