Il carro armato tedesco Panzerkampfwagen VI Tiger

Panzer VI Tiger I

di redazione
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Bundesarchiv

Informazioni aggiuntive

Il Panzerkampfwagen VI Tiger I, più comunemente noto come Tiger I, fu un carro armato pesante tedesco della Seconda Guerra Mondiale, entrato in servizio nell’agosto 1942. Progettato in risposta ai carri armati sovietici T-34 e KV-1 incontrati nel 1941, il Tiger I si distingueva per l’eccezionale potenza di fuoco e la pesante corazzatura, pur mantenendo una buona mobilità. È ampiamente considerato uno dei carri armati più formidabili della guerra, nonostante alcune deficienze tecniche e l’elevato costo di produzione.

Storia e sviluppo

Lo sviluppo di un nuovo carro armato pesante fu avviato dalla Henschel & Sohn nel 1937, su richiesta del Waffenamt (ufficio armamenti) tedesco. Dopo le prime versioni sperimentali Durchbruchwagen (VK 30.01 e VK 36.01), nel maggio 1941 fu ordinato un ulteriore incremento della corazzatura e del calibro del cannone, portando alla progettazione del VK 45.01.

Le esperienze contro i carri armati sovietici T-34 e KV-1 durante l’operazione Barbarossa, evidenziarono la necessità per i tedeschi di disporre di mezzi corazzati più potenti. Nel frattempo, i prototipi VK 45.01(H) della Henschel e VK 45.01(P) della Porsche furono completati e presentati ad Hitler nell’aprile 1942. La versione Henschel fu selezionata per la produzione e denominata Panzerkampfwagen VI Tiger Ausführung H (abbreviato in Tiger H1). Le consegne ai reparti iniziarono nell’agosto 1942.

Nel corso della produzione furono introdotte numerose modifiche per migliorare le prestazioni, l’affidabilità e semplificare la produzione. Le modifiche principali riguardarono l’adozione del motore Maybach HL 230 P45 da 700 CV e di una nuova torretta con profilo ribassato. In totale furono prodotti 1347 Tiger I fino all’agosto 1944, quando fu sostituito sulle linee di montaggio dal più avanzato Tiger II.

Il Tiger I venne progettato in seguito a specifiche emanate contemporaneamente a quelle all’origine del Panther ovvero quando le forze armate tedesche in seguito all’operazione Barbarossa dovettero constatare l’inferiorità tecnica dei propri mezzi corazzati nei confronti dei carri armati sovietici e in particolare del T34.

Caratteristiche tecniche

Il mezzo proposto dalla Heschel risultò vincitore della gara e proponeva una formula assolutamente convenzionale: scavo e sovrastruttura a piastre piane saldate, vano motore posteriore e camera di combattimento centrale sovrastata dall’ampia torre, equipaggio di cinque uomini, potente motore Maybach con ruote motrici anteriori.

Le caratteristiche eccezionali del Tiger risiedevano soprattutto nella corazzatura e nell’armamento offensivo: come arma principale infatti impiegava un poderoso cannone da 88mm e la corazzatura massima era di 100mm, sostanzialmente impenetrabile per qualunque avversario da distanze superiori ai mille metri.

Il Tiger I aveva un equipaggio di 5 uomini ed era armato con il potente cannone da 8,8 cm KwK 36 L/56, derivato dal famoso pezzo antiaereo FlaK 36. La canna del cannone era dotata di un manicotto antidistorsione e di un freno di bocca. La dotazione di munizioni comprendeva proiettili perforanti (PzGr. 39 e 40) e ad alto esplosivo (SprGr. 43). Il cannone garantiva un’elevata precisione, potenza di penetrazione e gittata, superiori a quelle dei carri armati alleati dell’epoca.

La corazzatura del Tiger I era costituita da piastre in acciaio omogeneo indurito spesse fino a 120 mm nella parte frontale dello scafo e della torretta. Sulle fiancate e sul retro lo spessore variava tra 60 e 80 mm. Questa pesante corazzatura garantiva un’ottima protezione, pur non essendo inclinata come sui carri sovietici.

Il sistema propulsivo si basava su un motore a benzina Maybach HL 210 P45 a 12 cilindri a V da 21 litri, erogante 650 CV a 3000 giri/min. Questo fu sostituito a partire dal 251° esemplare con il più potente HL 230 P45 da 23 litri e 700 CV. La trasmissione era costituita da un cambio preselettivo con 8 marce avanti e 4 retromarce, combinato con un sistema di frizioni monodisco e freni a disco. Il treno di rotolamento era costituito da un notevole numero di ruote portanti di grande diametro (800 mm), con sospensioni a barre di torsione. Questa configurazione garantiva un’ottima mobilità fuoristrada nonostante la massa di 56 tonnellate.

Impiego operativo

I primi Tiger I furono assegnati nell’agosto 1942 al 502º battaglione carri pesanti, inviato a Leningrado. Nonostante alcuni problemi iniziali di affidabilità, i Tiger si dimostrarono subito superiori ai carri armati sovietici. Nel dicembre 1942 entrarono in azione in Tunisia anche le compagnie carri pesanti 501 e 504, ottenendo successi contro i carri M3 Lee e M4 Sherman americani.

Nel luglio 1943, durante l’operazione Cittadella, i battaglioni carri pesanti 503 e 505 furono impiegati massicciamente nelle cruente battaglie difensive a Kursk, spesso in inferiorità numerica contro i T-34/85 e i JS-2 sovietici. Nonostante le perdite, i Tiger inflissero un pesante tributo ai reparti corazzati avversari.

Sul fronte occidentale, i Tiger si scontrarono con i carri britannici e americani durante la campagna d’Italia, lo sbarco in Normandia e l’avanzata alleata in Francia e Germania. In particolare si dimostrarono un osso duro per gli Sherman, i cromwell e i Churchill, fino all’arrivo di carri più potenti come i Challenger, i Comet con cannone da 77 mm e i cacciacarri Achilles e Firefly armati col 17 libbre.

Dopo lo sbarco in Normandia del giugno 1944, la superiorità numerica degli Alleati e la crescente inferiorità qualitativa dei nuovi carri tedeschi resero sempre più difficile l’impiego dei Tiger. La scarsità di equipaggi addestrati e di parti di ricambio, unite ai bombardamenti delle fabbriche, limitarono fortemente la disponibilità operativa dei reparti equipaggiati con questo formidabile ma complesso carro armato.

Nonostante le tattiche e alcune debolezze tecniche, il Tiger I si confermò fino alla fine un temibile avversario, grazie alla combinazione di robusta corazzatura, eccellente mobilità e potenza di fuoco. Anche se costoso e prodotto in numeri limitati, il Tiger fu uno dei simboli del potere corazzato tedesco, lasciando un’impronta indelebile nella storia dei mezzi corazzati.

Eredità storica e conservazione

Oggi sopravvivono solo sette esemplari completi di Tiger I in tutto il mondo, conservati in musei in Russia, Francia, Inghilterra e Stati Uniti. Questi carri restaurati sono una preziosa testimonianza storica e tecnica del più famoso carro armato della Seconda Guerra Mondiale, progettato per essere il “re del campo di battaglia”.

L’eredità tecnica del Tiger si ritrova nei carri armati pesanti del dopoguerra, che ne ereditarono alcune soluzioni come le sospensioni a barre di torsione e i sistemi di puntamento e controllo del tiro. Ma la vera eredità del Tiger è nell’immaginario collettivo, che lo identifica come l’icona stessa della potenza corazzata tedesca.

Nonostante la produzione relativamente limitata, il Tiger è stato oggetto di innumerevoli libri, documentari, videogiochi e modellini. La sua immagine di invincibile “bestia d’acciaio” sopravvive fino ad oggi, quasi 80 anni dopo il suo debutto sul campo di battaglia.

Questa reputazione è in parte dovuta alle sue indubbie qualità tecniche, ma anche al mito dei reparti di carri pesanti tedeschi, come il 503º battaglione di Tarczay o la compagnia di carri pesanti delle SS guidata dall’asso Michael Wittmann. Le loro gesta, amplificate dalla propaganda dell’epoca, contribuirono a creare la leggenda del Tiger.

In conclusione, il carro armato Tiger I fu il frutto della ricerca ossessiva dei progettisti tedeschi per ottenere il mezzo corazzato perfetto. Questa ricerca produsse effettivamente un mezzo formidabile per potenza, protezione e mobilità, pagando però il prezzo di un’eccessiva complessità meccanica e di costi di produzione proibitivi.

Nonostante questi limiti, il Tiger fu senza dubbio uno dei protagonisti dell’evoluzione dei mezzi corazzati durante la guerra. Il suo impatto non si limitò al campo di battaglia, ma segnò l’immaginario bellico del XX secolo. A ragione, questo iconico carro può essere considerato una delle “armi definitive” della Seconda Guerra Mondiale.

Il Tiger I fu concepito per offrire il meglio in termini di potenza di fuoco, protezione e mobilità. Tuttavia ciò si tradusse in un mezzo molto complesso e costoso, con un prezzo unitario quattro volte superiore a quello di uno StuG III e oltre il doppio di un Panzer IV. La produzione fu quindi limitata a pochi esemplari (1347), molto meno numerosi dei carri medi Panther (circa 6000) e Panzer IV (circa 8500).

Sulla carta il Tiger doveva essere un mezzo invincibile, nella realtà non fu così, alcune delle sue caratteristiche comportavano tali difetti che il carro non fu mai particolarmente amato dagli equipaggi che gli preferivano il Panther.
Il peso di 57 tonnellate rendeva impossibile l’attraverso di quasi qualsiasi ponte dell’epoca. In fase di progettazione era stato previsto di risolvere il problema con un apparato di immersione che però venne presto abbandonato in quanto inaffidabile.
Anche il trasporto via ferrovia, sempre a causa del peso e delle dimensioni del mezzo, era particolarmente problematico, si perdeva troppo tempo per smontare e rimontare cingoli e ruote prima di poterlo caricare sui convogli ferroviari.

Dove il carro diede il meglio di sè fu in scontri con ampi spazi aperti dove riuscì a far valere la potenza del cannone e la forza della corazzatura che lo rendevano invincibile se non a distanze estremamente ravvicinate, in particolare quindi in campi privi di ostacoli naturali o artificiali, in Nord Africa e sul Fronte Orientale.

  • Nome e tipo: Marder I
  • Anno: 1942
  • Produzione: 170
  • Motore: 

    Maybach 12 cilindri a benzina

  • Potenza motore (hp): 700
  • Lunghezza m.: 5.38
  • Larghezza m.: 3.70
  • Altezza m.: 2
  • Peso t.: 8.2
  • Velocità su strada Km/h: 38
  • Autonomia Km.: 195
  • Armamento: 

    Un cannone da 88 mm, 2 mitragliatrici da 7.92

  • Corazzatura max mm.: 100
  • Equipaggio: 4-5
  • Bibliografia – Riferimenti:
      

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