Il cacciacarri tedesco Panzerjäger I derivato dal Panzer I

Panzerjäger I

di redazione
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By Bundesarchiv, Bild 101I-782-0041-31 / Borchert, Erich (Eric) / CC-BY-SA 3.0

Informazioni aggiuntive

Il Panzer I era già chiaramente obsoleto alla fine degli anni trenta, soprattutto a causa del suo armamento, costituito soltanto da mitragliatrici e per questo venne impiegato soprattutto in compiti di addestramento. Dal suo scavo venne ricavato un mezzo cacciacarri semovente che montava il cannone anticarro cecoslovacco da 47 mm, una delle migliori armi della sua categoria.

Del progetto originario venne mantenuto lo scafo che non subì alcuna modifica, venne invece rimossa la torretta per alloggiare il cannone controcarro e una corazzatura frontale addizionale. Fu scelto il cannone cecoslovacco in quanto chiaramente superiore al tedesco PaK 36 da 37 mm in dotazione standard ai reparti controcarro tedeschi. L’equipaggio divenne di tre uomini e sopra il vano motore venne ricavata una piattaforma per il capocarro e l’addetto al pezzo.

Il cannone sparava un proiettile di circa 1,5 Kg, capace di perforare una corazza di 51 mm a 640 metri di stanza e quindi efficace contro gli avversari del 1940.

Impiegato nella campagna di Francia, in Nord Africa e sul fronte orientale, i Il Panzerjäger I era ancora in servizio nell’autunno del 1942.

Il Panzerjäger I fu il primo cacciacarri (Panzerjäger, “cacciatore di carri”) ad entrare in servizio nella Wehrmacht durante la Seconda Guerra Mondiale. Realizzato nel 1940-41 sulla base dello scafo del carro leggero Panzer I Ausf. B, montava il cannone anticarro cecoslovacco 4,7 cm PaK (t) al posto della torretta in una casamatta fissa. L’obiettivo era ottenere rapidamente ed economicamente un mezzo mobile in grado di contrastare i carri pesanti alleati come il francese Char B1 bis, che erano largamente immuni ai cannoni anticarro trainati da 3,7 cm PaK 36 allora in dotazione.

Sviluppo e produzione

Dopo le prime esperienze della campagna di Polonia nel settembre 1939, emerse chiaramente che i carri armati e i cannoni anticarro della Wehrmacht, ottimizzati per la mobilità e la leggerezza, mancavano della potenza di fuoco necessaria per affrontare i mezzi corazzati più pesanti. In attesa di sviluppare cannoni e carri più potenti, si decise di montare armi anticarro esistenti su scafi di carri leggeri per combinare mobilità e potenza di fuoco.

La scelta cadde sul cannone cecoslovacco Skoda 4,7 cm PaK (t), con canna lunga 43,4 calibri (L/43), catturato in grandi quantità con l’occupazione della Cecoslovacchia nel marzo 1939. Questo pezzo, inizialmente designato PaK K36(t), era stata progettato per il promettente carro leggero Skoda S-II-c ed era nettamente superiore alle armi anticarro tedesche dell’epoca. Con proiettili perforanti, poteva penetrare una corazza verticale spessa 50 mm a 500 metri, sufficienti ad affrontare i Char B1 bis francesi.

Come base semovente fu scelto il Panzer I Ausf. B, ormai del tutto inadeguato come carro da combattimento ma ancora numeroso e affidabile. Eliminando la torretta e aggiungendo una casamatta squadrata di lamiera saldata, si rendeva disponibile lo spazio per ospitare il cannone e i tre uomini di equipaggio. Il pezzo era fissato su un piedistallo in una cannoniera frontale, mantenendo solo parte dello scudo originale.

Le modifiche furono progettate dalla Alkett di Berlino, un’affiliata della Rheinmetall-Borsig specializzata nella costruzione di veicoli corazzati. La stessa Alkett realizzò 132 esemplari nel 1940, mentre altri 70 furono assemblati dalla Alkett e da ditte esterne tra il 1940 e l’inizio del 1941. I primi mezzi avevano una casamatta a cinque lati, mentre gli ultimi avevano una casamatta più ampia e profilata a sette lati, per migliorare lo spazio interno e i settori di tiro.

Caratteristiche tecniche

Il Panzerjäger I conservava gran parte delle componenti del Panzer I Ausf. B, come lo scafo, il treno di rotolamento a quattro ruote portanti, il motore Maybach NL 38 TR da 100 CV e il cambio ZF con 6 marce avanti e una indietro. La mobilità rimaneva buona, con una velocità massima di 40 km/h su strada, nonostante la massa fosse aumentata a 6,4 tonnellate a pieno carico.

L’armamento principale era appunto il cannone cecoslovacco 4,7 cm PaK (t), indicato dai tedeschi come 4,7 cm PaK(t) K36(t) o 4,7 cm PaK 36(t). Con una velocità alla volata di 775 m/s, poteva perforare 43 mm di acciaio omogeneo a 60° a 500 m, o 58 mm a 90°. Di solito erano trasportati a bordo 74 proiettili perforanti PzGr 36(t) e 10 ad alto esplosivo GrPatr 36(t) o GrPatr 38(t), sparati con cartucce a sacchetto separate. Come armamento secondario era installata una MG 34 da 7,92 mm, montata a sinistra del cannone e brandeggiabile a mano dal capocarro.

La corazzatura era limitata, data la base leggera, ma sensibilmente migliorata. Frontalmente lo scafo raggiungeva i 13 mm inclinati a 27°, mentre la casamatta arrivava a 14,5 mm inclinati a 27°. Fianchi e retro avevano protezioni da 13 mm, a inclinazioni variabili, mentre cielo e fondo erano limitati a 6 mm orizzontali. In generale, era immune solo alle armi portatili, ma ancora vulnerabile all’artiglieria e ai cannoni anticarro avversari.

L’equipaggio era di tre uomini: capocarro-cannoniere e servente-porgitore nella casamatta, pilota nello scafo. L’accesso avveniva da due portelli superiori. L’osservazione era demandata a feritoie ricavate nei fianchi della casamatta e a un copriruota scoperto sul lato sinistro del tettuccio. La visuale era molto limitata, soprattutto in elevazione e in situazioni di combattimento urbano. Le comunicazioni erano assicurate da una radio FuG 2.

Organizzazione e impiego operativo

I Panzerjäger I erano organizzati in batterie (poi compagnie) di 9 mezzi ciascuna, a loro volta inquadrate in battaglioni autonomi (Panzerjäger-Abteilung) formati da 3 o 4 compagnie per un totale di 27-36 veicoli. Tra il 1940 e il 1942 furono attivati otto battaglioni cacciacarri su questo nuovo mezzo:

  • Pz.Jg.Abt. 521 (ex Pz.Jg.Kp. 616)
  • Pz.Jg.Abt. 529
  • Pz.Jg.Abt. 616 (ex Pz.Jg.Abt. 643)
  • Pz.Jg.Abt. 643
  • Pz.Jg.Abt. 670
  • Pz.Jg.Abt. 742 (in seguito Schnelle Abteilung 742)
  • Pz.Jg.Abt. 605 (Afrika Korps)
  • Pz.Jg.Kp. 900 (Lehr-Brigade 900)

Oltre a questi, due compagnie indipendenti da 9 mezzi furono assegnate rispettivamente alla SS-Brigade “Adolf Hitler” e alla Lehr-Brigade 900 all’inizio del 1941.

Il battesimo del fuoco per i Panzerjäger I avvenne durante la campagna di Francia nel maggio-giugno 1940. Ben quattro Abteilungen (521, 616, 643 e 670) schierarono complessivamente 99 di questi mezzi, sebbene in tempi diversi dato che alcune unità dovevano ancora completare l’addestramento. Pur non influendo sull’esito della campagna-lampo, si dimostrarono efficaci e apprezzati per la mobilità e la potenza di fuoco, specie contro i carri pesanti francesi.

Nella primavera del 1941, 27 Panzerjäger I della Abteilung 605 furono assegnati all’Afrika Korps per le operazioni in Nordafrica. Arrivati a Tripoli tra il 18 e il 21 marzo, ebbero subito un battesimo del fuoco molto duro, subendo pesanti perdite contro i carri medi inglesi. Pur dimostrando una buona precisione di tiro, il cannone da 47 mm era insufficiente a contrastare frontalmente i Matilda II oltre i 400-600 metri. Delle 29 unità iniziali, via via integrate da 14 rimpiazzi, ne sopravvivevano solo 11 prima della seconda battaglia di El Alamein.

Il maggiore impiego del Panzerjäger I si ebbe tuttavia sul fronte orientale dopo l’invasione dell’Unione Sovietica nel giugno 1941. Ben 135 veicoli equipaggiavano le Abteilungen 521, 529, 616, 643 e 670, assegnate ai corpi corazzati e motorizzati delle armate e dei gruppi corazzati tedeschi. Qui ancora una volta si dimostrarono efficaci contro i carri leggeri T-26 e BT sovietici, ma vulnerabili ad armi controcarro e artiglieria avversarie. Le perdite furono pesanti e già nel luglio 1942 solo pochi esemplari rimanevano in servizio.

Con l’introduzione di semoventi anticarro più potenti e meglio protetti basati sullo scafo del carro leggero ceco Panzer 38(t), la produzione e l’impiego operativo del Panzerjäger I terminarono entro l’inizio del 1943. Nonostante i suoi limiti, fu un mezzo pionieristico che contribuì allo sviluppo della dottrina d’impiego e dell’organizzazione delle unità cacciacarri della Wehrmacht, aprendo la strada per i successivi e più riusciti modelli della serie Marder.

  • Nome e tipo: Marder I
  • Anno: 1942
  • Produzione: 170
  • Motore: 

    Maybach NL 38 a 6 cilindri a benzina raffreddato ad acqua.

  • Potenza motore (hp): 100
  • Lunghezza m.: 5.38
  • Larghezza m.: 2.01
  • Altezza m.: 2
  • Peso t.: 8.2
  • Velocità su strada Km/h: 38
  • Autonomia Km.: 140
  • Armamento: 

    1 × cannone 4,7 cm PaK 36(t)

  • Corazzatura max mm.: 14.5
  • Equipaggio: 4-5
  • Bibliografia – Riferimenti:
     
    • Bruno Benvenuti, Fulvio Miglia: Guida ai carri armati ISBN 8804177799
    • Miller, David  Illustrated Directory of Tanks and Fighting Vehicles: From World War I to the Present Day. Zenith Press. ISBN 0-7603-0892-6.
     

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