Il carro armato tedesco Panzerkampfwagen V Panther

Panzer V Panther

di redazione
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Informazioni aggiuntive

Nel corso dell’invasione dell’Unione Sovietica, militari e tecnici tedeschi si trovarono di fronte a un fatto imprevisto: la netta superiorità tecnica del T34, il carro medio sovietico standard di quel periodo, migliore dei modelli in dotazione alla Wehrmacht sotto tutti i punti di vista, dalla mobilità all’armamento, dalla corazzatura alla velocità.

Sviluppo e produzione

Lo sviluppo del Panther iniziò nel 1938 come parte di un programma per sostituire i carri Panzer III e IV. I primi progetti, denominati VK 20, prevedevano un mezzo da 20 tonnellate. Tuttavia, in seguito agli scontri con i carri armati sovietici T-34 e KV-1 durante l’Operazione Barbarossa nel 1941, i requisiti vennero rivisti e il peso aumentato a 30 tonnellate.

La Daimler-Benz e la MAN presentarono i loro prototipi VK 30.02 (DB) e VK 30.02 (MAN) nella primavera del 1942. Nonostante Hitler e alcuni generali preferissero il progetto della Daimler-Benz, più simile al T-34, alla fine fu scelto il modello della MAN, che poteva essere equipaggiato con la torretta già progettata dalla Rheinmetall-Borsig.

Il progetto Daimler somigliava moltissimo alla sua controparte sovietica mentre quello M.A.N. aveva caratteristiche più originali e si dimostrò da subito il più interessante. Del carro russo adottava la corazzatura a piastre fortemente inclinate per aumentarne l’efficacia, i cingoli molto larghi per diminuire la pressione specifica del veicolo a terra e agevolarne quindi il movimento su terreno fangoso o innevato.

Il motore era a benzina da quasi 700 cavalli che, rapporto con le 46 tonnellate di peso del mezzo, garantiva un ottimo rapporto peso/potenza fornendo al carro prestazioni brillanti, ottenute anche grazie all’interessante sistema di sospensioni a barre di torsione e alle ruote di grande diametro.

Collaudato nel corso del settembre 1942 venne (troppo) affrettatamente messo in produzione, Hitler in persona si spinse a insistere per la messa in produzione di massa del nuovo carro in vista del suo impiego nell’operazione Cittadella, e fu proprio durante le operazioni nella zona di Kursk, la più grande battaglia terrestre della storia, che vennero a galla tutti i problemi legati all’affrettata messa in produzione: il mezzo rivelò chiaramente di non essere pronto al combattimento, spesso messo fuori gioco per guasti e problemi banali che si sarebbero potuti risolvere con un minimo di affinamento di progettazione.

Questi difetti vennero infatti eliminati nei mesi successivi e a partire dalla seconda metà del 1943 divenne un’arma formidabile. Probabilmente nell’immaginario collettivo è il Tiger I il panzer tedesco per antonomasia, forse anche in virtù della sua maggiore potenza, ma era in Panther quello più amato dagli equipaggi tedeschi e anche quello indicato come bersaglio preferenziale nelle operazioni di attacco al suolo dei caccia-bombardieri alleati.

La produzione in serie, affidata principalmente alla MAN con il supporto della Daimler-Benz e della Henschel, iniziò nel dicembre 1942. I primi esemplari, denominati Ausf. D, furono consegnati alle unità nel gennaio 1943. Nel corso della guerra furono prodotti circa 6000 Panther in varie versioni, incorporate in Panzer-Abteilungen (battaglioni corazzati) indipendenti o integrate nelle Panzer-Divisionen.

Caratteristiche tecniche

Il Panther rappresentò un notevole balzo in avanti rispetto ai precedenti carri armati tedeschi in termini di potenza di fuoco, protezione e mobilità. Pesava 44,8 tonnellate, quasi il doppio di un Panzer IV, avvicinandosi più a un carro pesante che a uno medio secondo gli standard dell’epoca.

L’armamento principale era il cannone 7,5 cm KwK 42 L/70, derivato dal pezzo antiaereo, che garantiva un’eccellente precisione, gittata e capacità di penetrazione. La velocità alla volata di 935 m/s permetteva di perforare la corazzatura frontale di uno Sherman da 1500m. Due mitragliatrici MG 34 completavano l’armamento.

La corazzatura frontale era spessa 80mm, inclinata a 55°, mentre fianchi e retro avevano rispettivamente 40-50mm e 40mm. Questa protezione, con un profilo più razionale e spessori maggiori rispetto a carri coevi come l’M4 Sherman, forniva una buona difesa contro la maggior parte dei cannoni avversari, almeno frontalmente.

Il Panther era propulso da un motore Maybach HL230 P30 a benzina da 700 CV, che spingeva il carro a 46 km/h su strada e 24 km/h fuoristrada. Le sospensioni a barre di torsione e i larghi cingoli garantivano una buona mobilità, anche se il sistema era complesso e incline a guasti.

Altre caratteristiche degne di nota erano la torretta girevole idraulicamente, il periscopio binoculare TZF 12, il sistema di comunicazione intercom e la radio FuG 5. L’equipaggio era di 5 uomini: capocarro, cannoniere, servente, pilota e operatore radio/mitragliere.

Impiego operativo

I primi Panther entrarono in azione durante la battaglia di Kursk nel luglio 1943. Nonostante l’impatto iniziale, i primi modelli soffrirono di numerosi problemi meccanici, tra cui surriscaldamento del motore, guasti alle trasmissioni e incendi. Circa il 25% dei mezzi mobilitati per l’offensiva andò perso per problemi tecnici piuttosto che per il fuoco nemico.

Gradualmente queste criticità vennero risolte e l’affidabilità migliorò. A partire dall’autunno 1943, i Panther presero parte alle battaglie difensive sul fronte orientale, spesso in inferiorità numerica contro i T-34/85 e i JS-2 sovietici. Nonostante le perdite, inflissero un duro colpo ai reparti corazzati avversari, dimostrando l’efficacia della combinazione di corazzatura spessa, buona mobilità e un cannone potente e preciso.

Sul fronte occidentale, i Panther si scontrarono con i carri britannici e americani in Italia, Normandia e durante l’offensiva delle Ardenne. In particolare, si dimostrarono avversari temibili per gli Sherman, i Cromwell e i Churchill, almeno finché non arrivarono mezzi più performanti come i Firefly con cannone da 17 libbre.

Negli scontri in Francia, pur ottenendo vittorie tattiche, i Panther soffrirono perdite elevate a causa della superiorità aerea e numerica alleata, della scarsità di equipaggi addestrati e di ricambi e dei bombardamenti alle fabbriche. Spesso impiegati in unità raccogliticce o con tattica difensive, non riuscirono a sfruttare appieno le loro caratteristiche.

Alla fine del 1944, la Wehrmacht schierava ancora oltre 1000 Panther su entrambi i fronti. Tuttavia, la penuria di carburante e la pressione degli Alleati ne limitarono sempre più l’impiego. Negli ultimi mesi di guerra, molti furono abbandonati o distrutti dagli equipaggi per evitarne la cattura.

In totale, circa il 50% delle perdite di Panther fu dovuto a problemi meccanici, incidenti o abbandono, mentre il resto fu causato dal fuoco nemico. Nonostante le difficoltà, il Panther si confermò fino alla fine un temibile avversario grazie al suo equilibrio di qualità. I reparti equipaggiati con questo carro, pur soccombendo, inflissero gravi perdite agli Alleati.

Eredità

Il Panther fu uno dei carri armati tecnologicamente più avanzati della Seconda Guerra Mondiale. La combinazione di alta velocità, buona corazzatura e un cannone potente ne fece un punto di riferimento nella categoria dei carri medi, influenzando i progetti del dopoguerra.

Allo stesso tempo, la complessità meccanica, i costi elevati e l’impiego tattico non sempre ottimale ne limitarono l’impatto rispetto a mezzi più economici e numerosi come lo Sherman e il T-34. La qualità non sempre potè sopperire alla quantità.

Oggi il Panther è uno dei carri più iconici e conosciuti del conflitto. Esemplari catturati dagli Alleati sono conservati in numerosi musei in Europa, America e Russia. Modellini, videogiochi e documentari ne mantengono viva la memoria.

In conclusione, il Panther fu uno dei migliori carri armati della sua epoca, un’arma micidiale sul campo di battaglia ma non esente da difetti. Il suo sviluppo testimonia la ricerca della perfezione ingegneristica nella costruzione dei mezzi corazzati, che però dovette fare i conti con le limitazioni economiche e industriali della Germania nazista.

La sua storia, fatta di successi e fallimenti, riflette le dinamiche più ampie della guerra corazzata e dell’industria bellica durante il Secondo Conflitto Mondiale. Un capitolo affascinante nella grande epopea dei carri armati, che ha segnato profondamente l’immaginario collettivo sulla guerra del XX secolo.

Principali varianti del Panzer V Panther

  • Prototipi: nel settembre 1942 vennero costruiti due prototipi, denominati semplicemente V1 e V2
  • Panther D: prima variante in produzione di serie, ne vennero costruiti 842 esemplari dal gennaio al settembre 1943
  • Panther A: 2.200 esemplari prodotti, dall’agosto 1943 all’agosto 1944. In alcune fonti questa variante viene indicata come A2.
  • Panther G: ne vennero prodotti circa 2.961 esemplari, dal marzo 1944 all’aprile del 1945
  • Befehlspanzer Panther; versione carro comando, dotata di impianto radio potenziato, ne furono costruiti 329 dal maggio 1944 alla fine della guerra, nella maggior parte dei casi ricavati modificando esemplari di produzione.
  • Beobachtungspanzer Panther: versione impiegata per la direzione del tiro di artiglieria, armata di sole mitragliatrici
  • Bergepanther: versione disarmata e impiegata per il traino e la riparazione di carri danneggiati. Ne vennero costruiti 339 dal 1943 al 1945
  • Jagpanther: versione cacciacarri, armata con un pezzo da 88 mm di calibro e priva di torretta. Ne furono costruiti 413, in varie sotto versioni
  • Flakpanzer Coelian: versione antiaerea armata con cannoni da 37mm in torretta, versione rimasta allo stadio di progetto.

  • Nome e tipo: Marder I
  • Anno: 1942
  • Produzione: 170
  • Motore: 

    Maybach a benzina, 12 cilindri

  • Potenza motore (hp): 690
  • Lunghezza m.: 5.38
  • Larghezza m.: 3.27
  • Altezza m.: 2
  • Peso t.: 8.2
  • Velocità su strada Km/h: 38
  • Autonomia Km.: 200
  • Armamento: 

    1 cannone da 75 mm, 1 mitragliatrice da 7.92

  • Corazzatura max mm.: 120
  • Equipaggio: 4-5
  • Bibliografia – Riferimenti:
      

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