Lo S.M. 81 era un aereo moderno all’epoca del progetto, ma ormai completamente superato allo scoppio della guerra. Questo fatto, assolutamente prevedibile, colse di sorpresa gli strateghi italiani che avevano ampiamente sopravvalutato le buone prove dimostrate da questo e da altri aerei contemporanei nella guerra civile spagnola, in condizioni cioè particolarmente favorevoli.
La configurazione trimotore era tipica degli aerei da bombardamento italiani della Seconda Guerra Mondiale e del periodo precedente.
Nonostante ciò lo S.M. 81 venne impiegato nel Mediterraneo, in Africa e sul fronte russo, dapprima nel ruolo di bombardiere originariamente previsto, ma poi gradualmente relegati al ruolo di trasporto.
Il SIAI Marchetti S.M. 81 è un trimotore ad ala bassa a carrello fisso con struttura mista in legno e metallo e rivestimento in legno e tela. I motori sono tre Alfa Romeo radiali.
Il Savoia-Marchetti S.M.81 Pipistrello fu il primo bombardiere e trasporto trimotore ad entrare in servizio con la Regia Aeronautica italiana a metà degli anni ’30. Per l’epoca in cui apparve, il 1935, rappresentò un notevole passo avanti nell’aviazione militare nazionale: veloce, ben armato e dotato di lungo raggio, l’SM.81 si dimostrò un velivolo efficace durante la guerra d’Etiopia e la guerra civile spagnola. Pur divenuto troppo lento per rimanere competitivo come bombardiere negli anni successivi, il Pipistrello si rivelò uno degli aerei più versatili, affidabili e importanti in forza alla Regia Aeronautica dal 1935 al 1944, adattandosi a svariati compiti di seconda linea.
Origini e sviluppo
L’SM.81 nacque come versione militarizzata del precedente aereo di linea Savoia-Marchetti SM.73. Manteneva l’impostazione trimotore ad ala alta a sbalzo e carrello fisso del suo predecessore, ma introduceva una fusoliera ridisegnata per meglio rispondere alle esigenze belliche. L’idea di base era di Italo Balbo, gerarca fascista e governatore della Libia, che voleva un velivolo veloce ed efficiente per collegare le vaste colonie italiane in Africa.
Il prototipo dell’SM.81, matricola militare MM.20099, volò per la prima volta l’8 febbraio 1934 da Vergiate (Varese) ai comandi del pilota collaudatore Adriano Bacula. I buoni risultati portarono a un primo ordine di 100 esemplari emesso già nel 1935, in seguito alla crisi internazionale causata dalla guerra d’Etiopia. I primi SM.81 di serie equipaggiarono il 7° Stormo a Lonate Pozzolo.
Tecnica
L’SM.81 era un robusto monoplano trimotore dalla struttura mista. La fusoliera aveva un traliccio in tubi d’acciaio, con rivestimento metallico nella sezione posteriore e in legno e tela nelle altre parti. L’ala, montata alta a sbalzo, era interamente lignea a tre longheroni. Gli impennaggi avevano struttura metallica e superfici di comando ricoperte in tela. Il carrello era triciclo posteriore fisso, con le gambe principali racchiuse da carenature.
I motori inizialmente adottati furono gli Alfa Romeo 125 RC.35 da 580-680 CV, ma nel corso della produzione vennero installate anche altre motorizzazioni come i Gnome-Rhône 14K da 650-1000 CV, i Piaggio P.X da 670-700 CV, i Piaggio P.IX da 680 CV e gli Alfa Romeo 126 RC.34 da 780-900 CV. Questa varietà di propulsori era dovuta sia alla disponibilità del momento che alle diverse esigenze operative.
L’equipaggio standard era di 6 persone: primo e secondo pilota affiancati, motorista/marconista, puntatore e mitraglieri. L’armamento difensivo verteva su 6 mitragliatrici: una Breda-SAFAT da 7,7 mm in torretta dorsale retrattile, una Lewis da 7,7 mm in postazione ventrale-caudale e 4 Lewis da 7,7 mm in fusoliera laterale. Quelle in torretta avevano 500 colpi, le altre 350. Il carico bellico massimo era di 2000 kg di bombe nella stiva interna, con ordigni fino a 500 kg.
L’SM.81 si dimostrò un aereo robusto, affidabile e piacevole da pilotare. Grazie alla grande ala e al carrello ben dimensionato, poteva operare da ogni tipo di terreno. Era anche sorprendentemente veloce per l’epoca, specie in rapporto alla potenza installata. Unico neo, l’assenza di protezioni se non i serbatoi autostagnanti. L’ampia fusoliera si rivelò preziosa per il ruolo di trasporto che divenne predominante con il passare degli anni.
Impiego operativo
Il Savoia-Marchetti SM.81 Pipistrello fu uno dei velivoli più importanti e versatili in servizio nella Regia Aeronautica dalla metà degli anni ’30 alla seconda guerra mondiale. Impiegato inizialmente come bombardiere veloce e a lungo raggio, il trimotore italiano dimostrò ben presto le sue doti di adattabilità, svolgendo compiti disparati su quasi tutti i fronti in cui l’Italia fascista fu impegnata.
Il battesimo del fuoco in Etiopia e Spagna
Il debutto operativo dell’SM.81 avvenne durante la guerra d’Etiopia del 1935-36. In quel conflitto i Pipistrelli diedero prova di grande flessibilità, operando come bombardieri, ricognitori, assaltatori e trasporti. Mostrarono anche il volto più brutale della guerra aerea, impiegando senza scrupoli bombe caricate ad iprite e fosgene contro le truppe abissine. In tutto volarono sull’Africa Orientale una sessantina di SM.81, affiancati dai Caproni Ca.133.
Pochi mesi dopo, scoppiò la guerra civile spagnola e l’SM.81 fu tra i primi aeroplani inviati dal regime fascista in appoggio ai nazionalisti di Franco. La prima missione si svolse il 28 luglio 1936 con una ardita traversata dall’Italia alla Spagna per trasportare un reparto della futura Brigada Hispana. Nonostante le insidie del viaggio, 9 dei 12 Pipistrelli arrivarono a destinazione. Nei mesi successivi gli SM.81 operarono intensamente come bombardieri e trasporti, spesso senza scorta caccia fidando nella velocità e nella compattezza delle formazioni. Le perdite furono contenute ma con l’arrivo dei moderni caccia repubblicani le missioni diurne divennero proibitive. Dei circa 100 SM.81 transitati nelle file dell’Aviazione Legionaria, 64 sopravvissero alla fine della guerra.
Dalla Polonia all’Africa Settentrionale
Quando l’Italia entrò nella seconda guerra mondiale nel giugno 1940, la Regia Aeronautica schierava ancora circa 300 SM.81 di prima linea. Il loro impiego come bombardieri però si rivelò subito problematico di giorno, data la vulnerabilità alla caccia nemica. Furono quindi relegati a incursioni notturne o sul fronte nordafricano, meno presidiato.
I Pipistrelli tuttavia diedero un contributo prezioso soprattutto come trasporti, rifornendo le truppe italiane in Africa Settentrionale e nei Balcani. La robusta cellula e il carrello ben dimensionato consentivano loro di operare dalle piste più improvvisate. Nel 1941 il solo 145° Gruppo trasportò in Libia oltre 11.000 uomini e 1.100 tonnellate di materiali. Gli SM.81 furono gli unici aerei in grado di usare le anguste piste di Pantelleria e Lampedusa.
A partire dalla primavera del 1941, decine di SM.81 furono dislocati sul fronte orientale per supportare le forze italiane inviate in Russia (CSIR e poi ARMIR). Oltre a rifornire le truppe, effettuarono rischiose missioni di evacuazione dei feriti e degli sbandati durante la drammatica ritirata del 1942-43. Quasi tutti i Pipistrelli inviati in Russia andarono perduti per cause belliche o logistiche nel corso della campagna.
Ultimi anni di guerra
Nel 1943 gli SM.81 ancora efficienti erano ormai poche decine, relegati a compiti di seconda linea come trasporti, aeroambulanze o addestratori. Raramente parteciparono a missioni di bombardamento. Con l’armistizio di settembre, gli esemplari superstiti furono divisi tra nord e sud. Alcuni continuarono a volare con l’Aeronautica Nazionale Repubblicana della RSI e con la Luftwaffe, altri con l’Aeronautica Cobelligerante a fianco degli Alleati.
Un’ultima pagina poco nota fu scritta sul fronte baltico, dove nel 1944 i tedeschi ricostituirono uno stormo di 40 SM.81 ribattezzato “Transportgruppe Italien 10”. Pilotati da equipaggi italiani ma inquadrati nella Luftwaffe, questi vetrani trimotori operarono fino all’estate del 1944 per evacuare feriti e rifornire le truppe tedesche accerchiate dall’avanzata sovietica in Estonia e Lettonia. Una missione ingrata e pericolosa che costò la perdita di tutti i velivoli per abbattimenti, incidenti o logoramento.
Conclusioni
La carriera operativa del Savoia-Marchetti SM.81 si concluse senza clamori come era iniziata. Entrato in servizio nella Regia Aeronautica a metà degli anni ’30, il trimotore dimostrò subito doti di versatilità e affidabilità. Veloce ed efficace come bombardiere nelle guerre in Etiopia e Spagna, si trasformò poi in un prezioso trasporto tattico e strategico su tutti i fronti, dall’Africa alla Russia. Sorpassato dal progresso tecnologico, il Pipistrello rimase comunque in prima linea fino a oltre la metà del conflitto mondiale, un veterano tenace su cui contare nelle situazioni più disperate. Se gli SM.79 e SM.82 furono i “divi” dei cieli di guerra italiani, l’SM.81 ne fu la solida e generosa comparsa, meno appariscente ma insostituibile. Un gregario non troppo aggraziato e non privo di difetti, ma capace di accompagnare fedelmente i passi della Regia Aeronautica dall’Impero all’apocalisse.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale la Regia Aeronautica aveva ancora circa 300 SM.81 in servizio. La scarsa velocità e vulnerabilità alla caccia nemica ne limitarono però l’impiego in prima linea, relegandoli soprattutto a compiti di trasporto. Di notte il Pipistrello rimase comunque un discreto bombardiere, specie in Nordafrica. Molti vennero usati come aeroambulanze o per rifornire le truppe in Africa e Russia.
La produzione totale fu di 535 esemplari costruiti da varie ditte come SIAI, Piaggio, Macchi, CRDA, Breda, CMSA e Caproni. La maggior parte degli SM.81 venne radiata entro l’armistizio del settembre 1943, ma alcuni continuarono a volare sia con la RSI che con l’Aeronautica Cobelligerante fino alla fine del conflitto. Gli ultimi esemplari vennero dismessi dall’Aeronautica Militare nel 1950.
Versioni speciali
Oltre alla versione base da bombardamento e trasporto, vennero sperimentate alcune varianti speciali dell’SM.81, nessuna delle quali ebbe però grande diffusione. Tra queste:
- SM.81B: versione bimotore con due Isotta Fraschini Asso XI da 840 CV e muso ridisegnato. Prestazioni deludenti, solo un esemplare.
- Versione cisterna per trasporto carburante.
- Versione comando con apparati radio potenziati.
- Versione VIP usata anche personalmente da Mussolini.
- Versione sperimentale con anello elettrificato per il dragaggio di mine magnetiche.
- Versione aerosilurante, provata nel 1936 ma giudicata troppo lenta.
L’unica sottoversione prodotta in serie fu la SM.81T da trasporto del 1941-42, caratterizzata dalla torretta Caproni-Lanciani e dai motori AR 126 ma per il resto analoga alla versione base. Complessivamente il Pipistrello rimase fedele all’impostazione originaria, evolvendo più nella motorizzazione che nella cellula.
Eredità
Il Savoia-Marchetti SM.81 Pipistrello fu uno dei velivoli più significativi della Regia Aeronautica nella seconda metà degli anni ’30. Primo bombardiere/trasporto trimotore italiano, si dimostrò una macchina valida, versatile e longeva, protagonista delle guerre in Etiopia, Spagna e dei primi anni del secondo conflitto mondiale.
Nato da un progetto civile, l’SM.81 incarnava in pieno la filosofia del periodo interbellico di realizzare velivoli multiruolo adatti sia al trasporto che all’impiego bellico. Il Pipistrello riuscì a conciliare entrambe le esigenze grazie alla cellula robusta, alla grande ala, all’ampia fusoliera e ai motori potenti per l’epoca. Ne risultò un aereo veloce, ben armato e dalla notevole autonomia.
Con il progredire della guerra e della tecnologia, l’SM.81 perse progressivamente competitività come bombardiere, superato da caccia e contraerea. Mantenne invece un ruolo di primo piano come trasporto, grazie alla capacità di operare nelle condizioni più impegnative. In pratica non ci fu fronte o teatro in cui i Pipistrelli non volassero, dall’Africa alla Russia.
Certo, l’SM.81 pagò anche lo scotto di una concezione superata, quella del trimotore ad ala alta degli anni ’30. Con i suoi quasi 300 km/h era veloce per l’epoca ma lento per gli standard della guerra. La struttura mista e la mancanza di corazzature lo rendevano vulnerabile al fuoco nemico. Ma nel suo ruolo di “factotum” della Regia Aeronautica si rivelò prezioso e insostituibile.
Oggi il Pipistrello è un po’ dimenticato, oscurato dalla fama dei più celebri SM.79 e SM.82. Eppure più di loro fu il vero “mulo” del trasporto aereo militare italiano, protagonista di tante missioni e capace di adattarsi a ogni esigenza. Un veterano non appariscente ma generoso, che merita di essere ricordato con rispetto nella storia dell’aeronautica italiana.
Principali varianti del Savoia-Marchetti S.M.81
- SM.81: versione trimotore da bombardamento e trasporto. Ne vennero costruiti 535 esemplari in totale
- SM.81B: versione sperimentale bimotore, ne venne costruito un solo esemplare. I motori erano due Isotta Fraschini Asso Xi da 840 cavalli
Informazioni aggiuntive
- Nazione: Italia
- Modello: Savoia-Marchetti S.M.81
- Costruttore: SIAI Marchetti
- Tipo: BombardamentoTrasporto
- Motore:
3 Alfa Romeo 125 RC 35, radiali a 9 cilindri, raffreddati ad aria da 680 HP ciascuno
- Anno: 1935
- Apertura alare m.: 24.00
- Lunghezza m.: 17.80
- Altezza m.: 4.30
- Peso al decollo Kg.: 10.505
- Velocità massima Km/h: 340 a 4.000 m.
- Quota massima operativa m.: 7.000
- Autonomia Km: 1.880
- Armamento difensivo:
6 mitragliatrici
- Equipaggio: 6
- Bibliografia – Riferimenti:
- Enzo Angelucci – Paolo Matricardi: Guida agli aeroplani di tutto il mondo: la Seconda Guerra Mondiale (Mondadori) ISBN: 978-8804313823.
- Si Vis Pacem Para Bellum
- Comando Supremo
- Military Factory