Breda Ba.88 Lince

di redazione
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Il Breda Ba 88 venne progettato per il ruolo di assaltatore e, sulla carta, era un aereo dalle caratteristiche promettenti. In realtà si dimostrò fallimentare non solo in questo ruolo, ma addirittura come aereo dato che l’elevata instabilità ne facevano una macchina pericolosa.

Dopo un breve impiego in Africa il Ba 88 venne rapidamente radiato e il tentativo di rimediare ai gravi difetti dell’aereo fu inutile. Nonostante le buone caratteristiche di base infatti ogni tentativo di impiegare militarmente l’aereo non ebbe successo e il Lince è considerato il peggior fallimento di un aereo militare nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Il Breda Ba 88 è un bimotore monoplano ala alta, munito di carrello retrattile e spinto da due motori Piaggio radiali.

Il Breda Ba.88 “Lince” fu un aereo da assalto bimotore prodotto dall’azienda italiana Breda nella seconda metà degli anni ’30. Nonostante le premesse molto promettenti e alcuni record di velocità iniziali, il velivolo si rivelò un clamoroso fallimento una volta entrato in servizio con la Regia Aeronautica durante la Seconda Guerra Mondiale. Oggi il Ba.88 è considerato forse il più grande insuccesso dell’industria aeronautica italiana del periodo bellico.

Origini e sviluppo

Le origini del Ba.88 risalgono al clima di fervore nazionalistico che permeava l’Italia fascista negli anni ’30. Sull’onda delle imprese aviatorie come le crociere di massa guidate da Italo Balbo, il regime di Mussolini spingeva l’industria nazionale a sviluppare velivoli da primato che dessero lustro all’immagine dell’Italia nel mondo. Fu in questo contesto che nacque il progetto del “Lince”.

Progettato dall’ufficio tecnico della Breda guidato dagli ingegneri Giuseppe Panzeri e Antonio Parano, il Ba.88 derivava dal precedente caccia monomotore Ba.75, del quale riprendeva l’impostazione generale della fusoliera, le ali e l’impennaggio. La struttura era particolare, composta da un traliccio interno in tubi d’acciaio saldati ricoperto da un rivestimento lavorante in lega leggera. Questa configurazione garantiva robustezza ma anche un notevole appesantimento della cellula.

Il prototipo del Ba.88, matricola militare MM.302, volò per la prima volta nell’ottobre 1936 nelle mani del collaudatore Furio Niclot. In quella configurazione iniziale, il “Lince” montava una coppia di motori radiali Isotta Fraschini K.14 da 900 CV ed era caratterizzato da un impennaggio monoderiva. Le prestazioni furono subito brillanti: nell’aprile 1937, sempre con Niclot ai comandi, il Ba.88 conquistò alcuni record mondiali di velocità, toccando i 517 km/h sulla distanza dei 100 km.

Breda Ba88
Breda Ba88

Prestazioni e problemi

Questi successi iniziali convinsero la Regia Aeronautica ad emettere una specifica per un nuovo assaltatore veloce bimotore basato sul Ba.88. I requisiti erano molto stringenti: si chiedeva una velocità massima di 530 km/h con motori al 70% della potenza, armamento di 4 mitragliatrici pesanti o 2 cannoni, capacità di volare con un motore solo, tempo di salita a 6000 metri in 9 minuti, autonomia di 2000 km. Obiettivi che si sarebbero rivelati eccessivi per la tecnologia dell’epoca.

Per cercare di rispettare queste richieste, i progettisti della Breda presero una serie di scelte che si rivelarono controproducenti. La già pesante struttura mista in tubi e lega leggera venne ulteriormente appesantita per garantire la resistenza richiesta, con un aggravio di circa una tonnellata rispetto alle stime iniziali. L’impossibilità di alloggiare le bombe nella fusoliera, occupata dal traliccio, impose l’adozione di rastrelliere esterne che peggioravano l’aerodinamica.

Inoltre, il passaggio dai motori Isotta Fraschini ai più potenti ma anche più ingombranti Piaggio P.XI da 1000 CV costrinse ad adottare voluminose gondole motore che generavano molta resistenza. Infine, la scelta di adottare un impennaggio bideriva per consentire un più ampio campo di tiro alla mitragliatrice dorsale produsse una coda con deriva insufficiente e poco efficace ad alta velocità.

Il risultato fu che il Ba.88, una volta completato con tutto l’equipaggiamento militare, si rivelò pesante, poco maneggevole e ben lontano dalle prestazioni promesse. La velocità massima non superava i 490 km/h contro i 530 previsti, il carico alare era eccessivo e la stabilità precaria. I piloti collaudatori della Regia Aeronautica espressero giudizi molto negativi, lamentando la scarsa manovrabilità e la pericolosità del velivolo.

Ciò nonostante, per motivi più politici che tecnici, la produzione in serie venne avviata nel 1939 negli stabilimenti Breda di Sesto San Giovanni e in quelli dell’azienda controllata IMAM di Napoli. In totale furono costruiti 149 esemplari, ma il Ba.88 non entrò mai effettivamente in servizio operativo. I pochi reparti che lo ricevettero riscontrarono subito gli stessi problemi evidenziati dai collaudatori e non riuscirono ad impiegarlo in combattimento.

L’esperienza più disastrosa fu quella del 7° Gruppo Autonomo Caccia inviato in Libia nell’estate 1940 con 32 Ba.88. Appesantiti dal carburante, dalle armi e dalle bombe, molti aerei non riuscirono nemmeno a decollare dalle piste desertiche. Quelli che ci riuscirono faticavano a prendere quota e a manovrare. Un “Lince” venne addirittura abbattuto dalla contraerea italiana che non lo riconobbe. Dopo poche settimane i Ba.88 furono ritirati dal fronte e relegati a compiti di seconda linea.

Breda Ba.88 allineati
Breda Ba.88 allineati

Conclusioni

La carriera del Breda Ba.88 “Lince” si concluse in modo inglorioso già nella prima fase della guerra, senza essere mai entrato realmente in azione. Dopo le iniziali speranze suscitate dai record, il velivolo si dimostrò inadeguato sotto ogni aspetto: troppo pesante, poco maneggevole, scarsamente armato e protetto. Un progetto viziato da scelte tecniche sbagliate e requisiti irrealistici che nemmeno le tardive modifiche, come l’adozione di ali allungate, riuscirono a correggere.

Alla fine del 1940 la maggior parte dei Ba.88 era stata ritirata dalle squadriglie e impiegata come aereo civetta, oppure demolita per recuperare materiali strategici. Solo un ristretto numero continuò ad essere prodotto fino al 1943, più per mantenere attive le linee di montaggio che per reale utilità. L’unico impiego “operativo” fu quello di tre esemplari modificati nel 1942 come aerei d’attacco e brevemente valutati dai tedeschi dopo l’armistizio. Poi più nulla.

Oggi il Ba.88 è considerato il più clamoroso fallimento dell’industria aeronautica italiana della Seconda Guerra Mondiale e uno dei peggiori velivoli dell’intero conflitto. Una macchina nata per battere record che si rivelò un disastro una volta caricata del necessario equipaggiamento bellico. Un assaltatore veloce che faticava a decollare. Un aereo moderno che sembrava vecchio ancora prima di volare. Una grande delusione su tutti i fronti.

Le ragioni dietro questo insuccesso non sono del tutto chiare. Certamente pesarono le scelte tecniche errate come la struttura mista in tubi e lega, le gondole motore troppo ingombranti, l’impennaggio sottodimensionato. Ma colpisce anche l’ostinazione dei vertici politico-militari nel portare avanti un progetto chiaramente deficitario, forse per orgoglio nazionale o per non ammettere i propri errori. Fatto sta che l’Italia fascista spese tempo e risorse preziose dietro a un aereo che si rivelò inutile.

Oggi il Ba.88 sopravvive solo in pochi esemplari nei musei, a memoria di un clamoroso abbaglio tecnologico e dell’incapacità del regime di ammettere i propri sbagli. Un monumento involontario alle false promesse della retorica bellicista e un amaro presagio dei disastri che l’Italia avrebbe subito di lì a poco nei veri cieli di guerra. Il “Lince” che non seppe graffiare.

Principali varianti del Breda Ba.88

  • Ba.88: versione da ricognizione e attacco al suolo
  • Ba.88M: versione caratterizzata dalle ali allungate di due metri, nuovi motori Fiat A.74 e 4 mitragliatrici da 12.7 collocate a prua. Ne vennero costruiti 3 esemplari
  • Ba.88 bicomando: versione biposto da addestramento. Ne furono costruiti 8 esemplari

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: Italia
  • Modello: Breda Ba.88
  • Costruttore: Società Italiana Ernesto Breda
  • Tipo: Assalto
  • Motore:

    2 Piaggio P.XI RC 40, radiali a 14 cilindri raffreddati ad aria, da 1.000 HP ciascuno

  • Anno: 1938
  • Apertura alare m.: 15.60
  • Lunghezza m.: 10.97
  • Altezza m.: 3.10
  • Peso al decollo Kg.: 6.750
  • Velocità massima Km/h: 490
  • Quota massima operativa m.: 8.000
  • Autonomia Km: 1.640 
  • Armamento difensivo:

    4 mitragliatrici

     

  • Equipaggio: 2
  • Bibliografia – Riferimenti:
       

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