Il carro armato leggero francese Char D1

Char D1

di redazione
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Informazioni aggiuntive

Dopo la smobilitazione seguita alla fine dalla Prima Guerra Mondiale la Francia, che aveva la forza corazzata più numerosa e potente del mondo, si ritrovò in una situazione economica negativa e per tutti gli anni venti le risorse disponibili vennero impiegate soprattutto per ammodernare il parco macchine esistente, fu solo alla fine degli anni venti che il governo francese diede via ad un piano di modernizzazione e meccanizzazione delle forze armate.

Uno dei primi progetti fu proprio Char D la cui commessa per la costruzione dei primi 70 mezzi venne inviata alla Renault nel dicembre del 1930; le linee di produzione vennero definitivamente chiuse già nel 1935, dopo che erano stati prodotti 160 carri.

Operativamente i carri Char D1 si dimostrarono un fallimento sotto molti punti di vista, in particolare la meccanica del mezzo era molto inaffidabile, rendendo la marcia su terreni sconnessi estremamente difficoltosa. Gli equipaggi si lamentarono moltissimo anche degli interni del carro, definiti poco funzionali.

Al momento dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale la maggior parte dei D1 era schierata in Tunisia, nel 1940 un reparto venne richiamato in Francia e schierato contro i panzer tedeschi ma più della metà dei 43 D1 del reparto venne distrutta in combattimento.

Lo Char D1 fu un carro armato leggero francese sviluppato nel periodo interbellico per il supporto della fanteria. Progettato a partire dal 1926 a partire dal prototipo Renault NC e prodotto in 160 esemplari tra il 1931 e il 1935, doveva rimpiazzare gli obsoleti Renault FT della Prima Guerra Mondiale. Nonostante alcune soluzioni tecniche avanzate per l’epoca, come la corazzatura in acciaio fuso e l’adozione di una radio di serie, non si rivelò un mezzo particolarmente riuscito a causa di gravi problemi di affidabilità meccanica. Relegato a compiti secondari allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, partecipò comunque ad alcuni degli scontri iniziali contro i tedeschi, prima di essere definitivamente ritirato nel 1943.

Sviluppo

Nei primi anni ’20 la Francia possedeva la più numerosa forza corazzata del mondo, costituita da oltre 2800 Renault FT residuati bellici. Nonostante molti fossero stati ceduti ad altri paesi, tale abbondanza fece ritenere non prioritario lo sviluppo di un successore. Così quando nel 1922 il generale Estienne definì le linee guida per i futuri carri francesi, non fu previsto alcun nuovo carro leggero.

I Renault FT, seppur ancora validi per la guerra di trincea, non erano adatti agli standard del dopoguerra, specie per la bassa velocità che rendeva necessari appositi trasporti e li rendeva inadatti al pattugliamento nelle colonie. Si decise quindi di aggiornare parte dei mezzi esistenti, dapprima con il treno di rotolamento semicingolato Kégresse, poi con un nuovo progetto proposto dalla Renault, il Renault NC.

Tra il 1923 e il 1926 la Renault realizzò due prototipi NC, con migliori sospensioni e motori più potenti. L’NC1, con un treno di rotolamento a 6 carrelli da 2 ruote e molle elicoidali, raggiungeva i 18,5 km/h, record per un carro francese. Proposto come base per ammodernare i Renault FT, suscitò anche l’interesse di paesi come Svezia e Giappone che ne acquistarono piccoli lotti.

Quando nel 1926, in seguito allo sviluppo del più pesante Char B, si decise di acquisire un nuovo carro leggero (char léger d’accompagnement d’infanterie), la Renault propose il proprio NC. Nel 1928, ottenuto un ordine per due prototipi, realizzò gli NC31 dotati di torretta biposto e del nuovo treno di rotolamento Balland, studiato per alte velocità. Simultaneamente, montò sull’NC1 la torretta del prototipo di Char B, creando il prototipo NC2.

Nel maggio 1930 una prima commessa di 70 carri di serie fece seguito ai 10 di preserie NC31, portando la designazione definitiva di Char D poi Char D1. Ulteriori 80 mezzi furono ordinati tra il 1932 e il 1933, per un totale di 160 prodotti, di cui 150 di serie, consegnati tra gennaio 1932 e i primi mesi del 1935.

Tecnica

Lungo 5,76 m, largo 2,16 m e alto 2,40 m, il Char D1 conservava la configurazione ad asse longitudinale del Renault FT, da cui riprendeva la forma dello scafo. La corazzatura, ottenuta per rivettatura di piastre da 30 mm frontali e laterali, 10 mm su cielo e fondo, portava il peso del solo scafo a ben 11 tonnellate. Un motore V4 Renault da 6080 cm3 erogante 74 CV permetteva una velocità massima di 18 km/h, un’autonomia di 90 km e una buona mobilità per l’epoca, con capacità di guado di 90 cm.

L’equipaggio era di 3 uomini: pilota, marconista e capocarro in torretta. Il pilota sedeva nella parte anteriore destra dello scafo, mentre il marconista operava la radio ER51 o ER52 a sinistra. Una caratteristica antenna ad asta, alta 2,40 m, limitava la rotazione della torretta a circa 345°. Il marconista assisteva anche al caricamento del cannone, passando le munizioni al capocarro, in torretta.

Scartata come insoddisfacente la torretta ST1 dei primi 10 esemplari, la nuova ST2 progettata da Schneider pesava ben 3 tonnellate e aveva una geometria complessa, con cannoniere e feritoie sporgenti fonte di “trappole di proiettili”. Il disegno costringeva il capocarro ad operare su 3 livelli: in piedi per l’osservazione, seduto per il tiro, accovacciato per usare la radio. Solo nei primi mesi del 1936 le nuove torrette sostituirono quelle provvisorie Renault FT, adottate in attesa del definitivo approntamento.

Anche l’armamento principale, il cannone SA34 da 47 mm, era di difficile impiego e sbilanciava la torretta costringendo ad arretrarlo. Ad esso si affiancava a sinistra una mitragliatrice coassiale da 7,5 mm, mentre una seconda mitragliatrice era posta in casamatta sullo scafo. Il munizionamento era di 76 colpi per il cannone e 2.250 per le mitragliatrici. Nel complesso, la soluzione della torretta biposto con cannone anticarro si rivelò insoddisfacente.

Il costo unitario, salito a 475.000 franchi con la torretta ST2, rendeva il Char D1 un mezzo né economico né propriamente leggero, spingendo allo sviluppo di carri più adatti alla produzione di massa come l’Hotchkiss H35, il Renault R35 e l’FCM 36. In ogni caso, l’evoluzione della situazione strategica negli anni ’30 avrebbe trasformato il ruolo del Char D1 da carro leggero a vero e proprio “carro di battaglia”.

Impiego operativo

Nel 1932 il Char D1 era l’unico carro moderno a disposizione dell’esercito francese. Assegnato in ragione di 15 esemplari ciascuno ai battaglioni corazzati 507, 508 e 510 RCC, avrebbe dovuto fungere da carro di battaglia con il compito principale di contrastare i mezzi avversari. Le prime esperienze però evidenziarono gravi carenze meccaniche, con consumi eccessivi di freni e trasmissioni, piastre corazzate deformate per la scarsa rigidità dello scafo, rivetti che saltavano.

Malgrado alcuni aggiornamenti, nel marzo 1936, quando le crescenti tensioni con la Germania spinsero i reparti corazzati al confine, si palesò l’impreparazione dei Char D1: i vetri dei periscopi andavano in frantumi solo per le vibrazioni, quasi nessun mezzo aveva proiettili perforanti, i portamunizioni non erano adatti alle granate del nuovo cannone SA35 da 47 mm, comunque troppo potente per la torretta.

Si decise quindi di relegare il più presto possibile il Char D1 a compiti secondari, inviandolo nel 1937 in Nord Africa per contrastare la minaccia italiana, inquadrato nei nuovi battaglioni 61, 65 e 67 BCC. Nell’immediatezza dell’attacco tedesco del maggio 1940, solo il 67° con 43 mezzi venne richiamato in patria, arrivando ai primi di giugno a rinforzare la 6a Divisione fanteria coloniale.

Il 12 giugno a Souain il 67° BCC si scontrò con elementi della 8. Panzer-Division. Seguendo la dottrina dell’epoca, contrattaccare il nemico sfruttando “l’effetto sorpresa”, la 3a compagnia attaccò i tedeschi sul fianco ma fu a sua volta colpita sul fianco dai cannoni da 37 mm, perdendo 7 carri senza fare vittime. Nei combattimenti i Char D1 distrussero alcuni Panzer ma subirono pesanti perdite, anche per il fuoco dell’artiglieria. Solo 4 carri restavano il 14 giugno: 3 vennero sabotati dagli equipaggi e l’ultimo distrutto da un attacco aereo.

Dei 43 Char D1 impiegati in Francia, 25 furono distrutti e 18 catturati dai tedeschi che li ribattezzarono Panzerkampfwagen 732 (f), senza però impiegarli in azioni belliche. In base all’armistizio, la Francia avrebbe potuto conservare i 106 Char D1 rimasti in Nord Africa. In realtà solo una sessantina erano ancora operativi, assegnati alle unità di cavalleria 2° e 4° Chasseurs d’Afrique.

Altri venti risultavano “scomparsi” dai registri ufficiali: il 5° Chasseurs li aveva tenuti nascosti all’insaputa degli italiani. Furono proprio questi reparti a opporsi agli americani durante l’Operazione Torch nel novembre 1942, perdendo 14 Char D1 contro gli M3 Stuart e i cacciacarri M3 Gun Motor Carriage.

Dopo il ricongiungimento con gli Alleati, i Char D1 residui vennero raggruppati nella Brigata Leggera Meccanizzata, partecipando anche alla battaglia del passo di Kasserine in Tunisia nel febbraio 1943. Qui riuscirono persino a distruggere un Panzer IV, impresa notevole dato lo scarso potere perforante del loro cannone. Esausti dopo anni di servizio, i 17 Char D1 superstiti furono definitivamente radiati nel marzo 1943, sostituiti dai carri britannici Panzer IV.

I Char D1 costruiti servirono per soli 6-7 anni nei reparti di prima linea francesi prima di venire mandati nelle colonie o catturati dal nemico. In Nord Africa vissero una seconda vita, combattendo anche contro gli angloamericani prima di terminare la propria carriera. Nessun esemplare completo è giunto fino a noi: solo uno scafo convertito in carro-radio è conservato in Svezia.

Nonostante una vita operativa relativamente breve e travagliata, il Char D1 fu il primo carro armato moderno della Francia, introducendo innovazioni come la corazzatura fusa e l’adozione di serie della radio. Rappresentò il tentativo di coniugare il supporto della fanteria con la lotta anticarro, fungendo da anello di congiunzione tra i vecchi FT e i carri medi degli anni ’30.

Le sue carenze progettuali e la scarsa affidabilità meccanica gli impedirono di lasciare un segno duraturo sui campi di battaglia del XX secolo. Ancora legato alla concezione della Grande Guerra, non possedeva le caratteristiche per competere ad armi pari coi carri coevi. Il suo sviluppo travagliato ben rappresenta le difficoltà francesi nel rinnovare le proprie forze corazzate tra le due guerre mondiali.

Principali varianti del Char D1

  • D1: variante principale, prodotta in 160 esemplari.
  • D2: versione prodotta in 100 esemplari, montava la torretta del FT-17 e armata con una cannone SA 35, dello stello calibro ma più lungo.

  • Nome e tipo: Marder I
  • Anno: 1942
  • Produzione: 170
  • Motore: 

    Renault diesel a 4 cilindri

  • Potenza motore (hp): 74
  • Lunghezza m.: 5.38
  • Larghezza m.: 2.20
  • Altezza m.: 2
  • Peso t.: 8.2
  • Velocità su strada Km/h: 38
  • Autonomia Km.: 90
  • Armamento: 

    Un cannone SA 34 da 47mm, due mitragliatrici MAC 1931 da 7.5mm

  • Corazzatura max mm.: 40
  • Equipaggio: 4-5
  • Bibliografia – Riferimenti:
       

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