Il Carro armato Veloce L3/33, del Regio Esercito Italiano

Carro armato Veloce L3/33

di redazione
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Informazioni aggiuntive

Nel 1930 l’Ansaldo iniziò a lavorare sul progetto di un nuovo carro leggero, ispirato chiaramente alle Tankette Carden-loyd inglesi. La prima versione di preserie ricevette la sigla C.V.29 quella definitiva nel 1933 con la sigla C.V.33 ed entrò in produzione di serie.

Il progetto era nato su specifica richiesta del Regio Esercito che era interessato ad un carro leggero, maneggevole e veloce ed in effetti il mezzo si mostrò molto agile fin dai collaudi, potendo saltare dal camion che lo trasportava mentre questo era ancora in movimento.

Il problema del C.V.33 era l’armamento, totalmente inadeguato. La versione iniziale prevedeva addirittura una sola mitragliatrice di derivazione aeronautica di 6.5mm di calibro, ma anche l’introduzione della mitragliatrice binata da 8mm non riuscì a cambiare la situazione, l’arma non era in grado di affrontare efficacemente nessun mezzo corazzato avversario.

Nonostante tutto la produzione proseguì fino al 1938 e venne impiegato fino alla fine della guerra (anche se soprattutto per compiti di polizia). ne vennero prodotte anche due versioni migliorate, la C.V.35 e la C.V.38.

Il CV 33, abbreviazione di Carro Veloce 33, fu un carro armato leggero italiano sviluppato negli anni ’30 come evoluzione del precedente CV 29, a sua volta derivato dal tankette britannico Carden-Loyd Mk VI. Prodotto in oltre 2000 esemplari, il CV 33 e le sue varianti furono ampiamente impiegati dalle truppe celeri del Regio Esercito su tutti i fronti della Seconda Guerra Mondiale, pur con risultati non sempre soddisfacenti a causa dei suoi limiti progettuali.

Sviluppo e caratteristiche tecniche

Gli studi per il nuovo carro veloce iniziarono presso l’Ansaldo nel 1930, dapprima su scafi di Carden-Loyd Mk VI, poi con una preserie denominata CV 29. La prima versione di serie, il CV 33, fu realizzata nel 1933, seguita l’anno successivo da una seconda serie con modifiche all’armamento e ad altri dettagli. Nel 1936 apparve il migliorato CV 35 (poi L 35), che introduceva lamiere imbullonate anziché solamente saldate. L’ultima variante, il CV 38 o L 38 del 1938, presentava modifiche a sospensioni e cingoli.

Estremamente compatto e leggero (solo 3,2 tonnellate), il CV 33 aveva uno scafo corazzato con piastre spesse appena 6-14 mm, saldate o imbullonate. L’equipaggio di 2 uomini prendeva posto in un unico vano, con il pilota a sinistra e il capocarro/mitragliere a destra. L’armamento principale era costituito da una o due mitragliatrici Fiat 35 da 8 mm in casamatta, che potevano essere brandeggiabili a mano in emergenza. La mobilità era assicurata da un motore SPA a benzina da 43 CV, per una velocità massima di 42 km/h su strada e un’autonomia di 125 km. Le sospensioni erano a balestra con quattro rulli portanti, mentre i cingoli stretti (solo 17 cm) consentivano una pressione al suolo ridotta.

Nonostante le dimensioni contenute e la discreta mobilità (specie in terreni non troppo accidentati), il CV 33 soffriva di diversi limiti, a partire dalla leggerezza della corazzatura, facilmente perforabile dalla maggior parte delle armi contraeree. L’armamento era adeguato solo per l’appoggio fanteria o in funzione anti-uomo, mentre la mancanza di una torretta girevole esponeva il carro agli attacchi sul retro. Insufficienti erano anche l’autonomia e la visibilità dall’interno.

Impiego operativo

I CV 33 fecero il loro debutto già negli anni ’30, partecipando al referendum nella Saar (1934-35) con compiti di ordine pubblico, alla guerra d’Etiopia (1935-36) e alla guerra civile spagnola (1936-39), dove si scontrarono per la prima volta con i più potenti carri sovietici T-26. Furono poi impiegati nell’occupazione dell’Albania (1939) e nella breve campagna contro la Francia sulle Alpi (1940), con scarsi risultati.

In Grecia, tra il 1940 e il 1941, i CV 33 e CV 35 della Divisione “Centauro” operarono sulla Vojussa, dimostrando ancora una volta di essere obsoleti e incapaci di superare gli ostacoli anticarro. Nel 1941 presero parte all’invasione della Jugoslavia con le divisioni “Littorio” e “Centauro”, rimanendo poi come truppe di occupazione fino all’armistizio. Alcuni esemplari furono catturati dai tedeschi, altri finirono in mano ai partigiani di Tito.

In Africa Orientale, allo scoppio della guerra, erano presenti 39 CV 33 che, per mancanza di pezzi di ricambio, scomparvero presto dalla scena senza quasi mai combattere, salvo quelli del III Squadrone “Cavalieri di Neghelli”.

In Nordafrica il CV 33 pagò a caro prezzo la sua inferiorità: presenti in 339 esemplari nel giugno 1940, i “carri velocissimi” italiani non ressero il confronto con i carri e le armi controcarro britanniche, venendo rapidamente decimati. I rinforzi giunti nel 1941 con l’Ariete (117 CV 33, di cui 24 lanciafiamme) parteciparono alla controffensiva dell’Asse, ma all’inizio del 1942 ne restavano solo pochi esemplari malconci.

La spedizione italiana in Russia (CSIR) venne equipaggiata con 61 CV 33 del “San Giorgio”, ma le proibitive condizioni climatiche e logistiche li misero fuori uso in pochi mesi, tanto che gli equipaggi finirono per combattere appiedati. Altri reparti su CV 33 parteciparono all’occupazione italiana della Francia di Vichy (1942) e della Corsica, dove si scontrarono coi tedeschi dopo l’8 settembre 1943.

Subito dopo l’armistizio, alcuni CV 33 presero parte alla fallita difesa di Roma, mentre altri continuarono a operare sotto le insegne della RSI, principalmente in funzione anti-partigiana. Diversi esemplari furono catturati e sfilarono nelle città liberate nell’aprile 1945. Nel dopoguerra pochi carri rimasero in servizio di addestramento con l’Esercito o vennero assegnati ai reparti celeri di Pubblica Sicurezza.

Varianti e derivati

Il CV 33, nelle versioni I e II serie, rimase il modello più diffuso della famiglia, con 760 esemplari. Fu affiancato dal migliorato CV 35 (poi L 35), prodotto in 280 unità, e dall’ultimo CV 38 o L 38, di cui furono completati 12 esemplari prima della fine della guerra. Altre fonti riportano 272 CV 35 e 16 CV 38, per un totale di 1048 carri in tutte le versioni.

Diverse varianti speciali furono realizzate sullo scafo del CV 33, a cominciare dal carro lanciafiamme L 33 Lf, di cui furono prodotti 100 esemplari (30 su CV 35). Per il supporto fanteria furono allestiti 64 L 33 cc (carro cannone) con un pezzo Breda 20/65 Mod. 35 da 20 mm e 30 L 33 Gp (Gruppo Provvisorio) con un obice da 47/32 Mod. 1935. Altri 28 carri furono completati in versione gettaponte, equipaggiati con un ponte d’assalto, e 12 come trattori leggeri L 33 R (rimorchio) per cannoni da 47/32.

Più originale il semovente L 3 Controcarro, un tank destroyer sperimentale con un cannone controcarro da 47/32 che, pur non superando lo stadio di prototipo, anticipò il concetto dei cacciacarri. Infine alcuni CV 33 smilitarizzati trovarono impiego come trattori agricoli o forestali nel dopoguerra.

Esemplari superstiti

Nonostante la produzione di massa e la diffusione su vasta scala, sono relativamente pochi i CV 33 e derivati conservati ai giorni nostri. In Italia si possono vedere esemplari al Museo storico della Motorizzazione Militare della Cecchignola (Roma), al Museo Storico di Vigna di Valle, al Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto (TN) e in vari luoghi come Legnano, Lecco, Piana delle Orme (LT) e Bergamo. Alcuni CV 33 sono esposti in musei esteri, come il Musée des Blindés di Saumur o il Tank Museum di Bovington nel Regno Unito.

Conclusioni

In definitiva, il CV 33 fu un mezzo nato già obsoleto, concepito più per la velocità, l’economicità e il supporto fanteria che per il combattimento tra carri. Prodotto in gran numero e frettolosamente inviato su ogni fronte, si rivelò del tutto inadeguato ad affrontare i carri medi e le armi controcarro avversarie, contribuendo non poco alle sconfitte italiane in Africa e in Russia.

Nonostante alcune soluzioni tecniche interessanti per l’epoca, come la struttura a scafo saldato/imbullonato e il peso estremamente ridotto, il CV 33 pagò a caro prezzo la leggerezza della corazzatura, l’armamento insufficiente e la scarsa visibilità. La mancanza della torretta e le difficoltà di uscita degli equipaggi resero molto vulnerabili questi piccoli carri una volta colpiti.

Nel complesso, il CV 33 appartiene a una generazione di mezzi corazzati leggeri, economici e polivalenti che, pur largamente impiegati dalle nazioni europee e dal Giappone negli anni tra le due guerre, si dimostrarono del tutto superati e inutilizzabili in un conflitto altamente tecnologico e meccanizzato come la Seconda Guerra Mondiale. Più che l’espressione di una dottrina corazzata moderna, i “carri velocissimi” italiani furono il frutto delle ristrettezze economiche e industriali del Regime, che impedirono lo sviluppo di carri medi paragonabili a quelli delle altre potenze.

Tuttavia, nonostante i suoi limiti e le pesanti perdite subite, il ruolo del CV 33 non va sottovalutato: fu il primo carro italiano prodotto su vasta scala, contribuì a motorizzare le divisioni celeri e corazzate e permise al Regio Esercito di acquisire un’esperienza preziosa, pur a caro prezzo, nell’impiego dei mezzi corazzati. In tal senso rappresentò comunque una tappa importante, ancorché travagliata, nello sviluppo delle forze corazzate italiane.

Principali versione del carro CV33

  • CV33: designazione ufficiale del Carro Veloce Ansaldo, armato inizialmente con una mitragliatrice aeronautica da 6.5 mm di calibro e in seguito sostituita con una Fiat 14/35 adattata per usare cartucce da 8 mm.
  • CV 33 II Serie: versione introdotta nel 1936, armata con due mitragliatrici Fiat 14/35 da 8 mm.
  • CV 35 I Serie: versione molto simile alla precedente, dotata di corazzatura con parte delle piastre imbullonate anzichè saldate.
  • CV35 II serie: uguale alla precedente con portelloni e feritoie di nuovo disegno.
  • CV38: versione dotata di nuovo treno di rotolamento e nuove sospensioni, armamento costituito da una singola mitragliatrice Breda Mod 31 da 13.2 mm di calibro. Denominata non ufficialmente L38 questa versione fu esportata in Brasile.
  • Carro d’assalto lanciafiamme (L35/lf): versione lanciafiamme, realizzata su scavi L33 II Serie e L 35 I Serie.
  • L3/r: carro radio, impiegato come carro comando.
  • L3 Zappatori: versione gettaponte.
  • L3 Carro Recupero: versione sperimentale da impiegare per il traino di veicoli danneggiati.
  • L3/Solothurn o L3/cc (controcarro): versione armata con un fucile controcarro Solothurn S-18/1000 da 20 mm, efficace contro autoblinde e carri leggeri britannici.
  • L35 Aviotrasportabile: versione sperimentata nell’avio trasporto con un Savoia Marchetti SM 82.
  • CV33 Addestramento Mitraglieri: ne venne costruito un solo esemplare, privo di motore e organi meccanici e impiegato per l’addestramento dei mitraglieri.
  • Trubia: versione sperimentale realizzata in Spagna e armata con un cannone Breda 20/65 da 20 mm.
  • L3 Trattore Leggero: versione rimasta allo stadio di progetto da impiegare per il traino di pezzi d’artiglieria.

  • Nome e tipo: Marder I
  • Anno: 1942
  • Produzione: 170
  • Motore: 

    FIAT-SPA CV3 raffreddato ad acqua a benzina da 2746cc

  • Potenza motore (hp): 43
  • Lunghezza m.: 5.38
  • Larghezza m.: 1.46
  • Altezza m.: 2
  • Peso t.: 8.2
  • Velocità su strada Km/h: 38
  • Autonomia Km.: 130
  • Armamento: 

    1 mitragliatrice da 6.5mm

  • Corazzatura max mm.: 14
  • Equipaggio: 4-5
  • Bibliografia – Riferimenti:
     
    • Bruno Benvenuti, Fulvio Miglia: Guida ai carri armati ISBN 8804177799
    • Peter Chamberlain, Chris Ellis: Tanks of the World, 1915-1945, Ed 2002 ISBN: 0304361410
     

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