Carro armato Veloce L3/35 (CV-35) - Regio Esercito italiano

Carro armato Veloce L3/35

di redazione
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Informazioni aggiuntive

Il carro armato leggero L3/35 venne progettato a partire dallo L3/33 con l’introduzione di una seria di miglioramenti, la principale consisteva nell’armamento con due mitragliatrici da 8mm che sostituivano l’unica mitragliatrice da 6.5 della L3/33.

Entrato in produzione a partire dal 1933 venne prodotto in un numero di esemplari notevole, circa 2000-2500 unità di questo tipo vennero costruite, in tutte le loro varianti e alcune vennero anche esportate. Venne infatti utilizzato in Afghanistan, Austria, Croazia, Spagna, Cina, Ungheria e persino in Bolivia e in Brasile.

Nel periodo tra le due guerre vennero impiegati nella campagne di Etiopia e nella Guerra Civile Spagnola e già su questi fronti dimostrarono la loro pochezza. In particolare tutti gli L3 avevano problemi meccanici già legati alla progettazione come l’avviamento a manovella, il pericolo di rovesciamento, le scarse doti di autonomia e protezione per non parlare dell’armamento, totalmente inadeguato per affrontare qualunque veicolo corazzato.

Nonostante questo carri di questo tipo costituivano il grosso dei mezzi corazzati italiani, almeno al momento dell’entrata in guerra e vennero impiegati fino al 1945 su molti fronti, in particolare Albania, Grecia e Libia.

Sviluppo tecnico

Il CV35 nacque come sviluppo del precedente CV33, a sua volta derivato dalla tankette britannica Carden Loyd Mk VI importata in Italia nel 1929. Dopo una prima serie di 21 CV29, la Fiat-Ansaldo realizzò nel 1933 il CV33 che fu costruito in circa 300 unità.

Nel 1935 apparve appunto la versione migliorata CV35, che pur mantenendo telaio, meccanica e impostazione del predecessore introduceva alcune significative modifiche, come la imbullonatura anziché chiodatura delle piastre corazzate e la sostituzione dell’unica mitragliatrice Fiat 35 da 6,5 mm con una coppia di Breda 38 da 8 mm. Dal 1938 i mezzi già costruiti furono ridenominati L3/33 e L3/35, dove “L” stava per “Leggero”.

Nel 1938 fu avviata la produzione dell’ultima versione, il CV38 o L3/38, che mantenendo invariata la struttura introduceva le sospensioni a barra di torsione al posto delle balestre semiellittiche e una singola mitragliatrice Breda M38 da 13,2 mm. Almeno 12 L3/35 furono ricostruiti con tali modifiche tra il 1943 e il 1944.

Estremamente compatto e leggero (solo 3,2 tonnellate), il CV35 era lungo 3,17 m, largo 1,4 m e alto 1,3 m. Lo scafo era costituito da piastre corazzate imbullonate spesse da 6 a 14 mm. L’equipaggio di due uomini, pilota a destra e capocarro/mitragliere a sinistra, trovava posto in un unico vano di combattimento, con il motore SPA 18 VT 4 cilindri da 43 CV posizionato posteriormente. Il treno di rotolamento contava due carrelli a balestra con due ruote portanti ciascuno, più una ruota di rinvio e una motrice. I cingoli erano inizialmente in acciaio con guide centrali in gomma, poi completamente metallici.

Impiego operativo

Entrato in servizio nel 1935, il CV35 costituì per alcuni anni l’ossatura delle forze corazzate italiane, equipaggiando non solo i battaglioni carri leggeri delle divisioni celeri di cavalleria e bersaglieri, ma anche i plotoni corazzati di molte unità di fanteria. Negli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale, questi piccoli mezzi furono largamente esportati (circa 700 esemplari) e parteciparono ai principali conflitti degli anni ’30.

Già durante la guerra d’Etiopia (1935-36), i CV35 italiani si dimostrarono vulnerabili agli attacchi della fanteria abissina equipaggiata con fucili anticarro, come nella battaglia del Passo Uarieu. Nella guerra civile spagnola (1936-39), i CV33/35 del Corpo Truppe Volontarie soffrirono pesanti perdite contro i T-26 e BT-5 forniti ai repubblicani dall’Unione Sovietica. Le forze italiane usarono i loro carri L in gran numero per l’occupazione dell’Albania (1939).

Allo scoppio della guerra nel giugno 1940, il Regio Esercito schierava oltre 2200 CV33/35 e solo un centinaio di carri medi M11/39. Nelle prime campagne contro Francia (1940), Grecia (1940-41), Jugoslavia (1941) e in Africa Settentrionale (1940-43) emersero tutti i limiti dei piccoli tankette italiani, non solo inferiori per armamento, corazzatura e mobilità ai carri avversari, ma poco efficaci anche nel contrasto della fanteria equipaggiata con armi controcarri come i britannici Boys.

In Africa Orientale (Etiopia, Somalia) nel 1941 i pochi L3 disponibili furono rapidamente messi fuori uso da guasti e scarsità di ricambi. Anche la 1ª Divisione corazzata “Libia” in Africa Settentrionale nel 1941 perse la maggior parte dei suoi 39 L3 per l’azione nemica e le proibitive condizioni ambientali.

Sul fronte orientale il Corpo di Spedizione Italiano in Russia (CSIR) nel 1941-42 schierò due plotoni di L3/35 (14 carri) che ebbero scarso successo contro i mezzi e il clima russi, venendo presto ritirati per l’impossibilità di rifornirli. L’ultima azione significativa dei CV35 sul fronte africano fu a El Alamein nell’ottobre 1942, quando gli esemplari rimasti di carri L appoggiarono lo sganciamento delle truppe italo-tedesche.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, alcuni L3 continuarono a operare con le forze italiane cobelligeranti e della Repubblica Sociale Italiana fino alla fine del conflitto. Le forze tedesche utilizzarono a loro volta esemplari catturati per compiti di presidio e controguerriglia nei Balcani. Nel dopoguerra, gli ultimi L3 tornarono in servizio con l’Esercito Italiano per l’addestramento e con reparti di Pubblica Sicurezza per l’ordine pubblico.

Principali variante del Carro Veloce L3/35 (C.V.35)

  • L3/35 cc (controcarro): armato con un cannone Solothurn S-18/1000 da 20 mm al posto delle mitragliatrici, prodotto in pochi esemplari e impiegato in Africa Settentrionale nel 1940-42.
  • L3/35 Lf (lanciafiamme): dotato di un lanciafiamme al posto di una mitragliatrice e di un rimorchio protetto con 500 litri di liquido infiammabile. Altri 60 litri erano ospitati in un serbatoio corazzato sullo scafo. Ogni compagnia carri L aveva un plotone lanciafiamme.
  • L3/35 Passerella: carro gettaponte con un ponte smontabile da 7 metri trasportato su un rimorchio e posizionabile dagli operatori dall’interno. Pochi esemplari assegnati ai reparti corazzati a livello di Brigata.
  • L3/35 Centro Radio: carro comando dotato di una radio Marelli RF1 CA assegnata ai plotoni e alle compagnie carri L. Per i comandi di livello superiore si preferì il più spazioso Fiat L6/40.
  • Carro Veloce Recupero, un carro soccorso disarmato rimasto allo stadio di prototipo.
  • Semovente L3 da 47/32, un cacciacarri con cannone da 47/32 sullo scafo, di cui fu costruito almeno un esemplare non avviato alla serie.
  • Carro L3 del 1937: fu un prototipo con torretta girevole armata di cannone da 20 mm, realizzato in un solo esemplare.

  • Nome e tipo: Marder I
  • Anno: 1942
  • Produzione: 170
  • Motore: 

    FIAT-SPA CV3 raffreddato ad acqua a benzina da 2746cc

  • Potenza motore (hp): 43
  • Lunghezza m.: 5.38
  • Larghezza m.: 1.42
  • Altezza m.: 2
  • Peso t.: 8.2
  • Velocità su strada Km/h: 38
  • Autonomia Km.: 125
  • Armamento: 

    2 mitragliatrici da 8mm

  • Corazzatura max mm.: 15.5
  • Equipaggio: 4-5
  • Bibliografia – Riferimenti:
     
    • Bruno Benvenuti, Fulvio Miglia: Guida ai carri armati ISBN 8804177799
    • Carro Veloce L3/35 (CV-35) su Tank Afv
     

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