Durante la guerra i sovietici non dimostrarono un grande interesse per i quadrimotori da bombardamento strategico, e infatti il Pe-8, l’unico aereo di questo tipo messo in campo durante la guerra non fu una macchina dalle caratteristiche eccezionali. La maggior parte dei problemi riguardavano i motori e non vennero mai completamente risolti nel corso della breve carriera operativa dell’aereo.
Questo non tanto perchè Stalin sottovalutasse la possibilità di colpire la macchina bellica tedesca direttamente nelle fabbriche, ma perchè in un certo senso la vera forza da bombardamento strategico sovietica era il Bomber Command inglese, così come il vero esercito britannico era l’Armata Rossa.
Quando la Germania attaccò di sorpresa l’Unione Sovietica questa si trovò dalla parte degli alleati ed ebbe tutto il sostegno di questi; a partire dal 1941 non soltanto partirono convogli di rifornimenti dalla Gran Bretagna diretti in Russia, ma iniziò anche una fase in cui gli alleati sostenevano una strategia comune. Non mancarono i disaccordi ma la cosa, sia pure per un tempo effimero, funzionò.
Il Petlyakov Pe-8 fu un bombardiere strategico quadrimotore ad ala media progettato e costruito in Unione Sovietica nella seconda metà degli anni ’30. Sviluppato per sostituire l’anziano Tupolev TB-3, all’epoca in dotazione alle Sovetskie Voenno-vozdušnye sily (VVS), l’aeronautica militare sovietica, il Pe-8 rappresentò il culmine degli sforzi dell’URSS per dotarsi di un bombardiere pesante moderno in grado di colpire in profondità le retrovie nemiche. Nonostante le indubbie qualità del progetto, una serie di fattori, dalla carenza di materie prime all’inaffidabilità dei motori disponibili, ne ostacolarono lo sviluppo e la produzione in serie, limitandone l’impatto durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il Pe-8 era un aereo di grandi dimensioni, dotato di buona autonomia e capacità carico, ma i continui tentativi di migliorarne le prestazioni finirono con l’essere controproducenti, tanto che non venne mai costruita una versione definitiva.
Il Petlyakov Pe-8 è un quadrimotore monoplano a carrello retrattile e costruzione interamente metallico. A seconda delle versioni i propulsori installati sono radiali, in linea o diesel. In totale vennero costruiti 93 esemplari dell’aereo.

Origini e sviluppo
La genesi del futuro Pe-8 risale al luglio 1934, quando le VVS emisero una specifica per la realizzazione di un nuovo bombardiere strategico in grado di trasportare un carico bellico di 2.000 kg alla distanza di 4.500 km, con una velocità massima superiore ai 440 km/h e una tangenza pratica di 10.000 metri. Si trattava di requisiti estremamente ambiziosi per l’epoca, basti pensare che il precedente TB-3 faticava a raggiungerne la metà. La sfida venne raccolta dall’OKB diretto da Andrej Nikolaevič Tupolev che affidò il progetto, designato ANT-42, a un gruppo di lavoro guidato da Vladimir Michajlovič Petlyakov.
La configurazione adottata era quella di un monoplano interamente metallico ad ala media, con struttura in duralluminio. La fusoliera presentava una sezione ovale che costringeva i due piloti a sedere in tandem spostati sulla sinistra. Una particolarità dei primi progetti era la presenza di un quinto motore all’interno della fusoliera con funzione di motocompressore per sovralimentare i propulsori principali, una soluzione che venne tuttavia presto abbandonata.
L’armamento difensivo era particolarmente curato e si basava su torrette dorsali, ventrali e caudale dotate di cannoni ShVAK da 20 mm e mitragliatrici ShKAS da 7,62 mm. Le gondole dei motori interni alloggiavano altresì un cannone ShVAK ciascuna per la difesa del settore di coda. Gli ampi vani bombe ricavati nella parte centrale della fusoliera potevano ospitare fino a 4.000 kg di ordigni, a cui se ne aggiungevano altri 1.000 kg trasportabili su rastrelliere subalari.
Il primo prototipo del Pe-8, ancora privo dell’armamento, venne portato in volo per la prima volta il 27 dicembre 1936 dal pilota collaudatore Michail Gromov. Le prove di accettazione dello stato evidenziarono diversi problemi, in particolare alla stabilità, al raffreddamento dei motori e all’aerodinamica, che richiesero consistenti modifiche alle gondole, agli impennaggi e all’impianto di raffreddamento.
La costruzione del secondo prototipo, più vicino alla configurazione di serie, subì notevoli ritardi a causa dell’arresto di Tupolev e Petlyakov durante le Grandi Purghe staliniane del 1937. L’aereo riuscì a spiccare il primo volo solo il 26 luglio 1938, incorporando gli insegnamenti ricavati dal primo esemplare oltre a numerosi affinamenti come l’allargamento della fusoliera, il ridisegno del carrello, l’adozione di serbatoi di carburante supplementari e il potenziamento dell’armamento offensivo e difensivo.
Produzione
Benché gli impianti per la produzione in serie del Pe-8 fossero pronti sin dal 1937, il suo effettivo avvio slittò al 1939 a causa di molteplici intoppi. La carenza di materie prime strategiche, la scarsità di manodopera specializzata e soprattutto la mancanza di motori affidabili ostacolarono pesantemente le prime fasi della vita operativa del quadrimotore.
Il Pe-8 venne inizialmente equipaggiato con i motori diesel AM-34FRN e AM-34FRNV che, pur garantendo un’autonomia elevata, si dimostrarono estremamente inaffidabili. Vennero presto rimpiazzati dai più potenti AM-35 con cui vennero realizzati 18 esemplari entro la fine del 1940. Anche questi propulsori non diedero i risultati sperati e vennero valutate alternative come i diesel Charomskij M-40 e gli sperimentali Charomskij ACh-30 che equipaggiarono alcuni esemplari nel 1941.
Solo dal tardo 1942 il Pe-8 ricevette un’adeguata motorizzazione grazie all’introduzione dei radiali Shvetsov ASh-82 da 1.850 hp. Ciò comportò la perdita delle mitragliatrici sulle gondole dei motori interni, non più compatibili con i nuovi scarichi, ma permise di raggiungere un’autonomia paragonabile a quella delle versioni diesel con un’affidabilità di gran lunga superiore che si tradusse in una maggiore disponibilità al fronte.
Complessivamente vennero assemblati 93 esemplari di Pe-8, un numero esiguo se comparato agli standard delle forze aeree alleate e tedesche, ma che rappresentò comunque un importante sforzo produttivo per l’industria aeronautica sovietica del periodo. Tra le versioni realizzate vi furono anche alcuni Pe-8ON (Osobovo Naznačenija) configurati come trasporti VIP per alti ufficiali e funzionari di stato.
Impiego operativo
L’entrata in servizio del Pe-8 fu tutt’altro che facile. Al momento dell’invasione tedesca dell’URSS nel giugno 1941, solo il 14° Reggimento Bombardieri Pesanti (Tjažëlyj Bombardirovočnyj Aviacionnyj Polk, TBAP) schierava il nuovo bombardiere ma non era ancora pronto al combattimento. Due dei nove velivoli in organico vennero distrutti al suolo dalla Luftwaffe prima che il reggimento venisse trasferito nelle retrovie, lontano dalla portata dei caccia tedeschi.
Su ordine diretto di Stalin, che intendeva rispondere colpo su colpo ai bombardamenti sul territorio sovietico, il reggimento venne rapidamente ricostituito e ridenominato 412° TBAP con l’obiettivo di colpire obiettivi nell’Europa occupata dai tedeschi. Nella notte del 10 agosto 1941 otto Pe-8 della neo-costituita unità, scortati da alcuni Yermolayev Yer-2, decollarono in direzione di Berlino. Solo quattro bombardieri raggiunsero la capitale nemica o la sua periferia, due rientrarono alla base e gli altri atterrarono fuori rotta.
Fu un battesimo del fuoco particolarmente duro per il Pe-8. Nel solo mese di agosto il reggimento perse ben 14 velivoli, di cui la metà per noie ai motori. Solo l’arrivo di nuovi esemplari dalla fabbrica consentì all’unità di continuare le sue missioni di bombardamento notturno contro città occupate dai tedeschi come Königsberg, Danzica e Riga oltre a obiettivi di rilevanza strategica come nodi ferroviari e aeroporti.
Il 3 dicembre 1941 il reggimento venne ridenominato 746° Reggimento Autonomo d’Aviazione a Lungo Raggio (Otdel’nyj aviacinnyj polk Dal’nego Dejstvija, OAPDD). In primavera un Pe-8 opportunamente modificato venne impiegato per una delicata missione diplomatica, trasportando il ministro degli esteri Molotov in gran Bretagna e Stati Uniti e ritorno per discutere dell’apertura di un secondo fronte in Europa. Durante il viaggio di ritorno, compiuto sorvolando i cieli controllati dalla Luftwaffe, non si verificò alcun incidente.
Allarmata dall’attività dei Pe-8, la Luftwaffe trasferì sul fronte orientale la 4. Staffel del Nachtjagdgeschwader 5 (IV./NJG 5) equipaggiata con Junkers Ju 88 e Dornier Do 217 appositamente modificati per la caccia notturna. Grazie al crescente impiego del radar, i nuovi intercettori inflissero perdite sempre più severe ai Pe-8, che divennero bersagli prioritari. In una singola notte il comandante dell’unità, Heinrich zu Sayn-Wittgenstein, rivendicò l’abbattimento di tre quadrimotori sovietici.
Nonostante le perdite, il 746° OAPDD continuò stoicamente le sue missioni, venendo insignito il 18 settembre 1943 del titolo di 25° Reggimento delle Guardie (Gvardejskij Aviacionnyj Polk, GAPDD) in riconoscimento del suo valore. Tra i suoi obiettivi figurarono installazioni militari di Helsinki, Tallinn e Pskov oltre al martoriato nodo ferroviario di Gomel, colpito ripetutamente.
Nel 1944 il tasso di perdite del Pe-8 era ormai salito a un aereo ogni 46 missioni, contro uno ogni 103 del 1942. Benché gli impianti di Kazan’ continuassero a sfornare nuovi esemplari, le forze combattenti si assottigliarono inesorabilmente. Dopo 276 sortite effettuate in quell’anno, con l’ultima incursione registrata tra il 1° e il 2 agosto, la carriera operativa del Pe-8 giunse al termine.
Nel dopoguerra i Pe-8 superstiti ebbero una seconda vita come banchi prova volanti per lo sviluppo di motori, sistemi d’arma e perfino come traino bersagli per il missile aria-aria Grushin K-5. Sei esemplari opportunamente modificati e ridipinti in arancione vennero assegnati all’Aeroflot per compiti di esplorazione artica. Nel 1954 uno di essi atterrò con successo al Polo Nord, mentre altri vennero impiegati fino alla fine degli anni ’50 per rifornire le stazioni scientifiche e meteorologiche alla deriva sui ghiacci.

Eredità
Benché realizzato in un numero di esemplari relativamente modesto e penalizzato da molteplici fattori, il Petlyakov Pe-8 rappresentò l’apice dello sviluppo dei bombardieri strategici sovietici della Seconda Guerra Mondiale. Nonostante la perdita del suo principale ideatore, vittima delle purghe staliniane, il Pe-8 dimostrò indubbie qualità che gli permisero di adempiere a missioni di bombardamento a lungo raggio che nessun altro velivolo sovietico dell’epoca era in grado di effettuare.
Gli equipaggi dei Pe-8 compirono numerose azioni contro obiettivi di grande rilevanza strategica, accettando perdite gravose pur di portare le loro bombe su bersagli di alto valore simbolico come la stessa capitale nemica e infliggendo comunque danni non trascurabili al tessuto industriale e logistico del Terzo Reich.
Il Pe-8 fu certamente un bombardiere imperfetto, nato e impiegato in un contesto storico ed economico estremamente sfavorevole, che lo pose in una condizione di costante inferiorità numerica e tecnologica rispetto agli omologhi delle altre potenze coinvolte nel conflitto. Ciò nonostante, al pari di altri velivoli simbolo della Voenno-vozdušnye sily come lo Šturmovik Il-2 o il caccia Yak-3, contribuì con le sue missioni a erodere il potenziale bellico della Germania nazista, preparando il terreno per la vittoria finale dell’Unione Sovietica.
Principali varianti del Petlyakov Pe-8
- TB-7: designazione iniziale dell’aereo
- Pe-8: denominazione usata anche per onorare il progettista, Vladimir Petlyakov, morto in un incidente aereo nel 1942.
Informazioni aggiuntive
- Nazione: URSS
- Modello: Petlyakov Pe-8
- Costruttore: Industrie di Stato
- Tipo: Bombardamento
- Motore:
4 Mikulin Am.35A a 12 cilindri a V, raffreddati a liquido, da 1.350 HP ciascuno.
- Anno: 1940
- Apertura alare m.: 39.44
- Lunghezza m.: 22.47
- Altezza m.: 6.10
- Peso al decollo Kg.: 33.325
- Velocità massima Km/h: 438 a 7.600 m.
- Quota massima operativa m.: 9.750
- Autonomia Km: 5.445
- Armamento difensivo:
2 cannoni da 20 mm., 4 mitragliatrici
- Equipaggio: 11
- Bibliografia – Riferimenti:
- Enzo Angelucci – Paolo Matricardi: Guida agli aeroplani di tutto il mondo: la Seconda Guerra Mondiale (Mondadori) ISBN: 978-8804313823.
- Bill Gunston: The Osprey Encyclopedia of Russian Aircraft 1875–1995. Osprey, 1995. ISBN 1-85532-405-9.
- airpages.ru
- aviastar
- Aircraft Wiki