Iosif Vissarionovich Dzhugashvili, meglio noto come Joseph Stalin, è stato una delle figure più influenti e controverse del XX secolo. Nato il 18 dicembre 1878 a Gori, in Georgia, Stalin crebbe in una famiglia modesta. Suo padre, Besarion, era un calzolaio spesso disoccupato e violento; sua madre, Ketevan, una lavandaia profondamente religiosa. Nonostante le umili origini, il giovane Iosif rivelò un’intelligenza precoce e una notevole memoria.
Educato in un seminario ortodosso, Stalin venne a contatto con le idee rivoluzionarie e abbracciò il marxismo. Unendosi ai bolscevichi di Lenin, partecipò a rapine e attività sovversive, guadagnandosi una reputazione di spietato cospiratore. Arrestato più volte, trascorse anni in esilio in Siberia, dove affinò la sua ideologia e le sue tattiche.
Ascesa al potere
Dopo la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, Stalin si affermò come braccio destro di Lenin. Nominato Commissario del Popolo per le Nazionalità e Segretario Generale del Partito Comunista, costruì una solida base di potere. Alla morte di Lenin nel 1924, Stalin emerse vittorioso dalla lotta per la successione, sconfiggendo rivali come Trotsky, Zinoviev e Kamenev.
Una volta al comando, Stalin trasformò radicalmente l’Unione Sovietica. Lanciò un’ambiziosa industrializzazione forzata, con piani quinquennali che enfatizzavano la produzione di acciaio, carbone, elettricità e macchinari pesanti. Giganteschi progetti come la ferrovia Transiberiana e la diga di Dneprostroj simboleggiavano la potenza della nuova URSS.
In agricoltura, Stalin impose la collettivizzazione delle terre, espropriando milioni di contadini. I “kulaki”, etichettati come nemici di classe, furono deportati o eliminati. La collettivizzazione sconvolse la produzione agricola, causando carestie come l’Holodomor in Ucraina (1932-1933), che provocò milioni di morti tra la popolazione affamata.
Le purghe e il terrore
Per sradicare ogni opposizione, reale o percepita, Stalin scatenò il Grande Terrore. Tra il 1936 e il 1938, milioni di persone furono arrestate, torturate, giustiziate o inviate nei gulag, i famigerati campi di lavoro. Le vittime includevano vecchi bolscevichi, ufficiali dell’Armata Rossa, intellettuali, minoranze etniche. I celebri “Processi di Mosca” eliminarono ex compagni di Stalin come Kamenev, Zinoviev e Bukharin, accusati di fantomatici complotti.
Sul fronte internazionale, Stalin promosse l’idea del “socialismo in un solo paese”, concentrandosi sul consolidamento interno piuttosto che sulla rivoluzione mondiale. Firmò patti di non aggressione con la Germania nazista, come il famigerato accordo Molotov-Ribbentrop del 1939, che di fatto diede il via libera a Hitler per invadere la Polonia e scatenare la Seconda Guerra Mondiale.
La Seconda Guerra Mondiale
L’attacco tedesco all’URSS del giugno 1941, nonostante i ripetuti avvertimenti dell’intelligence, colse Stalin completamente di sorpresa. Nei primi mesi, la Wehrmacht travolse le difese sovietiche, avanzando in profondità nel territorio nemico. Stalin reagì con fermezza: assunse il controllo diretto dell’Armata Rossa e ordinò la mobilitazione totale della popolazione.
La battaglia di Stalingrado (1942-1943) segnò la svolta del conflitto sul fronte orientale. Dopo mesi di scontri sanguinosi, i sovietici accerchiarono e distrussero la 6ª Armata tedesca. Da quel momento, l’Armata Rossa passò all’offensiva, liberando i territori occupati e avanzando inesorabilmente verso Berlino. Il 9 maggio 1945, la bandiera rossa con falce e martello fu issata sul Reichstag: la Germania nazista era sconfitta.
La Grande Guerra Patriottica, come fu chiamata in URSS, aveva mietuto oltre 27 milioni di vittime sovietiche. Intere città erano state rase al suolo, l’economia era in ginocchio. Eppure Stalin emergeva trionfante, l’URSS era ora una superpotenza con una vasta sfera di influenza in Europa orientale. Il leader sovietico fu celebrato come il “Generalissimo” che aveva salvato la patria socialista.
Nel dopoguerra, Stalin governò l’URSS con pugno di ferro. Lanciò la ricostruzione del paese, enfatizzando l’industria pesante e gli armamenti. Sviluppò rapidamente la bomba atomica sovietica, dando il via alla corsa agli armamenti nucleari con gli Stati Uniti. All’interno, riprese le repressioni contro i “nemici del popolo”, come nel caso del”complotto dei medici” antisemiti del 1953.
La morte
Negli ultimi anni, la salute di Stalin peggiorò notevolmente. Affetto da arteriosclerosi cerebrale e forse da una forma di paranoia, divenne sempre più sospettoso e isolato. Continuò tuttavia a proiettare un’immagine di onnipotente “uomo d’acciaio”, circondato da un pervasivo culto della personalità. I suoi ritratti dominavano ogni angolo dell’Unione Sovietica.
La morte colse Stalin il 5 marzo 1953, per un ictus nella sua dacia di Kuntsevo. L’URSS piombò nel lutto: folle oceaniche si accalcarono per rendere omaggio alla salma esposta. I funerali videro sfilare tutti i maggiori leader del paese e del blocco socialista. Dietro le quinte, i potenziali successori come Malenkov, Beria e Khrushchev già tramavano per raccoglierne l’eredità.
L’eredità di Stalin
La figura di Stalin rimane una delle più controverse del XX secolo. I suoi ammiratori ne esaltano il ruolo di inflessibile costruttore del socialismo, di difensore della patria contro il nazismo. I detrattori ne evidenziano la brutalità, le repressioni di massa, le purghe sanguinose. Dopo la destalinizzazione avviata da Khrushchev nel 1956, il “culto di Stalin” fu smantellato e i suoi resti rimossi dal Mausoleo di Lenin sulla Piazza Rossa.
Oggi in Russia vi sono ancora sacche di nostalgia per l’era staliniana, vista come un periodo di ordine e potenza imperiale. In Georgia, sua terra natale, Stalin è celebrato da alcuni come eroe nazionale. Ma per molti, dentro e fuori i confini dell’ex URSS, il suo nome resta sinonimo di dittatura spietata, di abuso del potere, di sofferenze indicibili inflitte in nome di un’ideologia.
L’eredità di Stalin continua a proiettare la sua ombra sull’Unione Sovietica e sugli stati che ne hanno raccolto l’eredità. Le ferite del suo regno di terrore sono ancora aperte, i traumi non del tutto superati. La sua figura giganteggia nella storia del Novecento, incarnandone le tragedie e i dilemmi. Stalin: un despota sanguinario o un leader visionario? Un modernizzatore spietato o un criminale di massa? Il dibattito resta aperto.
Ciò che è certo è l’impatto indelebile che Joseph Stalin ha avuto sulla storia mondiale. Ha plasmato il volto dell’URSS, l’ha guidata attraverso la prova titanica della Seconda Guerra Mondiale. Ha gettato le basi della Guerra Fredda e della corsa agli armamenti nucleari. Ha influenzato il destino di milioni di esseri umani, nel bene e nel male. A quasi 70 anni dalla morte, il dittatore georgiano continua a dividere e inquietare.
Per comprendere appieno il “secolo breve”, non si può prescindere dallo studio di Stalin. La sua parabola, dalla nascita oscura all’apoteosi del potere, è un prisma attraverso cui leggere le convulsioni di un’epoca. Tiranno spietato o leader carismatico? Padre della patria o sterminatore del suo popolo? L’enigma Stalin continua ad affascinare e turbare le coscienze. Un uomo, un simbolo, un monito perenne sui rischi dell’assolutismo e della ragion di stato elevata a dogma.
Mentre le statue di Stalin vengono abbattute e le sue effigi rimosse, la sua eredità continua a persistere nell’immaginario collettivo. Un’eredità fatta di luci e ombre, di progresso e oppressione, di vittorie e atrocità. Stalin: un nome che echeggia nella storia, un’ombra che si proietta sul presente. Un dittatore che ha cambiato il mondo, nel bene e nel male, con la forza di una tempesta d’acciaio.
Informazioni aggiuntive
- Data di nascita: 18 Dicembre 1878
- Data morte: 5 Marzo 1953
- Nazione: URSS
- Tipo: Politico
- Forza armata:
- Grado:
- Bibliografia – Riferimenti: