I G4M erano identificati come “Betty” nel codice alleato, volarono dal primo all’ultimo giorno di guerra, ovunque fossero i giapponesi. Le prestazioni, particolarmente l’autonomia, erano brillanti e colsero di sorpresa gli alleati; tuttavia a causa della consueta allergia dei giapponesi per ogni tipo di protezione passiva, anche la più elementare corazzatura per il pilota o i serbatoi autostagnanti, l’aereo era particolarmente vulnerabile, tanto che i piloti alleati lo avevano soprannominato sigaro volante.
Il Mitsubishi G4M è un bimotore monoplano ad ala media, carrello retrattile e motori raffreddati ad aria.
Conosciuto ufficialmente come Mitsubishi Navy Type 1 attack bomber (一式陸上攻撃機, Ichishiki rikujō kōgeki ki), il G4M ricevette dagli Alleati il nome in codice “Betty“, mentre i piloti della Marina Imperiale Giapponese lo soprannominarono Hamaki (葉巻), che significa “sigaro”, riferendosi alla forma cilindrica della fusoliera. Tuttavia, questo stesso soprannome avrebbe assunto presto connotazioni sinistre, poiché l’aereo mostrava una preoccupante tendenza a incendiarsi dopo essere stato colpito.
Progetto e Design
La storia del G4M inizia nel 1937, appena due mesi dopo l’entrata in servizio del suo predecessore, il Mitsubishi G3M, durante le operazioni in Cina. La Marina Imperiale Giapponese, già consapevole dei limiti del G3M, emanò specifiche tecniche che all’epoca apparivano quasi irrealizzabili: un bombardiere bimotore terrestre capace di raggiungere una velocità massima di 398 chilometri orari, operare a una quota di crociera di 3.000 metri e, soprattutto, possedere un’autonomia di 4.722 chilometri senza carico bellico e di 3.700 chilometri trasportando un siluro da 800 chilogrammi o un equivalente carico di bombe.
Queste specifiche rappresentavano un salto tecnologico considerevole per l’epoca. La richiesta di un’autonomia così estesa nasceva dalla strategia navale giapponese, che prevedeva operazioni offensive a vasto raggio nel Pacifico, dove le distanze tra le basi e gli obiettivi potevano essere enormi. Il team di progettazione guidato da Kiro Honjo si trovò di fronte a una sfida ingegneristica che avrebbe definito non solo le caratteristiche dell’aereo, ma anche il suo tragico destino operativo.
Caratteristiche
Per rispettare le stringenti specifiche della Marina, Honjo e il suo team adottarono una filosofia progettuale radicale: eliminare ogni peso superfluo per massimizzare l’autonomia e le prestazioni. Questa decisione comportò l’esclusione di elementi che negli aeromobili occidentali erano considerati standard: i serbatoi autosigillanti e la corazzatura per la protezione dell’equipaggio.
La struttura del G4M fu progettata con criteri di leggerezza estrema, utilizzando tecniche costruttive che privilegiavano l’efficienza aerodinamica e la capacità di carburante. I serbatoi, integrati nella struttura alare, occupavano gran parte dello spazio interno delle ali, garantendo l’autonomia richiesta ma creando una vulnerabilità critica. L’assenza di sistemi autosigillanti significava che qualsiasi proiettile che perforasse i serbatoi avrebbe causato perdite di carburante e, molto probabilmente, un incendio devastante.
La protezione dell’equipaggio fu sacrificata sull’altare delle prestazioni. Nessuna piastra corazzata proteggeva i membri dell’equipaggio, e i punti vitali dell’aereo rimanevano esposti al fuoco nemico. Questa scelta progettuale, condivisa con il contemporaneo caccia A6M Zero, rifletteva una mentalità che privilegiava l’offensiva pura rispetto alla sopravvivenza, coerente con la dottrina militare giapponese dell’epoca.
Armamento
Consapevoli delle carenze difensive del G3M contro gli attacchi dei caccia nemici, i progettisti del G4M implementarono un sistema di armamento difensivo più robusto. L’aereo era equipaggiato con mitragliatrici da 7,7 millimetri posizionate nel muso, sulla parte superiore della fusoliera e sui fianchi, mentre la postazione di coda montava un cannone da 20 millimetri.
Il cannone posteriore da 20 millimetri rappresentava un armamento difensivo eccezionalmente pesante per l’epoca, superiore a quello comunemente installato sui bombardieri di entrambi gli schieramenti. Questa caratteristica rendeva particolarmente pericolosi gli attacchi dalla coda, costringendo i caccia alleati a sviluppare tattiche specifiche per aggirare questa minaccia.
Dal punto di vista offensivo, il G4M poteva trasportare un siluro o un carico di bombe equivalente, rendendolo versatile sia negli attacchi contro obiettivi navali che terrestri. La precisione negli attacchi con siluro richiedeva un addestramento specifico, con avvicinamenti a quote inferiori ai 10 metri e tecniche di navigazione oceanica a lungo raggio per intercettare bersagli navali in movimento.
Impiego operativo
Il 23 ottobre 1939, il pilota collaudatore Katsuzo Shima portò in volo per la prima volta il prototipo del G4M. L’aereo aveva raggiunto l’aeroporto di Kagamigahara, 48 chilometri a nord dello stabilimento Mitsubishi di Nagoya, smontato e trasportato su cinque carri trainati da buoi, una scena che contrastava fortemente con l’avanzata tecnologia dell’aeromobile.
Nonostante i test iniziali fossero promettenti, la Marina inizialmente accantonò il progetto G4M per concentrarsi sulla variante G6M1, un caccia pesante da scorta a lungo raggio. Quando divenne evidente che il G6M1 non soddisfaceva le aspettative nel ruolo di scorta, la produzione del G4M1 fu finalmente autorizzata.
Il primo esemplare di produzione fu completato nell’aprile 1941, e la produzione continuò ininterrottamente fino alla fine della guerra. In totale, furono prodotti 2.435 esemplari di tutte le varianti, rendendo il G4M il bombardiere giapponese più numeroso della Seconda Guerra Mondiale.
Il G4M fece il suo debutto operativo il 13 settembre 1940 in Cina continentale, quando 27 “Betty” del 1st Rengo Kōkūtai, accompagnati da ricognitori Mitsubishi C5M, partirono da Taipei, Omura e Jeju City per attaccare Hankow. L’operazione, condotta con la scorta di 13 caccia A6M Zero del 12th Kōkūtai guidati dal tenente della Marina Imperiale Saburo Shindo, dimostrò immediatamente le potenzialità del nuovo bombardiere.
Tuttavia, fu con l’inizio delle operazioni nel Pacifico che il G4M rivelò appieno le sue capacità. L’8 dicembre 1941, G4M basati a Formosa bombardarono la base aerea americana di Clark Field nelle Filippine, inaugurando l’offensiva giapponese nel teatro del Pacifico sudoccidentale. Questo attacco, condotto da 107 G4M appartenenti al 1st Kōkūtai e al Kanoya Kōkūtai del 21st Koku Sentai, attraversò lo stretto di Luzon in una delle più audaci operazioni a lungo raggio dell’epoca.
Attacco alla Forza Z
L’episodio che consacrò definitivamente la reputazione del G4M fu l’affondamento delle navi da battaglia britanniche HMS Prince of Wales e HMS Repulse il 10 dicembre 1941 al largo delle coste orientali della Malesia. Questa operazione, condotta congiuntamente da G4M e dai più vecchi G3M “Nell”, segnò un momento di svolta nella guerra navale.
I G4M, operando come siluranti, attaccarono le navi britanniche mentre i G3M conducevano bombardamenti ad alta quota. Gli equipaggi provenivano dai Kanoya Air Group, Genzan Air Group e Mihoro Air Group, tutti addestrati specificamente per gli attacchi con siluro a bassissima quota e per la navigazione oceanica a lungo raggio.
L’affondamento di Prince of Wales e Repulse rappresentò la prima volta nella storia che navi capitali in movimento in acque aperte furono affondate esclusivamente da attacchi aerei. Questo successo dimostrò non solo l’efficacia del G4M come silurante, ma anche la validità della dottrina giapponese del potere aereo navale.
1942
Nel primo anno di guerra, il G4M sembrava incarnare perfettamente le ambizioni strategiche giapponesi. La sua eccezionale autonomia permetteva attacchi da qualsiasi direzione, spesso cogliendo di sorpresa le difese alleate. La velocità elevata consentiva di colpire e sparire prima che i caccia intercettori potessero intervenire efficacemente. Il cannone da 20 millimetri in coda rendeva pericolosi gli attacchi dalla parte posteriore.
Contro obiettivi terrestri fissi come depositi di rifornimenti, porti o aeroporti, il G4M si dimostrò particolarmente efficace. La sua capacità di operare a quote medio-alte lo rendeva difficile da intercettare, mentre la potenza di fuoco gli permetteva di infliggere danni considerevoli. Durante la battaglia di Rennell Island, tre dei quattro G4M sopravvissuti del 751st Kōkūtai riuscirono a rientrare alla base nonostante volassero con un solo motore, dimostrando la robustezza strutturale dell’aereo quando non veniva colpito nei serbatoi.
Tuttavia, la mancanza di protezione iniziò presto a rivelarsi un handicap fatale. I piloti alleati impararono rapidamente a sfruttare questa vulnerabilità, coniando soprannomi sarcastici come “The Flying Lighter” (l’accendino volante), “The One-Shot Lighter” (l’accendino a colpo singolo) e “The Flying Zippo” (lo Zippo volante), riferendosi alla tendenza dell’aereo a incendiarsi dopo pochi colpi ai serbatoi alari.
Guadalcanal
La campagna di Guadalcanal, durata sei mesi tra il 1942 e il 1943, segnò l’inizio del declino del G4M come arma strategica efficace. Durante questa operazione, più di 100 G4M1 e i loro equipaggi furono perduti senza possibilità di sostituzione, rappresentando un salasso insostenibile per la già limitata aviazione navale giapponese.
L’8 agosto 1942, durante il secondo giorno degli sbarchi americani a Guadalcanal, 23 G4M1 armati di siluri attaccarono le navi americane a Lunga Point. Nonostante il coraggio degli equipaggi, l’attacco si trasformò in una carneficina: 18 dei 23 bombardieri furono abbattuti dai caccia imbarcati F4F Wildcat e dal fuoco antiaereo, con la perdita di tutti i 18 equipaggi, circa 120 aviatori.
La battaglia di Rennell Island, combattuta il 29 e 30 gennaio 1943, confermò la vulnerabilità del G4M. Durante gli attacchi notturni con siluri, 10 dei 43 G4M1 partecipanti furono abbattuti esclusivamente dal fuoco antiaereo americano, causando la morte di circa 70 aviatori giapponesi, incluso il comandante Higai.
La Morte di Yamamoto
L’episodio più famoso che coinvolse un G4M durante la guerra fu l’Operazione Vengeance del 18 aprile 1943, che portò alla morte dell’ammiraglio Isoroku Yamamoto. Sedici P-38 Lightning del 339th Fighter Squadron del 347th Fighter Group della Thirteenth Air Force intercettarono due G4M1 del 705th Kōkūtai in volo verso le isole Salomone.
Il G4M1 con codice di coda T1-323 che trasportava Yamamoto fu abbattuto nella giungla di Bougainville, mentre il secondo aereo, che trasportava il vice ammiraglio Matome Ugaki, precipitò in mare. Ugaki sopravvisse, ma la perdita di Yamamoto rappresentò un colpo devastante per il morale giapponese e privò la Marina Imperiale del suo più brillante stratega navale.
Ultime Varianti
Con il progredire della guerra e l’aumento dell’opposizione dei caccia alleati, divenne evidente che le carenze originali del G4M non potevano essere più tollerate. La Mitsubishi sviluppò le varianti G4M2 e G4M3, che introducevano finalmente serbatoi autosigillanti, protezione corazzata per l’equipaggio e armamento difensivo migliorato.
Tuttavia, questi miglioramenti arrivarono troppo tardi per invertire le sorti del conflitto. Il G4M2, pur essendo superiore al modello originale, non riuscì a eliminare completamente la vulnerabilità dell’aereo. Il G4M3, la versione più avanzata, entrò in servizio solo negli ultimi mesi della guerra con appena 91 esemplari prodotti.
Vettore dell’Ohka
Negli ultimi anni della guerra, il G4M trovò un nuovo e sinistro impiego come aereo madre per lo Yokosuka MXY-7 Ohka, un’arma suicida guidata progettata specificamente per attacchi navali. Questi attacchi, iniziati il 21 marzo 1945, si rivelarono disastrosi a causa della schiacciante superiorità aerea alleata.
I G4M modificati per trasportare l’Ohka (modello 24j) erano ancora più vulnerabili a causa del peso aggiuntivo e delle limitazioni di manovra imposte dal carico. L’opposizione dei caccia alleati rese questi attacchi quasi suicidi anche per gli aerei madre, decimando ulteriormente le già esigue file dell’aviazione navale giapponese.
Operazioni Finali
Dopo la perdita di Okinawa, i G4M costituivano ancora l’arma principale della forza bombardieri terrestri della Marina giapponese, distribuiti in venti Kōkūtai. Tra novembre 1944 e gennaio 1945, parteciparono agli attacchi aerei giapponesi sulle isole Marianne, mentre piani per utilizzare G4M convertiti per far sbarcare commandos sulle isole furono sviluppati a metà del 1945 e cancellati solo alla fine della guerra.
Il ruolo finale del G4M nella guerra fu paradossalmente pacifico. Due esemplari demilitarizzati, denominati Bataan 1 e Bataan 2, dipinti di bianco con croci verdi e scortati da caccia P-38 americani, trasportarono le prime delegazioni giapponesi per i negoziati di resa da Ie Shima verso Manila nell’agosto 1945.
Eredità
Dei 2.435 G4M prodotti, nessun esemplare è sopravvissuto in condizioni di volo. Alcuni relitti rimangono sparsi nel sud-est asiatico e nelle isole del Pacifico, testimonianze silenziose di una guerra ormai lontana. Il G4M1 modello 11 (Serial #1280) esposto al Planes of Fame Air Museum di Chino, California, rappresenta l’unico esemplare completo rimasto, recuperato dall’aeroporto di Babo in Indonesia nel 1991.
Un relitto del G4M di Yamamoto giace ancora nella giungla vicino a Panguna, sull’isola di Bougainville, accessibile previa autorizzazione dei proprietari terrieri locali. Alcuni frammenti e manufatti sono stati recuperati ed esposti nei musei di Papua Nuova Guinea, Australia e Giappone, mantenendo viva la memoria di questo episodio cruciale della guerra del Pacifico.
La Smithsonian Institution conserva la sezione anteriore della fusoliera di un G4M3 modello 34, probabilmente basato presso l’aeroporto di Oppama vicino a Yokosuka. Questo aereo faceva parte di 145 velivoli giapponesi catturati per test e valutazioni da parte della Marina americana nel dopoguerra.
Principali varianti del Mitsubishi G4M
- G4M1 prototipi: 2 prototipi costruiti con denominazione ufficiale Bombardiere da attacco Mitsubishi Tipo 1
- G4M1 Model 11: prima versione di serie con motori Mitsubishi MK4A Kasei 11 da 1.530 hp ed eliche a tre pale; entrato in servizio nell’estate 1941 Nel corso della produzione vennero introdotte significative modifiche.
- G4M1 Model 12: versione con motori Mitsubishi MK4E Kasei da 1.530 hp e diverse modifiche alla fusoliera
- G4M2 Model 22: simile al G4M1 ma dotato di motori Mitsubishi MK4P Kasei 21 da 1.800 hp, ala a flusso laminare e armamento modificato
- G4M2 Model 22 Ko: sottovariante del G4M2 armata con due cannoni Type 99 da 20mm invece delle due mitragliatrici Type 92 da 7.7mm in posizione laterale
- G4M2 Model 22 Otsu: sottovariante del G4M2 armata con quattro cannoni Type 99 da 20mm
- G4M2a Model 24: derivata dalla Model 22 con motori MK4T Kasei da 1.800 hp e portelloni del vano bombe rigonfi per aumentare la capacità di carico
- G4M2a Model 24 Ko: sottovariante della G4M2a. Configurazione di armamento simile al modello 22A
- G4M2a Model 24 Otsu: sottovariante della G4M2a. Configurazione di armamento simile al modello 22B
- G4M2a Model 24 Hei: Modello 24 Otsu modificato, con una mitragliatrice Type 2 da 13 mm montata sul naso in fronte alla cabina. (Produzione totale di G4M2a, Modelli 24A, 24A e 24C: 790 esemplari)
- G4M2b Model 25: versione sperimentale ottenuta modificando un G4M2a con motori Mitsubishi MK4T-B Kasei 25 Otsu da 1.820 hp
- G4M2c Model 26: due esemplari realizzati a partire da G4M2a modificati per utilizzare i motori Mitsubishi MK4T-B Ru Kasei 25b con turbocompressore
- G4M2d Model 27: un G4M2 modificato per usare motori Mitsubishi MK4V Kasei 27 da 1.800 hp
- G4M2e Model 24 Tei: versione modificata per il trasporto della bomba volante pilotata Yohosuka MXY-7 Ohka Model 11, ottenuta dalla conversione di G4M2a Model 24 Otsu e 24 Hei. Aveva una corazzatura supplementare per i piloti e serbatoi di carburante autostagnanti
- G4M3 Model 34: versione derivata dal G4M2 con serbatoi di carburante autosigillanti, corazzatura migliorata e compartimento per il mitragliere di coda completamente ri-disegnato (simile a quello degli ultimi B-26. Anche le ali erano di nuova progettazione e i piani orizzontali di coda avevano un angolo di diedro. Questa versione era armata con due mitragliatrici Type 92 da 7.7mm nel naso e in entrambe le postazioni laterali e un cannone Type 99 Model 1 da 20mm nella torretta dorsale e nella postazione difensiva in coda. La versione entrò in produzione nell’ottobre 1944
- G4M3 Model 34 Ko: la coppia di mitragliatrici nelle postazioni laterali era sostituita da un unico cannone Type 99 da 20mm
- G4M3a Model 34 Hei: in questa versione vennero introdotte modifiche simile a quelle del Model 24
- G4M3a Model 34 Otsu: in questa versione vennero introdotte modifiche simile a quelle del Model 24
- G4M3 Model 36: Due G4M2 Model 34 vennero modificati per utilizzare motori Mitsubishi MK4-T Kasei 25b Ru da 1.820 hp
- G6M1: modello iniziale di serie, armato con tre cannoni Type 99 da 20mm (due in una postazione ventrale e uno in coda) e una mitragliatrice Typ2 92 da 7.7mm nel muso; ne vennero costruiti 30 esemplari
- G6M1-K: versione da addestramento ottenuta dalla conversione di G6M1
- G6M1-L2: versione da trasporto, ne furono realizzati alcuni esemplari dalla trasformazione di G6M1
Informazioni aggiuntive
- Nazione: Giappone
- Modello: Mitsubishi G4M1
- Costruttore: Mitsubishi Jukogyo K.K.
- Tipo: Bombardamento
- Motore:
2 Mitsubishi MK4A Kasei 11, radiali a 14 cilindri, raffreddati ad aria, da 1.530 HP ciascuno
- Anno: 1941
- Apertura alare m.: 25.00
- Lunghezza m.: 20.00
- Altezza m.: 6.00
- Peso al decollo Kg.: 9.500
- Velocità massima Km/h: 428 a 4.200 m.
- Quota massima operativa m.: 8.840
- Autonomia Km: 6.030
- Armamento difensivo:
1 cannone da 20 mm, 4 mitragliatrici
- Equipaggio: 7
- Bibliografia – Riferimenti:
- Enzo Angelucci – Paolo Matricardi: Guida agli aeroplani di tutto il mondo: la Seconda Guerra Mondiale (Mondadori) ISBN: 978-8804313823
- Combined Fleet
- History of War
- Aviastar
- Military Factory
- Pilot Friend