Mitsubishi A7M Reppu

di redazione
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Quello del Reppu (uragano)  fu un altro progetto perseguitato dalla sfortuna, oltre che dagli errori delle autorità nipponiche.

Le prime specifiche per quello che avrebbe dovuto essere il successore dello zero furono emesse addirittura nel 1940, ma tutti i tecnici erano impegnati nella realizzazione di progetti ad alta priorità e così tutto il programma dovette essere sospeso.

Due anni dopo il progetto venne ripreso, ed il capo progettista tentò invano di convincere che le prestazioni richieste potevano essere ottenute solo adottando il potente motore Mitsubishi MK9 da 2200 Hp; i colletti bianchi della Marina insistevano per il Nakajima Homare da 2000 Hp e naturalmente l’ebbero vinta. Quando il prototipo si levò in volo fu puntualmente evidente che la potenza del motore era insufficiente.

Dopo un altra lunga trattativa il progettista ottenne la gentile concessione di seguire la sua idea, e l’aereo modificato fu in grado di soddisfare tutte le richieste.

Alla fine del ’44 si era pronti per la produzione, ma la fabbrica degli MK9 venne danneggiata prima da un terremoto e poi da un bombardamento americano. Non solo l’aereo fu pronto quando ormai il Giappone non aveva più portaerei, ma non riuscì a partecipare ad alcuna operazione.

Il Mitsubishi A7M Reppu è un monoplano monomotore ad ala bassa, carrello retrattile e motore raffreddato ad aria.

Il Mitsubishi A7M Reppū (烈風, “Uragano”) rappresenta uno dei grandi paradossi dell’aviazione militare giapponese della Seconda Guerra Mondiale. Concepito come il successore del leggendario A6M Zero, questo caccia imbarcato incarnava tutte le lezioni apprese nei combattimenti aerei del Pacifico e prometteva prestazioni superiori sotto ogni aspetto. Tuttavia, nonostante il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi prestazionali nel 1945, le limitazioni dell’industria giapponese alla fine della guerra impedirono all’A7M di entrare in produzione di massa o di essere schierato in servizio attivo. Gli Alleati, che assegnavano nomi in codice a tutti gli aerei giapponesi identificati, lo denominarono “Sam”, un nome che rimase largamente teorico dato che pochissimi piloti alleati ebbero mai l’opportunità di incontrarlo.

Origine del progetto

La storia dell’A7M iniziò verso la fine del 1940, quando la Marina Imperiale Giapponese chiese alla Mitsubishi di iniziare la progettazione di un nuovo caccia imbarcato. Il velivolo doveva soddisfare le specifiche 16-Shi, una designazione basata sul sistema degli anni di regno imperiale che indicava il 1941, anno in cui le specifiche furono formalmente emesse. Fin dall’inizio, era chiaro che questo caccia sarebbe stato il successore designato dello Zero per le operazioni dalle portaerei.

Il tempismo di questa richiesta è significativo. Nel 1940, lo Zero era appena entrato in servizio e stava già dimostrando la sua schiacciante superiorità sui caccia alleati in Cina. Tuttavia, i pianificatori navali giapponesi, con notevole lungimiranza, riconoscevano già la necessità di pensare alla prossima generazione. Questa visione strategica a lungo termine contrasta con la realtà che il Giappone avrebbe affrontato negli anni successivi.

Mitsubishi A7M2 Reppū
Mitsubishi A7M2 Reppū

Sviluppo e Design

Il progetto del successore dello Zero incontrò immediatamente ostacoli significativi. Il problema principale era l’assenza di motori ad alte prestazioni adeguati per un nuovo caccia. L’industria motoristica giapponese, pur avendo fatto notevoli progressi, non aveva ancora sviluppato propulsori che potessero fornire il salto prestazionale necessario mantenendo dimensioni e pesi accettabili per un caccia imbarcato.

Inoltre, il team di Jiro Horikoshi, il geniale progettista dello Zero, era completamente assorbito da altre priorità urgenti. Stavano affrontando i problemi iniziali di produzione dell’A6M2b, lavorando allo sviluppo dell’A6M3 (una versione migliorata dello Zero), e progettando l’intercettore 14-Shi, che sarebbe poi diventato il Mitsubishi J2M Raiden. Quest’ultimo era un intercettore basato a terra progettato specificamente per contrastare i bombardieri ad alta quota, una minaccia che il Giappone stava già anticipando.

Di fronte a queste sfide e priorità contrastanti, il lavoro sul successore dello Zero fu ufficialmente sospeso nel gennaio 1941. Questa decisione, presa pochi mesi prima di Pearl Harbor, avrebbe avuto conseguenze durature sullo sviluppo dell’aviazione navale giapponese.

Nell’aprile 1942, con lo sviluppo dell’A6M3 e dell’intercettore 14-Shi completato, la Marina Giapponese tornò a rivolgersi alla Mitsubishi e al team di Horikoshi con la richiesta di progettare il nuovo successore dello Zero. Il progetto ricevette la designazione ufficiale di Caccia Imbarcato Sperimentale della Marina 17-shi Ko (A) Tipo Reppū.

Le specifiche emesse dalla Marina nel luglio 1942 erano ambiziose e riflettevano le lezioni apprese nei primi mesi di guerra nel Pacifico. Il nuovo caccia doveva:

  • Volare a una velocità superiore a 639 km/h a una quota superiore a 6.000 metri
  • Raggiungere i 6.000 metri in meno di 6 minuti
  • Essere armato con due cannoni da 20 mm e due mitragliatrici da 13 mm
  • Mantenere la manovrabilità dell’A6M3

Queste specifiche rappresentavano un salto significativo rispetto alle capacità dello Zero e richiedevano soluzioni tecniche innovative per essere raggiunte.

Il Motore

Come nel tentativo precedente, la selezione del motore si rivelò essere il nodo cruciale del progetto. Per soddisfare le specifiche, il motore avrebbe dovuto produrre almeno 2.000 cavalli, una potenza che limitava drasticamente le opzioni disponibili.

Le scelte si ridussero a due motori, entrambi ancora in fase di sviluppo:

  • Il Nakajima NK9 (Ha-45/Homare)
  • Il Mitsubishi MK9 (Ha-43)

Entrambi questi propulsori rappresentavano evoluzioni ambiziose: erano basati su motori a 14 cilindri (rispettivamente il Nakajima Sakae e il Mitsubishi Kinsei) convertiti in configurazioni a 18 cilindri. Questa trasformazione non era semplicemente un ingrandimento, ma richiedeva riprogettazioni sostanziali per gestire le maggiori sollecitazioni termiche e meccaniche.

L’NK9 iniziale aveva una potenza inferiore ma godeva già dell’approvazione della Marina per l’uso sul bombardiere Yokosuka P1Y Ginga. Il più grande MK9 prometteva maggiore potenza ma era indietro nello sviluppo. Questa situazione creò un dilemma progettuale che avrebbe perseguitato l’intero programma.

Con l’adozione di un motore più grande e potente, il carico alare divenne una questione critica. La Marina richiedeva un carico alare massimo di 150 kg/m², ma idealmente desiderava 130 kg/m². Questa richiesta complicava ulteriormente le considerazioni progettuali.

Gli ingegneri della Mitsubishi si trovarono di fronte a un problema: con l’NK9 potevano raggiungere i 150 kg/m² di carico alare, ma la minore potenza non avrebbe permesso di soddisfare le specifiche di velocità massima. Con l’MK9, le analisi indicavano che tutti i requisiti potevano essere soddisfatti, ma la produzione di questo motore era in ritardo rispetto all’NK9.

Alla fine, la Marina Giapponese, probabilmente sotto pressione per accelerare lo sviluppo, ordinò alla Mitsubishi di utilizzare l’NK9, una decisione che avrebbe avuto conseguenze significative sulle prestazioni del prototipo.

Prototipo

Il lavoro sul 17-Shi subì ulteriori ritardi a causa delle priorità produttive delle fabbriche. La produzione dell’A6M Zero e del bombardiere medio Mitsubishi G4M aveva la precedenza assoluta, riflettendo le immediate necessità operative della Marina. Inoltre, il team di progettazione era impegnato nel continuo sviluppo di varianti dell’A6M e nella risoluzione dei problemi del Raiden.

Questi ritardi erano sintomatici di un problema più ampio nell’industria aeronautica giapponese: la tensione tra la necessità di mantenere la produzione di modelli esistenti per le esigenze immediate della guerra e l’importanza di sviluppare nuovi progetti per mantenere la superiorità tecnica. In questa competizione per risorse limitate, i progetti a lungo termine come l’A7M inevitabilmente soffrivano.

Come risultato di tutti questi ritardi, il 17-Shi, ora designato A7M1, volò ufficialmente per la prima volta il 6 maggio 1944, ben quattro anni dopo l’inizio dello sviluppo. Questo ritardo era catastrofico nel contesto della rapida evoluzione della guerra aerea nel Pacifico.

Il volo rivelò un quadro misto. L’aereo dimostrò eccellenti caratteristiche di manovra e controllabilità, confermando la validità dell’impostazione aerodinamica. Tuttavia, come gli ingegneri della Mitsubishi avevano temuto, il velivolo era sottopotenziato. La velocità massima era simile a quella dell’A6M5 Zero, un risultato profondamente deludente per un aereo che doveva rappresentare un salto generazionale.

La delusione per le prestazioni dell’A7M1 portò a una decisione drastica: il 30 luglio 1944, la Marina ordinò l’interruzione dello sviluppo. Questa decisione, presa in un momento in cui il Giappone aveva disperato bisogno di caccia superiori, sembrava segnare la fine del programma Reppū.

Tuttavia, la Mitsubishi non si arrese. L’azienda ottenne il permesso di continuare lo sviluppo utilizzando il motore Ha-43, quello che aveva sempre ritenuto più adatto al progetto. Questa persistenza si rivelò giustificata.

A7M2

Il 13 ottobre 1944, l’A7M volò con il motore Ha-43 completato. La trasformazione fu notevole. L’A7M2 raggiunse una velocità massima di 628 km/h, mentre il rateo di salita e altre aree delle prestazioni superarono finalmente quelle dello Zero. Il nuovo motore aveva liberato il potenziale del design.

L’A7M2 era anche equipaggiato con flap da combattimento automatici, una tecnologia utilizzata in precedenza sul Kawanishi N1K-J. Questi flap miglioravano significativamente la manovrabilità, estendendosi e ritraendosi automaticamente in risposta alle manovre del pilota, permettendo virate più strette senza il rischio di stallo.

Il successo dell’A7M2 convinse la Marina a cambiare idea e ad adottare ufficialmente il velivolo. Finalmente, dopo anni di sviluppo travagliato, il Giappone aveva il suo successore dello Zero.

Nel giugno 1945, l’asso Saburō Sakai, uno dei più celebri piloti di caccia giapponesi con oltre 60 vittorie accreditate, ricevette l’ordine di testare il prototipo a Nagoya. Il giudizio di Sakai era particolarmente significativo: aveva volato con lo Zero fin dai primi giorni della guerra e conosceva intimamente i suoi punti di forza e le sue debolezze.

Sakai rimase favorevolmente impressionato dall’A7M2. Per un pilota della sua esperienza, abituato a spremere ogni oncia di prestazione dallo Zero, il Reppū rappresentava tutto ciò che un pilota di caccia poteva desiderare: velocità superiore, migliore rateo di salita, armamento più potente, il tutto mantenendo l’agilità che era il marchio di fabbrica dei caccia giapponesi.

Vista laterale del Mitsubishi A7M2 Reppū
Vista laterale del Mitsubishi A7M2 Reppū

Epilogo

Il successo tecnico dell’A7M2 arrivò troppo tardi. Nel 1945, l’industria aeronautica giapponese era prostrata dai bombardamenti, dalla carenza di materiali strategici e dalla perdita di manodopera qualificata. Le fabbriche che avrebbero dovuto produrre il Reppū erano danneggiate o distrutte, le linee di rifornimento interrotte, e il carburante per l’addestramento dei piloti praticamente inesistente.

L’A7M non entrò mai in produzione di massa né fu schierato per il servizio attivo. Non vide mai combattimento, rimanendo confinato al regno delle possibilità non realizzate. Il caccia che avrebbe dovuto sostituire lo Zero e ristabilire la superiorità aerea giapponese rimase un brillante prototipo, testimone silenzioso di ciò che avrebbe potuto essere.

Principali varianti del Mitsubishi A7M Reppu

  • A7M1 Reppu: primo prototipo con motore Nakajima Homare 22 da 2.000 hp, velocità massima di 574 Km/h. L’armamento consisteva in due mitragliatrici pesanti Type 3 da 13.2mm e due cannoni Type 99 da 20mm nelle ali. La cellula dimostrò doti eccellenti di manovrabilità, ciò nonostante a causa di problemi legati al motore Homare dopo la costruzione dei due prototipi il progetto venne cancellato
  • A7M2 Reppu: versione modificata e dotata del motore Mitsubishi Ha-43 da 2.200 hp, velcità massima di 627 Km/h. L’armamento poteva essere uguale a quello dell’A7M1 oppure 4 cannoni Type 99 da 20 mm. Questa versione doveva entrare in produzione di massa ma ne vennero costruiti solo otto esemplari
  • A7M3 Reppu: versione progettata per l’impiego puramente terrestre e per utilizzare il motore Mitsubishi Ha-43 da 2.250 hp con compressore a tre stati per garantire buone prestazioni in quota. L’armamento previsto era di di 6 cannoni Type 99 da 20mm, tutti alloggiati nello spessore alare. La guerrà terminò mentre il prototipo era ancora in costruzione
  • A7M3-J Reppu-Kai: versione terrestre per il ruolo di intercettazione, dotata di motore Mitsubishi Ha-43 da 2.250 hp con turbocompressore e intercooler, velocità massima di 648 Km/h. L’armamento previsto era di 6 cannoni Type 5 da 30mm, due in fusoliera e quattro nelle ali. Ne fu costruito il modello in dimensioni reali ma il prototipo non venne completato

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: Giappone
  • Modello: Mitsubishi A7M2 Reppu
  • Costruttore: Mitsubishi Jukogyo K.K.
  • Tipo:
  • Motore:

    Mitsubishi MK9A, radiale a 18 cilindri, raffreddato ad aria, da 2.200 HP

  • Anno: 1945
  • Apertura alare m.: 14.00
  • Lunghezza m.: 11.00
  • Altezza m.: 4.28
  • Peso al decollo Kg.: 4.720
  • Velocità massima Km/h: 627 a 6.600 m.
  • Quota massima operativa m.: 10.900
  • Autonomia Km: 920 
  • Armamento difensivo:

    2 cannoni da 20 mm., 2 mitragliatrici

     

  • Equipaggio: 1
  • Bibliografia – Riferimenti:
       

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