Kawanishi N1K Kyofu

di redazione
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Dal progetto di questo eccellente caccia idrovolante venne realizzato lo Shiden, uno dei migliori caccia giapponesi della guerra. Il Kyofu (vento possente), detto Rex nel codice di riconoscimento alleato, venne realizzato allo scopo di difendere quelle isole sotto il controllo giapponese in cui non era disponibile una pista di atterraggio.

Le scelte dei progettisti riguardanti la propulsione, per cui erano state originariamente previste due eliche bipala controrotanti, provocarono una messa a punto eccessivamente prolungata ed i problemi sofferti da questa soluzione non furono mai risolti tanto che alla fine si tornò ad una normale elica triplana traente.
L’aereo era molto curato aerodinamicamente, tanto da offrire prestazioni tipiche ci un caccia terrestre, ma quando fu definitivamente a punto il Giappone aveva perso le isole che avrebbe dovuto difendere.

il Kawanishi N1K Kyōfū (強風, “Vento Possente”) rappresenta un caso singolare e interessante di adattamento strategico alle particolari esigenze belliche del teatro del Pacifico. Designato dagli Alleati con il nome in codice “Rex”, questo idrocaccia monomotore equipaggiato con un singolo galleggiante fu concepito dalla Marina Imperiale Giapponese per rispondere a una sfida tattica unica: fornire copertura aerea alle operazioni offensive avanzate in aree dove non erano disponibili piste d’atterraggio.

Il progetto del Kyōfū rifletteva la strategia espansionistica giapponese nei primi anni del conflitto, quando l’Impero del Sol Levante mirava a estendere il proprio controllo su vaste aree insulari del Pacifico, spesso caratterizzate da territori impervi dove la costruzione di aeroporti risultava problematica o impossibile. In queste condizioni, un caccia capace di operare dalle superfici acquatiche rappresentava una soluzione logistica potenzialmente decisiva.

Tuttavia, come spesso accade nella pianificazione bellica, il contesto strategico mutò radicalmente durante il lungo periodo di sviluppo dell’aereo. Quando il Kyōfū entrò finalmente in servizio nel 1943, il Giappone aveva perso l’iniziativa offensiva e si trovava ormai saldamente sulla difensiva. Il ruolo per cui il caccia idrovolante era stato concepito era svanito, lasciando il Kyōfū a ricoprire compiti diversi da quelli originariamente previsti, in una guerra che volgeva sempre più a sfavore delle forze nipponiche.

Kawanishi N1K1 "Rex"
Kawanishi N1K1 “Rex”

Progetto e Sviluppo

Il Kawanishi N1K Kyōfū nacque in risposta a una specifica della Marina Imperiale Giapponese per un caccia idrovolante avanzato. I requisiti richiesti per questo velivolo erano estremamente ambiziosi, al punto da risultare quasi impossibili da soddisfare per un idrovolante dell’epoca. In particolare, la Marina richiedeva una velocità massima di 574 km/h, una prestazione irrealistica per un aereo gravato dal peso e dalla resistenza aerodinamica di un grande galleggiante.

La complessità del progetto e la consapevolezza che lo sviluppo sarebbe stato lungo e difficoltoso spinsero la Nakajima a sviluppare, nel frattempo, una soluzione provvisoria: il Nakajima A6M2-N, un caccia idrovolante derivato dal celebre caccia Zero. Questa “soluzione tampone” avrebbe dovuto colmare il divario temporale fino all’entrata in servizio del più avanzato Kyōfū.

Il cuore propulsivo del Kyōfū era costituito dal motore radiale Mitsubishi MK4C Kasei 13 a 14 cilindri, che permetteva all’aereo di raggiungere una velocità massima di 489 km/h. Sebbene si trattasse di una prestazione notevole per un idrovolante, rimaneva considerevolmente inferiore ai requisiti irrealistici stabiliti dalla Marina giapponese (574 km/h).

Caratteristiche Tecniche

La realizzazione di un caccia idrovolante efficace rappresentava una delle sfide più complesse per i progettisti aeronautici dell’epoca. L’aggiunta di un galleggiante, necessario per le operazioni dalle superfici acquatiche, comportava inevitabilmente penalizzazioni significative in termini di peso, resistenza aerodinamica e, di conseguenza, prestazioni.

Nel caso del Kyōfū, il grande galleggiante centrale costituiva un compromesso necessario ma oneroso. Pur essendo progettato per minimizzare l’impatto sulle prestazioni, questo elemento essenziale ostacolava il velivolo nel confronto con i contemporanei caccia terrestri americani, dotati di linee più pulite e pesi inferiori.

I tecnici della Kawanishi erano pienamente consapevoli di queste limitazioni intrinseche. Tant’è che già alla fine del 1941, mentre il Kyōfū era ancora in fase di sviluppo, proposero che lo stesso velivolo potesse costituire la base per un caccia terrestre. Questa intuizione si sarebbe rivelata corretta, portando successivamente allo sviluppo del celebrato N1K-J Shiden, che si affrancava dai limiti imposti dalla configurazione idrovolante.

Nonostante questi vincoli progettuali, il Kyōfū rappresentava comunque un notevole passo avanti rispetto ai precedenti caccia idrovolanti. La sua struttura era ottimizzata per combinare le necessità operative dalle superfici acquatiche con le esigenze di un caccia moderno, cercando il miglior compromesso possibile tra due requisiti spesso contrastanti.

Impiego Operativo

L’impiego operativo del Kawanishi N1K Kyōfū fu significativamente diverso da quanto originariamente previsto. Concepito per supportare operazioni offensive in aree prive di piste d’atterraggio, il caccia idrovolante entrò in servizio in un momento in cui il Giappone aveva perso l’iniziativa strategica e si trovava sulla difensiva. Questo cambio di scenario comportò un adattamento del ruolo tattico del velivolo.

Il Kyōfū vide un impiego limitato, principalmente nel Sud-Est asiatico. Alcuni esemplari operarono da Ambon e dalle isole Aru nelle Molucche, mentre altri furono dislocati presso l’isola di Penang, al largo della penisola malese. In queste aree, il caccia forniva protezione aerea a basi e installazioni giapponesi, sfruttando la sua capacità di operare in zone dove non erano disponibili piste convenzionali.

Il velivolo fu impiegato anche durante la battaglia di Okinawa, uno degli ultimi grandi scontri del teatro del Pacifico. In questo contesto, il Kyōfū contribuì allo sforzo disperato di contrastare l’avanzata americana verso il territorio metropolitano giapponese.

Con l’avvicinarsi della fine del conflitto, quando la minaccia si spostò direttamente sulle isole metropolitane giapponesi, i Kyōfū furono utilizzati anche nel ruolo di difesa della madrepatria. In questa fase, operarono dal lago Biwa sotto il comando dei Corpi Aerei di Sasebo e Ōtsu. L’impiego di idrovolanti nelle acque interne rappresentava una soluzione di emergenza, che permetteva di dispiegare caccia in aree meno vulnerabili ai bombardamenti alleati rispetto agli aeroporti convenzionali.

Questo adattamento operativo testimonia la flessibilità con cui le forze giapponesi cercarono di sfruttare al meglio le caratteristiche uniche del Kyōfū in un contesto bellico sempre più sfavorevole. La capacità di operare dalle superfici acquatiche, inizialmente concepita per supportare l’espansione imperiale, divenne paradossalmente un vantaggio difensivo, permettendo di distribuire le forze aeree in modo da renderle meno vulnerabili agli attacchi nemici.

N1K1 Kyōfū del National Museum of the Pacific War
N1K1 Kyōfū del National Museum of the Pacific War
Foto di Sclemmons – Own work, CC BY-SA 4.0

Principali varianti del Kawanishi N1K Kyofu

Questa pagina e le varianti qui descritte si riferiscono al Kyofu e alle versioni idrovolanti dell’aereo; l’aereo “terrestre” Shiden e Shiden Kai è descritto in una scheda separata.

  • N1K1: variante standard idrovolante, utilizzata a partire dal 1943
  • N1K2: questa sigla si riferisce al progetto di una variante dotata di motore più potente, mai costruita

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: Giappone
  • Modello: Kawanishi N1K1 Kyofu
  • Costruttore: Kawanishi Kokuki K.K.
  • Tipo:
  • Motore:

    Mitsubishi MK4E Kasei 15, radiale a 14 cilindri, raffreddato ad aria, da 1.530 HP

  • Anno: 1943
  • Apertura alare m.: 12.00
  • Lunghezza m.: 10.58
  • Altezza m.: 4.75
  • Peso al decollo Kg.: 3.500
  • Velocità massima Km/h: 490 a 5.700 m.
  • Quota massima operativa m.: 10.560
  • Autonomia Km: 1.670 
  • Armamento difensivo:

    2 cannoni da 20mm, 2 mitragliatrici

  • Equipaggio: 1
  • Bibliografia – Riferimenti:
      

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