Il miglior idrovolante della guerra venne progettato per rimpiazzare gli H6K in produzione, eliminando tutti i difetti evidenziati da quest’ultimo. Questo quadrimotore venne così dotato di una valida capacità difensiva, sia attiva, dato il pesante armamento, sia passiva, proteggendo gli enormi serbatoi con accorgimenti moderni.
Le migliori qualità dell’aereo erano l’autonomia e la velocità, unite ad un buon comportamento in aria e in acqua. Data la capacità di portare un consistente carico bellico, gli H8K vennero inizialmente usati come bombardieri, ma in questo ruolo erano praticamente sprecati, così furono meglio usati per la ricognizione a grande raggio; venne costruita anche una versione da trasporto, in un buon numero di esemplari.
Il Kawanishi H8K è un idrovolante monoplano quadrimotore ad ala alta, a scafo centrale e galleggianti laterali ripiegabili per diminuire la resistenza aerodinamica in volo. I motori sono quattro Mitsubishi Kasei radiali.
Origine del progetto
La genesi del Kawanishi H8K affonda le radici nella strategia navale giapponese degli anni Trenta. Dopo la Prima Guerra Mondiale, i principali Paesi si erano avviati verso politiche di disarmo navale, inaugurando quello che venne definito “naval holiday”. Il Giappone, trovandosi in una posizione di inferiorità numerica rispetto alla Marina americana, decise di compensare questo svantaggio puntando massicciamente sulla componente aerea.
Nel luglio del 1937, l’Ufficio Aeronautico della Marina elaborò uno studio intitolato “Ricerca sull’armamento aeronautico”, che delineava l’impiego di grandi bombardieri terrestri a lungo raggio. Tuttavia, le difficoltà nell’allestimento di basi adeguate nelle isole del Pacifico meridionale, affidate al Giappone come mandato dalla Società delle Nazioni, portarono a privilegiare lo sviluppo di grandi idrovolanti capaci di operare secondo la tattica dell’”outrange”.
Il Kawanishi H6K, predecessore dell’H8K, aveva già dimostrato la validità di questo concetto, ma la Marina giapponese aspirava a qualcosa di più ambizioso. Nel 1938, mentre l’H6K entrava in servizio, venne avviato lo sviluppo di un nuovo idrovolante sotto la designazione “Idrovolante sperimentale di grandi dimensioni 13-Shi della Marina”.
Specifiche del progetto
Le richieste della Marina per il nuovo idrovolante erano straordinariamente ambiziose per l’epoca. La velocità massima doveva raggiungere i 240 nodi (444 km/h), equiparando le prestazioni del principale caccia imbarcato dell’epoca, il Mitsubishi A5M “Claude”. Per dare un’idea delle pretese giapponesi, basti considerare che il contemporaneo Short Sunderland britannico raggiungeva appena i 336 km/h.
L’autonomia richiesta era altrettanto impressionante: 7.400 km in missioni di ricognizione e 6.500 km in configurazione d’attacco. Questi valori superavano del 50% quelli del Mitsubishi G4M “Betty” e del Boeing B-17, avvicinandosi alle prestazioni che il futuro B-29 avrebbe dimostrato solo anni dopo.
Non meno importanti erano i requisiti relativi all’armamento difensivo. L’idrovolante doveva montare numerosi cannoni da 20 mm, avere una protezione blindata e mantenere una manovrabilità paragonabile a quella di un velivolo di dimensioni molto inferiori per facilitare gli attacchi siluranti. Il carico bellico doveva comprendere 1.000 kg di bombe oppure due siluri da 800 kg ciascuno.
Lo sviluppo tecnico
La responsabilità del progetto venne affidata all’ingegnere Shizuo Kikuhara della Kawanishi, lo stesso progettista dell’H6K. La sfida principale consisteva nel conciliare le esigenze contrastanti di un idrovolante: la necessità di comportarsi come una “nave” durante le operazioni sull’acqua e come un “aeroplano” veloce ed efficiente in volo.
Il team di Kikuhara adottò soluzioni innovative per superare questi compromessi. L’ala, caratterizzata da un rapporto d’aspetto di 9, garantiva un’eccellente efficienza aerodinamica. La fusoliera, contrariamente alla prassi degli idrovolanti tradizionali che privilegiavano forme larghe per la stabilità sull’acqua, venne progettata stretta e alta per ridurre la resistenza aerodinamica, risultando circa il 10% più sottile rispetto a quella dell’H6K.
Il primo prototipo volò nel gennaio 1941, ma le prove iniziali rivelarono gravi problemi di manovrabilità sull’acqua. Durante i test di decollo con peso massimo di 28 tonnellate, gli spruzzi d’acqua sollevati dalla carena danneggiavano le estremità delle eliche, impedendo il decollo. Questo problema venne risolto attraverso un’approfondita sperimentazione in vasca navale, che portò all’adozione di piccole modifiche allo scafo e all’installazione di deflettori anti-spruzzo sotto il muso, soprannominati “katsuobushi” per la loro forma che ricordava il tonno essiccato utilizzato nella cucina giapponese.
Entrata in servizio
Il 26 marzo 1941 venne consegnato il primo prototipo, seguito il 5 febbraio 1942 dall’adozione ufficiale come “Idrovolante Tipo 2 Modello 11” con la sigla H8K1. La Marina ordinò inizialmente 14 esemplari di questa versione, presto seguita dall’H8K2 migliorato, che divenne la variante definitiva con 112 esemplari prodotti.
Il debutto operativo dell’H8K avvenne nella notte del 4 marzo 1942, durante la seconda incursione su Pearl Harbor nell’ambito dell’Operazione K. Due velivoli del Yokohama Kōkūtai tentarono di bombardare la base navale americana, rifornendosi presso le French Frigate Shoals, a circa 900 km nord-ovest delle Hawaii. Tuttavia, a causa della scarsa visibilità, la missione non causò danni significativi.
Sei giorni dopo questa operazione, uno degli “Emily” venne inviato in missione di ricognizione fotografica diurna su Midway. Il velivolo fu intercettato da caccia Brewster F2A Buffalo del VMF-221 guidati dal radar e abbattuto. Tutti i membri dell’equipaggio persero la vita, compreso il tenente Hashizume Hisao, pilota capo della seconda incursione su Pearl Harbor.
Operazioni nel Pacifico
Durante la guerra del Pacifico, l’H8K dimostrò le sue eccezionali qualità in una vasta gamma di missioni: pattugliamento marittimo, ricognizione a lungo raggio, bombardamento e trasporto. La robustezza della sua costruzione e il potente armamento difensivo gli valsero il rispetto dei piloti alleati in tutto il teatro del Pacifico.
Le prestazioni dell’H8K erano straordinarie. Con una velocità massima di 465 km/h a 5.000 metri di quota e un’autonomia di 7.153 km in configurazione di ricognizione, superava nettamente tutti i contemporanei idrovolanti alleati. L’armamento difensivo comprendeva cinque cannoni da 20 mm e quattro mitragliatrici da 7,7 mm, una dotazione che gli conferì il soprannome non ufficiale di “Flying Porcupine”.
Lo storico dell’aviazione René Francillon definì l’H8K “il più eccezionale velivolo da combattimento basato sull’acqua della Seconda Guerra Mondiale”, un giudizio che trova conferma nelle testimonianze dei piloti alleati che lo affrontarono in combattimento.
L’idrovolante operò su tutti i fronti del Pacifico, dalla ricognizione delle isole Salomone ai bombardamenti dell’Australia, dallo Sri Lanka all’India. Nel novembre 1943, un H8K pilotato dal capitano Yoshio Tamari sostenne un combattimento di 40 minuti contro tre P-38 Lightning, riuscendo a respingerne uno e a rientrare alla base nonostante due motori fuori uso, 230 fori di proiettile e un ferito a bordo.
Declino finale
Dal 1944, il deterioramento della situazione strategica giapponese rese sempre più difficili le operazioni. La perdita della supremazia aerea espose questi grandi e preziosi velivoli agli attacchi dei caccia alleati, mentre la loro lentezza relativa li rendeva vulnerabili agli intercettori nemici.
La produzione si ridusse drasticamente: dopo i 33 H8K2 e i 24 H8K2-L del 1944, nel 1945 vennero completati solo due esemplari. Le risorse vennero dirottate verso il caccia Kawanishi N1K “Shiden-Kai”, più urgentemente necessario per la difesa del territorio metropolitano.
Al termine del conflitto sopravvivevano solo 11 H8K in condizioni operative: 5 da pattugliamento e 6 trasporti. Otto di questi andarono perduti nei giorni immediatamente successivi alla resa, lasciando solo tre esemplari presso la base di Takuma.
Eredità
Il Kawanishi H8K rappresenta uno dei vertici dell’ingegneria aeronautica della Seconda Guerra Mondiale. La sua progettazione innovativa, che riuscì a conciliare velocità, autonomia e capacità operative in un unico velivolo, testimonia l’eccellenza tecnica raggiunta dall’industria aeronautica giapponese.
Uno degli esemplari sopravvissuti venne consegnato agli americani per test e valutazioni, confermando la superiorità tecnica del progetto giapponese rispetto ai contemporanei idrovolanti alleati. Dopo anni di conservazione negli Stati Uniti, questo esemplare è oggi esposto presso il museo della Base Aerea di Kanoya, rappresentando una testimonianza tangibile di uno dei più notevoli successi dell’aviazione navale giapponese.
Principali varianti del Kawanishi H8K
- H8K1 (Tipo 13): venne costruito un primo prototipo con motori Mitsubishi MK4A Kasei 11 e quindi altri quattro con motori Mitsubishi MK4B Kasei 12. Il primo prototipo venne convertito in un H8K1-L nel novembre del 1943
- H8K1 (Tipo 2 Modello 11): primo modello operativo in produzione, completato nel febbraio del 192 ne furono costruiti 12, tutti con motori Mitsubishi MK4B Kasei 12
- H8K1-L (Tipo 2 da trasporto): aereo ottenuto dalla conversione del primo prototipo, capace di alloggiare fino a 41 passeggeri, aveva i tubi di scarico dei motori allungati
- H8K2 (Tipo 2 Modello 12): versione sviluppata nel giugno del 1943, dotata di motori Mitsubishi MK4Q Kasei 22 e torretta di coda migliorata. Ne furono costruiti 112 in totale, con l’ultimo lotto dotato di radar di ricerca aria-superficie e privo delle postazioni difensive laterali
- H8K2-L Seiku (Modello 32): versione da trasporto sviluppata a partire dalla H8K2 con denominazione iniziale di “Idrovolante da trasporto Tipo 2 Modello 32”. L’armamento era di un cannone da 20mm in posizione frontale e una mitragliatrice da 13mm in posizione posteriore; poteva trasportare fino a 64 passeggeri
- H8K3 (Tipo 2 Modello 22): versione sperimentale sviluppata a partire dalla H8K2, equipaggiata con galleggianti laterali retrattili, ipersostentatori fowler, postazioni difensive laterali con finestre a scorrimento e torretta superiore retrattile, tutte queste modifiche avevano lo scopo di aumentare la velocità massima dell’aereo. Ne furono costruiti soltanto due prototipi
- H8K4 (Tipo 2 Modello 23): H8K3 modificati con l’istallazione di motori Mitsubishi Kasei 25b da 1.825 hp ciascuno, ne furono costruiti due esemplari, entrambi ottenuti dalla conversione di H8K3 esistenti
- H8K4-L (Seiku Modello 33): versione da trasporto dello H8K4, rimasta allo stadio di progetto
- G9K: progetto di versione terrestre per il ruolo di bombardiere
Informazioni aggiuntive
- Nazione: Giappone
- Modello: Kawanishi H8K2
- Costruttore: Kawanishi Kokuki K.K.
- Tipo: Ricognitore
- Motore:
4 Mitsubishi MK4Q Kasei 22, radiali a 14 cilindri, raffreddati ad aria, da 1.850 HP ciascuno
- Anno: 1943
- Apertura alare m.: 38.00
- Lunghezza m.: 28.13
- Altezza m.: 9.15
- Peso al decollo Kg.: 24.500
- Velocità massima Km/h: 466 a 5.000 m.
- Quota massima operativa m.: 8.850
- Autonomia Km: 7.150
- Armamento difensivo:
5 cannoni da 20mm, 5 mitragliatrici
- Equipaggio: 10
- Bibliografia – Riferimenti:
- Enzo Angelucci – Paolo Matricardi: Guida agli aeroplani di tutto il mondo: la Seconda Guerra Mondiale (Mondadori) ISBN: 978-8804313823
- Palm Spings Air Museum
- Military Factory
- Aviastar
- Combined Fleet
- Aviation History