Ryūjō

di redazione
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La portaerei Giapponese Ryūjō il 9 settembre 1934

La Ryūjō (in giapponese 龍驤, “Drago Rampante”) rappresenta uno dei più interessanti esperimenti navali della Marina Imperiale Giapponese negli anni precedenti alla Seconda Guerra Mondiale. Costruita nei primi anni ’30, questa portaerei leggera nacque come ambizioso tentativo di sfruttare una lacuna nel Trattato Navale di Washington del 1922. Secondo tale interpretazione, le navi con dislocamento standard inferiore a 10.000 tonnellate non erano classificate come “portaerei”. Questa scappatoia permise ai progettisti giapponesi di concepire una nave che, pur mantenendosi formalmente entro i limiti imposti, potesse aumentare la capacità aeronavale della flotta imperiale.

La storia della Ryūjō è emblematica del periodo interbellico, caratterizzato dalla ricerca di espedienti tecnici e interpretativi per aggirare le limitazioni imposte dai trattati internazionali. Tuttavia, mentre la Ryūjō era ancora in costruzione, l’Articolo Tre del Trattato Navale di Londra del 1930 chiuse questa lacuna, rendendo la nave l’unica portaerei leggera di questo tipo completata dal Giappone.

La Ryūjō in costruzionie, nel 1931
La Ryūjō in costruzionie, nel 1931

Progetto e Caratteristiche Tecniche

Per mantenere il dislocamento della Ryūjō entro le 8.000 tonnellate metriche, lo scafo fu costruito con senza corazzatura. Solo alcune piastre protettive furono aggiunte nelle zone delle sale macchine e dei depositi di munizioni. La nave fu inizialmente progettata con un singolo hangar, che avrebbe mantenuto un profilo estremamente basso, con appena 4,6 metri di bordo libero a mezzanave e 3 metri a poppa.

Tuttavia, tra l’impostazione della chiglia nel 1929 e il varo nel 1931, la Marina raddoppiò il requisito di stoccaggio degli aeromobili a 48 unità, per garantire un gruppo aereo più efficace. Questa modifica rese necessaria l’aggiunta di un secondo hangar sopra il primo, aumentando il bordo libero a 14,9 metri. Combinata con la ridotta larghezza della nave, questa modifica creò problemi di stabilità in mare mosso, nonostante l’installazione di stabilizzatori attivi Sperry.

La Ryūjō misurava 179,9 metri di lunghezza totale, con una larghezza di 20,32 metri e un pescaggio di 5,56 metri. Dislocava 8.000 tonnellate metriche a carico standard e 10.150 tonnellate a pieno carico. L’equipaggio era composto da 600 tra ufficiali e marinai.

Problemi di Stabilità e Modifiche

L’incidente della Tomozuru del 12 marzo 1934, quando una torpediniera troppo pesante nella parte superiore si capovolse durante una tempesta, spinse la Marina Imperiale Giapponese a rivedere la stabilità di tutte le sue navi. La Ryūjō, già nota per la sua scarsa stabilità, fu rapidamente portata all’Arsenale Navale di Kure per modifiche che rinforzarono la chiglia e aggiunsero zavorra e bulbi anti-siluro per migliorarne la stabilità. I fumaioli furono spostati più in alto sul fianco dello scafo e curvati verso il basso per mantenere il ponte libero dal fumo.

Poco dopo, la Ryūjō fu una delle numerose navi da guerra giapponesi colpite da un tifone il 25 settembre 1935 durante le manovre note come ‘”Incidente della Quarta Flotta”. Il ponte di comando della nave, il ponte di volo e la sovrastruttura furono danneggiati e l’hangar fu allagato. Il castello di prua fu quindi sollevato di un ponte e la prua fu rimodellata con maggiore svasatura per migliorare la tenuta in mare.

Dopo queste modifiche, la larghezza e il pescaggio aumentarono rispettivamente a 20,78 metri e 7,08 metri. Anche il dislocamento aumentò a 10.600 tonnellate metriche a carico standard e 12.732 tonnellate a pieno carico. L’equipaggio crebbe fino a 924 tra ufficiali e marinai.

Propulsione e Autonomia

La nave era dotata di due gruppi di turbine a vapore con una potenza totale di 65.000 cavalli vapore (48.000 kW), ciascuno dei quali azionava un albero dell’elica, utilizzando il vapore fornito da sei caldaie Kampon. La Ryūjō aveva una velocità di progetto di 29 nodi (54 km/h), ma raggiunse 29,5 nodi (54,6 km/h) durante le prove in mare, sviluppando 65.270 cavalli vapore.

La nave trasportava 2.490 tonnellate standard di olio combustibile, che le garantivano un’autonomia di 10.000 miglia nautiche (19.000 km) a 14 nodi (26 km/h). I condotti delle caldaie erano incanalati sul lato destro della nave a mezzanave e scaricavano orizzontalmente sotto il livello del ponte di volo attraverso due piccoli fumaioli.

Ponte di Volo e Hangar

La Ryūjō era una portaerei a ponte continuo senza sovrastruttura a isola; il ponte di navigazione e controllo si trovava appena sotto il bordo anteriore del ponte di volo in una lunga “serra” vetrata, mentre la sovrastruttura era arretrata di 23,5 metri dalla prua, conferendo alla Ryūjō una caratteristica prua aperta.

Il ponte di volo di 156,5 metri era largo 23 metri e si estendeva ben oltre l’estremità posteriore della sovrastruttura, sostenuto da una coppia di pilastri. Sei cavi d’arresto trasversali erano installati sul ponte di volo e furono modernizzati nel 1936 per permettere l’atterraggio di aeromobili fino a 6.000 kg.

Gli hangar della nave misuravano entrambi 102,4 metri di lunghezza e 18,9 metri di larghezza, con un’area approssimativa di 3.871 metri quadrati. Insieme, offrivano alla nave la capacità di immagazzinare 48 aeromobili, ma solo 37 potevano essere operativi contemporaneamente.

Dopo l’incidente della Quarta Flotta, il ponte di comando della Ryūjō e il bordo anteriore del ponte di volo furono arrotondati per renderli più aerodinamici, riducendo la lunghezza del ponte di volo di 2 metri.

Gli aeromobili venivano trasportati tra gli hangar e il ponte di volo mediante due elevatori; la piattaforma anteriore misurava 15,7 per 11,1 metri e quella posteriore 10,8 per 8,0 metri. Il piccolo elevatore posteriore divenne un problema con l’introduzione di aerei imbarcati più grandi e moderni. Di tutti gli aeromobili in servizio in prima linea nel 1941, solo l’aerosilurante Nakajima B5N “Kate” poteva entrarvi, posizionato in diagonale con le ali piegate. Questo rese effettivamente la Ryūjō una portaerei con un singolo elevatore efficace, ostacolando notevolmente il trasferimento degli aeromobili da e verso gli hangar per il riarmo e il rifornimento durante le operazioni di combattimento.

Armamento

Al momento del completamento, l’armamento antiaereo primario della Ryūjō comprendeva sei installazioni binate dotate di cannoni a doppio scopo Type 89 da 12,7 cm montati su sponson sporgenti, tre su ciascun lato dello scafo della portaerei. Quando sparavano contro bersagli di superficie, i cannoni avevano una gittata di 14.700 metri; i proiettili anti aerei raggiungevano un quota massimo di 9.440 metri alla loro elevazione massima di +90 gradi. La cadenza di tiro massima era di 14 colpi al minuto, ma la loro cadenza continua era di circa otto colpi al minuto.

Ventiquattro mitragliatrici antiaeree Type 93 da 13,2 mm Hotchkiss furono inoltre installate in affusti binati e quadrupli. La loro portata efficace contro gli aerei era di 700-1.500 metri. La cadenza di fuoco era regolabile tra 425 e 475 colpi al minuto, ma la necessità di cambiare i caricatori da 30 colpi riduceva la cadenza effettiva a 250 colpi al minuto.

Durante i lavori di ammodernamento della portaerei del 1934-1936, due delle installazioni da 12,7 cm furono sostituite con due affusti binati per cannoni antiaerei leggeri Type 96 da 25 mm, con conseguente riduzione di circa 60 tonnellate di peso nella parte superiore che migliorò la stabilità complessiva della nave. Questo era il cannone antiaereo leggero standard giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale, ma soffriva di gravi carenze progettuali che lo rendevano un’arma in gran parte inefficace. Secondo lo storico Mark Stille, l’arma aveva molti difetti, tra cui l’incapacità di “gestire bersagli ad alta velocità perché non poteva essere puntata o elevata abbastanza rapidamente né manualmente né meccanicamente, i suoi mirini erano inadeguati per bersagli ad alta velocità, aveva una vibrazione e una vampa di bocca eccessiva”.

Questi cannoni da 25 mm avevano una portata efficace di 1.500-3.000 metri e un’altezza efficace di 5.500 metri a un’elevazione di +85 gradi. La cadenza di tiro massima efficace era solo tra 110 e 120 colpi al minuto a causa della necessità di cambiare frequentemente i caricatori da quindici colpi. Le mitragliatrici furono sostituite durante un breve refitting nell’aprile-maggio 1942 con sei installazioni triple di cannoni AA da 25 mm.

La prua della Ryūjō, 19 giugno 1933
La prua della Ryūjō, 19 giugno 1933

Impiego operativo

Varo e Prime Operazioni

Seguendo le convenzioni giapponesi di denominazione delle portaerei, la Ryūjō prese il nome di “Drago Rampante”. La nave fu impostata presso il cantiere navale Mitsubishi di Yokohama il 26 novembre 1929. Fu varata il 2 aprile 1931, rimorchiata all’Arsenale Navale di Yokosuka il 25 aprile per l’allestimento e entrò in servizio il 9 maggio 1933 con il Capitano Toshio Matsunaga al comando.

Durante l’addestramento a metà del 1933, il suo gruppo aereo iniziale consisteva in nove aerosiluranti Mitsubishi B1M2 (Type 13), più tre di riserva, e tre caccia A1N1 (Type 3), più due di riserva. Matsunaga fu sostituito dal Capitano Torao Kuwabara il 20 ottobre. Dopo l’incidente della Tomozuru, la nave fu sottoposta a lavori di modifica dal 26 maggio al 20 agosto 1934.

Il Capitano Ichiro Ono assunse il comando il 15 novembre 1934 e la Ryūjō divenne la nave ammiraglia del Contrammiraglio Hideho Wada, comandante della Prima Divisione Portaerei. Il mese successivo, la nave fu scelta per valutare tattiche di bombardamento in picchiata utilizzando sei aerei da ricognizione Nakajima E4N2-C Type 90, sei aerosiluranti Yokosuka B3Y1 Type 92 e una dozzina di caccia A2N1 Type 90. Gli aerei da ricognizione si dimostrarono inadatti dopo diversi mesi di test.

La Ryūjō partecipò alle manovre della Flotta Combinata del 1935, dove fu assegnata alla Quarta Flotta della Marina Imperiale Giapponese. La flotta fu sorpresa da un tifone il 25 settembre e la nave subì danni moderati. La Ryūjō arrivò a Kure l’11 ottobre 1935 per riparazioni, modifiche e un refitting che durò fino al 31 maggio 1936.

A metà del 1936, la nave fu utilizzata per valutare una dozzina di bombardieri in picchiata Aichi D1A e le relative tattiche. Imbarcò anche 24 caccia A4N1, più quattro e otto aerei di riserva rispettivamente. A settembre, la Ryūjō riprese il suo ruolo di ammiraglia della Prima Divisione Portaerei, ora comandata dal Contrammiraglio Saburō Satō. Il suo gruppo aereo consisteva ora in una combinazione di aerosiluranti B3Y1, bombardieri in picchiata D1A1 e caccia A2N, ma gli aerosiluranti furono trasferiti dopo che le manovre della flotta in ottobre dimostrarono l’efficacia delle tattiche di bombardamento in picchiata.

La Seconda Guerra Sino-Giapponese

La Prima Divisione Portaerei arrivò al largo di Shanghai il 13 agosto 1937 per supportare le operazioni dell’Esercito Giapponese in Cina. Il reparto aereo della Ryūjō consisteva in 12 caccia A4N (più quattro di riserva) e 15 bombardieri in picchiata D1A. I bombardieri in picchiata attaccarono obiettivi a Shanghai e nelle vicinanze.

I caccia giapponesi ebbero il loro primo scontro aereo il 22 agosto, quando quattro A4N sorpresero 18 caccia nazionalisti Curtiss Hawk III e dichiararono di aver abbattuto sei velivoli senza subire perdite. Il giorno seguente, quattro A4N rivendicarono l’abbattimento di nove caccia cinesi sempre senza perdite. Le portaerei tornarono a Sasebo all’inizio di settembre per rifornirsi prima di arrivare al largo della costa della Cina meridionale il 21 settembre per attaccare le forze cinesi vicino a Canton.

Nove caccia della Ryūjō scortarono un raid sulla città e rivendicarono l’abbattimento di sei dei caccia difensori. Mentre scortavano un altro raid più tardi quello steso giorno, i piloti giapponesi dichiararono di aver abbattuto cinque aerei e probabilmente un sesto. I bombardieri in picchiata attaccarono obiettivi vicino a Canton fino a quando la nave navigò verso l’area di Shanghai il 3 ottobre. Il suo gruppo aereo fu trasferito a terra il 6 ottobre per supportare le forze giapponesi vicino a Shanghai e Nanchino. La Ryūjō tornò in patria a novembre e divenne brevemente una nave scuola prima di essere assegnata alla Seconda Divisione Portaerei del Contrammiraglio Tomoshige Samejima.

Nel febbraio 1938, la nave sostituì i suoi biplani A4N con nove caccia monoplano Mitsubishi A5M “Claude”. La divisione supportò le operazioni giapponesi nella Cina meridionale in marzo-aprile e nuovamente in ottobre. Il Capitano Kiichi Hasegawa assunse il comando il 15 novembre 1939. La Ryūjō ricevette un refitting che durò da dicembre 1939 a gennaio 1940 e divenne una nave scuola fino a novembre, quando divenne la ammiraglia della Terza Divisione Portaerei del Contrammiraglio Kakuji Kakuta. Hasegawa fu sostituito dal Capitano Ushie Sugimoto il 21 giugno. Il gruppo aereo della nave consisteva allora in 18 aerosiluranti Nakajima B5N e 16 caccia A5M4. Quando la Prima Flotta Aerea fu formata il 10 aprile 1941, la Ryūjō divenne ammiraglia della Quarta Divisione Portaerei.

La Guerra nel Pacifico

Filippine e Sud-Est Asiatico

All’inizio della Guerra del Pacifico, la missione della Ryūjō era supportare l’invasione delle Filippine, inizialmente attaccando la base navale americana di Davao, Mindanao, la mattina dell’8 dicembre 1941. Il suo gruppo aereo non era cambiato, ma quattro velivoli per ciascun tipo erano di riserva. Il primo attacco aereo della Ryūjō consistette in 13 B5N scortati da nove A5M, seguito da un attacco più piccolo più tardi nel giorno con due B5N e tre A5M. Ottennero scarsi risultati, distruggendo due idrovolanti Consolidated PBY a terra con la perdita di un B5N e un A5M. La nave protesse lo sbarco a Davao il 20 dicembre e i suoi B5N attaccarono una petroliera britannica a sud di Davao. Nel gennaio 1942, i suoi aerei supportarono le operazioni giapponesi nella Penisola Malese.

A metà febbraio 1942, gli aerei della Ryūjō attaccarono navi in evacuazione da Singapore, dichiarando di aver danneggiato otto navi, incendiate tre e affondarne quattro. Protessero anche convogli che trasportavano truppe a Sumatra. La nave fu attaccata senza successo da diversi bombardieri leggeri Bristol Blenheim del No. 84 Squadron RAF il 14 febbraio. Il giorno seguente, due ondate di B5N, per un totale di 13 aerei, attaccarono l’incrociatore pesante britannico Exeter, ma riuscirono solo a danneggiare l’idrovolante Supermarine Walrus della nave. Anche gli attacchi successivi dello stesso giorno non ebbero successo. Due giorni dopo, i B5N distrussero l’HNLMS Van Ghent, un cacciatorpediniere olandese che si era arenato nello Stretto di Gaspar ed era stato abbandonato il 14 febbraio. La portaerei navigò verso Saigon, Indocina francese, il giorno successivo e arrivò il 20 febbraio. Una settimana dopo, fu assegnata alla copertura del convoglio che portava truppe a Jakarta, Java.

I suoi aerei parteciparono alla Seconda Battaglia del Mare di Giava il 1° marzo e sei B5N affondarono il cacciatorpediniere americano Pope dopo che era stato abbandonato dal suo equipaggio. Altri sei B5N bombardarono il porto di Semarang, forse incendiando un mercantile.

La Ryūjō arrivò a Singapore il 5 marzo e la nave supportò operazioni a Sumatra e scortò convogli in Birmania e alle Isole Andamane per il resto del mese.

Oceano Indiano e Aleutine

Il 1° aprile, mentre la Prima Flotta Aerea stava iniziando il suo raid nell’Oceano Indiano, la Forza Malese, composta dalla Ryūjō, sei incrociatori e quattro cacciatorpediniere, lasciò la Birmania per distruggere la navigazione mercantile nel Golfo del Bengala. I B5N danneggiarono un mercantile il 5 aprile prima che la forza si dividesse in tre gruppi. Gli aerei della Ryūjō bombardarono i piccoli porti di Cocanada e Vizagapatam sulla costa sud-orientale dell’India il giorno successivo, causando pochi danni, oltre a dichiarare di aver affondato due navi e danneggiato altre sei durante il giorno. La portaerei e le sue scorte, l’incrociatore leggero Yura e il cacciatorpediniere Yūgiri, dichiararono di aver affondato altre tre navi con il fuoco dei cannoni. Nel complesso, la Forza Malese affondò 19 navi per un totale di quasi 100.000 tonnellate di stazza lorda, prima di riunirsi il 7 aprile e arrivare a Singapore l’11 aprile. Una settimana dopo, i suoi B5N furono distaccati per l’addestramento al lancio siluri e la nave arrivò a Kure il 23 aprile per un breve refitting.

La portaerei di nuova costruzione Junyō si unì alla Divisione Portaerei 4, sotto il comando di Kakuta, con la Ryūjō il 3 maggio 1942. Formarono il nucleo della Seconda Forza d’Attacco Portaerei, parte della Forza Nord, incaricata di attaccare le Isole Aleutine, un’operazione pianificata per impadronirsi di diverse isole per poter avere un preavviso in caso di un attacco americano dalle Aleutine lungo le Isole Curili mentre il grosso della flotta americana era occupato a difendere Midway. Il gruppo aereo della Ryūjō consisteva ora di 12 Zero A6M2 e 18 B5N, più due aerei di riserva per ciascun tipo. La nave si trasferì alla Baia di Mutsu il 25 maggio e poi a Paramushiro il 1° giugno prima di partire lo stesso giorno per le Aleutine.

All’alba del 3 giugno, lanciò 9 B5N, scortati da 6 Zero, per attaccare Dutch Harbor sull’isola di Unalaska. Un B5N si schiantò al decollo, ma 6 dei B5N e tutti gli Zero riuscirono a superare il maltempo, distruggendo due PBY e infliggendo danni significativi ai serbatoi di petrolio e alle caserme. Un secondo attacco fu lanciato più tardi nello stesso giorno per colpire un gruppo di cacciatorpediniere scoperti dagli aerei del primo attacco, ma non riuscirono a trovare gli obiettivi. Uno Zero della Ryūjō fu danneggiato da un Curtiss P-40 e fece un atterraggio di emergenza sull’isola di Akutan. L’aereo, in seguito soprannominato lo “Zero di Akutan”, rimase in gran parte intatto e fu successivamente recuperato dalla Marina degli Stati Uniti e sottoposto a studio. Il giorno seguente, le due portaerei lanciarono un nuovo attacco aereo, con 15 Zero, 11 D3A e 6 B5N, che bombardò con successo Dutch Harbor. Poco dopo il lancio degli aerei, gli americani attaccarono le portaerei, ma non riuscirono a infliggere alcun danno. Un bombardiere Martin B-26 Marauder e un PBY furono abbattuti dagli Zero, e un bombardiere Boeing B-17 Flying Fortress fu abbattuto dall’artiglieria contraerea durante l’attacco.

La Ryūjō tornò alla Baia di Mutsu il 24 giugno e partì per le Aleutine quattro giorni dopo per coprire il secondo convoglio di rinforzo alle isole di Attu e Kiska, rimanendo nell’area fino al 7 luglio in caso di contrattacco americano. Arrivò a Kure il 13 luglio per un refitting e fu trasferita alla Divisione Portaerei 2 il giorno successivo.

La Ryūjō in porto, dopo la ristrutturazione del 1936
La Ryūjō in porto, dopo la ristrutturazione del 1936

Isole Salomone Orientali

Gli sbarchi americani a Guadalcanal e Tulagi il 7 agosto colsero i giapponesi di sorpresa. Il giorno successivo, la Ryūjō fu trasferita alla 1 Divisione Portaerei e partì per Truk il 16 agosto insieme alle altre due portaerei della divisione, Shōkaku e Zuikaku. Il suo gruppo aereo consisteva in 24 Zero e nove B5N2. L’ammiraglio Isoroku Yamamoto, comandante in capo della Flotta Combinata, ordinò di aggirare Truk e rifornire la flotta in mare dopo che una portaerei americana fu avvistata vicino alle Isole Salomone il 21 agosto. Alle 01:45 del 24 agosto, il viceammiraglio Chūichi Nagumo, comandante della Forza Mobile, ordinò alla Ryūjō e all’incrociatore pesante Tone, scortati da due cacciatorpediniere, di staccarsi per muoversi in anticipo rispetto al convoglio di truppe diretto a Guadalcanal e attaccare la base aerea alleata a Henderson Field se non fossero state avvistate portaerei. Questa Forza Distaccata era comandata dal contrammiraglio Chūichi Hara sul Tone.

La Ryūjō lanciò due piccoli attacchi aerei, per un totale di 6 B5N e 15 Zero, a partire dalle 12:20, quando la Forza Diversiva si trovava a 200 miglia nautiche (370 km) a nord di Lunga Point. Quattro caccia Grumman F4F Wildcat dello Squadrone da Caccia VMF-223 dei Marines in pattuglia aerea da combattimento (CAP) vicino a Henderson Field avvistarono gli aerei giapponesi in arrivo intorno alle 14:20 e allertarono i difensori. Altri dieci Wildcat dai VMF-223 e VMF-212 si alzarono in volo, così come 2 Bell P-400 del 67° Squadrone da Caccia dell’Aeronautica dell’Esercito degli Stati Uniti. Nove degli Zero mitragliarono l’aeroporto mentre i B5N lo bombardarono con bombe da 60 chilogrammi con scarso effetto. Gli americani dichiararono di aver abbattuto 19 aerei, ma solo tre Zero e tre B5N furono persi, con un altro B5N costretto ad atterrare in emergenza. Solo tre Wildcat furono abbattuti a loro volta.

Intorno alle 14:40, la Forza nipponica fu nuovamente avvistata da diversi aerei di ricognizione dalla portaerei USS Enterprise; le navi giapponesi non individuarono immediatamente gli americani. Lanciarono tre Zero in pattugliamento alle 14:55, tre minuti prima che due dei bombardieri-siluranti Grumman TBF Avenger in ricognizione mancassero la Ryūjō di 150 metri a poppa con quattro bombe da 227 kg. Altri due Zero rinforzarono la pattuglia poco dopo le 15:00, giusto in tempo per intercettare altri due Avenger in ricognizione, abbattendone uno. Nel frattempo, la portaerei USS Saratoga aveva lanciato un attacco aereo contro la Forza Distaccata nel primo pomeriggio, composto da 31 Douglas SBD Dauntless e otto Avenger; la lunga distanza impedì la scorta dei caccia. Trovarono la portaerei poco dopo e attaccarono. Colpirono la Ryūjō tre volte con bombe da 454 kg e un siluro; l’esplosione del siluro allagò la sala macchine di dritta e i locali caldaie. Nessun aereo né della Ryūjō né della Saratoga fu abbattuto nell’attacco.

Le esplosioni incendiarono la portaerei che iniziò a sbandare a causa dell’allagamento causato dal siluro. La Ryūjō virò a nord alle 14:08, ma il suo sbandamento continuò ad aumentare anche dopo che gli incendi furono spenti. L’allagamento Mise fuori uso i motori la fece fermare alle 14:20. L’ordine di abbandonare la nave fu dato alle 15:15 e il cacciatorpediniere Amatsukaze si accostò per mettere in salvo l’equipaggio. Le navi furono attaccate diverse volte da B-17 senza risultati prima che la Ryūjō si capovolgesse verso le 17:55 alle coordinate 06°10′S 160°50′E con la perdita di sette ufficiali e 113 membri dell’equipaggio. Quattordici aerei che aveva inviato in missione tornarono poco dopo l’affondamento della Ryūjō e volarono in cerchio sopra la nave finché non furono costretti ad ammarare. Sette piloti furono salvati.

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: Giappone
  • Tipo nave: Portaerei
  • Classe:Ryūjō
  • Cantiere:

    Cantiere navale Mitsubishi di Yokohama


  • Data impostazione: 26/11/1929
  • Data Varo: 02/04/1931
  • Data entrata in servizio: 09/11/1933
  • Lunghezza m.: 179.9
  • Larghezza m.: 20.32
  • Immersione m.: 5.56
  • Dislocamento t.: 10.500
  • Apparato motore:

    12 caldaie, turbine a vapore, 2 eliche


  • Potenza cav.: 65.000
  • Velocità nodi: 29
  • Autonomia miglia: 10.000
  • Armamento:

     4 × 2 cannoni da 127 mm Type 89 2 × 2 mitragliatrici da 25 mm, 37 aerei  (+11 in riserva)


  • Corazzatura:
  • Equipaggio: 934
  • Bibliografia – Riferimenti:
       

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