Chūichi Nagumo

di redazione
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Chūichi Nagumo

Chūichi Nagumo (南雲 忠一) nacque il 25 marzo 1887 nella prefettura di Yamagata e si spense il 6 luglio 1944 a Saipan. Ammiraglio della Marina imperiale giapponese, la sua carriera fu caratterizzata da una progressione costante attraverso i ranghi della marina nipponica, culminando nel prestigioso quanto controverso comando della 1ª Flotta aerea durante i cruciali primi mesi della guerra nel Pacifico.

Specialista riconosciuto nella guerra con siluri e nell’impiego delle unità leggere, Nagumo si trovò paradossalmente a guidare la principale formazione di portaerei giapponesi senza possedere alcuna esperienza pregressa con l’aviazione navale. Questo fatto, unito a una personalità naturalmente cauta e metodica, avrebbe profondamente influenzato le sue decisioni nei momenti più critici del conflitto. La sua figura storica rimane quella di un ufficiale competente e professionale, la cui visione tattica, pur solida, risultò talvolta limitata di fronte alle sfide strategiche imposte dalla guerra aeronavale moderna.

Formazione e carriera iniziale

Il percorso militare di Nagumo ebbe inizio con l’ingresso nell’Accademia navale di Etajima, dove studiò nella 36ª classe. I suoi risultati accademici furono eccellenti: si diplomò l’21 novembre 1908 all’ottavo posto su 191 cadetti, prestazione che gli valse la nomina a Cavaliere di III Classe dell’Ordine del Nibbio d’oro. Ottenuto il brevetto di aspirante guardiamarina, iniziò la tradizionale crociera di addestramento all’estero a bordo dell’incrociatore corazzato Soya, unità di preda bellica russa.

Gli anni successivi videro il giovane ufficiale alternarsi su diverse unità, acquisendo progressivamente esperienza su diversi incrociatori corazzati. Nel 1910 conseguì la qualifica di guardiamarina e nell’aprile 1911 cominciò la sua formazione specialistica frequentando il Corso base alla Scuola di artiglieria navale, seguito dal Corso base alla Scuola siluristi. Quest’ultima specializzazione avrebbe segnato profondamente la sua carriera futura. Promosso sottotenente di vascello il 1º dicembre 1911, proseguì il servizio su diverse unità, tra cui la nave da battaglia Aki.

Nel 1913, dopo essersi distinto al comando della torpediniera Hatsuyuki, Nagumo fu selezionato per frequentare il prestigioso Collegio navale di Tokyo. Questa istituzione formava gli ufficiali di stato maggiore dell’élite della Marina imperiale. Parallelamente agli studi teorici, completò il Corso avanzato alla Scuola siluristi, conseguendo nel dicembre 1914 la promozione a tenente di vascello. La sua preparazione tecnica si arricchì ulteriormente quando fu distaccato al Comando costruzioni navali come direttore di macchina, partecipando all’apprestamento finale dell’incrociatore da battaglia Kirishima.

Il completamento del Corso A al Collegio navale nel dicembre 1920 rappresentò una tappa fondamentale. Con il diploma ottenne la promozione a capitano di corvetta e l’accesso garantito alle posizioni di responsabilità all’interno della struttura di comando della marina. Era ormai riconosciuto come uno degli esperti più preparati nell’impiego tattico dei siluri e delle unità leggere.

Ascesa negli anni Venti e Trenta

Il decennio successivo consolidò la posizione di Nagumo nella gerarchia navale. Dopo aver comandato il cacciatorpediniere di scorta Momi, fu assegnato allo stato maggiore della 1ª Squadriglia cacciatorpediniere nel 1921. L’anno seguente passò allo stato maggiore generale, dove lavorò nella sezione 1 del 1º Ufficio. Dal novembre 1923 affiancò a questo ruolo burocratico l’incarico di istruttore al Collegio navale, posizione che mantenne con brevi interruzioni per diversi anni.

Promosso capitano di fregata nel dicembre 1924, sei mesi dopo ricevette ordini particolari: sarebbe partito per un lungo viaggio di studio in Europa e negli Stati Uniti. L’obiettivo era duplice: apprendere le lingue straniere e acquisire conoscenze dirette sui più recenti sviluppi tecnologici e dottrinali delle marine occidentali. Durante questo soggiorno all’estero, Nagumo redasse un documento di analisi sulle capacità industriali e di mobilitazione americane, lavoro che dimostrò la sua attenzione agli aspetti strategici e logistici della potenza navale.

Rientrato in Giappone nel febbraio 1926, assunse il comando di due cannoniere in successione, la Saga e la Uji, prima di tornare all’insegnamento al Collegio navale. Nel novembre 1929 ricevette la nomina a capitano di vascello e, contestualmente, il comando dell’incrociatore leggero Naka. Il 1º dicembre 1930 gli fu affidata la guida dell’11ª Divisione cacciatorpediniere, incarico che gli permise di mettere in pratica sul campo le dottrine tattiche che aveva contribuito a sviluppare e insegnare.

Dopo un periodo trascorso nuovamente presso lo stato maggiore generale come capo di una sezione dell’1º Ufficio, nel novembre 1933 Nagumo tornò in mare al comando dell’incrociatore pesante Takao, unità moderna da poco entrata in servizio. L’anno seguente gli venne assegnato il comando della nave da battaglia Yamashiro, allora sottoposta a lavori di ammodernamento. Quando l’unità rientrò operativa nel marzo 1935, fungeva da ammiraglia della Flotta Combinata, testimonianza dell’importanza del suo ruolo.

La promozione a contrammiraglio giunse il 15 novembre 1935, seguita dal comando della 1ª Squadriglia cacciatorpediniere. In questi anni Nagumo si avvicinò progressivamente alla cosiddetta “fazione della flotta”, quel gruppo di ufficiali superiori che rifiutavano le limitazioni imposte dai trattati navali internazionali e minimizzavano i rischi di un confronto con le potenze occidentali. Nonostante le sue posizioni politiche fossero note, la sua competenza professionale era troppo preziosa per essere messa da parte.

Nel dicembre 1936 assunse il comando dell’8ª Divisione incrociatori, che guidò nelle operazioni anfibie in Cina durante la seconda metà del 1937, in particolare nello sbarco a nord di Shanghai. Al ritorno in patria nel novembre dello stesso anno fu nominato presidente della Scuola siluristi, riconoscimento del suo status di massimo esperto giapponese in quella specialità. Un anno dopo tornò al comando operativo con la 3ª Divisione incrociatori e il 15 novembre 1939 conseguì il grado di viceammiraglio.

Al comando della 1ª Flotta aerea

Il 1º novembre 1940 Nagumo fu nominato direttore del Collegio navale, incarico di grande prestigio. Pochi mesi dopo, all’inizio del 1941, ricevette un’offerta che accolse con profonde riserve: il comando della costituenda 1ª Flotta aerea, formazione destinata a riunire le portaerei più potenti e moderne della Marina imperiale. Le perplessità di Nagumo erano fondate. Non aveva mai avuto alcuna esperienza con l’aviazione navale, nella quale peraltro nutriva scarsa fiducia. Quando fu informato del progetto di attacco a Pearl Harbor, espresse apertamente i suoi dubbi, aggravati dal fatto che l’ideatore del piano era l’ammiraglio Isoroku Yamamoto, figura di spicco della “fazione dei trattati”, avversaria politica della corrente cui Nagumo apparteneva.

Tuttavia le rigide regole di anzianità della Marina imperiale rendevano praticamente impossibile rifiutare un simile comando. Il 10 aprile 1941 Nagumo assunse ufficialmente la guida della 1ª Flotta aerea. A suo favore giocava la presenza di uno stato maggiore eccellente, che includeva ufficiali entusiasti dell’aviazione navale come Minoru Genda e Takijirō Ōnishi. Lavorando a stretto contatto con questi specialisti e con Mitsuo Fuchida, comandante dei gruppi aerei imbarcati, furono risolte le numerose problematiche tecniche dell’operazione, compreso il problema critico dell’eccessiva profondità di immersione dei siluri aviolanciati.

La 1ª Flotta aerea si riunì nella baia di Hitokappu e il 23 novembre Nagumo informò i comandanti delle singole unità della missione loro assegnata. Il 26 novembre, dopo il fallimento delle trattative diplomatiche, ricevette l’ordine definitivo di procedere. La formazione assunse una rotta attraverso acque poco frequentate, tra le isole Aleutine a nord e le Hawaii a sud. Nagumo aveva ordine di sospendere l’operazione in caso di scoperta fortuita o di un accordo diplomatico dell’ultimo momento, ma la traversata si svolse senza incidenti significativi.

All’alba del 7 dicembre 1941 la flotta aveva raggiunto il punto di lancio prestabilito, 440 chilometri a nord di Oahu. La prima ondata di attacco, forte di oltre 180 velivoli, colpì la base americana completamente alla sprovvista, infliggendo danni gravissimi alle corazzate ormeggiate e distruggendo decine di apparecchi al suolo. La seconda ondata, lanciata alle 08:45, trovò una difesa più coordinata ma completò l’opera distruttiva.

Al rientro del secondo gruppo di attacco sulle portaerei esplose una discussione accesa. Nagumo e il suo capo di stato maggiore, il contrammiraglio Ryūnosuke Kusaka, ritenevano sostanzialmente raggiunti gli obiettivi dell’operazione: diverse navi americane erano affondate o fuori combattimento, centinaia di velivoli distrutti o danneggiati, le perdite umane erano state severe. I capitani Genda e Fuchida, al contrario, premevano per un terzo attacco contro le infrastrutture portuali e i depositi di combustibile, e chiedevano che la flotta rimanesse nella zona alcuni giorni per intercettare le tre portaerei della Pacific Fleet, assenti da Pearl Harbor.

Nagumo rimase a lungo indeciso. Comprendeva il valore strategico delle portaerei nemiche, ma gli ripugnava rischiare ulteriormente le sue preziose unità. Nutriva il profondo ma infondato timore di una controffensiva americana imminente. Non era inoltre certo dell’utilità di una terza ondata, che avrebbe incontrato una difesa organizzata e sarebbe costata altri velivoli. Alla fine prevalse la cautela e Nagumo ordinò il rientro, soddisfatto di riportare in patria la 1ª Flotta aerea pressoché intatta. Durante il tranquillo viaggio di ritorno, tuttavia, discusse con Genda e Fuchida e condivise le loro preoccupazioni sulla mancata distruzione delle portaerei americane.

Le campagne nel Pacifico

Chūichi Nagumo
L’ammiraglio Nagumo nel 1942

Nei mesi successivi la 1ª Flotta aerea fu impegnata a sostegno della rapida espansione giapponese nel Pacifico. Tra gennaio e febbraio 1942 Nagumo condusse pesanti incursioni aeree su Rabaul e Kavieng, incontrando una resistenza trascurabile. A metà febbraio tentò senza successo di intercettare una Task Force americana che aveva colpito le isole Marshall. Il 19 febbraio eseguì un devastante bombardamento su Port Darwin, in Australia, affondando numerosi mercantili e trasporti e distruggendo molti velivoli.

Alla fine di febbraio la 1ª Flotta aerea, priva però delle portaerei Shokaku e Zuikaku in revisione a Yokosuka, si unì alla 2ª Flotta del viceammiraglio Nobutake Kondō per supportare l’invasione di Giava. Dopo aver operato nelle acque a est e sud dell’isola per la prima decade di marzo, Nagumo ricevette ordini di penetrare nell’Oceano Indiano per cercare battaglia contro la Eastern Fleet britannica.

La scorreria nell’Oceano Indiano, condotta tra il 26 marzo e il 10 aprile 1942, mancò l’obiettivo principale ma produsse risultati significativi. I gruppi aerei giapponesi, ormai veterani, colpirono duramente le infrastrutture militari di Colombo e Trincomalee, abbatterono decine di velivoli e affondarono la portaerei leggera HMS Hermes, gli incrociatori pesanti HMS Cornwall e HMS Dorsetshire, oltre a diverse unità minori e mercantili. Il 9 aprile Nagumo rischiò personalmente quando alcuni bombardieri Bristol Blenheim attaccarono la Akagi, mancandola di poco.

Al rientro dalla campagna nell’Oceano Indiano, il 19 aprile Nagumo fu informato dell’audace incursione aerea americana su Tokyo e altre città giapponesi. Tentò immediatamente l’intercettamento degli attaccanti, ma la distanza era eccessiva. Rientrato in Giappone, fu informato della nuova strategia che prevedeva l’espansione del perimetro difensivo verso sud-est e est. La battaglia del Mar dei Coralli, combattuta ai primi di maggio, aveva danneggiato gravemente la Shokaku e causato la perdita di quasi tutti i velivoli della Zuikaku: per l’operazione successiva, l’attacco a Midway, la 1ª Flotta aerea avrebbe potuto schierare solo quattro portaerei.

L’operazione Midway fu pianificata con l’obiettivo di occupare l’atollo omonimo all’inizio di giugno, costringendo così la Pacific Fleet americana a intervenire e cadere in una trappola. Il piano era complesso e prevedeva azioni diversive nelle Aleutine. La sua riuscita poggiava sull’individuazione preventiva delle forze navali americane tramite una cortina di sommergibili e sul mantenimento del silenzio radio assoluto. Tuttavia i servizi di intelligence americani avevano decrittato i codici giapponesi e l’ammiraglio Chester Nimitz poté posizionare opportunamente le sue portaerei a nord di Midway.

Durante la navigazione verso l’obiettivo, nessuna notizia giunse sulle disposizioni nemiche: lo schieramento dei sommergibili non era stato completato in tempo. Il 1º giugno Nagumo dovette rompere il silenzio radio per localizzare le petroliere per il rifornimento, e queste comunicazioni furono intercettate dagli americani. Il 4 giugno, al mattino presto, Nagumo lanciò una prima incursione di 108 velivoli contro Midway, mentre faceva decollare idrovolanti per la ricognizione e preparava una seconda ondata armata con siluri.

Quando divenne chiaro che le installazioni americane sull’atollo richiedevano un secondo attacco, Nagumo rimase nell’indecisione. Solo dopo il fallimento degli attacchi condotti dai velivoli decollati da Midway autorizzò un secondo bombardamento. Ma alle 07:45 giunse la notizia confusa della presenza di navi nemiche, inclusa una portaerei. Nagumo cadde nell’incertezza più completa: non poteva più colpire rapidamente nessuno dei due obiettivi, doveva recuperare la prima ondata di ritorno e rifornire le pattuglie di caccia in volo.

Con notevole professionalità, gli equipaggi delle portaerei accolsero i velivoli di ritorno, rifornirono i caccia e ripresero le procedure di riarmo con siluri. Nagumo fece quindi rotta verso nord-est per avvicinarsi alle forze avvistate. Dalle 09:20 in poi la contraerea e le pattuglie di caccia furono impegnate nel respingere per tre volte gruppi di aerosiluranti americani, che attaccarono con determinazione pur privi di copertura caccia. Questi assalti costrinsero Nagumo a continue manovre evasive e rimandarono il lancio della sua ondata d’attacco. Ancora più importante, distrassero completamente la difesa ad alta quote.

Circa quaranta bombardieri in picchiata Douglas SBD Dauntless giunsero così indisturbati ed eseguirono un attacco devastante, lasciando tre portaerei preda di enormi incendi. Nagumo rimase fisicamente indenne ma psicologicamente attonito. Fu trasferito sull’incrociatore leggero Nagara ma, travolto dall’entità della catastrofe, non riuscì a esercitare efficacemente il comando. La reazione giapponese fu guidata dal contrammiraglio Tamon Yamaguchi, che danneggiò gravemente la USS Yorktown prima che anche la Hiryu fosse affondata. Dopo manovre sterili a ovest di Midway e la perdita dell’incrociatore pesante Mikuma, l’ammiraglio Yamamoto ordinò il ripiegamento generale.

Nagumo rientrò a Kure profondamente scoraggiato. Il 14 luglio la 1ª Flotta aerea fu sciolta e al suo posto venne riattivata la 3ª Flotta, che riuniva alcune portaerei di squadra. Nonostante la disfatta di Midway, il comando fu affidato ancora a Nagumo, in virtù della sua solida esperienza operativa. Con lui rimase anche il contrammiraglio Kusaka come capo di stato maggiore.

Guadalcanal e il ritiro dal comando

Il 7 agosto 1942 uno sbarco australiano-americano su Guadalcanal colse di sorpresa i comandi giapponesi. L’ammiraglio Yamamoto decise di concentrare le sue forze a Truk. Nagumo ebbe un colloquio con Yamamoto e sconsigliò di impiegare le portaerei, poiché i gruppi aerei necessitavano ancora di addestramento, ma le pressioni furono tali che il 16 agosto salpò per raggiungere la 2ª Flotta del viceammiraglio Kondō.

La battaglia delle Salomone Orientali si svolse il 24 agosto. Nagumo ricevette ordine di distaccare la portaerei Ryujo per bombardare l’aeroporto di Guadalcanal e attirare le portaerei americane, che sarebbero state sorprese dalla Shokaku e Zuikaku. Il piano non funzionò: la Ryujo, accompagnata da una scorta inadeguata, fu localizzata e affondata dai bombardieri americani. L’attacco di Nagumo alla Task Force americana danneggiò solo la USS Enterprise e costò decine di velivoli. Inoltre il convoglio di rinforzi giapponese fu decimato dalla Cactus Air Force di base a Guadalcanal.

La 3ª Flotta rimase lontana dal fronte per quasi due mesi per rimpiazzare le perdite e addestrare i nuovi equipaggi. Nel frattempo Nagumo partecipò alla pianificazione di un grande intervento della Flotta Combinata previsto per fine ottobre, quando l’offensiva dell’esercito avrebbe conquistato l’aeroporto di Guadalcanal. La Ryujo fu sostituita dalla portaerei Junyo e Nagumo disponeva complessivamente di oltre 200 velivoli imbarcati.

Nell’ottobre 1942 Nagumo era visibilmente logorato. Un comandante di cacciatorpediniere ricordò che “era invecchiato visibilmente dopo la sconfitta di Midway. I suoi capelli si erano fatti grigi, il viso mostrava molte rughe.” Il peso delle responsabilità e il ricordo della catastrofe di giugno avevano accentuato la sua naturale tendenza alla cautela, rendendolo insicuro.

Nonostante il fallimento dell’offensiva terrestre, le flotte giapponesi lasciarono Truk il 24 ottobre. La battaglia delle isole Santa Cruz si svolse il 26 ottobre. Pur godendo di netta superiorità numerica, le forze nipponiche subirono l’iniziativa del viceammiraglio William Halsey. Nagumo riuscì a danneggiare gravemente l’ammiraglia Shokaku e la portaerei Zuiho, ma i reparti aerei giapponesi inflissero danni ancora più gravi alla USS Enterprise e affondarono la USS Hornet. La vittoria tattica giapponese fu però oscurata dalla perdita di altri settanta velivoli con i relativi equipaggi e non portò ad alcun vantaggio strategico.

Il 2 novembre, da poco rientrato a Truk, Nagumo ricevette notifica del suo trasferimento al comando del 3º Distretto navale di Sasebo. Sembra che accolse la notizia con un certo sollievo. A partire dall’11 novembre assunse effettivamente questo nuovo ruolo, mentre la 3ª Flotta passò al viceammiraglio Jisaburō Ozawa.

Gli ultimi incarichi e Saipan

Il 21 giugno 1943 Nagumo fu trasferito alla guida del 2º Distretto navale di Kure. Dal 20 novembre comandò la 1ª Flotta, che riuniva il grosso delle navi da battaglia giapponesi, ma questa formazione rimase completamente inattiva e il 25 febbraio 1944 fu sciolta. Nagumo passò alla riserva ufficiali dello stato maggiore generale.

Il 4 marzo 1944 fu scelto per dirigere la Flotta del Pacifico centrale con quartier generale a Saipan. Questo comando era stato creato per coordinare le forze navali nelle isole del mandato e Ogasawara, sostituendo la depauperata 4ª Flotta. Tuttavia si trattava di un comando più organizzativo che operativo, praticamente privo di navi. Il tenente generale Hideyoshi Obata, comandante della 31ª Armata presente nelle Marianne, protestò vigorosamente contro questa disposizione, poiché l’esercito imperiale manteneva il controllo tattico e amministrativo delle sue truppe.

Il 14 marzo Nagumo e Obata raggiunsero un accordo: il comando su ciascuna isola sarebbe stato assegnato all’ufficiale di rango più alto presente, mentre i comandi superiori avrebbero mantenuto le rispettive autonomie, soluzione che comprometteva però una collaborazione più funzionale.

Inizialmente con poche truppe, Nagumo ricevette in primavera la 55ª e 65ª Unità navale di guardia e numerose unità di artiglieria contraerea. L’afflusso di uomini e materiali fu duramente contrastato dai sommergibili americani. Nagumo pianificò un ambizioso programma di ampliamento di aeroporti e basi per idrovolanti, che avrebbe dovuto ospitare circa 600 velivoli, ma i lavori rimasero largamente incompleti. Al giugno 1944 le forze della marina su Saipan, direttamente sotto il suo comando, contavano circa 6.160 uomini.

Sia Nagumo che Obata ritenevano improbabile un’invasione americana delle Marianne già in maggio-giugno, opinione condivisa dalla maggior parte degli ufficiali superiori. Solo il tenente generale Yoshitsugu Saitō, comandante delle truppe dell’esercito a Saipan, denunciò ripetutamente l’imminenza dell’attacco nemico, ma senza successo.

Il mattino del 15 giugno 1944 due divisioni marine americane sbarcarono su Saipan. Nel corso della brutale battaglia fu il generale Saitō, di grado superiore, a dirigere le operazioni, assistito da Nagumo. Le difese giapponesi opposero una resistenza tenace ma il 19 giugno il fronte fu spezzato e l’aeroporto di Aslito conquistato. Entro la fine del mese la porzione meridionale dell’isola era sotto controllo americano.

Nagumo e Saitō organizzarono una linea difensiva che faceva perno sul massiccio di Tapotchau e sulla cittadina di Garapan, tenuta dalle forze navali. Gli scontri divennero particolarmente intensi e Garapan cedette solo dopo un’ostinata resistenza il pomeriggio del 24 giugno. Il 30 giugno cadde il monte Tapotchau e i resti della guarnigione ripiegarono verso nord in disordine.

Il 6 luglio, svanita ogni possibilità di continuare la resistenza, Saitō ordinò alle poche migliaia di superstiti di lanciare una carica suicida per non cadere prigionieri. Poco dopo si suicidò. Anche Nagumo si tolse la vita nel suo posto di comando prima dell’avvio del disperato contrattacco finale, sparandosi alla tempia con una rivoltella.

L’8 luglio 1944 Nagumo ricevette postume la nomina ad ammiraglio e a Cavaliere di I Classe dell’Ordine del Sacro Tesoro.

Eredità e valutazione storica

Di statura bassa anche rispetto alla media nazionale giapponese, con occhi penetranti e fama di temperamento forte, Nagumo viene ricordato dagli storici come un ufficiale dall’aspetto e dalla personalità austeri. La sua figura professionale presenta luci e ombre: indubitabilmente competente nella guerra silurante e nell’impiego delle unità leggere, si trovò a comandare una formazione di portaerei senza possedere alcuna familiarità con l’aviazione navale.

La sua caratteristica principale fu una cautela metodica che, se da un lato lo rese un comandante attento e riflessivo, dall’altro lo portò talvolta all’indecisione nei momenti critici. A Pearl Harbor la decisione di non lanciare una terza ondata d’attacco contro le infrastrutture e di non attendere le portaerei americane rimane oggetto di dibattito storico. A Midway le sue esitazioni nella gestione del riarmo dei velivoli contribuirono a creare le condizioni della catastrofe.

La disfatta di Midway lo segnò profondamente, accentuando ulteriormente la sua naturale prudenza e minando la sua sicurezza nelle decisioni operative. Ciononostante lo stato maggiore generale continuò ad affidargli comandi di responsabilità, riconoscendone il valore e l’esperienza.

La visione strategica di Nagumo appare, col senno di poi, forse ristretta: eccellente tattico nell’ambito della guerra silurante tradizionale, non riuscì mai completamente ad adattarsi alle nuove dimensioni della guerra aeronavale moderna, che richiedeva aggressività, iniziativa e capacità di sfruttare rapidamente le opportunità. La sua carriera rappresenta in qualche modo il difficile adattamento della Marina imperiale giapponese alla rivoluzione portata dall’aviazione navale, con tutti i successi iniziali e le successive difficoltà di un periodo di transizione storica.

Informazioni aggiuntive

  • Data di nascita:  25 Marzo 1887  
  • Data morte:  6 Luglio 1944  
  • Nazione: Giappone  
  • Tipo: Ammiraglio 
  • Forza armata: Marina 
  • Grado: Ammiraglio 

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