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Regia Marina

Siluri a lenta corsa (maiali)Delle tre forze armate la marina era quella che all'inizio del conflitto era in condizioni migliori: le navi non mancavano (la Regia Marina contendeva alla Marine Nationale francese la quarta posizione fra le principali flotte da guerra) ed erano relativamente moderne.

L'Italia inoltre possedeva la più grande flotta sottomarina del mondo (anche qui in concorrenza, stavolta con l'Unione Sovietica). I punti deboli Marina italiana furono: una serie di scelte strategiche profondamente errate, tra cui quella di non dotarsi di navi portaerei (secondo l'idea dell'Ammiraglio d'Armata Domenico Cavagnari, Sottosegretario di Stato per la Marina, l'Italia stessa era una immensa portaerei protesa nel Mediterraneo); non dotarsi di una aviazione di marina dotata di aerosiluranti, nonostante l'industria italiana li esportasse verso altri Paesi fino alla metà degli anni '30; un coordinamento pessimo, se non inesistente, con le forze aeree; una mancanza assoluta, all'inizio del conflitto, di un piano strategico qualsiasi, se non stare sulla difensiva; una penuria cronica di carburanti, le cui risorse erano state bruciate dalle imprese militari di Spagna ed Etiopia negli anni '30 (tanto che, dallo scoppio del conflitto, la Regia Marina sarà costretta a dipendere quasi esclusivamente dai rifornimenti tedeschi); il grave ritardo, infine, sulle moderne strumentazioni necessarie ad una guerra navale a tutto campo (come il radar, il sonar, il radio goniometro etc.).

Questi ritardi furono evidentissimi nell'impiego delle forze sottomarine che, per quanto inizialmente imponenti, ottennero dei successi molto limitati subendo nel contempo perdite gravissime. C'è poi da considerare il fatto che, a differenza delle altre maggiori potenze, l'Italia disponeva di risorse economiche limitate. Dopo aver impiegato grosse somme per l'ammodernamento delle quattro corazzate rimaste dopo il primo conflitto mondiale, e per la costruzione di quattro nuove modernissime corazzate (la classe Littorio) non rimaneva molto, e le nuove costruzioni navali durante il conflitto furono limitatissime, ridicolmente inferiori a quelle delle altre maggiori marine (la sola Germania costruì durante la guerra circa cinquecento sommergibili).

La marina, quasi sempre senza protezione aerea indispensabile nel conflitto in corso, limitò la sua attività alle scorte dei convogli nel Mediterraneo e non avrà che un ruolo secondario nel conflitto (cosa assurda vista la primaria importanza della guerra navale per un Paese come l'Italia), subendo quasi sempre dolorose sconfitte nelle rare occasioni in cui i comandanti in mare venivano autorizzati a confrontarsi col nemico.

È indicativo il fatto che i maggiori risultati contro le forze navali avversarie (come l'affondamento di due navi da battaglia britanniche nel porto di Alessandria da parte dei Siluri a Lenta Corsa, noti come "Maiali", o dell'incrociatore pesante York da parte dei "barchini esplosivi"), furono ottenuti dal naviglio leggero e dai cosiddetti mezzi d'assalto. L'ingegno, la preparazione, il coraggio del personale se non addirittura l'eroismo di molti comandanti di navi e sommergibili (questi ultimi soprattutto in Atlantico), non furono tuttavia sufficienti a supplire alla sconsiderata gestione della guerra da parte dei comandi superiori e di Mussolini.

Le principali unità della Regia Marina della Seconda Guerra Mondiale

Incrociatori leggeri

Cacciatorpediniere

  • Carlo Mirabello
  • Augusto Riboty
  • Leone
  • Pantera
  • Tigre
  • Francesco Crispi
  • Quintino Sella
  • Cesare Battisti
  • Daniele Manin
  • Francesco Nullo
  • Nazario Sauro
  • Aquilone
  • Borea
  • Espero
  • Euro
  • Nembo
  • Ostro
  • Turbine
  • Zeffiro
  • Alvise da Mosto
  • Antonio da Noli
  • Nicoloso da Recco
  • Giovanni da Verrazzano
  • Lanzerotto Malocello
  • Leone Pancaldo
  • Emanuele Pessagno
  • Antonio Pigafetta
  • Luca Tarigo
  • Antoniotto Usodimare
  • Ugolino Vivaldi
  • Nicolò Zeno
  • Dardo
  • Freccia

Cacciatorpediniere

Mitragliere

Entrato in servizio nel febbraio 1942, il Mitragliere partecipò alla battaglia di mezzo giugno, effettuò missioni di scorta ai convogli per il Nord Africa. All'armistizio si diresse verso Malta per poi rifugiarsi alle Baleari dove venne internato fino alla fine della guerra.

Velite

Entrato in servizio poco prima dell'armistizio, il Velite venne impiegato per la scorta tra Libia e Tunisia; dopo la guerra fu ceduto alla Francia e demolito nel 1961.

Bartolomeo Colleoni

Entrato in servizio nel 1938, l'incrociatore Bartolomeo Colleoni apparteneva alla classe Alberto da Giussano con cui condivideva pregi e difetti: grandissima velocità, scarsa protezione passiva, scarsa autonomia.

Alberto di Giussano

Incrociatore leggero, primo della classe condottieri che porta quindi il suo nome, molto veloce ma quasi privo di corazzatura, in particolare le difese subacquee erano quasi assenti e la protezione dei motori era insufficiente.

Bari

L'incrociatore tedesco Pillau entrò in servizio nella marina imperiale tedesca nel 1914, ceduto all'Italia nel 1920 venne affondato da un bombardamento alleato il 28 giugno 1943 dopo aver compiuto 47 missioni nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Taranto

L'incrociatore leggero tedesco Strassburg venne ceduto all'Italia nel 1920 in base agli accordi di pace, nel corso della Seconda Guerra Mondiale svolse 11 missioni di guerra e fu affondato nel corso di un bombardamento il 23 settembre 1944.

Bolzano

L'incrociatore pesante Bolzano fu l'ultimo ad essere costruito della classe Trento; entrato in servizio nel 1933 aveva tra le sue caratteristiche la grande velocità ma anche una corazzatura vulnerabile tanto che viene considerata una nave complessivamente inferiore a quelle della classe Zara costruite nello stesso periodo.

Pola

L'incrociatore pesante Pola faceva parte della classe Zara ed entrò in servizio nel 1932; dopo aver partecipato ad alcune azioni ed essere stato più volte attaccato, venne affondato nel corso della battaglia di Capo Matapan.

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