Kyushu J7W Shinden

di redazione
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Se si escludono alcuni progetti realizzati dai tecnici tedeschi alla fine della guerra ai limiti della fantascienza, questo è l’aereo più originale di tutto il conflitto.

In realtà, nonostante l’aspetto inconsueto, lo Shinden non introdusse nessuna sostanziale novità aeronautica, fu però il primo ad adottare contemporaneamente numerose soluzioni poco diffuse per un caccia. Il progettista aveva previsto sin dall’inizio la possibilità di installare un motore a reazione e la cosa sarebbe stata relativamente semplice; il resto dell’aereo è letteralmente progettato intorno al motore, azionante un’elica spingente il cui flusso non era disturbato da alcuna parte dell’aereo.

Le eccezionali prestazioni dell’aereo rimasero potenziali in quanto fu possibile costruire un solo esemplare prima della fine della guerra, appena sufficiente per dimostrare la validità dell’aereo.

Il Kyushu J7W Shinden è un monoplano monomotore ad ala bassa, carrello retrattile di tipo triciclo anteriore. Il motore è posto alla fine della fusoliera ed aziona un’elica spingente; l’aereo è un “canard”, cioè ha le superfici orizzontali di controllo nella parte anteriore della fusoliera e non sulla coda come avviene di solito.

Il Kyūshū J7W Shinden (震電, “Fulmine Magnifico”) rappresenta uno degli esperimenti aeronautici più innovativi del Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale. Questo prototipo di caccia con elica spingente, caratterizzato da un’insolita configurazione con ali posteriori e superfici canard anteriori, incarnava la disperata ricerca di soluzioni innovative per contrastare la crescente minaccia dei bombardieri americani B-29 Superfortress che martoriavano le isole metropolitane giapponesi.

Replica dello Shinden esposta al Tachiarai Peace Memorial Museum
Replica dello Shinden esposta al Tachiarai Peace Memorial Museum
Foto di By Yagyu8 – Own work, CC BY-SA 4.0

Genesi

Il J7W Shinden si distingue immediatamente per la sua configurazione aerodinamica non convenzionale. A differenza dei caccia tradizionali, presentava le ali principali nella parte posteriore della fusoliera, mentre nella parte anteriore erano montate superfici di controllo. Il motore, anziché essere posizionato nel muso come nella maggior parte dei caccia dell’epoca, era installato dietro l’abitacolo e azionava un’elica spingente attraverso un albero di trasmissione allungato.

Questa disposizione rivoluzionaria non era frutto di eccentricità progettuale, ma rispondeva a precise esigenze operative. L’armamento previsto – quattro cannoni Tipo 5 da 30 millimetri – poteva essere concentrato nel muso dell’aereo, garantendo una potenza di fuoco devastante senza i problemi di sincronizzazione tipici delle armi che dovevano sparare attraverso il disco dell’elica. Inoltre, la configurazione canard prometteva eccellente manovrabilità, caratteristica essenziale per un intercettore destinato a ingaggiare bombardieri pesanti ad alta quota.

L’idea di un caccia basato sulla configurazione canard nacque all’inizio del 1943 nella mente del Capitano di Corvetta Masayoshi Tsuruno, membro dello staff tecnico della Marina Imperiale Giapponese. Tsuruno era convinto che questo design innovativo avrebbe offerto non solo prestazioni superiori immediate, ma anche la possibilità di essere facilmente convertito all’impiego di motori a turbogetto quando questi fossero diventati disponibili.

La visione di Tsuruno trovò terreno fertile presso il Primo Arsenale Tecnico Aeronautico Navale (Dai-Ichi Kaigun Koku Gijitsusho), che intraprese lo sviluppo di tre alianti sperimentali designati Yokosuka MXY6, tutti caratterizzati dalla configurazione canard. Questi prototipi sperimentali furono costruiti dalla Chigasaki Seizo K.K., e uno di essi fu successivamente equipaggiato con un piccolo motore Semi 11 (Ha-90) a 4 cilindri raffreddato ad aria da 22 cavalli, permettendo di testare la configurazione anche in volo motorizzato.

Progetto e Sviluppo Tecnico

I test condotti con gli alianti MXY6, sia nella versione planante che in quella motorizzata, dimostrarono entro la fine del 1943 la piena fattibilità del concetto canard. La Marina, impressionata dai risultati dei voli di prova, decise di procedere con lo sviluppo di un vero intercettore basato sul concetto di Tsuruno.

La scelta ricadde sulla Kyushu Aircraft Company per trasformare il concetto in un caccia operativo. Questa decisione non fu casuale: la Kyushu disponeva sia di un team di progettazione che di strutture produttive relativamente poco impegnate in altri progetti prioritari, una condizione rara nell’industria aeronautica giapponese del periodo. Tsuruno stesso fu posto a capo di un team del Dai-Ichi Kaigun Koku Gijitsusho con il compito di assistere i progettisti della Kyushu nello sviluppo del nuovo intercettore.

La costruzione dei primi due prototipi iniziò nel giugno 1944, in un momento in cui il Giappone subiva già pesanti bombardamenti e le risorse industriali erano sempre più scarse. Nonostante queste difficoltà, il programma procedette con notevole efficienza: i calcoli strutturali furono completati entro gennaio 1945 e il primo prototipo fu ultimato nell’aprile dello stesso anno.

Il cuore del Shinden era il potente motore radiale Mitsubishi MK9D (Ha-43) da 2.130 cavalli, installato dietro l’abitacolo insieme al suo compressore. Questa disposizione presentava sfide tecniche significative: il motore doveva azionare un’elica a sei pale attraverso un albero di trasmissione allungato, una soluzione che richiedeva precisione ingegneristica per evitare vibrazioni eccessive.

Il raffreddamento del motore rappresentava un’altra sfida critica. I progettisti optarono per lunghe prese d’aria strette, montate obliquamente sui lati della fusoliera. Questa soluzione, sebbene aerodinamicamente efficiente in volo, causò significativi problemi di raffreddamento durante le prove a terra con il motore in funzione, contribuendo ai ritardi nel programma di test.

L’urgenza della situazione bellica e la fiducia nel progetto furono tali che la Marina ordinò il J7W1 in produzione ancora prima che il primo prototipo prendesse il volo. Le proiezioni produttive erano ambiziose: la fabbrica Zasshonokuma della Kyushu avrebbe dovuto produrre trenta Shinden al mese, mentre lo stabilimento Handa della Nakajima ne avrebbe dovuti fornire 120. Le stime prevedevano la produzione di circa 1.086 esemplari tra aprile 1946 e marzo 1947.

Questi numeri, visti con il senno di poi, appaiono irrealisticamente ottimistici considerando lo stato dell’industria giapponese nel 1945. Tuttavia, riflettono la disperata necessità della Marina di disporre di un intercettore efficace contro i B-29 e la fiducia riposta nel design rivoluzionario del Shinden.

Il primo volo del prototipo J7W avvenne il 3 agosto 1945 dall’aerodromo di Mushiroda, con lo stesso Tsuruno ai comandi. Questa scelta non fu casuale: chi meglio del ideatore del progetto poteva valutare se la sua visione si era tradotta in realtà?

In totale, furono effettuati solo tre brevi voli di prova per un tempo di volo complessivo di 45 minuti. Due di questi voli avvennero in giorni che sarebbero entrati tragicamente nella storia: gli stessi giorni dei bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki.

I voli di prova, seppur limitati, rivelarono sia il potenziale che i problemi del design. L’aereo si dimostrò capace di volare e manovrare, confermando la validità del concetto canard. Tuttavia, emersero anche significativi problemi: una marcata tendenza a virare verso dritta causata dalla coppia del potente motore, flutter delle pale dell’elica e vibrazioni nell’albero di trasmissione allungato. Questi problemi erano risolvibili con ulteriore sviluppo, ma il tempo era ormai scaduto.

Parte di Fusoliera del Kyushu J7W1 Shinden allo Smithsonian
Parte di Fusoliera del Kyushu J7W1 Shinden allo Smithsonian
Foto di By Ducatipierre – Own work, CC BY-SA 4.0

Eredità

Con la fine della guerra il 15 agosto 1945, il programma Shinden si arrestò bruscamente. Solo due prototipi erano stati completati, rappresentando l’intera produzione di questo rivoluzionario caccia. Il destino di questi due esemplari fu divergente: uno fu demolito, mentre l’altro attirò l’attenzione della Technical Air Intelligence Unit della Marina degli Stati Uniti.

Alla fine del 1945, il prototipo superstite fu smontato e spedito negli Stati Uniti per valutazione. Una volta giunto oltreoceano, fu riassemblato ma non volò mai sotto bandiera americana. Nel 1960, la Marina statunitense trasferì l’aereo alla Smithsonian Institution, assicurandone la preservazione per le generazioni future.

Oggi, la parte anteriore della fusoliera dell’unico J7W sopravvissuto è esposta presso lo Steven F. Udvar-Hazy Center, l’annesso del National Air and Space Museum situato presso l’aeroporto di Dulles a Washington DC. Parti varie dell’aereo sono conservate presso il Garber Facility a Suitland, nel Maryland. Questa preservazione permette a storici, ingegneri e appassionati di aviazione di studiare da vicino uno degli esperimenti aeronautici più audaci della Seconda Guerra Mondiale.

L’interesse per lo Shinden non si è limitato ai musei. Nel luglio 2022, un modello in scala 1:1 del J7W1 è stato svelato al Tachiarai Peace Memorial Museum. Successivamente si è scoperto che questo modello era stato costruito dalla Toho Studios per il film “Godzilla Minus One” del 2023, dove lo Shinden appare in azione contro il leggendario mostro. Un altro modello in scala reale, con il numero di serie fittizio 53-102, è stato esposto al Museo Spaziale di Yoichi a Hokkaido nel 2016.

Lo J7W Shinden rappresenta molto più di un semplice aereo sperimentale. Incarnava la capacità dell’industria aeronautica giapponese di pensare fuori dagli schemi convenzionali e di esplorare soluzioni radicalmente innovative anche nelle circostanze più disperate. La configurazione canard, che all’epoca sembrava eccentrica, sarebbe stata rivalutata e adottata decenni dopo in progetti di successo come il Saab Viggen e l’Eurofighter Typhoon.

La visione di Tsuruno di un design facilmente convertibile alla propulsione a getto dimostra una lungimiranza notevole. Sebbene una versione a reazione del Shinden non abbia mai superato la fase concettuale, l’idea anticipava la transizione dall’era dell’elica a quella del jet che avrebbe caratterizzato l’aviazione del dopoguerra.

Principali varianti del Kyushu J7W Shinden

  • J7W: prototipo con motore a pistoni, due esemplari costruiti
  • J7W1: versione prevista per la produzione di serie (non realizzata a causa dell’andamento del conflitto) con motore a pistoni
  • J7W2: versione progettata per la propulsione a getto, non completata

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: Giappone
  • Modello: Kyushu J7W1 Shinden
  • Costruttore: Kyushu Hikoki K.K.
  • Tipo:
  • Motore:

    Mitsubishi MK9D, radiale a 18 cilindri, raffreddato ad aria, da 2.130 HP

  • Anno: 1945
  • Apertura alare m.: 11.11
  • Lunghezza m.: 9.66
  • Altezza m.: 3.92
  • Peso al decollo Kg.: 4.928
  • Velocità massima Km/h: 750 a 8.700 m.
  • Quota massima operativa m.: 12.000
  • Autonomia Km: 850 
  • Armamento difensivo:

    4 cannoni da 30 mm.

  • Equipaggio: 1
  • Bibliografia – Riferimenti:
       

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