Yokosuka E14Y

di redazione
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Lo Yokosuka E14Y, detto Glen nel codice di riconoscimento alleato, era stato progettato per essere imbarcato, smontato, a bordo dei sommergibili della marina giapponese. Un aereo di questo tipo riuscì a bombardare il territorio degli Stati Uniti, e fu l’unico a riuscire in questa impresa. L’anti-ecologico obbiettivo era costituito dalle immense foreste dell’Oregon, aerei di questo tipo sganciarono delle bombe incendiarie nel tentativo di appiccare un fuoco incontrollabile  ma il risultato dell’operazione fu irrilevante.

Lo Yokosuka E14Y, designato ufficialmente come Type 0 Small Reconnaissance Seaplane (零式小型水上偵察機), è un idrovolante monoplano ad ala bassa, con galleggianti a scarponi e motore raffreddato ad aria.

Origine del progetto

L’origine del E14Y affonda le radici nella strategia navale giapponese degli anni Trenta, quando la Marina Imperiale riconobbe la necessità di estendere le capacità di ricognizione oltre i limiti tradizionali. Il concetto di sommergibili equipaggiati con hangar per idrovolanti rappresentava una soluzione tattica rivoluzionaria: permetteva di condurre ricognizioni in prossimità del territorio nemico senza che il mezzo potesse essere facilmente rilevato, conferendo un vantaggio tattico considerevole.

Questa innovazione strategica richiedeva lo sviluppo di alcuni esemplari di sommergibili modificati e la creazione di un aeromobile con caratteristiche uniche. Nel corso degli anni Trenta, la Marina formulò la specifica 12-Shi per un nuovo velivolo aereo che dovesse avere dimensioni estremamente ridotte e componenti rapidamente smontabili e riassemblabili nel giro di 10 minuti. Questa specifica tecnica rappresentava una sfida ingegneristica senza precedenti nell’aviazione navale.

Una coppia di Yokosuka E14Y-1 in volo
Una coppia di Yokosuka E14Y-1 in volo

Il Progetto dell’Arsenale di Yokosuka

Per realizzare questo ambizioso progetto, la Marina si rivolse al Primo Arsenale Tecnico Aeronavale di Yokosuka, una struttura specializzata gestita direttamente dalla Marina che aveva il compito di studiare e realizzare innovazioni tecnologiche tanto in campo navale quanto aeronavale. Il progetto fu affidato all’ingegner Mitsuo Yamada, che dovette affrontare la complessa sfida di bilanciare prestazioni operative, vincoli dimensionali e requisiti di assemblaggio rapido.

Il prototipo fu completato nel 1939 e sottoposto a valutazione comparativa con un Watanabe E14W1, aeromobile concorrente nello stesso programma di sviluppo. Tuttavia, le prove di volo iniziali rivelarono che il modello presentava problemi significativi di stabilità di volo e un raggio d’azione inferiore alle aspettative operative della Marina. Questi difetti avrebbero compromesso gravemente l’efficacia operativa in missioni di ricognizione a lungo raggio.

Lo Sviluppo e i Miglioramenti Tecnici

Riconoscendo l’importanza strategica del progetto, fu avviato un ulteriore sviluppo per correggere le carenze identificate. I problemi furono risolti nel 1940 attraverso modifiche sostanziali che includevano la riprogettazione dell’impennaggio e l’applicazione di una deriva supplementare nella parte inferiore della fusoliera. Queste modifiche migliorarono significativamente le caratteristiche di stabilità e controllo dell’aeromobile.

Il prototipo modificato, sottoposto nuovamente alla valutazione della commissione tecnica, soddisfece finalmente i requisiti operativi della Marina, che ne autorizzò la produzione in serie. La produzione fu assegnata alla Watanabe Tekkōsho, che realizzò 125 esemplari di serie nei propri stabilimenti di Fukuoka tra il 1941 e il 1943, periodo che copriva le fasi più intense della guerra del Pacifico.

Nonostante i miglioramenti apportati durante lo sviluppo, l’E14Y presentava una velocità massima di soli 246 km/h, caratteristica che lo rendeva estremamente vulnerabile all’intercettazione da parte dei caccia nemici. Questa limitazione prestazionale costringeva gli equipaggi a condurre le missioni di ricognizione in condizioni di visibilità non ottimali, tipicamente all’alba e al crepuscolo, per ridurre le possibilità di avvistamento da parte delle forze nemiche.

Per massimizzare la protezione attraverso la mimetizzazione, tutti i modelli di serie furono dipinti con una livrea scura che li rendesse meno visibili durante le operazioni in condizioni di luce ridotta. Questa colorazione, unita alle tattiche operative specifiche, rappresentava l’adattamento delle procedure di impiego alle limitazioni prestazionali dell’aeromobile.

Caratteristiche Tecniche

Lo Yokosuka E14Y era caratterizzato da una configurazione tecnica ottimizzata per l’impiego specifico sui sommergibili. Si trattava di un idrovolante monomotore monoplano ad ala bassa con configurazione a scarponi, dalle dimensioni estremamente contenute ma dall’aspetto tradizionale. La caratteristica più innovativa era la capacità di essere rapidamente smontato per il ricovero nell’hangar cilindrico dei sommergibili.

Ali, timone, piani orizzontali, galleggianti e il castello tubolare che li collegava alla carlinga erano progettati per essere facilmente staccabili, permettendo al sommergibile di rimanere in emersione per un tempo ridotto, limitando così la propria vulnerabilità a possibili avvistamenti e attacchi nemici. Questa capacità di assemblaggio/smontaggio rapido era cruciale per l’efficacia operativa del sistema.

La fusoliera era realizzata con tecnica mista: una struttura in tubi d’acciaio ricoperta da tela, pannelli di legno e metallo in lega leggera. Era caratterizzata da un lungo abitacolo chiuso da un tettuccio vetrato apribile a scorrimento, che ospitava due posti in tandem: l’anteriore per il pilota e il posteriore per l’osservatore. L’impennaggio tradizionale era caratterizzato da una grande deriva di forma semicircolare collegata ai piani orizzontali da un tirante obliquo superiore.

La propulsione era affidata a un motore Hitachi Tempu 12, un radiale a 9 cilindri disposti a singola stella e raffreddato ad aria, capace di erogare una potenza al decollo di 340 hp (253,5 kW). Il motore era posizionato sul muso e racchiuso da una cappottatura bugnata in corrispondenza delle teste dei cilindri.

L’ala, a pianta rettangolare, era realizzata con centine in legno, longheroni in lega leggera e rivestimento in tela. Era montata in posizione bassa, separabile velocemente in due semiali, e caratterizzata da una coppia di alettoni montati esterni al bordo d’uscita alare. I galleggianti erano di costruzione metallica e collegati alla parte inferiore di fusoliera e ali attraverso un castello tubolare removibile.

Impiego operativo

L’E14Y venne impiegato operativamente per la prima volta il 17 dicembre 1941, trasportato nei pressi di Pearl Harbor dal sommergibile I-7 per eseguire una missione di ricognizione aerea a bassa quota. L’obiettivo era valutare e riferire sui danni inflitti alle forze aeronavali statunitensi durante l’attacco di dieci giorni prima, fornendo intelligence cruciale per pianificare eventuali operazioni successive.

Questo battesimo operativo dimostrò immediatamente l’efficacia del concetto tattico: un sommergibile poteva avvicinarsi inosservato alle basi nemiche e lanciare un aeromobile per raccogliere informazioni dettagliate senza esporre unità navali di superficie. La missione fu completata con successo, validando il sistema d’arma e aprendo la strada a operazioni più ambiziose.

Australia e Nuova Zelanda

Le capacità operative dell’E14Y furono dimostrate attraverso una serie di missioni di ricognizione condotte nelle acque australiane e neozelandesi. Il 26 febbraio 1942, il sommergibile I-25 sotto il comando del Capitano Akiji Tagami si posizionò al largo della punta settentrionale di King Island nel Bass Strait, al largo delle coste del Victoria, Australia.

Da questa posizione, un E14Y fu lanciato per una missione di ricognizione sul Porto di Melbourne. Il pilota e l’osservatore-mitragliere rimasero in volo per tre ore, durante le quali sorvolarono con successo Port Phillip Bay e osservarono le navi all’ancora al largo di Melbourne. Al termine della missione, l’aeromobile ammarò accanto al sommergibile, dove fu issato a bordo e smontato secondo le procedure standard.

Il Primato Neozelandese

L’E14Y detiene il primato di essere stato l’unico aeromobile giapponese a sorvolare la Nuova Zelanda durante la Seconda Guerra Mondiale, e soltanto il secondo aeromobile nemico nella storia neozelandese dopo il Friedrichshafen FF.33 ‘Wölfchen’ tedesco durante la Prima Guerra Mondiale. L’8 marzo 1942, il Warrant Officer Nobuo Fujita fotografò l’assembramento di forze alleate nel porto di Wellington utilizzando un “Glen” lanciato dal sommergibile I-25.

Il 13 marzo, lo stesso equipaggio sorvolò Auckland prima che l’I-25 si dirigesse verso l’Australia per continuare le proprie operazioni. La notte del 24/25 maggio, il Warrant Officer Susumo Ito volò con un “Glen” su Auckland, questa volta lanciato dal sommergibile I-21. Pochi giorni dopo, utilizzando lo stesso aeromobile, Ito condusse il volo di ricognizione che precedette l’unico attacco giapponese al Porto di Sydney, nel quale ventuno marinai persero la vita quando la HMAS Kuttabul affondò il 1° giugno 1942.

Nobuo Fujita (in piedi) con il suo Yokosuka E14Y.
Nobuo Fujita (in piedi) con il suo Yokosuka E14Y.

L’Attacco Incendiario sull’Oregon

La missione più famosa dell’E14Y, e probabilmente una delle operazioni aeree più singolari dell’intera guerra, fu l’unico bombardamento aereo del territorio continentale degli Stati Uniti condotto da un aeromobile basato su sommergibile. Il 9 settembre 1942, il Chief Warrant Officer Nobuo Fujita e il suo operatore, Petty Officer Shoji Okuda, emersero con il sommergibile I-25 al largo delle coste dell’Oregon, vicino a Brookings.

L’idrovolante fu assemblato e lanciato per quella che sarebbe diventata nota come “The Lookout Air Raid”. L’aeromobile era equipaggiato con quattro bombe incendiarie da 76 kg ciascuna, progettate per causare incendi boschivi che avrebbero dovuto diffondersi e causare danni significativi alle infrastrutture forestali americane.

Fujita si diresse verso l’entroterra, penetrando nel territorio per 50 miglia. L’azione bellica comprendeva sia il lancio di volantini propagandistici che un’azione dimostrativa consistente nell’incendio di una zona boschiva. Nonostante le bombe non causassero feriti o danni reali significativi, l’iniziativa giapponese ebbe un importante impatto psicologico sulla popolazione statunitense.

Per la prima volta nella storia americana, la popolazione continentale si trovò di fronte alla concreta materializzazione di un attacco sul proprio suolo nazionale. Questo evento rese evidente che anche il territorio storico dei 48 stati americani era diventato vulnerabile agli attacchi nemici, rappresentando una svolta psicologica significativa nella percezione della guerra da parte dell’opinione pubblica americana.

Una seconda incursione fu condotta con gli stessi obiettivi e anch’essa portata a buon fine, consolidando il messaggio che il Giappone possedeva la capacità di colpire il territorio americano. Sebbene i danni materiali fossero trascurabili, l’effetto propagandistico e psicologico fu considerevole, dimostrando che anche operazioni apparentemente marginali potevano avere impatti strategici significativi.

Le Operazioni nelle Aleutine

L’E14Y continuò le proprie operazioni in tutto il teatro del Pacifico, incluse missioni nelle acque delle Isole Aleutine e altre operazioni di ricognizione a lungo raggio. Tuttavia, man mano che la guerra progrediva e le difese alleate si rafforzavano, le limitazioni prestazionali dell’aeromobile divennero sempre più critiche.

Nel 1943, il sommergibile Type A1 I-9 fu intercettato al largo delle coste neozelandesi, ma nessun aeromobile giapponese fu osservato e tutti i registri di eventuali ricognizioni aeree furono perduti quando il sommergibile fu affondato. Questo episodio illustra i crescenti rischi operativi che affrontavano le unità giapponesi man mano che la superiorità alleata si consolidava.

Memoria Storica

Nel novembre 2008, la rivista Aviation History riportò che sommozzatori avevano trovato parti di aeromobili nel relitto dell’Akibasan Maru, nave cargo giapponese affondata nell’Atollo di Kwajalein il 20 gennaio 1944 e riscoperta nel 1965. Le parti rinvenute, incluse ali e galleggianti, furono identificate nell’aprile 2008 come appartenenti a due E14Y1 “Glen” attraverso il confronto di fotografie del relitto con disegni tecnici originali e manuali tecnici catturati.

Questa scoperta archeologica fornisce una testimonianza tangibile dell’impiego operativo dell’E14Y e del suo ruolo nelle operazioni navali giapponesi, offrendo agli storici elementi materiali per completare il quadro delle operazioni condotte da questi singolari aeromobili.

Yokosuka E14Y Glen
Yokosuka E14Y Glen

Principali varianti dello Yokosuka E14Y

  • E14Y1: prima versione prodotta in serie, la designazione ufficiale della marina era Tipo 0 Model 11
  • E14Y2: versione sviluppata a partire dalla E14Y1, caratterizzata dal nuovo motore Hitachi Tempu 12 da 480 cavalli; la denominazione ufficiale era Tipo 0 Model 21

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: Giappone
  • Modello: Yokosuka E14Y1
  • Costruttore: K.K. Watanabe Tekkosho
  • Tipo: Ricognizione
  • Motore:

    Hitachi Tempu 12, radiale a 9 cilindri, raffreddato ad aria, da 340 HP

  • Anno: 1941
  • Apertura alare m.: 11.00
  • Lunghezza m.: 8.54
  • Altezza m.: 3.80
  • Peso al decollo Kg.: 1.450
  • Velocità massima Km/h: 246
  • Quota massima operativa m.: 5.420
  • Autonomia Km: 880 
  • Armamento difensivo:

    1 mitragliatrice

  • Equipaggio: 2
  • Bibliografia – Riferimenti:
       
  • Nazione:  Giappone 

  • Modello:   Yokosuka E14Y1 
  • Costruttore:  K.K. Watanabe Tekkosho 
  • Tipo:  Ricognitore  
  • Motore: 

    Hitachi Tempu 12, radiale a 9 cilindri, raffreddato ad aria, da 340 HP

     
  • Anno:  1941  
  • Apertura alare m.:  11.00  
  • Lunghezza m.:  8.54  
  • Altezza m.:  3.80 
  • Peso al decollo Kg.:  4.150 
  • Velocità massima Km/h:  246 
  • Quota massima operativa m.:  5.420 
  • Autonomia Km:  880  
  • Armamento difensivo:  

    1 mitragliatrice

     

  • Equipaggio:  2  

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