La nave corsara tedesca Atlantis (HSK 2)

Atlantis (HSK 2)

di redazione
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Costruita a Brema nel 1937 con il nome di Goldenfels, venne impiegata prima della guerra nel come nave commerciale per essere poi requisita dalla Kriegsmarine nel 1939, allo scoppio delle ostilità, e quindi convertita in incrociatore ausiliario. Durante i lavori di conversione vennero aggiunti 6 cannoni da 150mm, 1 cannone da 75mm, 2 mitragliere antiaeree binate da 37 e altrettante analoghe da 20mm, 4 tubi lanciasiluro da 533mm e 92 mine navali, imbarcava inoltre due idrovolanti Henkel He 114 normalmente smontati e stivati sottobordo. La nave manteneva il suo apparato motore, diesel, che le consentiva una discreta velocità e un’ottima autonomia, caratteristiche essenziali per una nave corsare. L’equipaggio era di 349 uomini di cui 21 ufficiali.

Nel dicembre del 1939 assunse il comando della nave Bernhard Rogge che fece camuffare la nave per assomigliare alla nave sovietica Krim e con questo aspetto attraversò il Canale di Danimarca per dirigersi in Atlantico, nel marzo 1940.

Il 25 aprile, dopo aver passato l’equatore, la nave cambiò ancora il suo aspetto camuffandosi da mecantile giapponese, il Kasii Maru e il 2 maggio incontrò il mercantile inglese SS City of Exeter ma Rogge non diede l’ordine di attacco nel timore di causare molte vittime tra i passeggeri civili del cargo inglese. La Exeter segnalò via radio delle attività sospette di un mercantile giapponese ma questo non impedì all’Atlantis di proseguire nella sua crociera e di fare la sua prima vittima il giorno successivo, si trattava del cargo inglese Scientist che trasportava un carico di ferro e di iuta; dopo un breve combattimento che causò una vittima la Scientist si arrese e tutti i membri superstiti vennero presi a bordo delle nave corsara, il mercantile inglese venne quindi affondato con delle cariche di esplosivo.

Proseguente verso Sud la Atlantis doppiò il Capo di Buona Speranza, posò tutte le sue mine (che non fecero vittime in quanto vennero individuate dalla Royal Navy) e si diresse nell’Oceano Indiano, assumendo questa volta l’aspetto del mercantile olandese MV Abbekerk.

Il 10 giugno 1940 venne catturata la motonave norvegese Tirranna, carica di rifornimenti. Nonostante il lungo cannoneggiamento l’equipaggio dell’Atlantis riuscì ad inviare la preda in Francia, con il suo prezioso carico di beni alimentari.

L’11 luglio fu la volta della City of Baghdad a bordo della quale l’equipaggio dell’Atlantis trovò importanti documenti tra cui un dispaccio, diramato in seguito al rapporto diramato dalla City of Exeter incontrata mesi prima, in cui l’incrociatore ausiliario veniva descritto nel dettaglio, per questo motivo Rogge fece modificare l’aspetto aggiungendo due nuove gru esterne.

Il 13 luglio incontrò nave passeggeri Kemmendine che venne affondata dopo un breve conflitto a fuoco e dopo aver messo in salvo tutti gli uomini a bordo.

Nel mese di agosto la fortunata serie di vittorie della Atlantis si allungò con l’affondamento della nave norvegese Talleyrand e successivamente della carboniere King City, quest’ultima venne scambiata per errore per un incrociatore ausiliario britannico, ne seguì un combattimento che causò 5 morti a bordo della nave inglese.

Nel mese di settembre la nave corsare tedesca aggiunse alle sue vittime le navi Athelking, Benarty e Commissaire Ramel, tutte affondate dopo aver messo in salvo l’equipaggio ed aver recuperato carico e rifornimenti utili. Nel mese di ottobre fu la volta della nave Iugoslava Durmitor che venne catturata da Rogge per liberarsi di una parte dell’enorme numero di prigionieri a bordo dell’Atlantis. 256 prigionieri vennero trasferiti e la nave catturata riuscì a giungere nella Somalia italiana dopo un avventuroso viaggio durato 5 settimane.

Nel mese di novembre Rogge fece nuovamente cambiare l’aspetto esteriore della nave corsare tedesca, camuffata per assomigliare alla HMS Anthenor la Atlantis riuscì a catturare le petroliere norvegesi Teddy e Ole Jacob.

 L’11 novembre 1940 la Atlantis intercettò il cargo Automedon, a 250 miglia dallo stretto di Sumatra. Secondo la consueta modalità di attacco, la nave corsare tedesca sparò un colpo di avvertimento intimando al mercantile di non usare la radio ma questa non obbedì e cominciò a trasmettere un messaggio con richiesta di aiuto; questo costrinse Rogge a ordinare un prolungato cannoneggiamento sulla preda che si arrese solo dopo aver incassato numerosi colpi che causarono ingenti danni a bordo, 5 morti e 12 feriti. A questo punto i moderni corsari arrembarono la nave e trovarono, con loro grande sorpresa, una ingente quantità di materiale classificato come segreto o segretissimo indirizzato al British Far East Command. Questa corrispondenza doveva essere distrutta in caso di attacco nemico ma evidentemente l’ufficiale incarico di gettare i documenti in mare era stato ferito o ucciso nel corso dell’attacco.
Questi documenti erano importantissimi e Rogge ne capì immediatamente il valore: si trattava di informazioni sullo stato delle difese inglesi in estremo oriente, unite ad alcune considerazioni del comando supremo britannico. Tra le altre cose c’erano rapporti dettagliati sulle difese di Singapore e sullo stato delle forze aeree, il comandante tedesco decise quindi di trasferire tutto il materiale sulla Ole Jacob e inviarla in Giappone, agli ordini del tenente Paul Kamenz. La petroliera catturata riuscì a raggiungere Kobe il 4 dicembre 1940 e i documenti catturati vennero inviati in Germania, via terra attraverso la trans siberiana, e consegnati alle autorità giapponesi. Questa massa di informazioni molto probabilmente giocò  un ruolo non secondario nella preparazione dei piani di attacco giapponesi per l’anno seguente.

Alla fine di dicembre 1940 la Atlantis si rifugiò presso le isole Kerguelen che all’epoca erano disabitate. Qui si rifornì di acqua e Rogge ordinò di fare una estesa manutenzione della nave che dopo tanti mesi di mare ne aveva estremamente bisogno.

Dopo aver ripreso la sua crociera di guerra la Atlantis affondò il mercantile inglese Mandasor e catturò lo Speybank al largo delle coste dell’Africa Orientale. Il 2 febbraio riuscì a catturare la petroliera noervegese Ketty Brovig usando il suo carico di carburante per rifornire se stessa, la corazzata tascabile Admiral Sheer e il sommergibile italiano Perla.

Tornata in Atlantico la Atlantis il 17 aprile catturò la nave egiziana Zamzam imbarcando circa 200 prigionieri. In quel periodo era in corso la caccia alla Bismark e l’Atlantico settentrionale pullulava di navi alleate, Rogge decise così di tornare nel Pacifico, abbandonando il piano originale di rientrare in Germania e in questo periodo affondò le navi britanniche Rabaul, Trafalgar e Balzac e il 10 novembre, al largo della Nuova Zelanda, la motonave norvegese Silvaplana.

Dopo una breve sosta in Polinesia la Atlantis fece nuovamente rotta per l’Oceano Atlantico, doppiando Capo Horn il 29 ottobre 1941. Il 13 novembre rifornì il sommergibile U-68 proseguente per incontrare lo U-126 il 21 e il 22 novembre, questa ultima operazione si rivelò fatale per l’Atlantis.

Gli ordini per la Atlantis, inviati via radio dall’OKM tramite il sistema di cifratura Enigma, vennero intercettati e decodificati a Bletchley Park e sul luogo dell’appuntamento tra le nave corsara e l’U-126 venne inviato l’incrociatore Devonshire che riuscì ad intercettare le due navi mentre erano agganciate, impegnate nelle operazioni di rifornimento. Il sommergibile si mise in salvo immergendosi ma per il corsaro tedesco non ci fu scampo: il Devonshire attaccò mantenendosi al di fuori della portata dei cannoni avversari e in breve tempo la nave tedesca prese fuoco, il comandante Rogge ordinò di abbandonare la nave che si inabissò.
Nel timore di un attacco da parte dell’U-boot tedesco il Devonshire si allontanò, lasciando i superstiti alla deriva sulle scialuppe. L’U-126 riemerse accogliendo a bordo il maggior numero possibile di superstiti, prese al traino le scialuppe dirigendosi verso il Brasile. Due giorni più tardi il “convoglio” si incontrò con la nave rifornimenti Python ma anche in questo caso furono intercettati, questa volta dall’incrociatore HMS Dorsetshire che costrinse il sommergibile ad immergersi mentre l’equipaggio del Python decise di autoaffondare la nave.
Anche in questo caso l’incrociatore inglese si allontanò, lasciando i superstiti alla deriva. Questi vennero recuperati al largo delle isole di Capo Verde grazie all’azione congiunta del U-boot 126, 124 e 129 e di tre sommergibili italiani: il Torelli, il Calvi e il Finzi.

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: Germania
  • Tipo nave: Incrociatore ausiliario
  • Classe:
  • Cantiere:

    Bremen-Vulkan Werft di Brema


  • Data impostazione:
  • Data Varo: 1937
  • Data entrata in servizio: 30/11/1939
  • Lunghezza m.: 155
  • Larghezza m.: 18.7
  • Immersione m.: 8.7
  • Dislocamento t.: 17.600
  • Apparato motore:

    2 motori diesel da 6 cilindri, un asse.


  • Potenza cav.: 7.600
  • Velocità nodi: 17.5
  • Autonomia miglia: 60.000
  • Armamento:

    6 cannoni da 150mm, 1 cannone da 75mm, 2 postazioni binate da 37mm, 2 postazioni binate da 20mm, 4 tubi lanciasiluri da 533, 92mine, due idrovolanti Heinkel He 114.


  • Corazzatura:

    Nessuna


  • Equipaggio: 347
  • Bibliografia – Riferimenti:
      

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