Il progetto, concepito nel 1935, includeva numerose innovazioni tecniche che posero questo aereo all’avanguardia, sia pure per un tempo molto limitato; la tecnica in quel periodo avanzava rapidissimamente, e questo fece sì che già allo scoppio del conflitto il Wellesley fosse un aereo irrimediabilmente superato, finendo per essere sostituito sui fronti più importanti dai bombardieri bimotore, di concezione più moderna, e impiegato su fronti poco impegnativi.
Il Wellesley è un monoplano monomotore ad ala bassa, con struttura metallica e rivestimento in tela. E’ propulso da un motore Bristol Pegasus, raffreddato ad aria, azionante un elica traente.
Sviluppo e tecnica
Le origini del Wellesley risalgono ai primi anni ’30, quando la Vickers, in risposta alla specifica G.4/31 dell’Air Ministry per un velivolo multiruolo, propose il progetto del biplano Type 253. Parallelamente, come iniziativa privata, la Vickers sviluppò il Type 256, un monoplano che adottava la rivoluzionaria struttura geodetica ideata da Barnes Wallis.
La fusoliera e le ali del Wellesley erano infatti costituite da una rete di sottili e leggeri tubolari metallici intrecciati in forme triangolari e ricoperte in tela, anziché da ordinate e correnti come i velivoli dell’epoca. Questa tecnica costruttiva conferiva notevole resistenza e leggerezza alla cellula, ma richiese lunghe sperimentazioni e l’ideazione di nuovi macchinari per la piegatura dei tubolari.
Dopo una serie di voli di prova, nell’estate del 1935 il progetto del Type 256 venne accettato dalla RAF come Wellesley, in sostituzione dell’ordine iniziale per i biplani Type 253. La produzione in serie iniziò nel 1937 e totalizzò 176 esemplari, tutti consegnati entro il marzo 1938.
Il Wellesley era un elegante monoplano ad ala bassa a sbalzo, dalla linea moderna e filante. La fusoliera geodetica ospitava i due membri dell’equipaggio in altrettanti abitacoli aperti in tandem, con il pilota davanti e il navigatore/puntatore dietro, mentre il vano bombe era sostituito da due capienti gondole subalari. Il carrello era triciclo posteriore, con le gambe principali che rientravano all’indietro nelle gondole motore.
La propulsione era affidata a un singolo motore radiale Bristol Pegasus da 925 CV, che garantiva buone prestazioni per l’epoca: velocità massima di 370 km/h, tangenza di 8.000 metri e un’autonomia che, a seconda del profilo di missione, variava dai 1.600 ai 2.500 km. L’ala alta a sbalzo, dalla grande apertura (25 metri) e l’elevato allungamento (quasi 9), conferiva efficienza e stabilità al velivolo.
L’armamento difensivo si basava su due mitragliatrici Vickers K da 7,7 mm brandeggiabili in postazione dorsale. Le bombe, fino a un massimo di 900 kg, erano alloggiate nelle due gondole ventrali, dove inoltre potevano essere inseriti serbatoi supplementari per aumentare l’autonomia nelle missioni a lungo raggio.

Impiego operativo
Il battesimo operativo del Wellesley avvenne nell’aprile del 1937 con il No.76 Squadron della RAF a Finningley, nel Lincolnshire. Nei due anni successivi equipaggiò altri cinque Squadron del Bomber Command, venendo assegnato prevalentemente a missioni di pattugliamento marittimo e scorta ai convogli, mentre per il bombardamento strategico si preferivano i più capaci bimotori Hampden, Whitley e Wellington.
Il Wellesley balzò agli onori della cronaca nel novembre 1938, quando tre esemplari opportunamente modificati (con serbatoi supplementari e un terzo uomo di equipaggio) del Long Range Development Unit volarono senza scalo per 11.526 km dall’Egitto all’Australia in poco più di 48 ore, stabilendo un record di distanza per velivoli terrestri che rimarrà imbattuto fino al 1945.
Con lo scoppio della guerra nel settembre 1939, il Wellesley era stato completamente ritirato dalle squadriglie di prima linea in patria, ma rimaneva in servizio con tre squadron di base in Egitto. A partire dal giugno 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia, questi velivoli parteciparono intensamente alla campagna dell’Africa Orientale, contrastando l’occupazione italiana di Etiopia, Eritrea e Somalia.
Pur ormai obsoleto, il Wellesley si rivelò prezioso per colpire le truppe e gli aeroporti italiani. Operando principalmente dalle basi in Sudan e Aden, i Wellesley attaccarono ripetutamente obiettivi come Asmara, Massaua e la stessa capitale Addis Abeba, spesso senza scorta caccia. L’11 giugno 1940 un Wellesley del No.14 Squadron fu il primo velivolo della RAF ad essere abbattuto in Africa Orientale da un caccia biplano CR.42 dell’asso Mario Visintini, futuro maggiore pilota italiano su quel fronte.
Nonostante le perdite, i Wellesley continuarono le missioni di bombardamento fino alla caduta dell’ultima roccaforte italiana di Gondar nel novembre 1941. L’ultima squadriglia equipaggiata con il Wellesley, il No.47 Squadron, proseguì in compiti di pattugliamento anti-sommergibili sul Mar Rosso fino al settembre 1942, quando il velivolo fu definitivamente radiato.
Fuori dalla RAF, il Wellesley prestò servizio brevemente anche con l’aeronautica dell’Egitto, che nel 1940 acquistò tre esemplari poi impiegati soprattutto per l’addestramento.
Eredità
Sebbene il Wellesley abbia avuto una carriera operativa relativamente breve e di secondo piano, soprattutto se paragonata a quella del successivo Wellington, il suo contributo non va sottovalutato. Nella prima fase della guerra in Africa, i Wellesley furono tra i pochi bombardieri disponibili per la RAF, assicurando una preziosa capacità offensiva contro le forze italiane fino all’arrivo di velivoli più moderni.
Inoltre, il Wellesley dimostrò la validità del concetto della struttura geodetica di Wallis, ovvero la possibilità di realizzare una cellula dalle elevate prestazioni in termini di robustezza e leggerezza sfruttando una rete di elementi tubolari sottili. Una soluzione che, opportunamente perfezionata, troverà applicazione in numerosi altri velivoli di successo della Vickers, come il già citato Wellington, il Warwick e il Windsor.
Infine, va ricordato il primato di distanza stabilito dai Wellesley nel 1938: ben 11.526 km senza scalo, un record per velivoli terrestri monomotore che resiste tuttora. Una dimostrazione dell’eccellente efficienza aerodinamica del Wellesley, ottenuta grazie all’ala alta e snella e alla struttura leggera, che consentiva di sfruttare al meglio la potenza disponibile.
Nessun Wellesley completo è giunto fino a noi, a testimonianza della loro breve vita. Solo alcuni componenti sono conservati in musei nel Regno Unito. Tuttavia, il suo ruolo di pioniere delle strutture geodetiche e i suoi exploit di volo meritano di essere ricordati, in quanto anticiparono soluzioni tecniche e operative che troveranno pieno sviluppo nei bombardieri della seconda metà della guerra. Un umile ma significativo tassello nell’evoluzione della RAF.
Principali varianti del bombardiere Vickers Wellesley
- Tipo 281 Wellesley: designazione interna usata dalla Vickers
- Tipo 287 Wellesley Mk I:
Informazioni aggiuntive
- Nazione: UK
- Modello: Vickers Wellesley Mk. I
- Costruttore: Vickers Ltd.
- Tipo: Bombardamento
- Motore:
Bristol Pegasus XX, radiale a 9 cilindri raffreddato ad aria, 925 HO
- Anno: 1937
- Apertura alare m.: 22.73
- Lunghezza m.: 11.96
- Altezza m.: 3.76
- Peso al decollo Kg.: 5.028
- Velocità massima Km/h: 367 a 6.000 m.
- Quota massima operativa m.: 10.000
- Autonomia Km: 1.788
- Armamento difensivo:
2 mitragliatrici
- Equipaggio: 2
- Bibliografia – Riferimenti:
- Enzo Angelucci – Paolo Matricardi: Guida agli aeroplani di tutto il mondo: la Seconda Guerra Mondiale (Mondadori) ISBN: 978-8804313823
- Dinger’s Aviation Page
- BAE Systems