de Havilland Tiger Moth: aereo da addestramento della RAF

de Havilland Tiger Moth

di redazione
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Il prototipo di questo biplano da addestramento volò per la prima volta il 29 ottobre 1931, e dopo breve tempo iniziò la produzione di serie.

Il successo di questo aereo superò le migliori speranze di progettisti e costruttori, finendo col diventare il più famoso aereo da addestramento del mondo. Al lotto iniziale di 25 esemplari costruiti per la R.A.F. fecero seguito numerosi altri ordini, da parte di tutti i paesi del Commonwealth, in ottemperanza al programma di addestramento comune.

Il Tiger Moth venne costruito anche in Canada, Australia e Nuova Zelanda ed a questi paesi si aggiunsero Norvegia, Svezia e Portogallo, raggiungendo i 7000 esemplari prodotti alla fine delle ostilità.

Il Tiger Moth è un biplano biposto di costruzione relativamente semplice, spinto da un motore da 130 Hp da 4 cilindri in linea; la sua struttura è mista in legno e metallo con rivestimento in tela, tranne la parte anteriore della fusoliera in metallo. Il carrello è fisso e non monta alcun tipo di armamento.

Il de Havilland DH.82 Tiger Moth è stato uno degli addestratori più diffusi della storia dell’aviazione, protagonista della formazione di migliaia di piloti militari e civili negli anni ’30 e ’40. Questo agile biplano, progettato da Geoffrey de Havilland, entrò in servizio con la Royal Air Force (RAF) nel 1932 e rimase in prima linea per tutta la Seconda Guerra Mondiale, svolgendo compiti che andavano ben oltre il semplice addestramento basico.

de Havilland Tiger Moth
de Havilland Tiger Moth

Genesi e sviluppo

Le origini del Tiger Moth risalgono alla fine degli anni ’20, quando Geoffrey de Havilland, fondatore e capo progettista della omonima azienda aeronautica britannica, iniziò a lavorare a un nuovo addestratore basico che potesse sostituire i precedenti modelli DH.60 Cirrus Moth e Gipsy Moth. L’obiettivo era realizzare un velivolo economico, semplice da pilotare e mantenere, ma al tempo stesso dotato di buone caratteristiche di volo.

Per raggiungere questo scopo, de Havilland attinse all’esperienza maturata con il monoplano DH.71 Tiger Moth, un prototipo che montava il nuovo motore de Havilland Gipsy e aveva volato per la prima volta nel 1927. Da questo velivolo sperimentale riprese la denominazione “Tiger Moth”, che sarebbe diventata leggendaria, e alcune soluzioni tecniche come l’ala bilongherone e la fusoliera a traliccio di tubi.

Il passo successivo fu il DH.60T Moth Trainer, una versione militarizzata del popolare addestratore civile DH.60 Moth, dotata del più potente motore Gipsy III da 120 CV e di modifiche richieste dall’Air Ministry, come l’adozione di montanti alari più corti per aumentare la luce dal suolo delle semiali. Questo modello, pur rappresentando un progresso, aveva ancora margini di miglioramento.

Fu così che nel 1931, su specifica 15/31 dell’Air Ministry, de Havilland avviò lo sviluppo del DH.82 Tiger Moth vero e proprio. Il nuovo aereo riprendeva l’impostazione generale del Moth, ma con una cellula quasi completamente riprogettata. La fusoliera abbandonava la tecnica a guscio del Moth in favore di una semimonoscocca in legno, più leggera e spaziosa.

Le ali erano di nuovo disegno, con longheroni in abete e centine in compensato, rivestite in tela verniciata. La configurazione alare biplana fu ottimizzata arretrando le semiali per migliorare l’accessibilità ai due abitacoli aperti in tandem. Anche l’impennaggio fu ridisegnato, adottando una deriva di maggiori dimensioni e piani orizzontali controventati.

Il cuore del Tiger Moth era il collaudato motore de Havilland Gipsy III, un 4 cilindri in linea rovesciato raffreddato ad aria in grado di erogare 120 CV a 2100 giri al minuto. Abbinato a un’elica bipala in legno a passo fisso, permetteva al velivolo di raggiungere una velocità massima di 175 km/h a livello del mare, più che sufficiente per l’addestramento basico.

Il primo prototipo del DH.82 Tiger Moth, marche E6, venne portato in volo per la prima volta il 26 ottobre 1931 sul campo di Stag Lane, ai comandi del capo collaudatore della de Havilland Hubert Broad. Le prove confermarono la validità del progetto, e nel febbraio 1932 i primi esemplari di serie iniziarono ad essere consegnati alla Central Flying School della RAF.

Visto il successo del DH.82, l’Air Ministry emise un ordine per ulteriori 50 velivoli equipaggiati con il più potente motore Gipsy Major da 130 CV, che presero la denominazione di Tiger Moth II. Altri contratti seguirono per versioni specifiche, come gli idrovolanti a scarponi Tiger Moth III destinati alla Fleet Air Arm, la componente aerea della Royal Navy.

Grazie alla sua struttura semplice ma robusta e alle ottime caratteristiche di volo, il Tiger Moth conobbe un rapido successo sia in patria che all’estero. Nel 1933 volò il primo esemplare costruito su licenza in Canada dalla de Havilland Aircraft of Canada, filiale locale del gruppo britannico. In pochi anni il biplano della “Tigre” si affermò come addestratore standard delle aeronautiche di tutto l’Impero britannico e non solo.

Tecnica e produzione

Dal punto di vista tecnico, il de Havilland DH.82 Tiger Moth incarnava l’archetipo del biplano addestratore degli anni ’30: robusto, semplice ed economico da gestire, ma al tempo stesso dotato di buone qualità di volo che lo rendevano ideale per la scuola. La sua configurazione generale riprendeva quella del predecessore DH.60 Moth, ma con numerose migliorie suggerite dall’esperienza.

La fusoliera era costituita da un traliccio di tubi d’acciaio saldati, irrigidito da elementi trasversali e rivestito in compensato telato. Solo la parte anteriore, fino all’abitacolo, era rivestita con pannelli smontabili in duralluminio per facilitare l’accesso ai comandi e alla strumentazione. Il gruppo motore in testa era racchiuso da una cofanatura in alluminio.

I due abitacoli aperti in tandem erano protetti da parabrezza e separati dal serbatoio principale da 19 galloni imperiali (86 litri), che garantiva un’autonomia di circa 3 ore. Quello anteriore, destinato all’allievo, era posizionato sotto il bordo d’uscita alare per migliorare la visibilità. Dietro di esso trovava posto l’istruttore, con comandi sdoppiati.

Le ali erano di costruzione lignea, con longheroni e centine ricavati da fogli di compensato sagomato e incollato. Il rivestimento era in tela trattata e verniciata per resistere agli agenti atmosferici. Le due semiali avevano apertura diseguale (quella superiore era più lunga) ed erano collegate da una coppia di montanti aerodinamici carenati e da cavetti d’acciaio.

Solo l’ala inferiore era dotata di alettoni, comandati da un complesso sistema di aste e rinvii che garantiva un efficace controllo differenziale, riducendo l’imbardata inversa. Questo accorgimento, unito agli ipersostentatori automatici sul bordo d’attacco di entrambe le ali, contribuiva alle notevoli doti di volo a bassa velocità e manovrabilità del Tiger Moth.

Un’altra caratteristica distintiva del Tiger Moth era il carrello d’atterraggio triciclo posteriore fisso, con le gambe principali carenate e ammortizzate da elementi oleopneumatici Dowty. Il ruotino di coda orientabile era integrato da un pattino d’appoggio. Questa configurazione, pur penalizzando la velocità, rendeva il velivolo molto stabile nelle fasi di decollo e atterraggio.

La propulsione era affidata al collaudato motore in linea de Havilland Gipsy Major, un 4 cilindri rovesciato raffreddato ad aria in grado di erogare 130 CV a 2100 giri/min. Dotato di un riduttore epicicloidale, azionava un’elica bipala in legno a passo fisso, poi sostituita da modelli metallici a passo variabile su alcuni esemplari. L’impianto di alimentazione comprendeva un serbatoio principale da 86 litri dietro il motore e uno ausiliario da 45 litri sotto l’ala superiore.

Per quanto riguarda le prestazioni, il Tiger Moth non era certo un fulmine: la velocità massima a livello del mare era di circa 175 km/h, quella di crociera di 145 km/h. Il rateo di salita era inferiore ai 4 m/s, mentre la tangenza pratica si attestava sui 4000 metri. In compenso, poteva decollare e atterrare su spazi ridottissimi, inferiori ai 200 metri.

Ma più che le prestazioni pure, erano la stabilità, la manovrabilità e la robustezza le vere qualità del Tiger Moth. Grazie alla sua struttura in legno e tubi d’acciaio, poteva sopportare senza danni manovre anche brusche e atterraggi duri, ideale per allievi alle prime armi. Al tempo stesso, richiedeva abilità e coordiazione per essere padroneggiato al meglio, il che lo rendeva eccellente anche per le fasi più avanzate dell’addestramento, compreso il volo acrobatico.

Non è un caso che il Tiger Moth sia stato prodotto in numeri elevatissimi per l’epoca: oltre 8700 esemplari in totale, di cui 4005 dalla de Havilland nello stabilimento di Hatfield, 3433 dalla Morris Motors a Cowley, 1747 dalla de Havilland Canada a Downsview, 1085 dalla de Havilland Australia a Bankstown, 345 dalla Airspeed Ltd. e 91 dalla Scottish Aviation su licenza. A questi si aggiungono i 23 caccia Sk.11 svedesi, simili ai Moth ma con motore Armstrong Siddeley Cheetah V.

Ovunque venisse costruito, il Tiger Moth manteneva i suoi standard di qualità e affidabilità. Le dimensioni ridotte e la semplicità costruttiva lo rendevano ideale per la produzione su larga scala anche da parte di aziende non specializzate nel settore aeronautico. Inoltre, la sua cellula a traliccio in tubi consentiva di spedire i velivoli smontati, risparmiando sui costi di trasporto. Non a caso fu definito “il Ford Model T dei cieli”.

Tiger Moth canadese
Tiger Moth canadese, con abitacolo chiuso

Impiego operativo

Il battesimo operativo del de Havilland Tiger Moth con la RAF avvenne nel febbraio 1932, quando i primi esemplari di serie entrarono in servizio presso la Central Flying School di Upavon, la prima scuola di volo dell’aeronautica britannica. Qui dimostrarono subito le loro qualità di addestratori semplici, robusti ed economici, guadagnandosi il favore di istruttori e allievi.

Negli anni successivi, con l’aumento delle tensioni internazionali, il Tiger Moth divenne lo strumento principe per la formazione di massa dei piloti della RAF. Tra il 1934 e il 1939 le consegne si susseguirono a ritmo incalzante, andando a equipaggiare un numero crescente di scuole di volo, le Flying Training Schools. Alla vigilia della guerra se ne contavano già 16, con oltre 500 esemplari in organico.

Ma il ruolo del Tiger Moth non si limitò all’addestramento basico. Allo scoppio delle ostilità nel settembre 1939, la RAF si trovò a fronteggiare non solo la minaccia aerea della Luftwaffe, ma anche quella dei sommergibili tedeschi che attaccavano i convogli nell’Atlantico. Per contrastare gli U-Boot, Coastal Command schierò anche i lenti ma economici biplani della de Havilland.

A partire dal dicembre 1939, sei Flight di Tiger Moth vennero assegnati a missioni di pattugliamento costiero, soprannominate “scarecrow patrols” (pattuglie spaventapasseri). Gli aerei, disarmati e dotati solo di pistole Very, operavano in coppia: se avvistavano un sommergibile, uno rimaneva in zona mentre l’altro andava a cercare una nave da guidare sul posto. In caso di ammaraggio forzato, l’equipaggio poteva contare su un paio di piccioni viaggiatori per chiedere soccorso.

Ma la vera minaccia per la Gran Bretagna arrivò nella seconda metà del 1940, dopo la caduta della Francia. Il rischio di un’invasione tedesca divenne concreto, e la RAF dovette preparare una difesa disperata con ogni mezzo a disposizione. Fu così che centinaia di Tiger Moth vennero armati con bombe da caduta, spezzoni incendiari e persino irroratori per sganciare veleno contro eventuali truppe aviotrasportate.

Altri esemplari furono modificati in bersagli teleguidati Queen Bee per l’addestramento al tiro contraereo. Questi “droni” ante litteram, il cui nome deriva dal fatto che venivano usati una volta sola come le api maschio (drone in inglese), furono prodotti in 470 unità dalla de Havilland e dalla Scottish Aviation tra il 1935 e il 1943, restando in servizio per tutti gli anni ’50.

Ma il contributo più importante del Tiger Moth allo sforzo bellico britannico fu senza dubbio nell’ambito del Commonwealth Air Training Plan (CATP). Questo grandioso programma, avviato nel 1939, aveva l’obiettivo di addestrare decine di migliaia di piloti, navigatori, mitraglieri e operatori radio nelle nazioni del Commonwealth, dal Canada all’Australia, per far fronte alle crescenti esigenze della guerra aerea.

Il Tiger Moth fu il protagonista indiscusso della fase iniziale del CATP, che prevedeva il conseguimento del brevetto di pilota su un addestratore basico. Grazie alle sue doti di robustezza, semplicità e maneggevolezza, il biplano della de Havilland si dimostrò lo strumento ideale per selezionare e formare in tempi rapidi le nuove leve destinate ai combattimenti sui cieli d’Europa, d’Africa e d’Asia.

Tra il 1940 e il 1945 migliaia di piloti di ogni nazionalità del Commonwealth (britannici, canadesi, australiani, neozelandesi, sudafricani, rhodesiani…) ma anche di paesi alleati come Polonia, Francia, Norvegia, Paesi Bassi, Stati Uniti, conseguirono il brevetto di pilota sui Tiger Moth prima di passare ad aerei più avanzati come gli Harvard e gli Oxford. Alcuni di loro sarebbero diventati assi sui caccia Spitfire e Hurricane durante la Battaglia d’Inghilterra e le campagne successive, mentre altri avrebbero formato gli equipaggi dei bombardieri Lancaster, Halifax e Wellington che martellarono la Germania nazista.

Ma il Tiger Moth non addestrò solo i piloti della RAF e del Commonwealth. Anche le aeronautiche di molti altri paesi alleati e neutrali lo impiegarono estesamente, riconoscendone le qualità. Tra questi figuravano il Canada, che ne produsse su licenza ben 1747 esemplari nella sua industria aeronautica appena nata, e gli Stati Uniti, che ne ricevettero un centinaio con la matricola PT-24 tramite il celebre programma Lend-Lease.

Un altro operatore importante fu l’Australia, le cui forze aeree (RAAF) schierarono oltre 1000 Tiger Moth prodotti localmente dalla de Havilland Australia nello stabilimento di Bankstown, vicino a Sydney. Questi aerei equipaggiarono le scuole del CATP sul continente nuovissimo e alcune unità operative in Nuova Guinea e nelle isole del Pacifico, ricoprendo anche ruoli di collegamento e ricognizione.

La Nuova Zelanda non fu da meno, con 335 Tiger Moth in servizio con la RNZAF, in parte acquistati dalla madrepatria e in parte assemblati localmente ad Hamilton dalla de Havilland New Zealand. Altri 23 furono costruiti su licenza in Svezia dalla AB Svenska Järnvägsverkstädernas Aeroplanavdelning (ASJA) con il nome di Sk.11, dotati del motore Armstrong Siddeley Cheetah da 145 CV.

Altri utilizzatori del Tiger Moth in tempo di guerra o nell’immediato dopoguerra furono il Sudafrica (SAAF), la Rhodesia (RRAF), l’India (IAF), l’Irlanda (IAC), il Portogallo (FAP), i Paesi Bassi (LVA), la Danimarca (RDA), la Norvegia (RNoAF), la Grecia (HAF), la Iugoslavia (RVVKJ) e persino la neutrale Svizzera, che ne acquistò 6 esemplari nel 1940 per le sue scuole di volo militari.

de Havilland Tiger Moth nel 2005
de Havilland Tiger Moth nel 2005
Foto di Kogo – Own work, GFDL, link

Il dopoguerra

Con la fine del conflitto, migliaia di Tiger Moth militari si ritrovarono improvvisamente senza un ruolo. Molti furono radiati e demoliti, ma un numero ancora maggiore venne acquistato a prezzi di realizzo da aeroclub, scuole di volo e piloti privati, desiderosi di accedere a un mezzo collaudato ed economico per imparare a volare o semplicemente per il piacere di farlo.

Fu così che il Tiger Moth conobbe una seconda giovinezza nell’aviazione civile, diventando la spina dorsale del settore dell’addestramento per tutti gli anni ’50 e ’60. La sua diffusione capillare, la sua semplicità manutentiva e la disponibilità di parti di ricambio lo resero il mezzo ideale per far volare le nuove generazioni di piloti a costi contenuti, sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo.

Non mancarono conversioni e usi specializzati, come aerei da traino alianti, da pubblicità, da fotografia aerea e persino da irrorazione agricola. Specialmente in Australia e Nuova Zelanda, numerose cellule di Tiger Moth furono modificate per spargere fertilizzanti e antiparassitari sulle grandi estensioni coltivate, montando serbatoi e distributori al posto del serbatoio principale e dell’abitacolo anteriore.

Alcuni esemplari particolarmente curati furono acquistati da facoltosi appassionati ed esibiti in manifestazioni aeree e competizioni amatoriali. Tra la fine degli anni ’40 e l’inizio dei ’50 il Tiger Moth fu un habitué delle gare di velocità riservate ai biplani, come la prestigiosa King’s Cup Air Race. Per l’occasione venivano alleggeriti, profilati e spinti al massimo delle prestazioni, pur senza snaturarne l’indole bonaria.

Un altro impiego lungo e glorioso fu quello di aereo da collegamento sulle portaerei della Royal Navy. Grazie alle sue doti STOL e alla robustezza della cellula, un pugno di Tiger Moth opportunamente modificati con gancio d’arresto, attacchi per catapulta e ali ripiegabili operarono a bordo delle flotte britanniche fino alla fine degli anni ’50, affiancando gli elicotteri nei servizi di posta, trasporto VIP e soccorso.

Il canto del cigno militare del vecchio biplano arrivò negli anni ’60, quando una manciata di esemplari ex-civili venne acquistata dalla Fleet Air Arm per compiti di supporto e addestramento. L’ultimo di questi, il DP227, ha avuto l’onore di essere l’ultimo aereo ad elica ad appontare su una portaerei britannica, la HMS Eagle, nel luglio 1967, prima di essere radiato nel 1969.

Ma la storia del Tiger Moth non finisce qui. Grazie alle sue qualità intrinseche e al fascino intramontabile del volo en plein air, questo aereo straordinario ha saputo conquistarsi un posto speciale nel cuore di migliaia di appassionati in tutto il mondo, che ancora oggi lo mantengono in condizioni di volo e lo tramandano alle nuove generazioni.

Si calcola che dei circa 8700 esemplari originali prodotti, oltre 250 siano ancora in condizioni di volo, la maggior parte nel Regno Unito, in Canada, in Australia e in Nuova Zelanda. Altri 100 sono conservati ed esposti in musei aeronautici di tutto il mondo. A questi si aggiungono decine di repliche volanti realizzate a partire dagli anni ’80 da ditte specializzate o da appassionati.

Principali varianti del De Havilland Tiger Moth

  • Dh.60T Moth Trainer – Tiger Moth: versione militare del De Havilland DH.60 Moth, i primi otto prototipi ricevettero il nome di Tiger Moth.
  • DH.82 Tiger Moth – Tiger Moth I: versione biposto da addestramento propulsa da un motore de Havilland Gipsy III da 120 hp.
  • DH.82A Tiger Moth – Tiger Moth II: versione biposto da addestramento, propulsa da un motore de Havilland Gipsy Major da 130 hp e dotta di un tettuccio chiuso nell’abitacolo posteriore per l’addestramento al volo strumentale.
  • DH.82B Tiger Moth – Tiger Moth III: versione migliorata e dotata di motore de Havilland Gipsy Major III con fusoliera allargata e deriva di dimensione maggiore. Ne venne costruito un solo prototipo che effettuò il primo volo il 1 ottobre 1939.
  • DH.82C Tiger Moth: versione sviluppata per la Royal Canadian Air Force e ottimizzata per operare in climi freddi. Aveva l’abitacolo riscaldato, le ruote del carrello erano dotate di freni e usava un motore de Havilland Gipsy Major da 145 cavalli. Ne furono costruiti 1.523 includendo anche i Menasco Moth e i PT24.
  • DH.82C Menasco Moth I:versione simile alla DH.82C ma dotata di motore Menasco D-4 Super Pirate da 125 cavalli, a quattro cilindri in linea. Questa variante venne sviluppata soprattutto a causa della scarsità di Motory Gipsy Major e a causa della ridotta potenza venne usata soprattutto per l’addestramento degli operatori radio. Ne vennero costruiti 10 esemplari, distinguibili esternamente dato che l’elica girava in senso inverso e che la copertura del motore aveva aperture differentemente posizionate.
  • DH.82C-4 Menasco Moth II: ne vennero costruiti 125 esemplari, versione simile alla DH.82C ma con capacità dei serbatoi dei carburanti ridotta e altre modifiche minori.
  • DH.82C-4 Menasco Moth III: versione dotata di apparato radio AT-1/AR-2 di produzione americana. Ne venne costruito un solo esemplare, ottenuto dalla conversione di un Menasco Moth II e il progetto non ebbe seguito dato che nel frattempo era stato risolta la carenza di radio di produzione britannica.
  • DH.82 Queen Bee: versione priva di equipaggio e controllata a distanza via radio, usava le stessi ali del Tiger Moth e una fusoliera in legno simile a quella del DH.60 per economia. Ne furono costruiti 405 esemplari, destinati ad essere usati come bersagli, in addestramento.
  • PT-24 Moth: designazione americana assegnata a 200 DH.82C costruiti dalla de Havilland Canada per la Royal Canadian Air Force.
  • Thruxton Jackaroo: versione biplana a 4 posti ottenuta modificando esemplari di DH.82A; ne furono costruiti 19, tutti in Gran Bretagna.
  • DH.82 Fox Moth: versione costruita in Gran Bretagna prima lo scoppio della guerra e in Canada a guerra finita, era una versione da trasporto civile ottenuta utilizzando molte parti del Tiger Moth.

Informazioni aggiuntive

  • Nazione: UK
  • Modello: de Havilland Tiger Moth Mk. II
  • Costruttore: de Havilland Aircraft Co. Ltd.
  • Tipo: Addestramento
  • Motore:

    de Havilland Gipsy Major a 4 cilindri in linea, raffreddato ad aria, da 130 HP

  • Anno: 1932
  • Apertura alare m.: 8.94
  • Lunghezza m.: 7.29
  • Altezza m.: 2.66
  • Peso al decollo Kg.: 802
  • Velocità massima Km/h: 176
  • Quota massima operativa m.: 5.180
  • Autonomia Km: 482 
  • Armamento difensivo:

     

  • Equipaggio: 2
  • Bibliografia – Riferimenti:
     
    • Enzo Angelucci – Paolo Matricardi: Guida agli aeroplani di tutto il mondo: la Seconda Guerra Mondiale (Mondadori) ISBN: ‎ 978-8804313823
    • Peter C. Smith: Combat Biplanes of World War II (Pen and Sword Military) ISBN: 978-1783400546
    • RAF Museum
    • USAF Museum
    • Military Aviation Museum
     

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