Terza e ultima unità della classe Unryū ad essere completata durante la Seconda Guerra Mondiale, questa nave da guerra incarna le contraddizioni e le difficoltà che caratterizzarono gli ultimi anni del conflitto per il Giappone: tecnologicamente avanzata ma mai utilizzata appieno, potente ma condannata all’inattività dalla mancanza di piloti addestrati e carburante.
Origini
La storia della Katsuragi inizia nelle settimane successive alla disastrosa sconfitta di Midway del giugno 1942. La perdita di quattro portaerei di prima linea – Akagi, Kaga, Hiryū e Sōryū – aveva inferto un colpo devastante alla capacità offensiva della Marina Imperiale, privandola non solo di unità preziose ma soprattutto di centinaia di piloti veterani insostituibili.
La risposta del comando navale giapponese fu immediata e ambiziosa: il 25 giugno 1942, appena due settimane dopo la battaglia, venne ordinata la costruzione della nave che avrebbe ricevuto il nome provvisorio di #5003. Questa decisione si inseriva nel più ampio Programma Kai-Maru 5 del 1942, un piano di costruzioni navali di proporzioni gigantesche che prevedeva la realizzazione di ben 16 portaerei della classe Unryū.
Il nome definitivo, Katsuragi, deriva dal Monte Yamato Katsuragi nella prefettura di Nara, seguendo la tradizione giapponese di intitolare le portaerei a montagne sacre o luoghi di particolare significato storico e spirituale. Questa scelta rifletteva l’importanza strategica attribuita a queste nuove unità, destinate a ricostruire la potenza aeronavale dell’Impero del Sol Levante.
Progetto
Dal punto di vista progettuale, la Katsuragi rappresentava un’evoluzione diretta e migliorata del design della portaerei Hiryū, una delle quattro unità perdute a Midway. Questa scelta non era casuale: la Hiryū aveva dimostrato eccellenti qualità nautiche e una notevole resistenza ai danni, riuscendo a operare efficacemente anche dopo aver subito gravi colpi e lanciando l’ultimo attacco aereo giapponese della battaglia.
L’adozione dello scafo della Hiryū come base progettuale permetteva di sfruttare un design già testato e collaudato, accelerando i tempi di sviluppo in un momento in cui ogni mese di ritardo poteva rivelarsi fatale per le sorti del conflitto. Tuttavia, le singole unità della classe Unryū presentavano differenze significative nei dettagli costruttivi, riflettendo l’evoluzione delle circostanze belliche e delle priorità strategiche mentre la guerra nel Pacifico si avvicinava alla sua conclusione.
Caratteristiche Tecniche
Dimensioni e Dislocamento
La Katsuragi si presentava come una nave di dimensioni imponenti, con una lunghezza fuori tutto di 227,35 metri e una larghezza massima di 22 metri. A pieno carico, l’immersione raggiungeva i 7,93 metri, mentre il dislocamento a pieno carico toccava le 22.535 tonnellate. Queste dimensioni la collocavano tra le portaerei più grandi mai costruite dal Giappone, superando significativamente le precedenti classi Shōkaku e Zuikaku.
L’equipaggio standard comprendeva 1.576 uomini tra ufficiali e marinai, cifra che saliva a 1.600 quando la nave operava come ammiraglia, ospitando lo stato maggiore di una formazione aeronavale. Questi numeri testimoniano la complessità operativa di una moderna portaerei e la necessità di personale altamente specializzato per il suo funzionamento ottimale.
Apparato Motore
Una delle caratteristiche più interessanti della Katsuragi riguardava il suo apparato propulsivo, frutto di una soluzione ingegnosa dettata dalle circostanze belliche. La carenza di turbine e caldaie destinate originariamente alle portaerei costrinse i progettisti a utilizzare lo stesso tipo di macchinari impiegati sui cacciatorpediniere della classe Akizuki.
Questo sistema propulsivo si basava su quattro gruppi di turbine a vapore ingranate, capaci di sviluppare complessivamente 104.000 cavalli di potenza sull’asse, distribuiti su quattro alberi motore. Ogni albero era dotato di un’elica di 3,75 metri di diametro, ottimizzata per garantire la massima efficienza propulsiva. Il vapore necessario veniva fornito da otto caldaie Kampon Tipo B a tubi d’acqua, progettate per operare a una pressione di lavoro di 30 kg/cm² e una temperatura di 350°C.
Le prove in mare del 12 ottobre 1944 dimostrarono l’efficacia di questa soluzione: la nave raggiunse una velocità massima di 32,71 nodi a un dislocamento leggero di 18.144 tonnellate lunghe, superando leggermente la velocità di progetto di 32 nodi. Questa prestazione era particolarmente notevole considerando che si trattava di macchinari non specificamente progettati per una nave di tali dimensioni.
Per quanto riguarda l’autonomia, la Katsuragi poteva imbarcare 3.671 tonnellate di olio combustibile, sebbene non siano disponibili dati precisi sul raggio d’azione. La nave era dotata di due fumaioli posizionati sul lato di dritta, entrambi inclinati sotto l’orizzontale e equipaggiati con un sistema di raffreddamento ad acqua per ridurre le turbolenze causate dai gas di scarico caldi.
Il Ponte di Volo
Il ponte di volo della Katsuragi misurava 216,9 metri di lunghezza e raggiungeva una larghezza massima di 27 metri, fornendo uno spazio operativo considerevole per le operazioni di decollo e atterraggio degli aeromobili imbarcati. La disposizione generale seguiva i canoni progettuali giapponesi, con una piccola sovrastruttura a isola posizionata nella parte anteriore del lato di dritta.
L’isola ospitava la plancia di comando e il centro di controllo delle operazioni aeree, elementi vitali per il coordinamento delle attività di volo. Sulla struttura era montato un piccolo albero treppiede che sosteneva una delle antenne radar della nave, dimostrando l’integrazione sempre più stretta tra le capacità aeree e quelle di rilevamento elettronico.
Una delle innovazioni più significative rispetto ai progetti precedenti riguardava la configurazione degli ascensori. La nave disponeva di due ascensori per aeromobili, ciascuno delle dimensioni di 14 x 14 metri, eliminando l’ascensore centrale presente nella Hiryū per semplificare la costruzione e ridurre le sollecitazioni strutturali dello scafo. Ogni ascensore poteva sollevare un carico massimo di 7.000 chilogrammi e impiegava 19 secondi per trasferire un aeromobile dall’hangar inferiore al ponte di volo.
Gli hangar erano disposti su due livelli sovrapposti, massimizzando la capacità di ricovero degli aeromobili. Per le operazioni di recupero, la nave era equipaggiata con un sistema di arresto idraulico Tipo 3 dotato di nove cavi, integrato da tre barriere di sicurezza Tipo 3. Non era prevista alcuna catapulta per il lancio assistito degli aeromobili, conformemente alla prassi giapponese di privilegiare il decollo libero.
Sul lato di dritta del ponte di volo, immediatamente a poppa dell’ascensore posteriore, era installata una gru retrattile per la movimentazione di carichi pesanti e materiali di servizio.
Il Gruppo Aereo
La Configurazione Originale
La dotazione aerea originariamente prevista per la Katsuragi rifletteva la dottrina operativa giapponese dell’inizio degli anni ’40, basata su un equilibrio tra caccia, bombardieri in picchiata e aerosiluranti. La composizione iniziale prevedeva 12 caccia Mitsubishi A6M Zero più tre di riserva, 27 bombardieri in picchiata Aichi D3A “Val” più tre di scorta, e 18 aerosiluranti Nakajima B5N “Kate” più due in casse.
Questa configurazione, per un totale di 65 aeromobili, superava la capacità degli hangar, rendendo necessario il posizionamento permanente di 11 velivoli sul ponte di volo. Tale soluzione, pur aumentando la capacità offensiva teorica, comportava significativi rischi operativi e complicazioni logistiche, specialmente in condizioni meteorologiche avverse.
La Revisione del 1943
L’evoluzione tecnologica e l’esperienza bellica portarono a una significativa revisione della dotazione aerea nel 1943. La nuova configurazione prevedeva 18 caccia Mitsubishi A7M “Sam” più due di riserva, 27 bombardieri in picchiata Yokosuka D4Y “Judy” e sei ricognitori Nakajima C6N “Myrt”. Questa composizione rifletteva l’evoluzione delle priorità tattiche, con una maggiore enfasi sulla ricognizione e l’uso di aeromobili dalle prestazioni superiori.
I ricognitori C6N erano destinati a essere posizionati permanentemente sul ponte di volo, evidenziando l’importanza crescente attribuita alle capacità di sorveglianza e intelligence nell’evoluzione del conflitto.
La Realtà del 1944
Quando la Katsuragi entrò finalmente in servizio nell’ottobre 1944, né gli A7M né i C6N erano ancora disponibili in quantità sufficienti per l’impiego operativo. Questo costrinse a un’ulteriore riconfigurazione del gruppo aereo: 27 caccia Zero, 12 bombardieri D4Y (di cui tre nella versione da ricognizione) e nove aerosiluranti Nakajima B6N “Jill”.
Tuttavia, il problema più grave non riguardava la disponibilità degli aeromobili, bensì quella dei piloti qualificati per le operazioni su portaerei. La drastica riduzione del personale di volo esperto, consumato nelle battaglie precedenti, rese impossibile formare equipaggi adeguatamente addestrati. Di conseguenza, gli aeromobili destinati alla Katsuragi furono dirottati verso le basi terrestri, e la portaerei non imbarcò mai il suo gruppo aereo operativo.
Per supportare le operazioni aeree, la nave era dotata di serbatoi contenenti 397.340 litri di benzina avio, una quantità considerevole che testimonia l’importanza delle operazioni aeree nell’economia bellica di una portaerei moderna.
Protezione e Armamento
Corazzatura e Protezione Passiva
La protezione della Katsuragi seguiva i principi progettuali giapponesi, con particolare attenzione alla protezione delle aree vitali. La cintura corazzata alla linea di galleggiamento era realizzata in acciaio New Vickers Non-Cemented con spessori variabili da 25 a 100 millimetri, garantendo una protezione adeguata contro i proiettili di calibro medio.
La corazzatura del ponte sopra i depositi munizioni raggiungeva i 56 millimetri di spessore in acciaio CNC1, mentre gli spazi macchine e i locali ausiliari erano protetti da due strati di acciaio Ducol, ciascuno spesso 25 millimetri. Sopra i locali caldaie e macchine, il ponte inferiore consisteva in 25 millimetri di corazza CNC2.
Una protezione particolare era riservata ai depositi di benzina avio, vitali per le operazioni aeree: questi erano protetti da 50 millimetri di acciaio Ducol disposto in due strati, con il ponte sovrastante costituito da 25 millimetri di corazza CNC2. Il ponte hangar superiore svolgeva la funzione di ponte di resistenza strutturale, essendo costituito da cinque strati di acciaio Ducol per uno spessore totale di 115 millimetri.
Armamento Antiaereo
L’armamento principale della Katsuragi era specificamente progettato per la difesa antiaerea, riflettendo l’evoluzione della minaccia nel teatro del Pacifico. L’artiglieria pesante consisteva in 12 cannoni da 12,7 cm Tipo 89 a 40 calibri, sistemati in affusti binati. Questi pezzi erano posizionati su sponson che permettevano un certo grado di tiro incrociato attraverso il ponte di volo.
L’armamento leggero comprendeva 22 affusti tripli e 30 affusti singoli per cannoni da 25 mm Tipo 96, per un totale di 96 bocche da fuoco. La maggior parte di questi armamenti era installata su sponson lungo i fianchi dello scafo, massimizzando la copertura difensiva. Il sistema era completato da sei lanciatori di razzi antiaerei da 28 colpi ciascuno, un’innovazione relativamente recente nella panoplia difensiva giapponese.
Per la difesa antisommergibile, la nave era equipaggiata con sei lanciatori per bombe di profondità e trasportava tra sei e dieci ordigni di questo tipo, una dotazione relativamente modesta che rifletteva il ruolo secondario di questa minaccia per una portaerei.
Sistemi di Controllo ed elettronica
Il controllo del tiro dell’artiglieria principale era affidato a due centrali di tiro Tipo 94 ad alto angolo, una per ciascun lato della nave. Ogni centrale era dotata di un telemetro da 4,5 metri, garantendo la precisione necessaria per l’ingaggio di bersagli aerei ad alta velocità. Sei direttori di tiro Tipo 95 coordinavano l’impiego dei cannoni da 25 mm e dei lanciatori di razzi da 12 cm.
L’equipaggiamento radar rappresentava uno degli aspetti più avanzati della nave. Due radar di scoperta aerea Tipo 2, Modello 2, Versione 1 fornivano la capacità di preallarme: uno era montato sulla sommità dell’isola, mentre l’altro era retrattile nel ponte di volo, tra i due ascensori. Questa configurazione garantiva una copertura radar continua anche in caso di danni a uno dei sistemi.
Due radar di scoperta aerea più piccoli, Tipo 3, Modello 1, Versione 3, completavano il sistema: uno sull’albero treppiede dell’isola e l’altro su un albero radio retrattile a poppa sul lato di dritta. Prima della fine della guerra fu installato anche un radar di controllo del tiro di superficie Tipo 2, Modello 2, Versione 4, mentre per prove sperimentali venne montato un radar di preallarme terrestre Tipo 14.
La difesa contro i radar nemici era affidata a due rilevatori: un sistema metrico Tipo E-27 e un sistema centimetrico Modello 3. Per la scoperta sottomarina, la nave disponeva di un sonar Tipo 93 e due idrofoni Tipo 0.
Costruzione
La costruzione della Katsuragi ebbe inizio l’8 dicembre 1942 presso l’Arsenale Navale di Kure, quando venne impostata la chiglia. La scelta di questo cantiere, il più importante e tecnicamente avanzato del Giappone, testimoniava la priorità attribuita al progetto. Il varo avvenne il 19 gennaio 1944, dopo poco più di un anno di lavori, un tempo relativamente breve considerando le difficoltà crescenti dell’industria bellica giapponese.
Il completamento della nave il 15 ottobre 1944 coincise con un momento particolarmente critico per il Giappone: le forze americane stavano già conducendo operazioni nelle Filippine, e la superiorità aerea alleata rendeva sempre più difficile l’impiego efficace delle portaerei giapponesi. Paradossalmente, proprio quando la Marina Imperiale avrebbe avuto più bisogno di unità come la Katsuragi, la mancanza di piloti addestrati e carburante ne impediva l’utilizzo operativo.
Impiego Operativo
I Primi Mesi di Servizio
Dopo il completamento, la Katsuragi venne trasferita tra diversi porti del Mare Interno, una prassi comune per evitare la concentrazione di unità preziose in un singolo porto, vulnerabile agli attacchi aerei alleati. Il 15 febbraio 1945 la nave raggiunse Kure, dove ricevette l’ordine di essere mimetizzata.
Il camuffamento applicato alla Katsuragi rappresentava uno dei tentativi più elaborati di inganno visivo realizzati durante la guerra. Il ponte di volo venne trasformato per sembrare un’area residenziale, con falsi alberi, case e strade dipinte sulla superficie. Tuttavia, le batterie antiaeree rimasero completamente operative e presidiate, rivelando la natura duale di questo stratagemma: protezione attraverso l’inganno, ma mantenimento della capacità difensiva.
Il Gruppo Aereo 601, originariamente destinato alla Katsuragi, venne dirottato alla Battaglia di Iwo Jima nello stesso periodo, privando definitivamente la portaerei della sua ragion d’essere operativa. Questa decisione, pur comprensibile dal punto di vista tattico immediato, simboleggiava il declino irreversibile della potenza aeronavale giapponese.
Gli Attacchi Alleati
Il 19 marzo 1945, la Katsuragi subì il primo attacco aereo della sua carriera durante l’operazione condotta dalla Task Force 58. L’attacco, relativamente leggero, causò danni minori provocando la morte di un uomo e il ferimento di altri tre. Questo episodio dimostrò l’efficacia relativa del camuffamento, ma anche la crescente intensità delle operazioni aeree alleate contro i porti giapponesi.
Cinque giorni dopo l’attacco, la nave venne ormeggiata semi-permanentemente presso l’isola di Mitsukojima nel porto di Kure e sottoposta a un camuffamento ancora più elaborato. Il 20 aprile il Capitano Toshio Miyazaki assunse il comando della Katsuragi, un incarico che si sarebbe rivelato più complesso della normale gestione operativa di una portaerei.
Il secondo attacco avvenne il 24 luglio 1945, quando aeromobili della Task Force 38 condussero una delle più grandi operazioni contro Kure e il Mare Interno. Una bomba da 500 libbre colpì uno degli affusti antiaerei sul lato di sinistra, uccidendo 13 uomini e ferendone cinque, ma causando danni relativamente limitati alla struttura della nave.
Il terzo attacco del 28 luglio si rivelò molto più devastante. Una bomba da 2.000 libbre penetrò il ponte di volo e detonò nell’hangar superiore, tra i due ascensori. L’esplosione provocò danni catastrofici: una sezione di 20 piedi della parete dell’hangar di sinistra venne completamente distrutta, mentre le pareti dell’hangar superiore risultarono deformate e perforate in più punti.
Il ponte di volo tra gli ascensori si deformò e si piegò, con una sezione completamente asportata dall’esplosione e scagliata sul lato di dritta, finendo per cadere sui fumaioli. Nonostante la gravità dei danni strutturali, le perdite umane furono relativamente contenute: 13 morti, incluso l’ufficiale in seconda, e 12 feriti. Questo episodio dimostrò sia la vulnerabilità delle portaerei agli attacchi aerei sia la robustezza costruttiva della Katsuragi, che riuscì a rimanere a galla e relativamente stabile nonostante i gravi danni.
Il Periodo Post-Bellico
Nave da Trasporto
Con la fine delle ostilità, la Katsuragi ricevette una nuova missione che avrebbe dato un senso alla sua esistenza travagliata. Il 2 ottobre 1945 venne designata come Nave da Trasporto Speciale, e l’13 ottobre fu assegnata al servizio di rimpatrio dopo il completamento delle riparazioni necessarie.
L’equipaggio a questo punto era ridotto all’essenziale: 12 ufficiali, un sottufficiale e 40 tra sottufficiali e marinai, con il Capitano Miyazaki ancora al comando. Questa riduzione drastica del personale rifletteva sia le ristrettezze economiche del Giappone sconfitto sia la natura specifica della nuova missione.
I danni del luglio precedente furono riparati solo nella misura necessaria per consentire all’hangar di ospitare circa 5.000 soldati e civili di ritorno. Questa trasformazione da strumento di guerra a mezzo di pace rappresentò una metamorfosi simbolica, trasformando quella che doveva essere una delle armi più potenti del Giappone in uno strumento di riconciliazione e ricostruzione.
I Viaggi di Rimpatrio
Il 19 dicembre 1945, la Katsuragi intraprese il suo primo viaggio al di fuori delle acque giapponesi, un’esperienza che le era stata negata durante la sua carriera bellica. Questo primo viaggio la portò a Minamidaitojima, Rabaul e Australia, toccando alcune delle aree più remote dell’ex-impero giapponese.
Al ritorno, si resero necessarie ulteriori riparazioni per rendere la nave impermeabile alla pioggia, lavori completati entro il 15 gennaio 1946. Durante i primi mesi del 1946, la Katsuragi effettuò numerosi viaggi per riportare in patria i cittadini giapponesi rimasti bloccati nei territori occupati, svolgendo un ruolo umanitario fondamentale nel processo di normalizzazione post-bellica.
La Fine di una Carriera
Nell’aprile 1946, la Katsuragi fu posta in riserva, concludendo la sua breve ma intensa carriera operativa. Il 15 novembre dello stesso anno venne cancellata dai ruoli della Marina e cinque giorni dopo trasferita al Ministero degli Interni per la dismissione finale.
La demolizione iniziò il 22 dicembre 1946 presso lo stabilimento Hitachi Zosen di Osaka-Sakurajima e fu completata il 30 novembre 1947. Così si concluse la storia di una delle portaerei più potenti mai costruite dal Giappone, che aveva trascorso più tempo come nave da trasporto civile che come unità da combattimento.
Informazioni aggiuntive
- Nazione: Giappone
- Tipo nave: Portaerei
- Classe:Unryū
- Cantiere:
Arsenale navale di Kure
- Data impostazione: 08/12/1942
- Data Varo: 19/01/1944
- Data entrata in servizio: 15/10/1944
- Lunghezza m.: 226
- Larghezza m.: 21.93
- Immersione m.: 7.82
- Dislocamento t.: 20.450
- Apparato motore:
4 gruppi di turbine, 8 caldaie Kampon, 4 eliche
- Potenza cav.: 104.000
- Velocità nodi: 32.5
- Autonomia miglia: 8000
- Armamento:
51 cannoni Type 96 da 25mm, 12 cannoni Type 89 da 127 mm DP in postazioni binate, 6 lanciarazzi antiaerei da 210mm, 57 aerei + 8 di riserva
- Corazzatura:
Cintura: 48-140mm, Ponte: 25-56mm
- Equipaggio: 1.595
- Bibliografia – Riferimenti:
- Jane’s Fighting Ships of World War II, Crescent Books ISBN: 0517679639
- Gino Galuppini, La portaerei: storia tecnica e immagini dalle origini alla portaerei atomica, Roma, Arnoldo Mondadori Editore, 1979
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- Video dell’Australian War Memorial