Walter Schuck: l'asso dell'Artico con 206 vittorie aeree

Walter Schuck

di redazione
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Walter Schuck

Walter Schuck è stato uno dei più grandi assi della Luftwaffe durante la Seconda Guerra Mondiale. Con 206 vittorie aeree confermate in oltre 500 missioni di combattimento, di cui 8 a bordo del rivoluzionario caccia a reazione Messerschmitt Me 262, si è guadagnato un posto nell’olimpo dei migliori piloti da caccia della storia. La sua abilità di volo, il suo coraggio e il suo acume tattico lo resero una leggenda vivente tra i commilitoni e un nemico temuto e rispettato dagli avversari.

L’infanzia nel Saarland

Walter Schuck nacque il 30 luglio 1920 a Frankenholz, una frazione di Bexbach nel territorio del Saarland, all’epoca occupato e governato da Regno Unito e Francia sotto mandato della Società delle Nazioni. Era il quinto di dodici figli di Jakob Schuck, un minatore e veterano della Prima Guerra Mondiale, e di sua moglie. La famiglia viveva in condizioni economiche precarie e Walter, dopo le scuole elementari, dovette rinunciare agli studi superiori per lavorare come manovale in una fabbrica di mattoni.

Ma il giovane Schuck aveva un sogno: volare. L’introduzione della coscrizione obbligatoria nella Wehrmacht nel marzo 1935, a seguito del plebiscito che aveva sancito il ritorno del Saarland alla Germania, gli offrì un’opportunità. Su consiglio del padre, che lo esortò ad evitare a tutti i costi la fanteria avendo sperimentato in prima persona gli orrori della guerra di trincea, nel 1936 Walter si arruolò volontario nella neonata Luftwaffe a soli 16 anni.

L’addestramento e i primi voli

Nell’aprile 1937 Schuck iniziò l’addestramento militare di base, poi fu ammesso alla scuola di volo A/B. Qui si distinse subito per il suo talento naturale. Volò per la prima volta da solo dopo solo 18 decolli e atterraggi in doppio comando, contro una media di 30-40 necessari agli altri allievi. Nel maggio 1940 conseguì il brevetto di pilota militare e grazie alle sue capacità venne selezionato per diventare pilota da caccia.

L’addestramento come pilota da caccia a Werneuchen gli diede l’opportunità di volare sui moderni monoplani Messerschmitt Bf 109. Era un periodo cruciale: la Germania era in guerra e la Luftwaffe aveva un disperato bisogno di rimpiazzare le perdite subite nella Battaglia d’Inghilterra. Schuck si mise in luce come un tiratore eccezionale, capace di centrare il bersaglio nel 90% dei casi, il miglior risultato mai ottenuto nella scuola. Nell’ottobre 1940 venne assegnato allo Jagdgeschwader 3, uno stormo da caccia d’élite.

L’aquila delle nevi del Mar Glaciale Artico

Nell’aprile 1942 Schuck venne trasferito con la 7ª Squadriglia del JG 5 “Eismeer” (Mare Artico) sulle coste finniche del Mar Glaciale Artico per contrastare l’aviazione sovietica. Era un teatro di guerra estremo e inospitale, con condizioni climatiche proibitive, ma Schuck vi trovò la sua dimensione ideale. Pilotando il suo Bf 109 dai campi innevati, in un cielo perennemente gelido, divenne in pochi mesi uno degli assi di punta del suo reparto.

Il 15 maggio 1942 ottenne la sua prima vittoria ai danni di un caccia MiG-3 russo. Da quel momento le sue vittorie si moltiplicarono. Il 5 giugno abbatté 4 aerei in un giorno, il 14 ricevette la Croce di Ferro di I Classe. A fine anno aveva già 39 successi confermati. Nonostante l’intensità dei combattimenti e i rischi mortali di ogni missione, Schuck trovò anche il tempo per godersi la camerateria dei piloti. Fu proprio il suo migliore amico, Franz Dörr, a dargli il soprannome “Sohndel“, vezzeggiativo per “figliolo”, che lo accompagnò per tutta la vita.

Nel 1943 Schuck passò al contrattacco, guidando la sua squadriglia in una serie di incursioni devastanti contro le basi aeree nemiche. Il 19 marzo abbatté due P-40 americani, portando il suo score a 28. Il 24 giugno ricevette la Croce Tedesca in Oro. Ma fu dal settembre 1943 che le sue vittorie decollarono, grazie alla sua promozione a sottufficiale e all’arrivo dei nuovi Bf 109G con motori e armamenti potenziati.

Il 3 settembre Schuck divenne “asso in un giorno” per la prima volta abbattendo 5 aerei. Il 12 ne centrò altri 3 in una sola missione. Il 14, alla guida di una formazione di 25 Bf 109, ingaggiò un grande stormo di bombardieri e caccia sovietici nei cieli di Murmansk, rivendicando l’abbattimento di 3 P-39 e un Il-2 nel vortice della battaglia. Quella sera festeggiò la 50ª vittoria. Il 23 agosto fu “asso in un giorno” una seconda volta con 5 successi, tagliando il traguardo dei 150 abbattimenti il giorno dopo.

Ferito ma non domato

Il 29 settembre 1943 Schuck venne ferito in combattimento mentre attaccava un Il-2 sul campo di Petsamo. Una granata perforante gli frantumò il parabrezza conficcandogli schegge di vetro nel viso e nella mascella. Dovette essere operato d’urgenza per rimuovere i frammenti. Ma dal suo letto d’ospedale ricevette una notizia che gli rincuorò lo spirito: era stato insignito della Croce di Cavaliere con Fronde di Quercia, una delle onorificenze più alte della Germania nazista.

Tornato in servizio nel gennaio 1944, Schuck riprese subito a fare quello che gli riusciva meglio: abbattere aerei nemici. Il 17 marzo rivendicò 7 vittorie in un solo giorno, diventando “asso in un giorno” per la terza volta. Il 15 giugno centrò il 100º abbattimento, il 16° pilota tedesco a farcela. Il giorno dopo polverizzò ogni record precedente abbattendo 12 aerei in 24 ore, un primato assoluto. Il 10 agosto, con la 171ª vittoria, la sua saga artica si concluse. Schuck venne trasferito in Germania per addestrasi sul nuovo caccia a reazione Me 262, l’arma segreta con cui la Luftwaffe sperava di ribaltare le sorti della guerra.

L’ultimo duello nei cieli del Reich

Nel marzo 1945 Schuck venne assegnato allo Jagdgeschwader 7 “Nowotny”, il primo reparto al mondo equipaggiato con aerei a getto da combattimento. Fece il suo volo inaugurale sul Me 262 il 20 marzo. Qualche giorno dopo, volando a 10.000 metri di quota, fu vectored su una formazione americana composta da un ricognitore P-38 e due P-51 di scorta. In pochi minuti centrò entrambi i Mustang, lasciando al gregario la distruzione del Lightning. Erano le sue prime vittorie con un aereo a reazione.

Il 10 aprile, alla guida di 7 Me 262, Schuck si lanciò contro uno stormo di oltre 1.200 bombardieri quadrimotori americani, abbattendone 4 in rapida sequenza e portando il suo score personale a 206. Ma quel giorno la sua fortuna stava per finire. Subito dopo l’ultimo abbattimento, il suo jet venne centrato dal P-51 del tenente Joseph Peterburs. Schuck si lanciò col paracadute, atterrando malamente e slogandosi entrambe le caviglie. La guerra per lui era finita. Cinque anni di combattimenti, 500 missioni, 206 vittorie confermate. Una leggenda vivente dell’aviazione.

Epilogo

Dopo la resa della Germania, Schuck trovò impiego come istruttore di volo per l’aeronautica siriana. Nel 2005, a 60 anni dalla fine della guerra, ebbe l’occasione di incontrare di persona Joseph Peterburs, l’uomo che per poco non gli aveva tolto la vita nell’ultima missione. I due ex nemici si incontrarono in California e diventarono amici fraterni, un esempio commovente di riconciliazione.

Walter Schuck si spense serenamente il 27 marzo 2015 nella sua casa di Neunkirchen, in Germania, all’età di 94 anni. Se ne andava una delle ultime leggende viventi dell’epopea degli assi della Luftwaffe, un uomo che con il suo coraggio e la sua abilità aveva sfidato e battuto il destino innumerevoli volte nei cieli di guerra. Un cavaliere del cielo che aveva combattuto con onore una battaglia ormai perduta, fedele fino alla fine ai suoi ideali e ai suoi compagni. Ovunque si trovi ora, speriamo che abbia ritrovato le sue amate aquile delle nevi.

Informazioni aggiuntive

  • Data di Nascita: 19 Marzo 1919
  • Data morte: 7 Gennaio 1983
  • Vittorie: 206
  • Forza aerea: Luftwaffe
  • Bibliografia – Riferimenti 
       

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