Semovente da 75/18

di redazione
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semovente da 75/18

Il Semovente da 75/18 fu il più riuscito e il più prodotto tra i mezzi corazzati italiani della Seconda Guerra Mondiale. Sviluppato dalla Fiat-Ansaldo a partire dal 1938, nacque come cannone d’assalto per l’accompagnamento della fanteria e l’appoggio ai reparti corazzati, ma si rivelò un efficace cacciacarri, capace di contrastare i blindati nemici meglio dei carri armati medi della serie M da cui derivava. L’obice da 75/18, con i suoi proietti a carica cava, rappresentò per le divisioni corazzate italiane l’unica arma realmente in grado di impensierire i carri britannici e statunitensi in Nordafrica. I tecnici britannici che esaminarono un esemplare catturato espressero giudizi lusinghieri sulla meccanica del veicolo, definendola efficiente e pratica. Prodotto nelle versioni M40, M41 e M42 su scafi progressivamente migliorati, il Semovente da 75/18 combatté su tutti i fronti dove operarono le forze italiane, dalla Libia alla Tunisia, fino alla tragica difesa di Roma nei giorni dell’armistizio. Dopo l’8 settembre 1943 continuò a combattere sotto le insegne tedesche fino alla fine del conflitto.

Sviluppo

Nel 1938 l’aggravarsi delle tensioni internazionali mise in evidenza l’inadeguatezza degli armamenti del Regio Esercito, che avviò un programma di potenziamento dei veicoli corazzati. L’esperienza maturata durante la guerra civile spagnola aveva dimostrato le gravi carenze offensive dei carri armati italiani: i piccoli e leggeri L3, unici mezzi corazzati disponibili in quantità, erano stati costretti a trainare pezzi controcarro da 37 mm, una soluzione che limitava sia l’operatività sia l’autonomia delle unità.

Il problema si ripropose con l’istituzione delle prime due divisioni corazzate nel 1939. L’Ansaldo propose un cannone da 47/32 montato su scafo modificato di carro L, ma il progetto non ebbe seguito. Un successivo tentativo di installare il più potente cannone da 75/34 sullo scafo di un carro da sei tonnellate (indicato come M6) rimase allo stadio embrionale, anche perché il veicolo base sarebbe entrato in servizio solo nel marzo 1940 come L6/40.

Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e i successi ottenuti dagli Sturmgeschütz III tedeschi, cannoni d’assalto derivati dai Panzer III e armati con cannoni da 75 mm, accelerarono i tempi. L’Ansaldo propose allo Stato Maggiore un progetto elaborato dal colonnello Sergio Berlese del Servizio Tecnico Artiglieria in collaborazione con i tecnici dell’azienda: un obice da 75/18 Mod. 1934/1935 installato in casamatta sferica sullo scafo del carro armato medio M13/40.

Il 24 maggio 1940 il sottocapo di Stato Maggiore generale Mario Roatta richiese agli ispettorati competenti di sviluppare il nuovo mezzo, di studiare un carro comando per le batterie semoventi e di individuare l’automezzo più idoneo per il rifornimento munizioni. L’Ispettorato dei Servizi Tecnici realizzò quindi i prototipi di un semovente su scafo M13 con cannone 75/18, di un carro-osservatorio armato solo di mitragliatrice Breda Mod. 38 da 8 mm (in attesa di un vero carro comando) e di un carro comando su telaio Fiat-SPA TL37.

Il primo prototipo di Semovente 75/18 fu pronto all’inizio di febbraio 1941 e sottoposto alle prove di tiro presso il poligono di Cornigliano. I risultati furono soddisfacenti e ne furono ordinati trenta esemplari.

Caratteristiche tecniche

Scafo e struttura

I vari modelli di Semovente da 75/18 derivavano dagli scafi dei rispettivi carri armati medi: l’M40 dall’M13/40, l’M41 dall’M14/41, l’M42 dall’M15/42. Il gruppo motore, la trasmissione, gli organi di sterzo, la frenatura, le sospensioni e i cingoli rimanevano sostanzialmente inalterati rispetto ai carri d’origine.

La principale modifica riguardava il vano di combattimento. La torretta veniva eliminata e l’intera sezione anteriore riprogettata come una casamatta chiusa, realizzata con lamiere corazzate imbullonate. La corazzatura frontale della casamatta era costituita da piastre da 50 mm in pezzo unico, anziché da due piastre sovrapposte da 25 mm come sui carri armati.

La postazione del mitragliere presente sui carri M fu eliminata, mentre sul lato sinistro il conduttore disponeva di una feritoia con portello corazzato. L’accesso al vano di combattimento avveniva attraverso due portelli superiori.

L’equipaggio era composto da tre uomini: il conduttore a sinistra, il servente al centro e il capocarro-cannoniere a destra. Quest’ultimo disponeva di un periscopio e di altri organi di mira per il puntamento del cannone.

La versione M41 incorporava alcune modifiche tecniche, tra cui nuovi filtri dell’aria e silenziatori, ed era predisposta per il motore a iniezione SPA 15T in sostituzione dell’8T che equipaggiava gli M13/40.

Armamento

L’armamento principale era costituito dall’obice 75/18 Mod. 1934/1935 installato in casamatta. Il cannone era collegato attraverso orecchioni a uno scudo sferico provvisto di due perni verticali, che trovava alloggiamento nella parte destra della lamiera frontale. Il brandeggio consentito era di 20° a destra e 18° a sinistra, mentre l’elevazione andava da +22° a -12°. Per mantenere ferma la bocca da fuoco durante la marcia era predisposta una barra di bloccaggio.

La dotazione di munizioni comprendeva 44 proietti sistemati in apposite casse sul fondo della camera di combattimento. Inizialmente erano disponibili granate perforanti da 75 mm e granate Mod. 32, derivate dal pezzo da montagna Škoda 7,5 cm Vz. 1915. In seguito furono introdotti proietti E.P. (“effetto pronto”) ed E.P.S. (“effetto pronto speciale”) a carica cava, di maggiore efficacia contro i carri armati. Secondo alcuni dati di tiro, le granate E.P.S. erano in grado di perforare, a 90° di incidenza, spessori di 120 mm. L’efficacia di questi proietti fu tale che i tedeschi continuarono a utilizzarli contro le forze alleate in Italia fino alla fine del conflitto.

L’armamento secondario standard consisteva in un fucile mitragliatore Breda Mod. 30 da 6,5 mm, posizionato sul tetto della camera di combattimento su un supporto che permetteva di estrarre l’arma e utilizzarla in caso di scontro ravvicinato.

Organi di osservazione e puntamento

Per la guida, l’esplorazione del terreno e il puntamento del cannone, la camera di combattimento era dotata di un’apertura anteriore rettangolare con portellino sul lato sinistro frontale, due feritoie circolari protette da piastre girevoli sui lati della parete posteriore, un iposcopio e un cannocchiale panoramico per la visione indiretta. Il cannocchiale era dotato di graduazione in millesimi per l’osservazione del tiro.

Valutazione britannica

Tecnici britannici della Scuola di tecnologia carrista di Cobham esaminarono un Semovente M40 catturato in Africa e redassero una relazione complessivamente positiva. La meccanica fu definita efficiente e pratica, con particolare apprezzamento per le sospensioni e il sistema di sterzatura. Il motore 8T, pur giudicato di potenza insufficiente, fu considerato assai compatto e di facile accessibilità. Le critiche riguardarono la blindatura, ritenuta inferiore agli standard alleati, l’assenza di protezione antischegge e la vulnerabilità delle sospensioni alle mine terrestri.

Produzione

La prima versione del Semovente da 75/18, denominata M40, fu ordinata in un lotto iniziale di 30 esemplari. Con disposizione del 16 aprile 1941 furono costituiti i primi due gruppi, il IV e il VI del 133º Reggimento artiglieria, inizialmente destinati alla 133ª Divisione corazzata “Littorio”. Ciascun gruppo era composto da due batterie di quattro semoventi, per un totale di otto mezzi, quattro carri comando e una riserva di due semoventi e un carro comando.

Un secondo lotto di 30 esemplari M40 fu consegnato il 1º giugno 1942. Dopo questa data la produzione passò alla versione M41, basata sullo scafo migliorato del carro M14/41. In totale furono fabbricati 162 Semoventi 75/18 M41, numerati da DLI a DLXI, destinati alle divisioni corazzate “Ariete”, “Littorio” e “Centauro”.

Nell’estate 1942 furono ordinate nuove forniture, tra cui 163 esemplari della versione M42 su scafo M15/42, che entrarono in servizio nel maggio 1943. L’M42 sostituì l’M41 sulle linee di montaggio e rappresentò l’ultima evoluzione del semovente con armamento da 75/18.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, le autorità tedesche di occupazione ripresero la produzione con lievi modifiche: fu aggiunto un secondo rullo di scorta per le candele fumogene sul retro della sovrastruttura e il portello d’accesso superiore destro fu diviso in due pezzi incernierati.

Impiego operativo

Dottrina tattica

Fino all’introduzione del Semovente da 75/18, il Regio Esercito non aveva alcuna esperienza nell’impiego di artiglierie semoventi. I primi due gruppi formati nel 1941 effettuarono un addestramento in due fasi: la prima sull’utilizzo dell’artiglieria, la seconda sulla conduzione del mezzo corazzato.

I criteri tattici adottati nell’estate 1941 suggerivano di utilizzare i semoventi in cooperazione con le unità carriste, con compiti di accompagnamento e appoggio. Per le azioni di accompagnamento si raccomandava di sparare solo a distanze non superiori ai 500-700 metri; per le azioni di appoggio i gruppi avrebbero dovuto estendere in profondità la loro azione. In difesa, i semoventi avrebbero dovuto presidiare un settore.

L’esperienza sul campo portò a una rapida evoluzione della dottrina. La mancanza di un carro armato pesante, che caratterizzò le forze corazzate italiane per tutta la guerra, fu in parte compensata dall’impiego dei semoventi. Il gruppo semoventi passò da due a tre batterie e i mezzi furono inquadrati direttamente nei battaglioni carri.

Nel settembre 1942 lo Stato Maggiore emanò nuove direttive tattiche: i semoventi dovevano operare in modo decentrato rispetto alle ondate di carri, muovendo sulle ali e negli intervalli, procedendo con i carri più avanzati. Nelle azioni di forza dovevano gravitare nell’ondata di testa.

Il 4 ottobre 1942 fu rivisto l’organico delle unità corazzate. I battaglioni carri avrebbero compreso una compagnia semoventi da 75/18 con nove veicoli e un carro comando. I gruppi di artiglieria semovente furono organizzati su un comando di gruppo (due carri comando) e tre batterie, ciascuna con sei semoventi e un carro comando, per un totale di 18 semoventi e 5 carri comando.

A fine gennaio 1943 la composizione fu ulteriormente perfezionata: nei battaglioni carri una compagnia carri fu eliminata a favore di una compagnia semoventi. Questo cambiamento rifletteva la crescente fiducia dei comandi nel semovente, dimostratosi più efficace dei carri M nel contrastare i blindati anglo-americani grazie alla maggiore potenza di fuoco, alla migliore manovrabilità e alla minore vulnerabilità.

semovente da 75/18
Semovente da 75/18, Sullo sfondo Rommel
Foto Di Bundesarchiv, Bild 101I-784-0208-17A / Moosmüller / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 de link

Nordafrica

I primi due gruppi semoventi raggiunsero il 132º Reggimento artiglieria della 132ª Divisione corazzata “Ariete” a El-Agheila il 18 gennaio 1942, dopo essere stati riassegnati dalla “Littorio”. Ebbero il battesimo del fuoco nella primavera 1942, durante la seconda offensiva italo-tedesca, e rimasero in prima linea fino alla distruzione completa a El Alamein nel novembre 1942.

Il comando superiore delle forze italiane in Libia (Superlibia) si espresse molto positivamente sull’impiego dell’artiglieria semovente. In un comunicato del 6 aprile 1943 indirizzato allo Stato Maggiore si legge: «Ha dato ottima prova il semovente 75/18, che unisce alla potenza del colpo singolo migliori requisiti tecnici e migliore manovrabilità» rispetto al carro armato M14/41.

I Semoventi 75/18 M41 equipaggiarono le divisioni corazzate “Ariete”, “Littorio” e “Centauro” in Libia e Tunisia. Furono progressivamente annientati in combattimento fino alla resa finale in Tunisia nel maggio 1943, pur riscuotendo valutazioni positive e ottenendo numerosi successi.

Italia e la difesa di Roma

In Italia il 75/18 fu in dotazione al DLX Gruppo di artiglieria del 131º Reggimento artiglieria corazzata della 135ª Divisione corazzata “Ariete II” e al DLXI Gruppo, inquadrato dal 1942 al 1944 nel Reggimento motocorazzato di stanza in Sardegna.

Nei giorni successivi all’armistizio dell’8 settembre 1943, i semoventi della “Ariete II” parteciparono agli scontri con le forze tedesche nei dintorni di Roma, in particolare a Cesano, Porta San Paolo e lungo la Via Ostiense. La maggior parte dei mezzi si ritirò tuttavia verso Tivoli per ordine superiore e non partecipò più alla difesa della capitale. I semoventi caddero in mano tedesca e andarono a equipaggiare la 2. Fallschirmjäger-Division.

Anche il XII Gruppo controcarri della 12ª Divisione fanteria “Sassari”, dotato di M42, il 9 settembre affiancò la divisione corazzata nel tentativo di sbarrare la strada ai tedeschi verso Roma.

Dopo l’armistizio

I Semoventi da 75/18 catturati furono ridipinti con le colorazioni tipiche dei mezzi corazzati tedeschi e aggregati ai reparti combattenti della Wehrmacht. Parteciparono sotto insegne tedesche a tutti i combattimenti della campagna d’Italia fino al 2 maggio 1945.

Alcuni esemplari furono ceduti a reparti dell’Esercito Nazionale Repubblicano della RSI. Il Gruppo squadroni corazzato “San Giusto” ebbe tre semoventi da 75/18 su scafo M42; il Raggruppamento Anti Partigiani (RAP) – Gruppo Esplorante ne impiegò due; il Gruppo corazzato “Leonessa” schierò due carri comando su scafo M42 per la sua batteria semoventi.

Gli unici Semoventi da 75/18 rimasti nelle file del Regio Esercito dopo l’armistizio furono gli M42 del DLXI Gruppo in Sardegna. A causa del veto alleato, poterono essere utilizzati solo dopo la conclusione delle ostilità.

Varianti

  • Semovente M40 da 75/18: prima versione di serie, su scafo di carro armato M13/40. Armamento costituito da obice 75/18 Mod. 1934/1935 e fucile mitragliatore Breda Mod. 30 da 6,5 mm. Prodotto in 60 esemplari.
  • Semovente M41 da 75/18: versione su scafo di carro armato M14/41, con motore a iniezione SPA 15T. Prodotto in 162 esemplari, fu il modello più numeroso.
  • Semovente M42 da 75/18: versione su scafo di carro armato M15/42, con prestazioni migliorate. Ordinato in 163 esemplari, entrò in servizio nel maggio 1943.
  • Carro comando M40/M41/M42: variante priva di cannone, dotata di apparecchiature radio per la direzione del tiro delle batterie. Il vano torretta era chiuso e dotato di portelli d’accesso superiori. L’armamento consisteva in due mitragliatrici Breda Mod. 38 da 8 mm sull’M40, sostituite da una singola Breda Mod. 31 da 13,2 mm nelle versioni successive, più una Breda da 8 mm per il tiro contraereo. L’equipaggio comprendeva pilota, mitragliere, comandante e goniometrista.
  • Semovente M42 da 75/34: evoluzione con cannone da 75/34 Mod. S.F. di maggiore potenza, su scafo M42. Il primo esemplare fu collaudato il 15 marzo 1943. Sarà oggetto di un articolo dedicato.
semovente da 75/18
semovente da 75/18

Esemplari superstiti

Numerosi esemplari di Semovente da 75/18 sono sopravvissuti fino a oggi, testimonianza dell’importanza di questo mezzo nella storia delle forze corazzate italiane.

Tra i più significativi si segnalano il Carro Comando M41 e un Semovente M41 conservati presso il Museo storico della motorizzazione militare di Roma. Un altro Semovente M41, in ottime condizioni dopo un accurato restauro, si trova presso gli stabilimenti OTO Melara di La Spezia.

All’estero, un Semovente M40 è esposto al Musée des Blindés di Saumur (Francia) e un altro, con evidenti danni agli organi di movimento, si trova al War Museum di El Alamein (Egitto). Un Semovente M41 è conservato presso l’U.S. Army Ordnance Training and Heritage Center di Fort Lee, in Virginia (Stati Uniti).

In totale sono stati conservati diciotto semoventi e un carro comando, distribuiti tra musei, caserme e monumenti in Italia e all’estero. Alcuni di essi sono ancora meccanicamente funzionanti.

Informazioni aggiuntive

  • Nome e tipo: Semovente da 75/18
  • Anno: 1941 
  • Produzione: 60 M40, 160-300 M41 
  • Motore: 

    M40: Fiat-SPA 8T diesel
    M41: Fiat-SPA 15TB diesel

  • Potenza motore (hp): M40: 125, M41: 145 
  • Lunghezza m.: 4.915  
  • Larghezza m.: 2.2 
  • Altezza m.: 1.850  
  • Peso t.: 13.1 
  • Velocità su strada Km/h: 22-25
  • Autonomia Km.: 200 
  • Armamento: 

    1 obice da 75/18 con 44 colpi, 1 mitragliatrice Breda Mod. 30 da 6,5 mm 

  • Corazzatura max mm.: 30 
  • Equipaggio: 3  
  • Bibliografia – Riferimenti 

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