Autoblinda AB40

di redazione
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Autoblinda AB40 Pinerolo

L’Autoblinda AB40 fu il più innovativo veicolo da ricognizione sviluppato per il Regio Esercito alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale. Nata dalla collaborazione tra Fiat e Ansaldo per rispondere alle esigenze sia dell’Esercito sia della Polizia dell’Africa Italiana (PAI), questa autoblindo rappresentò un notevole salto tecnologico rispetto alle vetuste Lancia 1ZM risalenti alla Prima Guerra Mondiale. Il progetto introdusse soluzioni all’avanguardia come la doppia postazione di guida, le quattro ruote motrici e sterzanti e le sospensioni indipendenti, caratteristiche che garantivano eccellenti prestazioni fuoristrada. Tuttavia, l’armamento costituito da sole mitragliatrici si rivelò inadeguato per il combattimento moderno, portando al rapido sviluppo della successiva AB41 dotata di cannone da 20 mm. La AB40 fu prodotta in numero limitato e impiegata principalmente per l’addestramento degli equipaggi, ma il suo telaio versatile e affidabile costituì la base per l’intera famiglia di autoblindo italiane del conflitto.

Sviluppo

Le origini del progetto

Lo sviluppo dell’Autoblinda Fiat-Ansaldo ebbe inizio nel 1938, quando emersero due distinte esigenze. La Polizia dell’Africa Italiana necessitava di un mezzo adatto all’impiego nelle colonie per sostituire le vecchie Lancia 1ZM, poco idonee all’uso desertico. Contemporaneamente, il Regio Esercito richiedeva un nuovo veicolo per i reparti celeri di Bersaglieri e Cavalleria, che ancora utilizzavano le Lancia 1ZM e le Fiat 611, queste ultime prodotte nel 1932 ma penalizzate da velocità (28 km/h) e autonomia (180 km) insufficienti.

L’Alto Comando italiano considerava le autoblindo fondamentali per la dottrina bellica moderna, sia nel ruolo di ricognizione a lungo raggio sia per il supporto alla fanteria. L’Italia era stata tra le prime nazioni a sperimentare autoblindo, con la Fiat Arsenale già nel 1912, e durante la Grande Guerra aveva apprezzato le capacità delle blindo Lancia e Fiat.

Nel 1937, dieci Lancia 1ZM furono inviate in Spagna a supporto dei nazionalisti durante la Guerra Civile. L’esperienza dimostrò che, sebbene ancora efficienti come veicoli di supporto, erano ormai inadatte alle attività di ricognizione. Alla fine del 1937, il Regio Esercito decise di avviare lo sviluppo di una nuova autoblindo.

Parallelamente, la PAI testò nel 1935-36 alcuni carri leggeri, che non furono apprezzati per l’autonomia insufficiente. Nel 1937, di propria iniziativa, il comando della PAI richiese alle industrie italiane lo sviluppo di un prototipo di autoblindo per ricognizione a lungo raggio.

I prototipi

Fiat e Ansaldo decisero di unire le due richieste sviluppando un unico veicolo che soddisfacesse le esigenze di entrambi i committenti. Un primo modello in legno fu presentato agli ufficiali dell’Esercito durante una visita allo stabilimento Ansaldo di Genova l’11 aprile 1938. Il modello anticipava già le caratteristiche del veicolo definitivo: quattro ruote motrici e sterzanti, sospensioni indipendenti, motore a benzina, armamento di tre mitragliatrici da 8 mm e equipaggio di quattro uomini.

Furono quindi costruiti due prototipi, inizialmente denominati “AutoBlindoMitragliatrice” (ABM). Il primo, destinato al Regio Esercito e registrato “Autoblinda RE”, è documentato in fotografie datate 5 maggio 1939. Il secondo, destinato alla PAI, fu registrato inizialmente come “Polizia Coloniale 0021”.

La presentazione ufficiale dei due prototipi avvenne il 15 maggio 1939, in occasione dell’inaugurazione dello stabilimento Fiat Mirafiori a Torino. I veicoli furono mostrati per la prima volta a Benito Mussolini, all’Alto Comando dell’Esercito e ai comandanti della PAI. Il Duce rimase molto colpito dal nuovo mezzo e ne apprezzò la linea; alcuni giornali dell’epoca riportarono che lo definì “esempio di eleganza italiana”.

I due prototipi differivano in alcuni dettagli. La versione per la PAI era equipaggiata con un grande faro fisso sul tetto della torretta, un’antenna radio verticale sulla parte anteriore destra della sovrastruttura, una sirena sul retro e una piastra corazzata a protezione delle ruote di scorta. La versione per l’Esercito, reimmatricolata “Test TO.64”, si distingueva per l’inclinazione della corazza frontale della sovrastruttura e per le ruote di scorta non protette.

I collaudi

Il prototipo destinato all’Esercito fu inviato al Centro Studi della Motorizzazione di Roma nel giugno 1939 per le prove di valutazione. Partecipò poi alle manovre dell’agosto 1939 in Piemonte, ricevendo la targa posteriore “RE 3”. Al termine dei test, gli ingegneri suggerirono alcune modifiche: semplificazione dei parafanghi e integrazione dei fari anteriori nella piastra frontale della sovrastruttura per non limitare la visibilità in curva.

Il prototipo per la PAI, reimmatricolato “Polizia Coloniale 0501”, fu sottoposto a collaudi operativi in territorio coloniale. Il veicolo sbarcò a Massaua, in Eritrea, il 3 giugno 1939 e percorse 13.000 km di test prima di rientrare a Massaua il 12 settembre. Nonostante le difficili condizioni climatiche, l’autoblindo fu giudicata un successo. Il rapporto favorevole conteneva alcune proposte di modifica: aggiunta di un supporto per mitragliatrice contraerea sulla torretta, sostituzione del grande faro fisso con uno più piccolo orientabile dal capocarro, installazione di un sistema per ripiegare l’antenna radio e rimozione della protezione delle ruote di scorta.

I collaudi dimostrarono che il veicolo possedeva eccellenti caratteristiche fuoristrada e una corazzatura adeguata al ruolo previsto. Emerse tuttavia che l’armamento, composto da sole mitragliatrici, non era idoneo al supporto della fanteria. L’imminente entrata in guerra e la necessità di nuovi veicoli imposero comunque l’avvio della produzione, mentre i tecnici Fiat e Ansaldo sviluppavano una versione migliorata.

Il 18 marzo 1940 la designazione fu modificata e il veicolo ricevette il nome ufficiale di AutoBlinda Mod. 1940 o AB40.

Un ultimo prototipo, immatricolato “RE 116B”, fu prodotto con alcune modifiche: assenza del faro sulla torretta, eliminazione delle due prese d’aria posteriori sulla torretta, adozione di nuovi cerchioni e aggiunta di un faro Notek sulla parte anteriore della sovrastruttura.

Caratteristiche tecniche

Scafo e corazzatura

Lo scafo dell’AB40 derivava dal telaio del trattore d’artiglieria TM40 (Trattore Medio Mod. 1940), un veicolo a quattro grandi ruote utilizzato per il traino di pezzi d’artiglieria media, in sviluppo dal 1938 ed entrato in servizio nel 1942. La struttura era costituita da un telaio interno sul quale venivano imbullonate le piastre corazzate.

La corazzatura dello scafo e della sovrastruttura era costituita da piastre imbullonate spesse 9 mm. La torretta presentava anch’essa 9 mm sui lati frontale, laterali e posteriore. I parafanghi erano corazzati per proteggere i pneumatici dal fuoco nemico. Il fondo aveva una protezione di 8 mm, mentre il tetto dello scafo e della torretta era spesso 6 mm.

Per i compiti previsti, la corazzatura era più che adeguata, proteggendo l’equipaggio dalle armi della fanteria e dalle schegge.

Una caratteristica distintiva del mezzo erano le due ruote di scorta alloggiate in apposite carenature a mezza fiancata. Queste ruote, lasciate libere di ruotare, fungevano da ausilio per il superamento di ostacoli nella guida fuoristrada.

Il peso in ordine di combattimento era di 6,4 tonnellate (alcune fonti indicano 6,8 t).

Doppia postazione di guida

Uno dei problemi principali delle autoblindo precedenti era il tempo necessario per disimpegnarsi da un combattimento. Per ritirarsi, i vecchi mezzi dovevano compiere manovre complesse e lente, spesso impraticabili nelle strette vie dei villaggi africani.

Il problema fu risolto con l’aggiunta di una seconda postazione di guida sul lato destro della parte posteriore del compartimento equipaggio. Il sistema sterzante fu modificato per consentire a entrambi i piloti di sterzare con tutte e quattro le ruote. Una leva di controllo permetteva di trasferire il comando del veicolo dal pilota anteriore a quello posteriore.

La postazione anteriore disponeva di volante, cruscotto, leva del cambio a 6 marce, freno a mano e pannello interfono. Quella posteriore aveva volante rimovibile (fissato con una vite a farfalla per facilitare l’accesso), cruscotto, leva del cambio a 4 marce e freno a mano.

Apparato motore e mobilità

L’AB40 era spinta dal motore Fiat SPA ABM 1, un 6 cilindri in linea a benzina raffreddato ad acqua che erogava 78 hp. Il propulsore era posizionato nella parte posteriore dello scafo, con un carburatore Zenith tipo 42 TTVP. Era progettato dalla Fiat e prodotto dalla sua controllata SPA di Torino.

La velocità massima su strada raggiungeva i 75-80 km/h, mentre l’autonomia era di circa 400 km. Il veicolo disponeva di tre serbatoi: quello principale da 118 litri era collocato tra il pavimento del compartimento equipaggio e la piastra corazzata inferiore; quello secondario da 57 litri era posizionato davanti al pilota; quello di riserva da 20 litri era montato sotto la postazione del mitragliere posteriore. La capacità totale era di 195 litri.

Il veicolo aveva trazione integrale e tutte le ruote sterzanti, con ammortizzatori indipendenti su ciascuna ruota che garantivano un’eccellente mobilità fuoristrada. La velocità in fuoristrada raggiungeva i 50 km/h.

Tra il compartimento equipaggio e il vano motore non era presente una paratia corazzata, ma solo i serbatoi del carburante e del liquido di raffreddamento. Questo problema non fu mai risolto e il rischio di incendio rimase sempre elevato.

Torretta e armamento

La torretta, denominata Mod. 1940, fu sviluppata e prodotta dall’Ansaldo ed era la stessa utilizzata sul prototipo del carro leggero L6/40 (chiamato M6T). Era una torretta monoposto di forma ottagonale, con un portello sul tetto per il capocarro/cannoniere. Sui lati presentava tre feritoie per l’osservazione e due prese d’aria per evitare l’intossicazione dell’equipaggio, dato che il veicolo non disponeva di ventilatori o estrattori di fumo. Sul tetto era installato un periscopio rotante a 360°.

L’armamento principale era costituito da tre mitragliatrici Breda Mod. 38 da 8 mm: due erano alloggiate in torretta (con elevazione massima di +18° e depressione di -9°), la terza era posizionata sul lato destro dello scafo in una sfera orientata verso il retro. Quest’ultima poteva essere smontata e installata su un supporto contraereo sul tetto della torretta, sebbene dalle fotografie risulta che solo le autoblindo di pre-serie ricevettero questo supporto.

La dotazione di munizioni comprendeva 2.040 colpi calibro 8 x 59 mm RB Breda, suddivisi in 85 caricatori curvi da 24 colpi ciascuno, sistemati in rastrelliere di legno verniciate di bianco (45 sul lato destro, 40 sul sinistro).

Erano disponibili anche proiettili perforanti M.39 AP che, con una velocità iniziale di 780 m/s, potevano perforare 16 mm di acciaio a 100 m con incidenza di 90°.

L’armamento si rivelò insufficiente, soprattutto perché i caricatori da soli 24 colpi non permettevano un fuoco di soppressione prolungato.

Apparato radio

L’apparato radio era il Magneti Marelli RF3M, installato sulla parete sinistra della sovrastruttura a partire dal marzo 1941 su tutti i veicoli della serie AB. Era composto da trasmettitore e ricevitore sovrapposti, con l’alimentatore sul pavimento e le batterie nel doppio fondo, vicino al serbatoio principale.

Erano disponibili due paia di cuffie e microfoni, uno per il pilota anteriore e uno per il mitragliere posteriore. L’antenna, montata sul lato sinistro e ripiegabile su un supporto a “V” saldato sul retro della sovrastruttura, era alta 3 m in posizione eretta e poteva essere estesa fino a 7 m, con una portata massima di 60 km.

Pneumatici

I pneumatici erano prodotti dalla Pirelli di Milano. Furono utilizzati tre tipi: per il teatro africano i “Libia” 9,75 x 24″ (25 x 60 cm); per l’impiego in Europa (Italia e Balcani) gli “Artiglio” 9 x 24″ (22,8 x 60 cm); per la versione ferroviaria, ruote ferroviarie modificate dalla Fiat per adattarsi ai cerchi dell’AB40.

Produzione

La produzione in serie ebbe inizio nel gennaio 1941. Le prime 5 autoblindo di pre-serie (immatricolate da 117B a 121B) furono completate nel marzo 1941. Entro luglio 1941 erano state consegnate 17 autoblindo, mentre altri 80 telai attendevano di essere equipaggiati con le torrette.

Secondo i registri dell’Ufficio Autonomo Approvvigionamenti Automobilistici del Regio Esercito, che elencano i veicoli prodotti con immatricolazione, numero di telaio e numero di motore, le autoblindo immatricolate da 116B a 551B sarebbero AB40, per un totale di 435 unità. Quelle immatricolate da 552B a 784B (232 veicoli) sarebbero AB41.

Tuttavia, la situazione è più complessa. Con sole tre mitragliatrici, l’AB40 era chiaramente sottoarmata. L’Ansaldo propose rapidamente di installare una nuova torretta, denominata Mod. 1941, sviluppata per il carro leggero L6/40, armata con cannone Breda da 20/65 e mitragliatrice coassiale. L’aumento di peso da 6,8 a 7,4 tonnellate richiese la sostituzione del motore con una versione potenziata, il Fiat SPA ABM 2 da 88 hp.

La modifica delle linee di montaggio per produrre il nuovo motore richiese tempo. Nel frattempo, il vecchio motore ABM 1 da 78 hp continuò a essere montato sui telai equipaggiati con la nuova torretta Mod. 1941. Questa versione di transizione è talvolta chiamata AB40/41 ibrida.

In definitiva, la produzione può essere così riassunta:

  • 3 prototipi
  • 5 autoblindo di pre-serie
  • 24 AB40 con torretta Mod. 1940 (tre mitragliatrici)
  • 435 AB40/41 ibride con torretta Mod. 1941 (cannone da 20 mm) ma motore ABM 1 da 78 hp
Autoblinda AB40 con mitragliatrice anti aerea
Autoblinda AB40 con mitragliatrice anti aerea

Impiego operativo

Polizia dell’Africa Italiana

A causa dell’entrata in guerra, la PAI ricevette poche AB, che furono destinate prioritariamente all’Esercito. Nel 1941, tutte le autoblindo in dotazione alla PAI, circa 60 tra AB40 e AB41, furono impiegate per equipaggiare 5 Compagnie Autoblindo inviate in Africa.

Il primo giorno di guerra, il 10 giugno 1940, una compagnia con 10 vecchie autoblindo attraversò il confine con l’Egitto. Dopo pochi chilometri, quasi tutti i veicoli furono distrutti dal fuoco amico. Da quel momento, tutte le AB40 e AB41 della PAI ebbero la bandiera italiana dipinta sui fianchi e sulla parte anteriore della sovrastruttura per essere riconoscibili anche a distanza.

Per il resto della campagna africana, le AB della PAI combatterono a fianco delle unità del Regio Esercito. Prima della campagna di Tunisia, a causa delle perdite subite, gli agenti della PAI e i pochi mezzi superstiti furono aggregati alle unità dell’Esercito. Uomini della PAI con alcune AB41 combatterono a Roma nei giorni successivi all’armistizio dell’8 settembre 1943.

Regio Esercito

Il Regio Esercito impiegò le AB40 principalmente in Italia per l’addestramento. Le prime 5 unità di pre-serie, uno dei prototipi e un numero imprecisato di esemplari furono assegnati al Centro di Addestramento Autoblindo di Pinerolo, presso Torino. Lì, nel marzo 1941, iniziarono i corsi di formazione sulle nuove autoblindo. I primi equipaggi che impiegarono le AB40 e AB41 allo scoppio della guerra non avevano ricevuto un addestramento specifico sui nuovi veicoli, ma erano stati formati sulle vecchie Lancia 1ZM.

Un numero imprecisato di autoblindo di pre-serie, leggermente modificate con l’aggiunta di un faro sul tetto della torretta e del fascio littorio sulla parte anteriore dello scafo, fu inviato al Centro di Addestramento della PAI a Roma.

Nel 1942, il Regio Esercito prelevò dal Centro di Pinerolo 12 autoblindo (8 AB40 e 4 AB41) che furono inviate agli stabilimenti Fiat di Torino per essere modificate per l’impiego ferroviario. Queste autoblindo, soprannominate “Ferroviarie”, furono utilizzate per prevenire sabotaggi da parte dei partigiani jugoslavi sulle linee ferroviarie dei territori occupati nei Balcani. Le 12 autoblindo furono successivamente sostituite da AB41.

Le AB40 del Centro di Addestramento di Pinerolo furono impiegate dagli allievi insieme alle AB41 (probabilmente ibride AB40/41) dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Il loro destino finale rimane incerto.

Repubblica Sociale Italiana

Dopo l’armistizio, i tedeschi occuparono gli stabilimenti Fiat e Ansaldo e catturarono o requisirono tutti i veicoli italiani. Il Gruppo Corazzato “Leonessa” della Guardia Nazionale Repubblicana, operante in Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna, riuscì a recuperare 18 autoblindo AB41 nel Nord Italia. Secondo una fonte non confermata, alcune provenivano dal Centro di Addestramento di Pinerolo.

Non è chiaro perché non si menzioni l’impiego di AB40 nei ranghi del “Leonessa”. Due ipotesi sono state avanzate: la prima è che le AB40 fossero state smontate e utilizzate come fonte di ricambi, dato che ormai l’armamento era obsoleto; la seconda è che le torrette Mod. 1940 fossero state sostituite con torrette Mod. 1941 fornite dallo stabilimento SPA di Torino.

Varianti

  • AB40: versione base con torretta Mod. 1940 armata di tre mitragliatrici Breda Mod. 38 da 8 mm (due in torretta, una in casamatta posteriore). Motore Fiat SPA ABM 1 da 78 hp. Prodotta in 24 esemplari oltre a prototipi e pre-serie.
  • AB40/41 ibrida: versione di transizione con torretta Mod. 1941 (cannone Breda 20/65 Mod. 1935 e mitragliatrice coassiale da 8 mm) ma ancora equipaggiata con il motore ABM 1 da 78 hp anziché l’ABM 2 da 88 hp della AB41 definitiva. Prodotta in 435 esemplari. Il peso aumentato a 7,4 tonnellate senza l’incremento di potenza del motore comportava prestazioni leggermente inferiori rispetto alla AB41.
  • AB40 Ferroviaria: versione modificata per l’impiego su rotaia, con ruote ferroviarie al posto dei pneumatici. Utilizzata nei Balcani per la protezione delle linee ferroviarie dalle azioni partigiane. 12 esemplari convertiti nel 1942, poi sostituiti da AB41

Informazioni aggiuntive

  • Nome e tipo: Autoblinda AB40
  • Anno: 1940 
  • Produzione: 459 
  • Motore: 

    FIAT-SPA ABM 1, 6 cilindri

  • Potenza motore (hp): 78 
  • Lunghezza m.: 5.20  
  • Larghezza m.: 1.92 
  • Altezza m.: 2.29  
  • Peso t.: 6.4 
  • Velocità su strada Km/h: 75
  • Autonomia Km.: 400 
  • Armamento: 

    3 mitragliatrici Breda 38 da 8mm, con 2040 cartucce

  • Corazzatura max mm.: 22 
  • Equipaggio: 4  

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