Takeo Kurita

di redazione
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Viceammiraglio Takeo Kurita

Takeo Kurita ((栗田 健男) nacque il 28 aprile 1889 nella prefettura di Ibaraki e morì a Tokyo il 19 dicembre 1977. Ammiraglio della Marina imperiale giapponese, la sua carriera fu caratterizzata da una progressione costante attraverso i ranghi della marina nipponica, culminando nel comando della 2ª Flotta durante le fasi cruciali della guerra nel Pacifico. Il suo nome in giapponese significa “(sii un) grande guerriero”, augurio che la famiglia, di cultura e tradizioni accademiche, ripose in lui alla nascita.

Specialista riconosciuto nell’impiego del naviglio silurante, Kurita si distinse per un temperamento controllato e una personalità modesta, qualità che gli permisero di avanzare nella gerarchia navale senza incontrare ostacoli. Durante la seconda guerra mondiale partecipò alle vittoriose campagne del 1941-1942 nel Sud-est asiatico al comando della 7ª Divisione incrociatori, quindi guidò la 3ª Divisione corazzate nella campagna di Guadalcanal, dove condusse il devastante bombardamento dell’aeroporto nella notte del 12-13 ottobre 1942.

La sua figura storica rimane però indissolubilmente legata alla battaglia del Golfo di Leyte nell’ottobre 1944, dove ebbe la responsabilità finale della riuscita del complesso piano giapponese. Sopravvissuto fortunosamente all’affondamento dell’ammiraglia e provato dall’estenuante combattimento, scelse di ritirarsi quando era a un passo dall’annientare le vulnerabili forze anfibie americane, decisione che rimane una delle più controverse della guerra navale nel Pacifico. Logorato dal prolungato servizio in prima linea, terminò la carriera come ultimo direttore dell’Accademia navale di Etajima, dove si oppose all’indottrinamento suicida delle giovani reclute.

Formazione e specializzazione silurante

Il percorso militare di Kurita ebbe inizio con l’ingresso nell’Accademia navale di Etajima, dove studiò nella 38ª classe. Si diplomò il 18 luglio 1910 al ventottesimo posto su 149 allievi, ricevendo il brevetto di aspirante guardiamarina. Fu immediatamente imbarcato sull’incrociatore protetto Kasagi per la tradizionale crociera di addestramento all’estero. Rientrato in Giappone, proseguì la gavetta sull’incrociatore protetto Niitaka e sulla piccola cannoniera Tatsuta, dove il 1º dicembre 1911 ottenne la qualifica di guardiamarina.

Il 1º dicembre 1912 fu indirizzato al Corso base della Scuola siluristi, seguito dal Corso base della Scuola di artiglieria navale. Il 1º dicembre 1913 concluse la formazione, fu promosso sottotenente di vascello e assegnato alla nave da battaglia pre-dreadnought Satsuma. Dopo aver prestato servizio sul cacciatorpediniere di seconda classe Sakaki e sull’incrociatore corazzato Izumo, il 1º dicembre 1916 fu imbarcato sull’incrociatore leggero Tone e contemporaneamente nominato tenente di vascello.

Il 9 agosto 1917 fu riassegnato al cacciatorpediniere Kaba, maturando un forte interesse per il naviglio silurante. Il 1º dicembre frequentò il Corso B al prestigioso Collegio navale di Tokyo, quindi dal 15 aprile 1918 attese al Corso avanzato della Scuola siluristi che concluse il 1º dicembre. Fu subito inviato al cantiere navale di Maizuru per supervisionare la costruzione del cacciatorpediniere Minekaze. Dopo il varo fu inserito nell’equipaggio, ricoprendo dal 1º aprile al 1º giugno 1919 il posto di ufficiale capo addetto ai lanciasiluri.

Ascesa attraverso i comandi navali

Il 1º marzo 1920 Kurita fu nominato supervisore della costruzione del cacciatorpediniere Yakaze a Nagasaki, quindi dal 29 aprile ebbe anche la responsabilità dell’allestimento del cacciatorpediniere Hakaze. Al completamento del secondo, il 16 settembre, salì a bordo come ufficiale capo ai lanciasiluri. Il 1º dicembre gli fu affidato il primo comando di mare: il piccolo cacciatorpediniere di terza classe Shigure, simile a una torpediniera.

L’8 giugno 1921 cedette il comando e dopo un breve periodo di attesa, il 6 agosto assunse la guida del cacciatorpediniere Oite. Dopo appena quattro settimane fu trasferito allo stato maggiore della 4ª Divisione incrociatori e il 20 novembre fu indirizzato alla Scuola siluristi come istruttore. Il 1º dicembre 1922 fu promosso capitano di corvetta e il 15, in virtù del suo curriculum, ricevette anche un posto di istruttore all’Accademia di ingegneria navale.

Tra il 1924 e il 1927 Kurita comandò in successione diversi cacciatorpediniere, distinguendosi per competenza e professionalità. Il 1º dicembre 1927, in concomitanza con la promozione a capitano di fregata, gli fu affidato il cacciatorpediniere Urakaze. Il 10 dicembre 1928 tornò alla Scuola siluristi come istruttore per oltre un anno.

L’8 marzo 1930 fu trasferito allo stato maggiore della Divisione di ricerca per i siluri presso l’arsenale di Kure, esperienza tecnico-direttiva che arricchì ulteriormente le sue competenze. Il 15 novembre assunse il comando della 25ª Divisione cacciatorpediniere. Il 1º dicembre 1932 fu elevato al grado di capitano di vascello e messo a capo della 12ª Divisione cacciatorpediniere, composta da unità della moderna classe Fubuki.

Maturità professionale negli anni Trenta

Il 15 novembre 1934 Kurita fu investito del comando della sua prima grande unità da guerra: l’incrociatore leggero Abukuma. Per parte del suo mandato la nave rimase in cantiere per lavori e modifiche, compresa l’aggiunta di una catapulta. Il 15 novembre 1935, ormai apprezzato ufficiale, fu richiamato alla Scuola siluristi per assumere la direzione generale del corpo istruttori, contribuendo alla formazione di centinaia di giovani reclute.

Il 1º dicembre 1937 divenne comandante dell’incrociatore da battaglia rimodernato Kongo, riclassificato come “nave da battaglia veloce”. Nell’aprile 1938 lasciò lo Stretto di Terashima e si portò nel Mar Cinese Meridionale. Il 13 fece decollare due idrovolanti dalla corazzata che bombardarono Foochow, quindi invertì la rotta fermandosi nella base militare di Keelung sull’isola di Formosa. Completò un’altra crociera di guerra nelle acque meridionali cinesi prima di cedere il comando il 15 novembre 1938.

Alla stessa data fu promosso contrammiraglio e comandante della 1ª Squadriglia cacciatorpediniere, con la quale condusse regolari pattugliamenti nel teatro di guerra cinese. Il 25 novembre 1939 assunse il comando della 4ª Squadriglia, mantenendolo per circa un anno continuando a operare sul fronte cinese.

L’inizio della guerra e il comando della 7ª Divisione incrociatori

Dal 1º novembre 1940 Kurita ebbe sotto la propria responsabilità la 7ª Divisione incrociatori, composta dai moderni incrociatori pesanti Kumano (ammiraglia), Suzuya, Mikuma e Mogami. Nel gennaio 1941 navigò fino ai porti dell’Indocina francese per indurre il governo di Vichy a concludere la guerra franco-thailandese. Nel luglio salpò da Samah e vigilò sullo sbarco in forze nell’Indocina meridionale, che Vichy cedette all’Impero giapponese.

In novembre fu informato del trasferimento amministrativo alla 4ª Flotta, ma in realtà rimase inquadrato nella 2ª Flotta del viceammiraglio Nobutake Kondō. Le sue navi costituirono il nucleo della 1ª Flotta di spedizione del sud del viceammiraglio Jisaburō Ozawa, incaricata di operare a ovest del Borneo.

L’8 dicembre 1941 Kurita protesse gli approdi a Singora e Patani in Thailandia. Il giorno seguente si preparò a combattere uno scontro notturno contro la nave da battaglia HMS Prince of Wales e l’incrociatore da battaglia HMS Repulse, ma le due grandi unità furono affondate il 10 dai molteplici attacchi dell’11ª Flotta aerea. Kurita si spostò dunque alla baia di Cam Ranh, che divenne base logistica per le missioni di supporto alle invasioni del Borneo britannico, delle isole Anambas, di Endau e di Palembang a Sumatra.

In questa fase la 7ª Divisione operò spesso divisa in due sezioni e incontrò resistenze scarsissime. La settimana successiva salpò con rotta su Giava. Kurita non combatté nella battaglia dello Stretto della Sonda la notte tra il 28 febbraio e il 1º marzo 1942, trovandosi molto a est del luogo dello scontro sostenuto con successo dal Mogami e dal Mikuma contro le unità alleate USS Houston e HMAS Perth.

Dopo operazioni a terra fino al 4 marzo, ricevette ordine di portarsi a Singapore. Il 9 marzo partì alla volta delle coste settentrionali di Sumatra, al largo delle quali rimase durante gli sbarchi a Sabang. Il 1º aprile penetrò nel Golfo del Bengala nel quadro dell’incursione giapponese nell’Oceano Indiano. La 7ª Divisione contribuì in modo decisivo alla distruzione di oltre venti mercantili e piccole unità da guerra. Kurita fece ritorno a Singapore il 13 aprile e proseguì fino a Kure il 27 aprile. Il 1º maggio fu promosso viceammiraglio.

Midway

Nel corso di maggio Kurita fu informato dell’operazione pianificata dall’ammiraglio Isoroku Yamamoto: una sortita generale della Flotta Combinata sull’atollo di Midway per occuparlo e attirare le forze aeronavali americane in una battaglia finale. Kurita ebbe il compito di difendere il convoglio con le truppe da sbarco, fornendo tiri preparatori e fuoco d’appoggio.

Il 28 maggio salpò da Saipan e Guam con rotta nord-est. Gli statunitensi avevano però decrittato i codici navali giapponesi e ingaggiarono battaglia il 4 giugno con la 1ª Flotta aerea, distruggendo le sue quattro portaerei. Yamamoto ordinò a Kurita di bombardare nottetempo Midway per distruggere l’aviazione nemica. Poco dopo le 15:00 si gettò sull’obiettivo con l’intera divisione e due cacciatorpediniere, ma alle 00:15 del 5 giugno ricevette ordine di annullare la missione e riunirsi alla 2ª Flotta.

Alle 04:12 le vedette del Kumano avvistarono il sommergibile USS Tambor. Kurita ordinò una brusca accostata di 90° usando i lampeggiatori, ma il Mogami in coda travisò il messaggio e manovrò diversamente, urtando a poppa il Mikuma. Kurita lasciò in loro difesa i cacciatorpediniere e proseguì con il Kumano e il Suzuya. I due incrociatori danneggiati furono attaccati ripetutamente il 6 giugno e il Mikuma affondò.

Il 25 giugno Kurita fu destinato allo stato maggiore della Flotta Combinata come assistente, incarico che precedette la nomina a comandante della 3ª Divisione corazzate composta dalla Kongo e dalla Haruna.

Guadalcanal

Fino a metà settembre Kurita stazionò nelle acque giapponesi, quindi l’8 settembre salpò per Truk dove si ricongiunse alla 2ª Flotta. Il 5 ottobre fu messo in stato di allerta e assegnato a una “forza da bombardamento d’emergenza” atta a cannoneggiare l’aeroporto in mani americane su Guadalcanal.

Nel tardo pomeriggio del 12 ottobre cominciò a discendere lo Stretto di Nuova Georgia scortato dall’incrociatore leggero Isuzu e nove cacciatorpediniere. Dopo le 01:00 del 13, dopo aver lanciato idrovolanti per dirigere il tiro, cominciò a bersagliare l’area delle piste. Solo quattro motosiluranti tentarono di contrattaccare ma furono respinte. Kurita, preoccupato, alle 02:30 interruppe il bombardamento dirigendo a nord.

L’aeroporto era stato crivellato, molti edifici e ricoveri annientati, così come depositi di benzina e munizioni. Con oltre cento vittime e quarantotto aerei distrutti, questa fu l’incursione più devastante mai completata dai giapponesi ai danni dell’aeroporto di Guadalcanal.

Kurita fu poi assegnato alla “forza avanzata” per la battaglia delle isole Santa Cruz del 26 ottobre, dove respinse solo un attacco aereo senza giocare alcun ruolo nello scontro tra portaerei. Rimase nella zona di Truk per settimane, impegnato in crociere d’addestramento. Tra gennaio e febbraio 1943 rimase a nord delle Salomone facilitando lo sgombero di Guadalcanal, quindi tornò in Giappone per riposo e raddobbo.

Al comando della 2ª Flotta

Sin dall’inizio della carriera Kurita aveva provato di essere una persona di temperamento controllato, concentrato nello svolgimento degli incarichi senza mai compiere azioni impulsive o eclatanti. Era divenuto un ufficiale apprezzato per modestia ed estraneità alle divisioni interne alla Marina nipponica, qualità che spiegano la sua ascesa verso posizioni di grande responsabilità.

Il 9 agosto 1943 ricevette comunicazione della nomina a comandante in capo della 2ª Flotta, che comprendeva quattro divisioni di incrociatori pesanti e leggeri più la 2ª Squadriglia con una ventina di cacciatorpediniere. Kurita alzò le insegne sull’Atago, tradizionale ammiraglia della flotta.

In settembre e ottobre partecipò a due sortite in massa per intercettare gruppi aeronavali nemici impegnati in bombardamenti delle isole Gilbert e Wake, ma senza alcun contatto. Il 1º novembre, con lo sbarco americano a Bougainville, l’ammiraglio Koga ordinò a Kurita di portarsi a Rabaul con tutti gli incrociatori pesanti e attaccare la testa di ponte americana.

Kurita arrivò a Rabaul all’alba del 5 novembre e iniziò i preparativi, ma la flotta fu totalmente colta alla sprovvista da un’incursione aerea proveniente da due portaerei. Molte bombe andarono a segno e solo il Suzuya rimase indenne tra gli incrociatori. La 2ª Flotta era stata annientata agli ormeggi e Kurita dovette attendere mesi per schierare nuovamente la forza al completo.

Kurita rimase a Truk fino all’inizio del 1944, quindi si rifugiò alle isole Palau e in aprile alle isole Lingga presso Singapore, lontano dall’aviazione americana e vicino alle fonti di carburante. Il 1º marzo la Flotta Combinata riunì la 2ª e 3ª Flotta nella Dai-Ichi Kidō Kantai o 1ª Flotta mobile, affidata al viceammiraglio Ozawa. Kurita venne a dipendere dal collega.

La battaglia del Mare delle Filippine

Nel maggio 1944 l’ammiraglio Soemu Toyoda aveva steso il piano A-Go per combattere una battaglia decisiva nel luogo del prossimo attacco americano. Il 16 maggio Kurita seguì Ozawa a Tawi Tawi nel Borneo nord-occidentale. A fine maggio l’isola di Biak fu attaccata e si organizzò una sortita, ma arrivarono dispacci sulle incursioni aeree massive della Quinta Flotta americana sulle Marianne. Nella notte del 12 giugno arrivò l’ordine di portarsi a ovest delle isole.

Per la battaglia, imbarcato sull’ammiraglia Atago, Kurita disponeva delle divisioni corazzate 1ª e 3ª (Yamato, Musashi, Nagato, Kongo, Haruna), delle divisioni incrociatori 4ª, 5ª e 7ª e della 2ª Squadriglia di quindici cacciatorpediniere. Ozawa redistribuì le forze in tre gruppi e Kurita ebbe il comando della Forza “C” d’avanguardia, costituita attorno alla 3ª Divisione portaerei con la 4ª e 7ª Divisione incrociatori, le corazzate e il Noshiro con sette cacciatorpediniere.

Nel corso del 19 giugno Kurita rimase in posizione avanzata senza subire attacchi, mentre le nove portaerei giapponesi lanciarono quattro ondate di attacchi che furono decimati dalle pattuglie di caccia americani. I piani furono disarticolati dai continui raid su Guam e Rota e dalla perdita delle portaerei Shokaku e Taiho vittima di sommergibili.

Durante la mattinata gli artiglieri di Kurita, in preda alla tensione, confusero gli apparecchi della seconda ondata giapponese e aprirono il fuoco, abbattendone due e danneggiandone otto. All’alba del 20 giugno i giapponesi ripresero le esplorazioni. Al crepuscolo sostennero l’attacco di oltre 200 aerei americani: la Chiyoda e l’incrociatore Maya furono centrati da una bomba ciascuno ma non affondarono.

Ozawa decise di controbattere e inviò il gruppo da battaglia di Kurita verso est per ingaggiare una battaglia navale notturna, ma Spruance era distante 230 miglia a sud-est. Nelle prime ore del 21 giugno Ozawa e Kurita riassemblarono le squadre e si ritirarono verso Okinawa, concludendo la battaglia con una totale sconfitta.

La battaglia del Golfo di Leyte

Il 20 ottobre 1944 le flotte americane avviarono lo sbarco sull’isola di Leyte al centro delle Filippine. L’ammiraglio Toyoda aveva approvato il complesso piano Sho-Go 1 per combattere un’ultima battaglia. La 3ª Flotta con le ultime portaerei, al comando di Ozawa, doveva attirare verso nord la Terza Flotta di Halsey. Kurita, con gli incrociatori pesanti, quindici cacciatorpediniere, due incrociatori leggeri e tutte le corazzate operative (Yamato, Musashi, Nagato, Haruna, Kongo), si sarebbe insinuato nel Mar di Sibuyan attraverso lo Stretto di San Bernardino, quindi sarebbe sceso verso sud e avrebbe fatto strage delle navi da trasporto nel Golfo di Leyte.

Il piano faceva grande affidamento sulla simultaneità dei movimenti e sull’esca rappresentata dalle portaerei, ma soprattutto sulla potenza di fuoco della squadra di Kurita, investito della responsabilità ultima della riuscita.

Kurita fu allertato il 17 ottobre e iniziò a spostare le navi a Brunei nel Borneo. Il 20 ricevette i dettagli del piano e salpò la mattina del 22. All’alba del 23, le navi furono individuate e attaccate da due sommergibili americani: i loro siluri affondarono gli incrociatori Maya e Atago, mentre al Takao fu asportata parte della poppa. Kurita dovette tuffarsi in acqua per salvarsi dall’Atago in rapido affondamento. Tratto in salvo ancora scosso, si trasferì sulla corazzata Yamato.

Il mattino del 24 ottobre iniziò la traversata del Mar di Sibuyan, ma dovette sopportare pesanti raid dalle portaerei di Halsey. L’incrociatore Myoko fu messo fuori combattimento e la Musashi fu devastata da decine di ordigni, affondando con quasi tutto l’equipaggio. Alle 15:00, durante una pausa, Kurita prese l’importante decisione di invertire momentaneamente la rotta per sanare i danni e sviare la ricognizione nemica. Verso le 16:00 Ozawa fu scovato dagli americani molto a nord di Luzon.

Il temporaneo ritiro nipponico convinse Halsey che Kurita non rappresentava più una minaccia e che poteva rivolgersi con tutte le forze contro le portaerei. Invece Kurita si riorganizzò e alle 00:40 del 25 ottobre uscì indisturbato dallo Stretto di San Bernardino. Alle 06:45, poco dopo l’alba, arrivò in vista del gruppo “Taffy 3” composto solo da portaerei di scorta e cacciatorpediniere.

Kurita rimase interdetto e ritenne di essersi imbattuto nelle grandi portaerei della Terza Flotta. Già provato dall’affondamento dell’Atago, dal passaggio del Mar di Sibuyan e dalla mancanza di riposo, agì con circospezione e scarso entusiasmo. Diede il controverso ordine di “caccia generale” che autorizzava ciascun comandante ad agire in autonomia, frammentando la squadra nipponica. Appena prima delle 07:00 i grossi calibri giapponesi aprirono il fuoco.

La battaglia prese una piega imprevista per i risoluti attacchi dei cacciatorpediniere americani e gli assalti dei gruppi imbarcati. Nubi basse e cortine fumogene contribuirono al caos. A mezz’ora dall’inizio la Yamato deviò verso nord per evitare siluri, allontanandosi dalla battaglia e rendendo arduo a Kurita il controllo della flotta. Le quattro corazzate spararono solo poche decine di colpi ciascuna. Gli incrociatori fecero parecchi centri e la portaerei USS Gambier Bay fu affondata, ma subirono gravi danni: il Kumano perse parte della prua, il Suzuya incassò colpi che fecero esplodere i siluri, il Chokai e il Chikuma furono colpiti dai velivoli.

Poco dopo le 09:00 i giapponesi erano vicini a distruggere Taffy 3 quando all’improvviso, alle 09:25, Kurita diede ordine di radunarsi verso nord. Non aveva un quadro della situazione e si era convinto di essersi spinto troppo a sud in quella che considerava un’astuta trappola. Inoltre la Yamato aveva captato comunicazioni tra la Settima Flotta e Halsey. Il comandante giapponese era demoralizzato dalle notizie sugli incrociatori e dal fallimento di Nishimura nello Stretto di Surigao.

Alle 10:55 Kurita rimise la prua verso il Golfo di Leyte ma alle 12:00 circa settanta velivoli si accanirono sulle sue navi. Confermò quindi l’ordine, raggruppò le unità e risalì verso lo Stretto di San Bernardino. Si lasciò indietro gli incrociatori avariati. La menomata 2ª Flotta ripassò lo Stretto alle 21:40 senza sostenere combattimenti navali. Continuò la ritirata sotto incursioni aeree che il 26 distrussero l’incrociatore leggero Noshiro. Kurita arrivò a Brunei il 28 ottobre prima di tornare in Giappone.

Il piano Sho-Go 1 si era concluso con una grave sconfitta strategica: le Filippine rimasero alla mercé della potenza americana e la 1ª Flotta mobile era stata disarticolata con pesanti perdite.

Gli ultimi incarichi

Il 15 novembre 1944 la Dai-Ichi Kido Kantai fu sciolta e Kurita tornò comandante unico della 2ª Flotta. Verso fine mese approdò a Kure dopo un difficile viaggio. In prima linea dal 7 dicembre 1941, era logorato dal servizio e dalle responsabilità. Pesavano l’andamento disastroso del conflitto, la sconfitta appena subita e le critiche per il suo operato a Leyte.

Il 23 dicembre fu rimpiazzato dal viceammiraglio Seiichi Ito. Il 15 gennaio 1945 assunse il posto di direttore dell’Accademia navale di Etajima. Questa posizione gli era stata assegnata su sollecitazione del collega Shigeyoshi Inoue, con il quale condivideva la disapprovazione per le tattiche suicide. Kurita ebbe premura di preparare le reclute al Giappone postbellico, tralasciando i richiami al sacrificio per la patria e all’intransigente codice bushido.

Era ancora direttore quando il 15 agosto 1945 l’Impero dichiarò la resa. Supervisionò lo smantellamento dell’Accademia e la smobilitazione. Il 1º ottobre cessò il mandato e il 5 fu collocato nella lista degli ufficiali a riposo.

Il dopoguerra e la morte

Il 16 e 17 ottobre 1945 Kurita fu interrogato dal contrammiraglio Ralph Ofstie dell’United States Strategic Bombing Survey. Rispose a numerose domande sulle battaglie del Mare delle Filippine e del Golfo di Leyte. Ofstie si concentrò in particolare sulle giornate del 23-26 ottobre e sulla battaglia di Samar. Gli americani notarono che Kurita apparve spesso sulla difensiva e fornì risposte concise con altalenante accuratezza.

Alla fine del 1945 Kurita si ritirò a vita privata in una modesta abitazione alla periferia di Tokyo, rimanendo disponibile a discrete interviste con storici. Nel 1947 un giornalista americano lo descrisse come “un piccolo, snello signore dagli occhi nocciola, con un sorriso ammaliante”.

Le sue decisioni del 25 ottobre 1944 continuarono a far discutere. Si ipotizza che abbia confessato a un ex commilitone il vero motivo: il rifiuto di sacrificare un’intera flotta e migliaia di vite in una guerra ormai perduta, per un obiettivo di esiguo valore strategico.

Takeo Kurita morì in casa propria il 19 dicembre 1977 all’età di 88 anni. Il suo corpo fu traslato nel cimitero Tama, nella zona metropolitana di Tokyo, dove riposa tuttora.

Eredità storica

Takeo Kurita rappresenta una delle figure più controverse della guerra navale nel Pacifico. Ufficiale competente e apprezzato, con una carriera costruita su solide basi tecniche e professionali, si distinse nelle prime fasi del conflitto come comandante capace ed efficace. Il devastante bombardamento di Guadalcanal nella notte del 12-13 ottobre 1942 rimane uno dei suoi successi più significativi.

La sua personalità controllata e modesta, qualità che lo avevano fatto avanzare senza ostacoli nella gerarchia, divennero però un limite nelle situazioni di estrema pressione e incertezza. Il temperamento prudente, già evidente a Midway quando si preoccupò eccessivamente della minaccia delle motosiluranti durante il bombardamento, emerse in modo determinante nella battaglia del Golfo di Leyte.

La controversa decisione di ritirarsi quando era a un passo dall’annientare le forze anfibie americane rimane oggetto di dibattito. Da un lato può essere vista come mancanza di aggressività e determinazione nel momento cruciale; dall’altro alcuni storici hanno interpretato la sua scelta come un atto di lucida responsabilità morale, il rifiuto consapevole di sacrificare migliaia di vite e un’intera flotta per un obiettivo che, nella sua valutazione, non avrebbe comunque modificato l’esito ormai segnato della guerra.

Il suo logoramento fisico e psicologico dopo quasi quattro anni di servizio in prima linea, l’affondamento traumatico dell’Atago, il penoso passaggio del Mar di Sibuyan e la mancanza di riposo certamente influirono sulla sua capacità di giudizio nelle ore decisive. La scelta di impartire l’ordine di “caccia generale”, che frammentò la squadra proprio quando era necessaria la massima coordinazione, testimonia lo stato di confusione e incertezza in cui si trovava.

Dopo la guerra Kurita mantenne un profilo basso, mostrando quella stessa modestia che aveva caratterizzato la sua carriera. La sua opposizione alle tattiche suicide e all’indottrinamento durante il periodo come direttore dell’Accademia navale rivela una persona che, messa di fronte alla realtà della sconfitta, scelse di proteggere le giovani vite piuttosto che perpetuare una cultura militare ormai priva di senso.

Informazioni aggiuntive

  • Data di nascita:  28 Aprile 1889  
  • Data morte:  19 Dicembre 1977  
  • Nazione: Giappone  
  • Tipo: Ammiraglio 
  • Forza armata: Marina 
  • Grado: Viceammiraglio 

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