Fokker D.XXIII

di redazione
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Lo sviluppo del Fokker D.XXIII venne bloccato dalle vicende belliche dopo la costruzione di un solo prototipo.

Al suo apparire l’aereo non mancò di stupire per la serie di inconsuete soluzioni adottate; in primo luogo i due propulsori erano sistemati in tandem nella fusoliera, dove si trovava anche l’abitacolo. Il motore anteriore, davanti al pilota, azionava un’elica traente, mentre quello posteriore un spingente. Anche il carrello, triciclo anteriore, era abbastanza inconsueto per quei tempi.

Le caratteristiche di volo dimostrate dal prototipo erano buone, sebbene insorgessero dei problemi nel raffreddamento dell’unità motrice posteriore e prima che questi potessero essere risolti il prototipo venne distrutto da un bombardamento tedesco.

Il Fokker D.XXIII è un bimotore monoplano ad ala bassa, carrello retrattile di tipo triciclo anteriore, doppio trave di coda. I due motori raffreddati a liquido sono sistemati in tandem nella fusoliera.

Fokker D.XXIII in volo
Fokker D.XXIII in volo

Origine del progetto

Il D.XXIII nacque dalla mente visionaria dell’ingegnere olandese Marius Beeling, noto per la sua predilezione verso progetti dalle caratteristiche non convenzionali. Beeling immaginava un caccia che potesse sfruttare i vantaggi della propulsione bimotore eliminandone però i tradizionali svantaggi, primo fra tutti l’asimmetria di spinta in caso di avaria a uno dei propulsori.

La soluzione adottata fu tanto elegante quanto rivoluzionaria: invece di posizionare i due motori sulle ali o in gondole separate, Beeling decise di installarli uno sul muso in configurazione traente e l’altro alla fine della fusoliera in configurazione spingente. Questa particolare architettura propulsiva, nota come configurazione traente-spingente, prometteva numerosi vantaggi aerodinamici e operativi.

L’aerodinamica risultava ottimizzata rispetto a una configurazione bimotore tradizionale, mentre il mantenimento del centro di massa vicino al baricentro garantiva capacità di rollio superiori. In caso di avaria a uno dei motori, non si sarebbe verificata la temuta spinta asimmetrica che caratterizzava i bimotori convenzionali, e nelle normali condizioni di volo le coppie si annullavano reciprocamente, migliorando sensibilmente la maneggevolezza del velivolo.

Soluzioni Tecniche

Il D.XXIII non si limitava alla sola innovazione propulsiva, ma incorporava una serie di soluzioni tecniche all’avanguardia per l’epoca. L’adozione di un carrello d’atterraggio triciclo anteriore rappresentava una scelta innovativa in un’era in cui la maggior parte dei caccia utilizzava ancora il tradizionale carrello a ruotino di coda.

La configurazione strutturale prevedeva una doppio trave di coda, soluzione che non solo alleggeriva la struttura posteriore ma permetteva anche un migliore posizionamento del motore spingente. L’ala, a pianta trapezoidale e montata in posizione bassa, era collegata alle due travi di coda che sostenevano posteriormente un unico elevone centrale.

L’abitacolo monoposto era chiuso da un tettuccio apribile a scorrimento, offrendo al pilota una protezione superiore rispetto ai cockpit aperti ancora comuni su molti caccia dell’epoca. La fusoliera, realizzata in struttura mista secondo la tradizione costruttiva Fokker, integrava armoniosamente tutti questi elementi innovativi.

Salone di Parigi

L’interesse per questo progetto anticonvenzionale non tardò a manifestarsi. La Fokker comprese immediatamente il potenziale commerciale del D.XXIII e iniziò a pianificare una futura commercializzazione anche per il mercato estero. Il singolare aspetto del velivolo e le sue soluzioni tecniche innovative promettevano di catturare l’attenzione delle aviazioni militari di tutto il mondo.

Al Salone internazionale dell’aeronautica di Parigi-Le Bourget del 1938, la Fokker presentò un mockup del D.XXIII che riscosse grande interesse tra gli esperti e i potenziali acquirenti. L’aspetto futuristico e le promesse prestazionali del progetto olandese non passarono inosservati in un momento in cui tutte le nazioni stavano cercando di modernizzare le proprie aviazioni militari.

Fokker D.XXIII X-4
Fokker D.XXIII X-4

Prototipo

Il prototipo fu completato nel 1939 e il 30 maggio dello stesso anno effettuò il primo volo dall’aeroporto di Amsterdam-Schiphol. Ai comandi si trovava Gerben Sonderman, pilota collaudatore che aveva già acquisito esperienza con altri progetti Fokker non convenzionali.

Nonostante il velivolo si rivelasse ben realizzato dal punto di vista costruttivo, emersero fin da subito alcune problematiche tipiche dei prototipi sperimentali. Il D.XXIII risultò sottopotenziato rispetto alle aspettative, una limitazione che comprometteva le prestazioni complessive del velivolo.

Un problema più specifico riguardava il motore posteriore, che riceveva un’insufficiente portata d’aria causandone il surriscaldamento durante il funzionamento. Questo inconveniente era probabilmente dovuto alla posizione inusuale del propulsore e alla difficoltà di garantire un adeguato flusso d’aria di raffreddamento in quella configurazione.

Gli ingegneri Fokker avevano già identificato le soluzioni per risolvere i problemi emersi durante i test iniziali. Era prevista l’installazione di un nuovo gruppo motore – elica, da scegliere tra tre opzioni tecnicamente valide: l’Hispano-Suiza 12Xcrs, il Junkers Jumo 210G o il Rolls-Royce Kestrel.

Tutti e tre i motori previsti erano raffreddati a liquido, al contrario dei due Walter Sagitta raffreddati ad aria che equipaggiavano il prototipo. Questa modifica avrebbe dovuto risolvere definitivamente i problemi di surriscaldamento del motore posteriore e contemporaneamente aumentare la potenza disponibile, eliminando il deficit prestazionale riscontrato nei test.

La scelta di motori raffreddati a liquido rappresentava un approccio più sofisticato al problema del raffreddamento, permettendo un controllo più preciso della temperatura di esercizio e una maggiore efficienza operativa, particolarmente importante per il motore in configurazione spingente.

Maggio 1940

Tuttavia, gli ulteriori sviluppi del D.XXIII furono bruscamente interrotti dall’evolversi della Seconda Guerra Mondiale. L’invasione tedesca dei Paesi Bassi nel maggio 1940 pose fine non solo al programma del caccia sperimentale, ma a tutta l’indipendenza dell’industria aeronautica olandese.

L’unico prototipo realizzato venne distrutto durante un attacco aereo della Luftwaffe nel maggio 1940, cancellando fisicamente anni di lavoro progettuale e sperimentale. La perdita del prototipo rappresentò un colpo fatale per il programma, eliminando ogni possibilità di proseguire lo sviluppo anche in condizioni più favorevoli.

Dopo aver requisito i progetti e la documentazione tecnica, le autorità tedesche esaminarono il lavoro svolto dalla Fokker ma non ritennero di riprendere la sperimentazione. Il D.XXIII, con le sue soluzioni innovative e il suo potenziale inespresso, venne definitivamente accantonato e dimenticato nei cassetti della storia.

Principali varianti del caccia Fokker D.XXIII

  • D.XXIII prototipo: il caccia venne costruito in un solo esemplare. I motori originariamente previsti erano due Walter Sagitta raffreddati ad aria e quello posteriore manifestò problemi di surriscaldamento. I motori definitivi – raffreddati a liquido – avrebbero probabilmente risolto i problemi, i candidati erano lo Hispano-Suiza 12Xcrs, lo Junkers Jumo 210G oppure il Rolls-Royce Kestrel. Tutti i possibili sviluppi dell’aereo vennero interrotti dall’occupazione tedesca.

Informazioni aggiuntive

  • Nazione:  Olanda 
  • Modello:   Fokker D.XXIII 
  • Costruttore:  Fokker 
  • Tipo:  Caccia  
  • Motore: 

    2 Walter Sagitta I-SR a 12 cilindri in linea, raffreddati a liquido, da 540 HP ciascuno.

  • Anno: 1939 
  • Apertura alare m.:  11.50  
  • Lunghezza m.:  11.70  
  • Altezza m.:  3.34 
  • Peso al decollo Kg.:  2.990  
  • Velocità massima Km/h:  524 
  • Quota massima operativa m.:  9.000 
  • Autonomia Km:  900  
  • Armamento difensivo:  

    4 mitragliatrici

  • Equipaggio: 1 

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