Semovente Ansaldo 105/25 M.43 Bassotto

di redazione
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Ansaldo 105/25 M.43

Il Semovente Ansaldo 105/25 M.43, soprannominato “Bassotto” dagli equipaggi per il suo profilo basso e allungato, fu il più potente mezzo corazzato prodotto dall’Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. Sviluppato dalla Fiat-Ansaldo nel 1942-43 per rispondere all’esigenza di un cannone d’assalto capace di fronteggiare i carri armati alleati più moderni, questo veicolo rappresentò un significativo passo avanti rispetto ai precedenti semoventi della serie 75/18. Lo scafo M43, più largo e più basso dei predecessori, montava un potente obice da 105 mm in grado di perforare qualsiasi corazzato nemico dell’epoca. Entrato in servizio troppo tardi per incidere sulle sorti del conflitto, il “Bassotto” ebbe il suo battesimo del fuoco nella difesa di Roma, dove i pochi esemplari disponibili si comportarono egregiamente contro le forze tedesche. Dopo l’armistizio, la produzione proseguì sotto controllo germanico e il mezzo continuò a combattere in Italia fino alla fine della guerra.

Sviluppo

Dopo l’entrata in servizio dei Semoventi armati con obice da 75/18, basati sugli scafi dei carri medi della serie M, il Regio Esercito si rese conto che, sebbene questi veicoli fossero adeguati per il supporto alla fanteria e come cacciacarri, era necessario un mezzo più pesantemente armato e corazzato per fronteggiare i veicoli più moderni schierati dagli Alleati. A metà del 1942 fu emessa una specifica per un semovente dotato del potente obice da 105/23.

Due costruttori italiani presentarono proposte differenti. La Odero-Terni-Orlando (OTO) propose l’installazione del cannone 105/23 sullo scafo del carro armato pesante P26/40, ancora in fase di sviluppo. Il consorzio Fiat-Ansaldo propose invece di utilizzare lo scafo del semovente M42, già in produzione, opportunamente modificato.

La proposta Fiat-Ansaldo fu preferita per diverse ragioni. Innanzitutto, l’azienda poteva realizzare il prototipo più rapidamente, avendo già padronanza dei componenti coinvolti. Inoltre, le modifiche richieste alle linee di montaggio erano minime, il che avrebbe consentito un rapido avvio della produzione. Lo Stato Maggiore valutò positivamente anche il fatto che esistevano già corsi di addestramento per equipaggi e meccanici su telai quasi identici. Infine, un semovente basato sullo scafo M15/42 modificato era più leggero di uno su scafo P26/40 e richiedeva quindi un motore meno potente, un vantaggio significativo per l’esercito italiano che, dal 1942, aveva dovuto convertirsi ai motori a benzina a causa della scarsità di carburante diesel.

Un prototipo fu costruito tra il 16 e il 28 gennaio 1943, armato con un esemplare sperimentale del cannone 105/23 Mod. 1943. Fu esaminato dall’Ispettorato delle Truppe Motorizzate e Corazzate e dall’Ispettorato dell’Arma d’Artiglieria il 1º febbraio, quindi presentato al Centro Studi della Motorizzazione di Roma il 27-28 febbraio 1943 per i collaudi ufficiali. Le prime fotografie del prototipo mostrano che il veicolo era inizialmente privo di antenna radio, portapacchi per le taniche da 20 litri e fari, aggiunti prima della presentazione a Roma.

I collaudi durarono circa un mese. Il Regio Esercito rimase molto impressionato dalla potenza di fuoco del cannone da 105 mm. Il 2 aprile 1943 fu ufficialmente adottato il “Carro M43 da 105/25 Bassotto”, con un ordine di 878 esemplari. La versione definitiva montava il cannone da 105/25 (25 calibri di lunghezza della canna) in luogo del 105/23 del prototipo.

Prototipo dell'M 43 105/25
Prototipo dell’M 43 105/25

Caratteristiche tecniche

Scafo e corazzatura

Lo scafo M43 (detto anche M42 “Lungo”) rappresentava un’evoluzione significativa rispetto ai predecessori. Era più lungo di 18 cm rispetto all’M41, più largo di 17 cm (2,40 m contro 2,23 m) e più basso di 10 cm (1,75 m contro 1,85 m). La piastra ignifuga che separava il vano motore dal compartimento di combattimento fu arretrata di 20 cm, aumentando lo spazio per l’equipaggio. Queste modifiche portarono il peso totale del veicolo a 15,8 tonnellate in ordine di combattimento.

Il profilo più basso e allargato rese la sagoma del veicolo più sfuggente e permise di posizionare il cannone al centro della sovrastruttura, anziché spostato a destra come sui telai precedenti. Fu proprio questo aspetto a ispirare il soprannome “Bassotto”.

La corazzatura rappresentava un notevole progresso rispetto agli standard italiani. Le lamiere erano sia imbullonate a un telaio interno sia parzialmente saldate, una grande innovazione per i veicoli italiani dell’epoca. Lo scafo aveva uno spessore di 50 mm sulla parte superiore e 25 mm su quella inferiore. La sovrastruttura presentava una piastra frontale spessa 75 mm, fianchi da 45 mm e retro da 35 mm. Il tetto e il pavimento erano spessi 15 mm.

Una novità erano le gonne laterali, divise in tre parti e presumibilmente spesse 5 mm, che proteggevano parzialmente i fianchi del veicolo. Presentavano un’apertura posteriore per consentire l’accesso al tendicingolo.

Apparato motore

Il Semovente M43 da 105/25 era spinto dal motore Fiat-SPA 15TB, un propulsore a benzina raffreddato ad acqua con cilindrata di 11.980 cm³, capace di erogare 190 hp a 2.400 giri/min. Era lo stesso motore che equipaggiava il carro M15/42 e i semoventi su scafo M42.

Il motore era collegato alla trasmissione Fiat 8F2 con quattro marce avanti e una retromarcia. La velocità massima raggiungeva i 35 km/h e l’autonomia era di circa 180 km. Il serbatoio della benzina aveva una capacità di 307 litri. Il rapporto potenza-peso era di circa 12 hp/tonnellata.

Armamento principale

L’armamento principale era costituito dall’obice Ansaldo 105/25 (talvolta indicato come Mod. S.F. “Sferico”), sviluppato sulla base dell’Obice da 105/23 Mod. 1942. Grazie all’allargamento del veicolo, il supporto sferico del cannone era posizionato centralmente sulla piastra frontale.

Il pezzo aveva un brandeggio di 17° a destra e 17° a sinistra (34° totali) e un’elevazione compresa tra -12° e +22°. Il puntamento era manuale. La cadenza di tiro pratica era di circa 8 colpi al minuto per la versione campale; all’interno dello spazio angusto del semovente questa si riduceva sensibilmente.

La dotazione di munizioni comprendeva 48 proietti da 105 mm, sistemati in rastrelliere sul fondo e sui lati del compartimento di combattimento.

Il cannone poteva sparare diversi tipi di munizioni:

  • Cartoccio Granata da 105 Mod. 32: proietto esplosivo (HE) da 16,3 kg con 2,35 kg di tritolo, gittata massima 13.640 m
  • Cartoccio Granata da 105 Mod. 36: proietto esplosivo (HE) da 16,125 kg con 1,76 kg di tritolo, gittata massima 13.640 m
  • Proietto Perforante da 105: proietto perforante con tracciate (APC-T) da 15,65 kg, velocità iniziale 500 m/s, capace di perforare 72 mm a 1.000 m con incidenza di 90°
  • Proietto Controcarri Effetto Pronto Speciale M43: proietto a carica cava (HEAT) da 14 kg, velocità iniziale 510 m/s, capace di perforare 120 mm a 90° di incidenza, gittata efficace anticarro 2.000-2.500 m

I proietti E.P.S. (Effetto Pronto Speciale) a carica cava si rivelarono particolarmente efficaci. I tedeschi continuarono a utilizzarli contro le forze alleate in Italia per tutta la durata del conflitto.

Nel dopoguerra, alcuni cannoni 105/25 furono installati in casamatta nelle opere difensive del Vallo Alpino, al confine con la Jugoslavia, nei primi anni della Guerra Fredda.

Armamento secondario

L’armamento secondario consisteva in una mitragliatrice Breda Mod. 38 da 8 mm, versione per veicoli della Breda Mod. 37 usata dalla fanteria. L’arma pesava 15,4 kg e aveva una lunghezza di soli 89 cm, caratteristica che ne facilitava lo stivaggio. La cadenza di tiro teorica era di 600 colpi al minuto, in pratica circa 350. L’alimentazione avveniva tramite caricatori curvi da 24 colpi. La dotazione era di 864 cartucce (36 caricatori), sistemate in una rastrelliera sul lato destro del veicolo.

La mitragliatrice poteva essere installata sul cielo della casamatta per la difesa contraerea e il combattimento ravvicinato. Secondo alcune fonti, alcuni equipaggi tedeschi sostituirono la Breda con mitragliatrici MG34 o MG42, ma non esistono prove fotografiche di questa modifica.

Equipaggio

Il Semovente M43 da 105/25 fu l’unico cannone semovente della Seconda Guerra Mondiale armato con un pezzo da 105 mm ad avere un equipaggio di soli tre uomini. Il conduttore sedeva a sinistra del veicolo, con la culatta del cannone alla sua destra. Il capocarro/cannoniere era posizionato a destra, il servente/operatore radio a sinistra, dietro il conduttore.

Questa configurazione imponeva un carico di lavoro eccessivo al capocarro, che doveva svolgere contemporaneamente le funzioni di comando e puntamento. Secondo alcune fonti, i tedeschi preferirono aggiungere un quarto membro dell’equipaggio come caricatore, riducendo però lo spazio per le munizioni.

Per il puntamento, il capocarro disponeva di un sistema ottico prodotto dall’Ansaldo del peso di circa 13 kg. Sul tetto era installato un periscopio completamente rotante.

Apparato radio

L’apparato radio era il Magneti Marelli RF1 CA, equipaggiamento standard dei carri italiani, prodotto a Sesto San Giovanni. Pesava 13 kg e disponeva di un commutatore a due posizioni: “Vicino” per distanze fino a 5 km e “Lontano” per distanze tra 5 e 12 km, la portata massima. L’antenna standard era alta 1,8 m e poteva essere abbassata di 90° verso il retro.

Produzione

I primi Semoventi M43 da 105/25 furono completati presso lo stabilimento Ansaldo-Fossati di Sestri Ponente, vicino a Genova, alla fine di maggio 1943. Il primo esemplare, con targa “R.E. 5846”, fu consegnato il 2 luglio 1943 dopo i collaudi presso la Scuola carristi di Nettuno.

Prima dell’armistizio dell’8 settembre 1943 furono costruiti 12 esemplari. Dopo la resa italiana e l’occupazione tedesca dell’Italia centro-settentrionale, la produzione fu inizialmente interrotta. Il Generalinspekteur der Panzertruppen valutò tuttavia positivamente il semovente e ne ordinò la ripresa della fabbricazione.

Entro la fine del 1943, lo stabilimento di Genova aveva prodotto altri 24 esemplari per i tedeschi. Nel 1944 ne furono costruiti altri 67, ma la produzione fu ostacolata dai bombardamenti alleati, dalla scarsità di materie prime e dagli scioperi operai. Nel 1945 la produzione fu definitivamente interrotta a causa dei pesanti bombardamenti che paralizzarono lo stabilimento.

La produzione totale del Semovente M43 da 105/25 ammontò a 121 esemplari tra l’aprile 1943 e il dicembre 1944. I tedeschi designarono il veicolo StuG M43 mit 105/25 853(i).

75/18 e 105/25
Confronto tra M42 da 75/18 (sinistra) e il prototipo dell’M43 da 105/25 (destra)

Impiego operativo

Nel Regio Esercito

Il Regio Esercito aveva previsto di impiegare i Semoventi M43 da 105/25 in Gruppi Corazzati di 12 veicoli, suddivisi in 3 plotoni da 4 mezzi ciascuno. Avrebbero dovuto supportare le azioni dei carri P26/40, allora all’inizio della produzione, e dei P30/43, ancora in fase di sviluppo.

Furono costituiti cinque Gruppi Corazzati: il DC°, DCI°, DCII°, DCIV° e DCV° Gruppo Corazzato. Tuttavia, solo il DCI° Gruppo Corazzato e il DCII° Gruppo Corazzato, di stanza a Nettuno per l’addestramento, ricevettero tutti i 12 veicoli previsti.

La difesa di Roma

Il 25 luglio 1943 Mussolini fu arrestato per ordine del Re Vittorio Emanuele III e del Gran Consiglio del Fascismo. Il nuovo governo presieduto dal maresciallo Pietro Badoglio ordinò all’esercito di continuare a combattere a fianco dell’Asse, mentre segretamente avviava trattative per un armistizio con gli Alleati.

L’armistizio fu firmato il 3 settembre 1943 e annunciato pubblicamente la sera dell’8 settembre dal generale statunitense Dwight Eisenhower su Radio Algeri e quindi dallo stesso Badoglio su Radio EIAR. L’annuncio gettò nel caos quasi tutte le unità del Regio Esercito, che non ricevettero ordini precisi e furono costrette ad agire di propria iniziativa.

Immediatamente dopo l’armistizio, il comando tedesco lanciò l’Operazione Achse (Fall Achse) per disarmare le forze italiane. La mattina del 9 settembre 1943, la 135ª Divisione corazzata “Ariete II”, alla quale era assegnato il DCI° Gruppo Corazzato con i suoi 12 Semoventi M43 da 105/25, ingaggiò le truppe tedesche a Cesano e sulla Via Ostiense in direzione di Roma.

I semoventi parteciparono ai combattimenti in diversi quartieri della capitale, supportando la 21ª Divisione fanteria “Granatieri di Sardegna” a Porta San Paolo, i membri della Polizia dell’Africa Italiana e il 18º Reggimento Bersaglieri nei pressi del Colosseo.

Durante gli scontri, quattro Semoventi M43 da 105/25 del DCI° Gruppo Corazzato furono distrutti. Non è chiaro se tutti furono colpiti da armi tedesche o se alcuni furono sabotati dagli equipaggi prima di fuggire. I mezzi diedero comunque ottima prova di sé nei combattimenti.

Sotto le insegne tedesche

L’Operazione Achse, conclusasi il 19 settembre 1943, portò alla cattura di oltre un milione di soldati italiani e di ingenti quantità di materiale bellico, tra cui 977 veicoli corazzati. I 26 Semoventi M43 da 105/25 sopravvissuti (8 degli originali 12, più quelli di nuova produzione) furono ribattezzati Beutepanzer Sturmgeschütz M43 mit 105/25 853(i).

Per la durata del conflitto, i tedeschi ricevettero altri 91 esemplari prodotti dopo l’armistizio, impiegando in totale 117 M43 da 105/25. Mentre i carri della serie M e i semoventi più vecchi furono utilizzati principalmente nei Balcani per operazioni antipartigiane, i più moderni Semoventi M43 da 105/25 furono impiegati esclusivamente in Italia.

Alla fine del 1943, la 26. Panzer-Division disponeva di 7 esemplari, la 356. Infanterie-Division di 20 e l’unità di addestramento carristi Sud di 2. La maggiore concentrazione si registrava presso la SturmGeschütz Brigade 914 e la SturmGeschütz Brigade 21. Nel febbraio 1944, la Brigata 914 aveva in organico 31 Semoventi da 105/25. La Brigata 21 continuò a impiegare questi mezzi fino alla fine della guerra; a metà marzo 1945 ne aveva 56.

Il 105/25 fu utilizzato dai tedeschi principalmente in ruolo anticarro. Un episodio documentato risale alla fine di novembre 1943, quando il Panzer Regiment 26 attaccò le posizioni alleate a Mozzagrogna insieme alla 65. Infanterie-Division. L’attacco fu guidato da 6 semoventi (tre da 105 mm e tre da 75 mm) e cinque carri lanciafiamme Flammpanzer III. L’unità fu successivamente attaccata dall’aviazione alleata e decimata; solo un Semovente M43 da 105/25 sopravvisse.

I tedeschi erano generalmente soddisfatti dei semoventi italiani, ma notarono alcune carenze: mancanza di adeguati dispositivi di osservazione, corazzatura frontale insufficiente e compartimento equipaggio troppo angusto. Quando la produzione riprese, ordinarono di modificare i veicoli aggiungendo quattro grandi denti alla ruota motrice per ridurre il rischio di perdita dei cingoli.

Nella Repubblica Sociale Italiana

Dopo l’8 settembre 1943, Mussolini fu liberato dai tedeschi e riportato in Italia per fondare la Repubblica Sociale Italiana (RSI), stato collaborazionista nei territori non ancora occupati dagli Alleati. Il nuovo Esercito Nazionale Repubblicano fu armato con pochi mezzi corazzati, poiché i tedeschi non si fidavano più dei loro alleati italiani.

Un esemplare di Semovente M43 da 105/25 fu assegnato al Gruppo Corazzato “Leoncello”, che durante gli ultimi due anni di guerra disponeva di soli 7 carri leggeri L3/35, 1 carro leggero L6/40, 5 carri della serie M e, dal febbraio 1945, un M43 da 105/25.

Il veicolo, inquadrato nello Squadrone Comando, ricevette il soprannome “Terremoto”, dipinto in lettere maiuscole sulla piastra frontale. Era decorato con un tricolore italiano e, sui fianchi, un leone che stringeva il fascio littorio.

Fino ai primi giorni di aprile 1945 il mezzo fu utilizzato solo per l’addestramento, di stanza a Polpenazze del Garda. Nella notte del 24 aprile 1945, giorno dell’insurrezione partigiana, una colonna comprendente i carri della serie M e il Semovente si mosse verso Milano sotto il comando di Gianluca Zuccaro. Durante la notte un aereo alleato attaccò la colonna con le mitragliatrici, mettendo fuori uso un carro M che fu abbandonato. Dopo aver ricevuto l’ordine di resa, gli equipaggi sabotarono i veicoli presso Cernusco sul Naviglio e si arresero ai partigiani.

Varianti

  • Semovente M43 da 75/34: versione armata con il cannone da 75/34 Mod. S.F. anziché il 105/25. Disponeva di maggiore spazio interno grazie alle dimensioni ridotte della culatta del 75 mm e poteva trasportare 45 proietti. Fu prodotto in 23-29 esemplari nel 1944 e impiegato solo dai tedeschi. Designazione germanica: StuG M43 mit 75/34 851(i). Per ulteriori dettagli si rimanda all’articolo dedicato al Semovente da 75/34.
  • Semovente M43 da 75/46: versione cacciacarri pesantemente corazzata, armata con il potente cannone antiaereo 75/46 C.A. Mod. 1934. La corazzatura frontale raggiungeva i 100 mm, l’unico veicolo italiano con tale spessore. Fu prodotto in soli 11 esemplari tra il 1943 e il 1944 e impiegato esclusivamente dai tedeschi nella difesa della Linea Gotica. Per ulteriori dettagli si rimanda all’articolo dedicato.

Esemplari superstiti

Non risulta che alcun esemplare di Semovente M43 da 105/25 sia sopravvissuto fino ai giorni nostri. Gli ultimi mezzi andarono distrutti o furono demoliti nell’immediato dopoguerra.

Informazioni aggiuntive

  • Nome e tipo: Semovente Ansaldo 105/25 M.43
  • Anno: 1943 
  • Produzione: 200-210 
  • Motore: 

    Fiat-SPA 15TB M42 a 8 cilindri a V, alimentato a benzina e raffreddato ad acqua (11980 cm³)

  • Potenza motore (hp): 192 
  • Lunghezza m.: 5.10  
  • Larghezza m.: 2.40 
  • Altezza m.: 1.75  
  • Peso t.: 15.8 
  • Velocità su strada Km/h: 35
  • Autonomia Km.: 180 
  • Armamento: 
    • 1 obice Ansaldo 105/25 con 48 colpi
    • 1 mitragliatrice Breda Mod. 38 da 8 mm con 864 colpi
  • Corazzatura max mm.: 70 
  • Equipaggio: 3  

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