Semovente Ansaldo M43 da 75/46

di redazione
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Semovente M43 da 75/46

Il Semovente M43 da 75/46 fu il più potente cacciacarri italiano della Seconda Guerra Mondiale e l’unico mezzo corazzato prodotto in Italia a poter realmente competere con i carri armati alleati più moderni. Sviluppato dall’Ansaldo sotto direzione tedesca dopo l’armistizio del settembre 1943, questo veicolo rappresentò il culmine dell’evoluzione dei semoventi italiani su scafo di carro medio. Montava il potente cannone antiaereo 75/46, rivelatosi eccellente nel ruolo anticarro, e disponeva di una corazzatura frontale di 100 mm grazie all’aggiunta di piastre spaziate, uno spessore mai raggiunto da nessun altro veicolo corazzato italiano. Prodotto in pochissimi esemplari negli ultimi mesi del conflitto, il Semovente M43 da 75/46 ebbe una vita operativa brevissima ma rappresentò, nelle intenzioni dei comandi tedeschi, il futuro della produzione corazzata italiana: alla vigilia della Liberazione, la Wehrmacht progettava di convertire tutte le linee di montaggio italiane alla fabbricazione esclusiva di questo veicolo.

Sviluppo

Il Semovente M43 da 75/46 nacque come evoluzione del Semovente M43 da 105/25 “Bassotto”, adottato dal Regio Esercito il 2 aprile 1943. L’ingegner Giuseppe Rosini, progettista dell’Ansaldo, sviluppò il nuovo cacciacarri installando sullo scafo M43 il potente cannone contraereo 75/46 C.A. Mod. 1934, un pezzo che si era già rivelato eccellente nel ruolo anticarro durante le campagne in Nordafrica e sul fronte orientale.

La genesi sotto controllo tedesco

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e l’Operazione Achse, le forze tedesche catturarono migliaia di veicoli italiani. Il Generalinspekteur der Panzertruppen ispezionò le fabbriche italiane e i loro progetti, riorganizzando la produzione secondo gli standard tedeschi. Furono cancellati i veicoli ritenuti inadeguati e ordinate modifiche su altri per soddisfare i requisiti della Wehrmacht.

Il 18 dicembre 1943, il Dipartimento armi ed equipaggiamenti del quartier generale del distretto militare n. 6 (Italia) trasmise una proposta di modifica del Semovente M43 da 105/25. L’Hauptmann Dobiey, comandante del Panzerjäger-Abteilung 356 assegnato alla 356. Infanterie-Division (di stanza tra Genova e Ventimiglia), propose una serie di miglioramenti per i semoventi che la sua unità aveva ricevuto dopo l’armistizio.

La proposta prevedeva l’aggiunta di corazzatura spaziata (Schotten-Panzerung e Seitenschürzen) da 25 mm per aumentare la protezione a 60 mm sui fianchi della sovrastruttura e 34 mm sullo scafo. L’Hauptmann stimava un aumento di peso di circa 600 kg, portando il veicolo a circa 16 tonnellate, un peso che le sospensioni originali potevano sopportare.

Non è chiaro chi propose di montare il Cannone da 75/46 su questo telaio rinforzato. È improbabile che l’ufficiale tedesco avesse una conoscenza così approfondita dell’artiglieria italiana da sapere che quel cannone antiaereo era anche un’eccellente arma anticarro installabile in un veicolo corazzato. L’iniziativa fu probabilmente italiana.

Il maggior generale Ernst von Horstig, capo della Dienststelle Italien des Heereswaffenamt (filiale italiana dell’ufficio armi dell’esercito tedesco), prese in mano il progetto e ordinò all’Ansaldo di produrre un prototipo entro il 15 gennaio 1944, meno di un mese dopo. Il generale volle che il prototipo fosse testato prima di deciderne il destino.

Designazioni

Nei documenti italiani il veicolo fu denominato “Semovente M43 da 75/46”. Lo scafo rinforzato fu indicato nei documenti Ansaldo come “Semovente M42T” (T per “Tedesco”), a indicare che derivava dal precedente telaio M42L (“Lungo”).

I tedeschi lo designarono Beute Sturmgeschütz M43 mit 7,5 cm KwK L/46 852(i).

Caratteristiche tecniche

Scafo e corazzatura

Il telaio M43 (detto anche M42L, “Lungo”) era 4 cm più lungo dell’M42, raggiungendo una lunghezza di 5,10 m. Era inoltre 17 cm più largo (2,40 m contro 2,23 m) e 10 cm più basso (1,75 m contro 1,85 m). La paratia ignifuga che separava il vano motore dal compartimento di combattimento era stata arretrata di 20 cm, aumentando lo spazio per l’equipaggio.

La caratteristica distintiva del Semovente M43 da 75/46 era la corazzatura notevolmente rinforzata rispetto ai predecessori. La protezione era sia imbullonata a un telaio interno sia parzialmente saldata, una grande innovazione per i veicoli italiani.

Lo scafo presentava due piastre frontali angolate: quella superiore da 50 mm inclinata a 40°, quella inferiore da 35 mm inclinata a 50°. La piastra del ponte di trasmissione era spessa 25 mm e inclinata di 78°. Le piastre laterali dello scafo avevano uno spessore di 40 mm.

La sovrastruttura aveva una corazzatura frontale di 75 mm inclinata di 5°, con il supporto sferico del cannone spesso 60 mm. A questa protezione si aggiungevano piastre corazzate spaziate da 25 mm inclinate di 25° sulla parte anteriore e sui fianchi. Lo spessore totale frontale raggiungeva così i 100 mm, un valore mai ottenuto su nessun altro veicolo corazzato italiano.

Le piastre spaziate laterali, anch’esse da 25 mm, proteggevano la casamatta e la parte inferiore del compartimento di combattimento. Non è nota l’effettiva efficacia di questa corazzatura spaziata; alla fine della guerra, l’acciaio balistico italiano, come quello tedesco, veniva prodotto con materie prime scadenti e spesso si rompeva o scheggiava. Tuttavia, la distanza tra la corazza spaziata e la piastra della casamatta garantiva probabilmente maggiori possibilità di sopravvivenza.

I fianchi della casamatta avevano piastre da 45 mm inclinate di 7°, mentre il retro era protetto da 45 mm a 0°. Una piastra da 25 mm inclinata di 15° proteggeva il vano motore posteriore. Tetto e pavimento erano spessi 15 mm.

Erano presenti anche gonne laterali in tre parti, spesse circa 4 mm, che proteggevano parzialmente i fianchi del veicolo dalle schegge. Presentavano un’apertura posteriore per l’accesso al tendicingolo e tre piccoli fori per la lubrificazione dei rulli senza dover smontare la gonna.

Il peso totale del veicolo era di circa 15,6 tonnellate in ordine di combattimento, paradossalmente 100-200 kg in meno del Semovente M43 da 105/25 meno corazzato, grazie al minor peso delle munizioni da 75 mm rispetto a quelle da 105 mm.

Apparato motore

Il Semovente M43 da 75/46 montava il motore Fiat-SPA 15TB Mod. 1943, un propulsore a benzina, 8 cilindri a V, raffreddato ad acqua, con cilindrata di 11.980 cm³, capace di erogare 190-192 hp a 2.400 giri/min. Era una versione leggermente modificata del motore che equipaggiava il carro M15/42 e i semoventi su scafo M42 e M43.

Il motore era collegato a un cambio Fiat con 5 marce avanti e una retromarcia. La trasmissione era montata anteriormente. La velocità massima su strada raggiungeva i 38 km/h, mentre fuoristrada scendeva a circa 15 km/h. L’autonomia era di 180 km su strada e circa 100 km fuoristrada.

Il serbatoio del carburante aveva una capacità di 316 litri, ridotta rispetto ai 407 litri del carro M15/42 a causa dell’allungamento del compartimento di combattimento che aveva sottratto spazio al vano motore.

L’avviamento poteva avvenire elettricamente (Magneti Marelli) o con avviamento inerziale (Onagro di Torino). La manovella per l’avviamento inerziale poteva essere inserita dall’esterno del veicolo, nella parte posteriore, oppure dall’interno del compartimento di combattimento, una soluzione utile sotto il fuoco nemico.

Sospensioni e treno di rotolamento

Le sospensioni erano del tipo a balestra semiellittica, come su tutti i veicoli derivati dai carri medi italiani. Su ciascun lato erano presenti 4 carrelli con 8 ruote stradali in gomma doppiate, accoppiate su 2 unità di sospensione. A causa dell’allungamento dello scafo M43, una delle due sospensioni era montata alcuni centimetri più indietro rispetto ai modelli precedenti.

Il carro aveva cingoli larghi 26 cm con 86 maglie per lato (6 in più rispetto agli altri carri della serie M). Le ruote motrici erano anteriori, le ruote folli posteriori con tendicingolo modificato. Erano presenti 3 rulli di rinvio in gomma per lato.

La superficie ridotta dei cingoli (circa 14.750 cm²) comportava una pressione al suolo di circa 1 kg/cm², un valore elevato che aumentava il rischio di impantanamento su terreni morbidi. In una fotografia scattata nel 1944 all’esterno dello stabilimento Ansaldo-Fossati, un Semovente M43 da 75/46 appare equipaggiato con Ostketten tedeschi, probabilmente forniti per test, destinati ad aumentare la superficie di contatto con il suolo. Non esistono però altre prove fotografiche dell’uso di questi dispositivi sui semoventi italiani.

Modifiche tedesche

Oltre alla corazzatura spaziata, i tedeschi ordinarono altre modifiche sui semoventi italiani:

  • Aggiunta di 4 denti più grandi imbullonati all’esterno della ruota motrice, per evitare lo slittamento del cingolo su terreni fangosi o innevati
  • Installazione di 3 supporti per elmetto sul tetto (2 a sinistra, 1 a destra), per i membri dell’equipaggio quando operavano con i portelli aperti
  • Sostituzione del portello destro del tetto con uno apribile in 2 parti per una migliore ventilazione del compartimento di combattimento

Alcune fonti riportano altre modifiche non confermate: sostituzione degli apparati radio italiani con modelli tedeschi, sostituzione del cambio, adozione di mitragliatrici MG34 o MG42. Non esistono prove fotografiche di queste modifiche, che probabilmente furono occasionali e limitate a singoli mezzi. Durante l’occupazione tedesca, le mitragliatrici Breda Mod. 38 furono però ricamerate per il calibro tedesco Mauser 7,92 x 57 mm.

Armamento principale

L’armamento principale era il Cannone da 75/46 Contraerei Modello 1934, un pezzo antiaereo sviluppato dall’Ansaldo nel 1932 ed entrato in servizio nel 1934. Lo sviluppo fu ispirato dallo studio del cannone antiaereo svedese Bofors da 80 mm.

Il cannone aveva una velocità iniziale di 800 m/s (che scendeva a 750 m/s con l’usura della canna) e una gittata massima di 8.500 m nel ruolo antiaereo e 13.000 m contro bersagli terrestri. La culatta disponeva di un sistema per passare dall’apertura manuale a quella semiautomatica, con una cadenza di fuoco massima di 15 colpi al minuto.

Sul Fronte Orientale, i pochi gruppi dotati di questo cannone avevano ottenuto ottimi risultati nel ruolo anticarro contro le prime varianti del carro medio sovietico T-34.

Sul semovente, il Cannone da 75/46 era installato su un supporto sferico con un brandeggio di 17° a destra e 17° a sinistra (leggermente ridotto rispetto ai 18° del 105/25 a causa della corazzatura spaziata) e un’elevazione da -10° a +18°. La canna pesava 686 kg; il cannone completo di supporto sferico pesava 810 kg secondo i rapporti tedeschi.

La dotazione di munizioni comprendeva 42 proietti sistemati in due rastrelliere sul pavimento del compartimento di combattimento. Le munizioni disponibili erano:

  • Perforante da 75/46 (APCBC): peso 6,2-6,9 kg, velocità iniziale ~800 m/s, penetrazione 70 mm a 500 m e 55 mm a 1.500 m su piastra inclinata di 30°
  • Dirompente da 75/46 (HE): peso ~6,3-6,5 kg, carica esplosiva 335-345 g di tritolo

Una caratteristica interessante del veicolo era la possibilità di essere equipaggiato anche con il Cannone da 105/25 semplicemente sostituendo il cannone da 75 mm e il supporto sferico con un argano e cambiando le rastrelliere delle munizioni.

Le munizioni PaK 40

I tedeschi proposero di modificare il Cannone da 75/46 per sparare munizioni del Panzerabwehrkanone 40 (PaK 40) tedesco. Questo avrebbe aumentato le prestazioni anticarro e standardizzato la produzione di munizioni. Non è certo se la modifica fu effettivamente realizzata.

La cartuccia del PaK 40 aveva una lunghezza di 714 mm (75 x 714 mm R), mentre quella del Cannone da 75/46 era lunga 580 mm (75 x 580 mm R). Per sparare munizioni tedesche, l’Ansaldo avrebbe dovuto modificare la camera, la faccia interna dell’otturatore, l’estrattore e probabilmente rinforzare la culatta, dato che le pressioni delle munizioni PaK 40 superavano quelle tollerate dal cannone italiano.

La lentezza nella consegna dei cannoni potrebbe essere spiegata da questa lunga e difficile modifica, oppure dalla bassa cadenza di produzione del Cannone da 75/46 stesso, concentrata principalmente nello Stabilimento Artiglierie di Cornigliano dopo che lo stabilimento di Pozzuoli era stato liberato dagli Alleati.

Armamento secondario

L’armamento secondario consisteva in una mitragliatrice Breda Mod. 38 da 8 mm con 504 colpi (21 caricatori da 24 colpi). Era installata su un supporto a piede di porco che offriva una maggiore traslazione orizzontale rispetto ai modelli precedenti, utile in caso di attacco aereo.

Sul retro del veicolo era montato un sistema di granate fumogene copiato dal tedesco Nebelkerzenabwurfvorrichtung, con capacità di 5 granate fumogene Schnellnebelkerze 39. Un supporto cilindrico sulla parte posteriore della sovrastruttura trasportava altre 5 granate di riserva.

Equipaggio

L’equipaggio era composto da 3 uomini: conduttore (a sinistra), capocarro/cannoniere (a destra) e servente/operatore radio (dietro il conduttore). Alcune fonti tedesche indicano che i tedeschi preferivano aggiungere un quarto membro dell’equipaggio come caricatore, anche se questo riduceva ulteriormente lo spazio già angusto del compartimento di combattimento.

Apparato radio

L’apparato radio era il Magneti Marelli RF1 CA, una stazione radiotelefonica e radiotelegrafica da 10 watt con portata di 8 km in voce e 12 km in telegrafia. Aveva due portate selezionabili: “Vicino” (fino a 5 km) e “Lontano” (fino a 12 km). La produzione dell’RF1 CA continuò fino al 1945, smentendo l’ipotesi di una sostituzione generalizzata con radio tedesche.

Produzione

Non è noto quando il prototipo fu completato e collaudato, ma la risposta tedesca fu positiva. La produzione fu organizzata nello stabilimento Ansaldo-Fossati di Sestri Ponente, vicino a Genova.

Dati di produzione

Le fonti riportano dati discordanti sulla produzione totale. Secondo gli archivi Ansaldo, furono prodotti 11 Semoventi M43 da 75/46: 8 (incluso il prototipo) nel 1944 e 3 nel 1945. Lo stesso documento indica che furono prodotti solo 7 supporti sferici per il Cannone da 75/46, tutti nel 1944.

I documenti tedeschi riportano invece una produzione di 18 telai, di cui solo 14 equipaggiati con cannoni:

PeriodoTelai prodottiCon cannoni installati
194488
Entro 5 gennaio 194522
Entro 15 febbraio 194522
Entro 20 marzo 194562
Totale1814

La discrepanza si spiega probabilmente con il trasferimento dell’assemblaggio finale dallo stabilimento Ansaldo-Fossati alla Fonderia Milanese di Acciaio Vanzetti S.A. di Milano all’inizio del 1945. Quando l’assemblaggio fu trasferito, l’Ansaldo smise di conteggiare i veicoli. Alcuni telai destinati al 75/46 potrebbero inoltre essere stati armati con il Cannone da 75/34 per metterli in servizio più rapidamente.

Piani di produzione tedeschi

Il 20 febbraio 1945 la Wehrmacht pianificò di equipaggiare 4 divisioni di fanteria con veicoli corazzati italiani. L’Aufstellungsstab Süd propose di convertire tutte le fabbriche italiane ancora operative alla produzione esclusiva del Semovente M43 da 75/46 e dell’Autoblinda AB43, con una produzione stimata di 50 semoventi e 50 autoblindo al mese.

Il piano per lo stabilimento Ansaldo-Fossati prevedeva la produzione di 116 Semoventi M43 entro agosto 1945:

MeseMarzoAprileMaggioGiugnoLuglioAgostoTotale
StuG M4314222525255116

Il 9 aprile 1945, il Generalinspekteur der Panzertruppen scrisse al Reichsminister Albert Speer proponendo di aumentare la produzione italiana a pieno ritmo. Questo piano irrealistico non fu mai realizzato: il 25 aprile 1945, due settimane dopo, l’insurrezione partigiana liberò le principali città del Nord Italia, conquistando gli stabilimenti di produzione con l’aiuto degli operai.

Semovente M43 da 75/46
Semovente M43 da 75/46
Foto di Tanks Encyclopedia

Impiego operativo

Unità di assegnazione

Si sa molto poco del servizio operativo del Semovente M43 da 75/46. Il prototipo fu assegnato a una scuola di addestramento nel Nord Italia che formava equipaggi tedeschi di Panzerjäger e cacciacarristi italiani. Il veicolo portava sui fianchi e sul retro la Balkenkreuz tedesca e il numero “22”.

L’unica unità che con certezza impiegò il Semovente M43 da 75/46 fu la 148. Infanterie-Division, schierata in Italia dalla metà di settembre 1944. Il 3 dicembre 1944 fu creato il Panzerjäger-Abteilung 1048, composto da diverse batterie anticarro.

Dopo il marzo 1945, la Schwere PaK Batterie 2 del Panzerjäger-Abteilung 1048 fu equipaggiata, secondo i documenti originali, con 11 Sturmgeschütze da 7,5 cm di probabile origine italiana. È impossibile che tutti fossero Semoventi M43 da 75/46 (11 equivalgono all’intera produzione fino a gennaio 1945); alcuni erano probabilmente Semoventi M43 da 75/34 o la versione pre-armistizio M42M da 75/34.

La cattura a Caorso

Un Semovente M43 da 75/46 fu catturato dai soldati del 1° Reggimento di Fanteria “Sampaio” della Força Expedicionária Brasileira (FEB) a Caorso, circa 60 km da Parma, negli ultimi giorni di guerra.

Il veicolo fu probabilmente abbandonato dal Panzerjäger-Abteilung 1048 per mancanza di carburante o guasto meccanico durante la ritirata da Bologna, nel tentativo di raggiungere il fiume Po per attraversarlo nel piacentino e rientrare in Germania. In alternativa, potrebbe essere stato ceduto pacificamente dopo i falliti tentativi di rompere l’accerchiamento americano e brasiliano tra il 28 e il 29 aprile.

La 148. Infanterie-Division si arrese nel pomeriggio del 29 aprile 1945 dopo aver trasferito oltre 600 feriti dell’Asse all’ospedale alleato di Mantova. Furono catturati circa 80 pezzi di equipaggiamento pesante, 4.000 cavalli, 2.500 veicoli a motore e tra 13.500 e 14.800 soldati dell’Asse.

La cattura a Milano

Un altro Semovente M43 da 75/46 fu catturato dai partigiani italiani a Milano il 25 aprile 1945, probabilmente presso lo stabilimento di assemblaggio della Fonderia Milanese di Acciaio Vanzetti S.A., abbandonato dai soldati tedeschi.

Il veicolo fu “graffittato” dai partigiani con le scritte “W la Libertà” e l’acronimo “CLN” (Comitato di Liberazione Nazionale) per evitare il fuoco amico. Probabilmente era privo di munizioni e armamento secondario; i partigiani aggiunsero sul tetto una mitragliatrice Breda-SAFAT da 7,7 mm. Fu probabilmente consegnato agli Alleati dopo la fine della guerra e demolito.

Varianti

  • Semovente M43 da 75/46: versione principale descritta in questo articolo. Armato con Cannone da 75/46 C.A. Mod. 1934, corazzatura frontale di 100 mm (75 mm + 25 mm spaziata), 42 colpi. Prodotto in 11-18 esemplari secondo le fonti. Designazione tedesca: StuG M43 mit 75/46 852(i).
  • Semovente M43 da 75/34: versione armata con il Cannone da 75/34 Mod. S.F. sullo stesso telaio rinforzato M42T. Tutto il resto del veicolo rimaneva invariato. Fu prodotto in 23-29 esemplari nel 1944 e impiegato solo dai tedeschi. Per ulteriori dettagli si rimanda all'[articolo dedicato al Semovente da 75/34].
  • Semovente M43 da 105/25: versione originale su telaio M43 (M42L) senza corazzatura spaziata, armata con obice da 105/25. Per ulteriori dettagli si rimanda all'[articolo dedicato al Semovente Ansaldo 105/25 M.43].

Un telaio M42T fu sperimentalmente armato con un Cannone da 105/25, ma non si conosce l’esito delle prove tedesche.

Esemplari superstiti

Non risulta che alcun esemplare di Semovente M43 da 75/46 sia sopravvissuto fino ai giorni nostri. I pochi veicoli prodotti furono catturati dagli Alleati alla fine della guerra e successivamente demoliti.

Informazioni aggiuntive

  • Nome e tipo: Ansaldo M43 da 75/46
  • Anno: 1944 
  • Produzione: 11 
  • Motore: 

    Fiat-SPA 15TB M42 a benzina, 8 cilindri a V da 11980 cm³, raffreddato ad acqua

  • Potenza motore (hp): 192 
  • Lunghezza m.: 5.1  
  • Larghezza m.: 2.4 
  • Altezza m.: 1.75  
  • Peso t.: 15.8 
  • Velocità su strada Km/h: 35
  • Autonomia Km.: 180 
  • Armamento: 
    • cannone Ansaldo 75/46 C.A. Mod. 1934 con 42 colpi
    • 1 × 8mm Breda Mod. 38 con 500 colpi
  • Corazzatura max mm.: 100 
  • Equipaggio: 3  

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