Il Mariner ebbe il grosso demerito di arrivare in ritardo alla produzione, quando ormai la marina americana aveva adottato come ricognitore idrovolante standard il Catalina, prodotto dalla Consolidated, rivale della Martin; così durante la seconda guerra mondiale vennero prodotti solo un migliaio di esemplari di questo validissimo idrovolante, numero esiguo considerate le potenzialità dell’industria americana.
Il Mariner venne impiegato anche dopo il conflitto ed un idrovolante prodotto dalla Martin somigliante nelle linee generali al Mariner, il Marlin, fu l’ultimo aereo di questo tipo in servizio nella marina degli Stati Uniti.
Le doti principali di questo idrovolante erano indubbiamente l’autonomia ed il pesante armamento difensivo; l’ampia fusoliera ne permetteva l’uso anche come trasporto. Oltre a questi due compiti il Mariner venne impiegato anche per il pattugliamento antisommergibile ed il soccorso in mare.
Il Martin PBM Mariner è un idrovolante bimotore a scafo centrale con l’ala alta a gabbiano, propulso da due motori Wright raffreddati ad aria. Sotto le semiali si trovano due galleggianti laterali fissi.
- Le origini del progetto
- Lo sviluppo attraverso il modello in scala
- Caratteristiche tecniche e innovazioni
- L'entrata in servizio e le prime missioni
- Il battesimo del fuoco: la guerra antisommergibile
- Le operazioni nel Pacifico
- Il servizio con la Guardia Costiera
- Il dopoguerra e la Guerra di Corea
- Il servizio con le forze aeree alleate
- L'eredità del Mariner
- Principali varianti dell'idrovolante Martin PBM Mariner
Il Martin PBM Mariner rappresentò uno dei più importanti idrovolanti da pattugliamento marittimo impiegati dalle forze aeronavali statunitensi durante la Seconda Guerra Mondiale e negli anni successivi. Questo robusto bimotore a scafo centrale, caratterizzato dalla distintiva ala alta a gabbiano, divenne un elemento fondamentale nelle operazioni di pattugliamento antisommergibile dell’Atlantico e nelle missioni di ricognizione del Pacifico.
Le origini del progetto
Nel 1937, la Glenn L. Martin Company intraprese lo sviluppo di un nuovo idrovolante bimotore, designato internamente come Model 162. L’obiettivo era creare un velivolo capace di sostituire il precedente P3M e di affiancare efficacemente i Consolidated PBY Catalina già in servizio. La Marina degli Stati Uniti dimostrò immediatamente interesse per il progetto, emettendo il 30 giugno 1937 un ordine per un singolo prototipo, che ricevette la designazione ufficiale XPBM-1. L’interesse della Marina si concretizzò ulteriormente il 28 dicembre dello stesso anno, quando venne emesso un secondo ordine per la fornitura di 21 esemplari di serie.
Lo sviluppo attraverso il modello in scala
Per validare le soluzioni aerodinamiche del nuovo progetto, la Martin adottò un approccio innovativo realizzando un esemplare in scala ridotta. Il Martin 162A Tadpole Clipper, costruito in scala 3/8, era un piccolo idrovolante monoposto equipaggiato con un motore Chevrolet da 120 cavalli. Questo modello volante permise agli ingegneri di testare le caratteristiche di volo del design prima di procedere con la costosa costruzione del prototipo a grandezza naturale. Il Tadpole Clipper effettuò con successo il suo primo volo nel dicembre 1937, confermando la validità delle scelte progettuali.
Il prototipo XPBM-1 in scala reale spiccò il suo primo volo il 18 febbraio 1939, segnando l’inizio di una nuova era per l’aviazione navale americana.
Caratteristiche tecniche e innovazioni
Il PBM Mariner presentava diverse soluzioni tecniche innovative per l’epoca. L’armamento difensivo era costituito da cinque torrette dotate di mitragliatrici, posizionate strategicamente per garantire la massima copertura difensiva. Due scompartimenti per bombe erano ingegnosamente incorporati nelle gondole alari che alloggiavano anche i motori, ottimizzando così l’aerodinamica del velivolo.
La configurazione alare ad ala di gabbiano, posizionata alta e a sbalzo, non era solo una scelta estetica ma aveva precise motivazioni tecniche. Questa soluzione permetteva un flusso d’aria più pulito verso l’impennaggio bideriva, migliorando la stabilità e il controllo del velivolo. Il PBM-1 iniziale fu equipaggiato con un sistema di galleggianti equilibratori retrattili che, quando non utilizzati, si ritraevano integrandosi nell’estremità alare, una soluzione già sperimentata con successo sul PBY Catalina.
La versione definitiva PBM-3 abbandonò questo sistema sofisticato ma complesso in favore di galleggianti fissi convenzionali. Questa versione presentava anche uno scafo allungato di 3 piedi rispetto al modello originale, migliorando le prestazioni in acqua e aumentando lo spazio interno disponibile.

L’entrata in servizio e le prime missioni
I primi PBM-1 entrarono ufficialmente in servizio il 1° settembre 1940, quando furono assegnati al Patrol Squadron FIFTY-FIVE (VP-55) della United States Navy. Prima dell’entrata degli Stati Uniti nel conflitto mondiale, i Mariner furono impiegati insieme ai PBY Catalina nelle missioni di Neutrality Patrol nell’Oceano Atlantico, operando anche dalle basi in Islanda per monitorare i movimenti navali nell’Atlantico settentrionale.
Il battesimo del fuoco: la guerra antisommergibile
Dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbor del 7 dicembre 1941, i PBM Mariner furono rapidamente riconvertiti per missioni di guerra antisommergibile. Il loro momento di gloria arrivò il 30 giugno 1942, quando un Mariner affondò l’U-158, il primo sommergibile tedesco distrutto da un PBM. Questo successo segnò l’inizio di una lunga serie di vittorie: durante il conflitto, i PBM furono parzialmente o totalmente responsabili dell’affondamento di 10 U-Boot tedeschi, dimostrando la loro efficacia nel ruolo antisommergibile.
Le operazioni nel Pacifico
Mentre nell’Atlantico i Mariner cacciavano sommergibili, nel teatro del Pacifico questi versatili idrovolanti svolgevano una gamma ancora più ampia di missioni. Operando dalle basi avanzate di Saipan, Okinawa e Iwo Jima, così come dalle numerose basi del Pacifico sud-occidentale, i PBM fornivano ricognizione a lungo raggio, pattugliamento marittimo e supporto alle operazioni anfibie. La loro capacità di operare per lunghi periodi lontano dalle basi e di ammarare in mare aperto per soccorrere equipaggi abbattuti li rese preziosi nelle vaste distese del Pacifico.
Il servizio con la Guardia Costiera
L’United States Coast Guard riconobbe rapidamente il valore del Mariner per le missioni di ricerca e salvataggio. Durante la prima metà del 1943, la Guardia Costiera acquisì 27 Martin PBM-3. Alla fine del 1944, la flotta fu ampliata con altri 41 PBM-5, e ulteriori esemplari furono consegnati nella seconda metà del 1945.
I PBM Mariner divennero la spina dorsale delle missioni di ricerca e salvataggio a lungo raggio della Guardia Costiera negli anni del dopoguerra. Nel 1955 risultavano ancora operativi 10 esemplari, anche se tutti gli aeromobili tornarono nell’inventario della U.S. Navy entro il 1958, quando l’ultimo esemplare fu restituito dalla CGAS San Diego. Il loro servizio con la Guardia Costiera durò fino a quando non furono sostituiti dai P5M Marlin e dai Grumman HU-16 Albatross dalla metà degli anni cinquanta.
Il dopoguerra e la Guerra di Corea
La fine della Seconda Guerra Mondiale non segnò il termine della carriera operativa del Mariner. Durante la Guerra di Corea, i PBM continuarono a svolgere missioni di pattugliamento marittimo, dimostrando ancora una volta la loro affidabilità e versatilità. L’ultimo reparto della U.S. Navy equipaggiato con il Mariner fu il Patrol Squadron FIFTY (VP-50), che ritirò definitivamente il tipo nel luglio 1956, concludendo così sedici anni di servizio continuo.
Il servizio con le forze aeree alleate
Diversi paesi alleati mostrarono interesse per il Mariner. La Royal Air Force britannica acquisì 32 esemplari, anche se questi non furono mai utilizzati operativamente e alcuni furono successivamente restituiti alla U.S. Navy. Più fortunato fu il servizio con la Royal Australian Air Force, che ricevette 12 PBM-3R modificati per il trasporto truppe e materiali, utilizzandoli efficacemente nelle operazioni nel Pacifico sud-occidentale.
La Koninklijke Marine olandese acquisì 17 PBM-5A alla fine del 1955 per operazioni nella Nuova Guinea olandese. Questa versione anfibia, dotata di carrello d’atterraggio retrattile ed equipaggiata con potenti motori radiali Pratt & Whitney R-2800-34 da 2.100 cavalli, rappresentava l’evoluzione finale del Mariner. Tuttavia, dopo una serie di incidenti, gli olandesi ritirarono i restanti esemplari nel dicembre 1959.

L’eredità del Mariner
Il Martin PBM Mariner rimase in servizio operativo fino al 1962, quando l’aviazione navale della marina militare uruguagia ritirò gli ultimi esemplari. La sua carriera, iniziata nei difficili anni precedenti Pearl Harbor, si era estesa per oltre due decenni, attraversando la Seconda Guerra Mondiale, la Guerra di Corea e i primi anni della Guerra Fredda.
Il Mariner rappresentò un importante anello di congiunzione nell’evoluzione degli idrovolanti da pattugliamento marittimo americani, colmando il divario tra i classici flying boat degli anni trenta e i più moderni idrovolanti a turbina del dopoguerra. La sua robustezza, affidabilità e versatilità lo resero uno strumento prezioso non solo per la guerra antisommergibile, ma anche per le missioni di ricerca e salvataggio, ricognizione e trasporto che contribuirono significativamente allo sforzo bellico alleato nel Pacifico e nell’Atlantico.
Principali varianti dell’idrovolante Martin PBM Mariner
- XPBM-1 (Model 162): prototipo con motori R-2600-6 da 1.600 hp ciascuno
- PBM-1 (Model 162): versione iniziale in produzione di serie, con 5 mitragliatrici da 12.7mm, due motori R-2600-6, 21 esemplari costruiti
- XPBM-2 (Model 162): conversione eseguita su un PBM-1 per essere lanciato da catapulta e impiegato come bombardiere a largo raggio
- PBM-3 (Model 162B): versione migliorata con motori R-2600-12 da 1.700 hp, 32 esemplari costruiti
- PBM-3R (Model 162B): versione disarmata da trasporto basata sulla PBM-3, ne furono costruiti 18 ex novo e 31 furono ottenuti dalla conversione di PBM-3
- PBM-3C (Model 162C): versione migliorata da pattugliamento marittimo con due mitragliatrici binate nel muso e nella torretta dorsale, cannoni singoli in coda e nelle postazioni laterali. Era dotata di radar AN/APS-15 dietro l’abitacolo, ne furono costruiti 274
- PBM-3B (Model 162C): designazione usata per Mariner GR-1A precedentemente usati dalla RAF e ceduti alla US Navy
- PBM-3S (Model 162C): versione specializzata nel pattugliamento antisommergibile, con armamento difensivo ridotto (2 mitragliatrici da 12.7 in posizione fissa nel muso, una singola mitragliatrice nella finestra di sinistra e un singolo cannone in coda) ma autonomia incrementata: ne furono costruiti 94 ex novo e 62 ottenuti da conversioni di altre versioni
- PBM-3D (Model 162D): versione da pattugliamento con motori R-2600-22 da 1.900 hp e armamento incrementato (due mitragliatrici da 12.7mm nel muso, nella torretta dorsale e in coda più due mitragliatrici singoli in postazioni laterali); ne furono costruiti 259
- PBM-4 (Model 162E): versione rimasta allo stadio di progetto con due motori Wright R-3350 da 2.700 cavalli
- PBM-5 (Model 162F): versione con motori Pratt & Whitney R-2800 da 2.100 cavalli ciascuno; 628 aerei costruiti
- PBM-5E: versione derivata direttamente dalla PBM-5 con radar migliorato
- PBM-5S: versione antisommergibile alleggerita, derivata dalla PBM-5
- PBM-5S2: versione migliorata antisommergibile, con radar migliorato
- PBM-5A (Model 162G): versione anfibia del PBM
Informazioni aggiuntive
- Nazione: USA
- Modello: Martin PBM-3 Mariner
- Costruttore: Glenn L. Martin Co.
- Tipo: Ricognitore
- Motore:
2 Wright R-2600-12 Cyclone, radiali a 14 cilindri, raffreddati ad aria, da 1.700 HP ciascuno.
- Anno: 1942
- Apertura alare m.: 35.97
- Lunghezza m.: 24.38
- Altezza m.: 8.38
- Peso al decollo Kg.: 26.310
- Velocità massima Km/h: 319 a 3.960 m.
- Quota massima operativa m.: 5.150
- Autonomia Km: 3.440
- Armamento difensivo:
7 mitragliatrici
- Equipaggio: 9
