Alexei Maresyev, asso dell'aviazione sovietica

Alexei Maresyev

di redazione
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Alexey Petrovich Maresyev è stato un famoso pilota sovietico ed un Eroe dell’Unione Sovietica, famoso per la sua caparbietà nel voler continuare a combattere anche dopo aver perso entrambe le gambe, amputate in seguito alle ferite subite e al congelamento.
Nato nel 1916 era considerato il più deboluccio dei quattro fratelli della famiglia perchè fin da bambino soffriva di dolori alle articolazioni. Cresciuto in uno sperduto villaggio della steppa da bambino doveva camminare per quattro chilometri per arrivare a scuola e così piuttosto spesso i suoi fratelli dovevano portarlo in spalla a causa della sua malattia.
I suoi problemi di salute misero in seria difficoltà il suo sogno di diventare un pilota. Da giovane si unì al Komsomol, l’organizzazione politica dei giovani comunisti e venne quindi mandato a partecipare alla costruzione della città di Komsomolsk-on-Amur, fondata nel 1932 all’estremità orientale dell’Unione Sovietica. Pur essendo giovane non gradì particolarmente l’idea di essere mandato così lontano da casa ma a questo punto per li le cose cominciarono a cambiare: la sua salute migliorò, si iscrisse a un club del bolo e successivamente entrò nell’Armata Rossa come tecnico per la manutenzione degli aerei. La svolta si ebbe quando riuscì ad entrare in una scuola di volo e a prendere il brevetto di pilota. Aveva appena finito la scuola di pilotaggio che le sue capacità vennero messe alla prova sul campo: era il 1941 e le forze tedesche iniziarono una profonda penetrazione in territorio sovietico.

Venne mandato al fronte come pilota di caccia all’inizio del 1942 e ottenne presto quattro vittorie confermate in combattimento. Va ricordato che in quel periodo la Luftwaffe aveva il dominio dei cieli grazie alla superiorità tecnologica dei propri aerei ma anche all’impiego di migliori tattiche in combattimento. Nel 1938 l’Unione Sovietica aveva la più grande aviazione al mondo, in termini numerici, ma numerosi errori erano stati commessi nella progettazione e nello sviluppo della forza aerea.
La Russia aveva partecipato alla Guerra Civile Spagnola dove per la prima volta erano state messe alla prova le teoria sul combattimento aereo elaborate nel periodo tra le due guerre, gli strateghi sovietici però non avevano tratto le giuste conclusioni dal conflitto spagnolo.
Invece di progettare e costruire caccia, prima della Seconda Guerra Mondiale in Unione Sovietica ci si focalizzò sulla costruzione di bombardieri veloci che erano sviluppati soprattutto per vincere gare di velocità. Come in Italia la caratteristica più apprezzata per gli aerei era la maneggevolezza ma questa caratteristica è utile, spettacolare per la propaganda ma poco efficace in combattimento.
Va comunque detto che i caccia della serie Polikarpov I si dimostrarono i migliori degli anni trenta, vennero impiegati con successo nella guerra civile spagnola e, successivamente, nella seconda guerra sino-giapponese. Sfortunatamente la successiva generazione di caccia, prodotti nei primissimi anni 40, non era all’altezza dei predecessori. Al momento dell’invasione tedesca le forze aeree sovietiche non potevano competere con la Luftwaffe né dal punto di vista tecnologico né dal punto di vista dell’impiego strategico.

Alexei

Polikarpov I-16
Durante il primo anno di guerra i piloti sovietici morivano come mosche. Maresyev volava con un monoplano I-16 che era soprannominato il mulo dai suoi piloti per le sue ridotte dimensioni e la sua robustezza. Il 4 di aprile venne abbattuto e precipitò in una foresta. Le sue gambe erano gravemente ferite e dovette letteralmente trascinarsi per 18 giorni e 18 notti prima di raggiungere un villaggio dove i civili lo aiutarono fornendogli assistenza medica e nascondendolo per non farlo catturare dalle forze di invasione tedesche, solo successivamente riuscì a raggiungere la linea del fronte e a ricongiungersi con unità amiche.
Entrambe mostravano segni di cancrena, le ferite riportate e il congelamento dei giorni successivi costrinsero i medici ad amputarle per salvargli la vita. E’ già un miracolo che sia sopravvissuto ma la storia del suo ritorno in azione è ancora più stupefacente.
Venne costruite delle protesi appositamente per lui e iniziò immediatamente ad addestrarsi a usare le gambe artificiali, prima di tutto doveva ricominciare a camminare, a controllare i movimenti di base e quindi ricominciare al volare. Nel 1943 tornò al fronte come asso della caccia ed era una fonte di ispirazione per i suoi commilitoni. Venne promosso squadron leader e nel corso di una singola missione riuscì ad abbattere tre aerei tedeschi. Lo stesso giorno, il 24 agosto, gli venne conferita la più prestigiosa decorazione al valore del suo paese: la medaglia di eroe dell’Unione Sovietica. Complessivamente Maresyev volò in 86 missioni di combattimento con 11 abbattimenti confermati.
Dopo la guerra la sua storia fu raccontato in un libro intitolato “La storia di un vero uomo” scritto da Boris Polevoi. Dal libro venne tratto un film e anche un’opera, scritta dal famoso musicista Sergei Prokofiev. Alexey Maresyev che fu sempre di natura timida e umile si è sempre mostrato imbarazzato per le grandi attenzioni date alle sue azioni
Più di una volta ha pronunciato queste frasi:

Non c’è niente di straordinario in quello che ho fatto. Essere stato trasformato in una leggenda è irritante

Alexei Maresyev

In seguito divenne membro del Soviet Supremo del Parlamento Sovietico dove difese i diritti dei disabili e dei veterani di guerra. Maresyev fu un personaggio molto ammirato e gli venne attribuito un grande tributo a teatro nel 2001, in un celebrazione organizzata in occasione del suo 85mo compleanno. Morì quello stesso giorno, 20 minuti prima dell’inizio dello spettacolo.
Agli scolari di tutta l’Unione Sovietica venivano raccontate le sue eroica gesta e rimane un esempio di determinazione e di coraggio.

Informazioni aggiuntive

  • Data di Nascita: 19 Marzo 1919
  • Data morte: 7 Gennaio 1983
  • Vittorie: 11
  • Forza aerea: Aviazione sovietica 

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